martedì 19 dicembre 2023

Barbabietola Rossa (Beta vulgaris) - Guida alla Coltivazione nell'Orto

La Barbabietola Rossa (Beta vulgaris), nota anche come Rapa Rossa, è un ortaggio che può regalare grandi soddisfazioni agli amanti dell'Orto, tuttavia rimane una specie ancora troppo spesso snobbata e poco coltivata a livello amatoriale.

La specie Beta vulgaris appartiene alla famiglia delle Amaranthaceae (sin. Chenopodiaceae) e, a seconda della varietà, può esser utilizzata come foraggio per gli animali, come ortaggio a foglia (le Coste) oppure se ne possono utilizzare le radici, sia per l'estrazione di zucchero (Saccarosio), sia da mangiare cotte, anche qui a seconda della varietà. 

Tubero Rapa Rossa
In questo articolo vorrei parlare della classica Barbabietola Rossa, ovvero quella che produce un grosso tubero rosso, mangiato previa cottura.

Com'è Fatta la Pianta delle Barbabietole ?

E' una pianta priva di tronco, la cui altezza è determinata dalla lunghezza delle foglie. Queste ultime sono di color verde, con venature dal caratteristico color porpora, lo stesso del lungo picciolo tramite cui sono unite al tubero che affiora appena dal terreno, ma che può anche esser rincalzato con la terra. Il picciolo (e anche le foglie) crescono abbastanza erette e, alla raccolta, vi sono circa una decina di foglie. 

Il grosso tubero ha forma tondeggiante e, all'estremità opposta rispetto all'attaccatura alle foglie, presenta un apparato radicale poco sviluppato

Ciclo Biologico e Periodo di Trapianto :

Comprando piantine con già qualche foglia il ciclo colturale è piuttosto breve e, una volta trapiantate, non ci vorranno più di 2 o 3 mesi per la raccolta. Partendo da seme i tempi si allungano un po'. In linea di massima è comunque un ortaggio "veloce", che si può coltivare in periodi "di magra" come la primavera (trapianto tra Marzo ed Aprile) o sul finire dell'estate/inizio autunno (trapianto in Agosto). Tuttavia si possono coltivare anche in piena estate (trapianto in Giugno). La coltivazione invernale è possibile solo nelle zone più miti del Sud Italia. 

Beta vulgaris
Quale Terreno hanno Bisogno le Barbabietole ?

E' un ortaggio che può crescere su una vasta gamma di suoli, sebbene preferisca terreni fertili, ricchi di sostanza organica, ben areati e neutri (pH 7). In suoli acidi (pH inferiore a 6) la pianta fatica a svilupparsi ed il tubero stenta ad ingrossarsi ed ha basse qualità organolettiche. La Barbabietola, diversamente da molti ortaggi, tollera una certa salinità del suolo, rendendone possibile la coltivazione anche in zone in prossimità delle coste. La concimazione è a base organica, con stallatico o letame ben maturo.

Qual è la Temperatura Ottimale e Limite per la Crescita delle Barbabietole ?

Le Rape Rosse si sviluppano al meglio con temperature comprese tra i 20° C ed i 26° C (68-79° F), tuttavia tollerano bene sia le alte temperature, sia le basse temperature, infatti possono accrescersi anche con temperature intorno (o di poco inferiori) ai 10° C (50° F); tuttavia il gelo brucia le foglie, bloccandone totalmente la crescita. 

Quanta Acqua Dare ?

Le Barbabietole sono meno resistente alla siccità rispetto alle Coste e, in estate, si deve irrigare almeno 3-4 volte a settimane, mentre nei mesi più freschi 1 o 2 volte, anche a seconda dell'andamento climatico. L'acqua serve per l'accrescimento del tubero e per lo sviluppo delle foglie ed è più importante durante la prima parte del ciclo vitale e può esser leggermente ridotta in prossimità della raccolta. 

Quale è la Migliore Esposizione ?

Questo ortaggio, diversamente dai fagioli, si adatta bene anche alla coltivazione a mezz'ombra e la si può coltivare anche a margine dell'orto, in consociazione con l'insalata.

Semina e Distanza d'Impianto.

La semina in pieno campo avviene di solito in primavera, interrando i semi a non più di 3 cm (1 in) di profondità. Potrete seminare a spaglio, provvedendo poi a diradare. Le Rape Rosse occupano poco spazio e, dopo il diradamento, si dovrebbero lasciare una piantina ogni 15 cm (6 in) di terreno. Soprattutto durante l'ingrossamento del tubero è importante rimuovere le erbe infestanti o limitarne lo sviluppo, ad esempio con una buona pacciamatura.

Quando si Raccoglie la Barbabietola ?

Si raccoglie dopo circa un paio di mesi dal trapianto, ma è importante controllare il tubero (anche spostando leggermente la terra che lo circonda) affinché non superi il diametro di 10 cm (4 in), dato che un tubero troppo grosso tende a rimanere duro e meno saporito. Infatti il periodo di 2 mesi del ciclo vitale è teorico ed influenzato da molteplici fattori (temperatura, umidità, nutrienti etc.), dunque la raccolta può esser anticipata o posticipata anche di settimane. In ultimo ricordatevi che anche le foglie possono esser consumate, previa cottura. 

Picciolo Barbabietola

mercoledì 15 novembre 2023

Camelia (C. japonica e C. sasanqua) - Coltivazione, Clima e Differenze

Camelia (scientificamente annotata da Linneo come Camellia) è un genere di piante che appartiene alla famiglia delle Theaceae. Esistono ben oltre 200 specie di Camelia, con differenze più o meno marcate, tra cui la Camellia sinensis, conosciuta come "Pianta del Tè", dato che dalle sue foglie essiccate si fanno gli infusi per ottenere l'omonima bevanda.

In questo articolo non mi dilungherò sulla descrizione delle diverse specie (né tanto meno sulle ancor più numerose varietà, di cui invece ne parlo qua), bensì confronterò e darò indicazione sulla coltivazione delle due specie maggiormente utilizzate in Italia a scopo ornamentale :

  • Camelia Comune (Camellia jaonica) : che fiorisce tra la fine dell'inverno e la prima parte della primavera
  • Camelia Invernale (Camellia sasanqua) : che fiorisce dall'autunno sino all'inizio dell'inverno. 


Camelie in Fiore
Origine ed Diffusione :

Le diverse specie del genere Camelia sono native dell'Asia ed il loro areale si estende a partire dalle regioni dell'Himalaya, sino all'estremo oriente del Giappone, con la massima concentrazione in Cina, dove le troviamo rappresentate e dipinte su porcellane risalenti ad oltre 1000 anni fa. In Europa la prima Camelia fu importata e trapiantata intorno al 1550.


La zona climatica di crescita varia dal subtropicale, sino al clima temperato caldo. Tutte le Camelie sono piante esclusivamente sempreverdi, che si sviluppano sotto forma di arbusto o al limite di piccolo albero, producendo fiori dai colori e dalle forme più disparate. 

L'habitat naturale della maggior parte delle specie di Camelia è rappresentato da zone montuose e piovose, dove si sviluppa al meglio su terreno acido e ricco di humus, alla base di alberi ad alto fusto che, filtrando i raggi solari, garantiscono un ambiente luminoso, ma con poca esposizione solare diretta. 

In Italia la maggior diffusione si ha nelle zone lacustri del Nord Italia, in modo particolare del Lago Maggiore, dove il suolo sub-acido, l'elevata piovosità estiva e la mitezza invernale riproducono le condizioni climatiche tipiche delle zone d'origine. 

Camellia japnica

Camellia sasanqua

Botanica - Quali Sono le Differenze tra la Camellia japonica e la Camellia sasanqua ?

Le due specie hanno dei tratti in comune, ma anche molte differenze; la più evidente, anche ai meno attenti, è il periodo di fioritura. Se vedete una Camelia fiorita in autunno/inizio inverno (da Settembre a Dicembre) sarà quasi certamente una C. sasanqua, chiamata appunto anche Camelia invernale, mentre la C. japonica inizia a fiorire tra Febbraio ed Aprile, a seconda del clima (se particolarmente mite qualche fiore potrebbe sbocciare anche in Gennaio) e della varietà, ma in linea di massima la piena fioritura si ha nel mese di Marzo. 

Piccola Camellia sasanquaUn'altra differenza è la durata della fioritura, la quale è più prolungata (anche oltre un paio di mesi) nella C. sasanqua, rispetto alla C. japonica (che dura al massimo 3-4 settimane).

Sulla forma ed il colore del fiore le differenze sono maggiori tra le cultivars della stessa specie, piuttosto che tra le specie, tuttavia, in linea generale, la Camelia Invernale ha fiori più piccoli, con meno petali, ma più abbondanti rispetto alla Camelia Comune.

I boccioli fiorali sono appariscenti, disposti singolarmente o a gruppi (di solito non più di tre unità) all'estremità dei rami e, in entrambe le specie, si formano in estate : quelli della Camelia invernale sono più piccoli (delle dimensioni di una nocciola), mentre quelli della Camelia comune sono molto grandi e devono superare i rigori invernali prima di schiudersi. 

Nuova Vegetazione Camellia japnica
Entrambe le specie raggiungono un'altezza massima di 5 metri (16 ft), anche se con opportune potature le dimensioni possono esser ben più contenute. Altra cosa in comune è il fatto di aver una chioma molto fitta, con ramificazioni che partono sin dalla parte bassa della pianta, anche in esemplari cresciuti a singolo tronco. Se vogliamo trovare una differenza nel portamento potremmo dire che la C. sasanqua è più snella, assurgente e pendule, mentre la C. japonica è più espansa, massiccia e tozza, anche se ci son eccezioni a questa regola. 

Le foglie "adulte" di queste Camelie sono alterne, lucide, di color verde scuro e dalla consistenza simile al cuoio; ho specificato "adulte", perché i nuovi getti sono di un bel color rosso-giallastro, in alcune varietà porpora. La forma delle foglie è ovale, con margine seghettato e, nella Camelia Invernale, sono più piccole rispetto al quelle della Camelia Comune.

Il legno è ricoperto da una corteccia color grigio, tendenzialmente liscia che, anche in piante adulte, non ha attitudine a fessurarsi. 

L'apparato radicale è di tendenzialmente di tipo fascicolato ed esplora un'area di poco superiore alla proiezione della parte aerea sul terreno. Sebbene in piante adulte le radici siano espanse ed abbastanza massicce, le Camelie hanno radici che si possono considerare non invasive e ben si prestano ad esser piantate in prossimità di casa, dato che le radici non hanno la forza sufficiente per entrare nelle fessure dei muri o per rompere tubature. 

Frutto Camelia

Dove Piantare una Camelia ? - Esposizione, Terreno e Concimazione

Sia la C. jaonica e C. sasanqua crescono al meglio con esposizioni a mezz'ombra e persino in ombra luminosa, mentre sarebbe meglio evitare il pieno Sole, il quale può ustionare le foglie. Tutte le Camelie sono acidofile, necessitano dunque di un terreno acido, con un pH compreso tra 5 e 6; inoltre gradiscono un suolo ricco di humus, che si mantenga umido (ma non zuppo) e con alti livelli di sostanza organica. Su terreni alcalini la Camelia ha una crescita stentata e manifesta clorosi, dovuta alla difficoltà di assorbimento del Ferro. Per la concimazione si possono utilizzare i fertilizzanti per acidofile, facilmente reperibili in commercio; inoltre è consigliabile effettuare una buona pacciamatura, a base di aghi di Pino e foglie di Faggio, la quale garantirà protezione e nutrizione, mantenendo il pH basso. E' importante ricordarsi di evitare assolutamente la concimazione con cenere di legna, dato che questa tende ad alcalinizzare (alzare il pH) il suolo. 

In giardino la Camelia può esser piantata singolarmente, a gruppi o persino a formare siepi (soprattutto la C. sasanqua). La miglior posizione è a ridosso di un muro esposto ad Est, così da avere il Sole del mattino e l'ombra nelle ore centrali della giornata. In alternativa si sviluppa ottimamente anche piantata sotto la chioma di alberi ad alto fusto. Il periodo migliore per la piantumazione è durante la stagione fredda, quando il terreno non è gelato. 

Qual è la Resistenza al Freddo delle Camelie ?

Gemma a Fiore

Premettendo che esistono differenze sia tra le specie, sia tra le varietà, potremmo affermare che la Camelia (sia C. japonica che C. sasanqua) ha una discreta tolleranza al gelo, superiore a quelle di molte Piante Mediterranee, ma inferiore rispetto alla maggior parte di quelle decidue. 

In linea di massima la Camelia può esser coltivata sino ad una zona USDA 7, indicativamente sino a temperature di -15° C (5° F), forse qualche cultivar particolarmente resistente potrebbe resistere poco oltre. Questa temperatura soglia è riferita a piante adulte, in salute ed in piena terra, dato che Camelie coltivate in vaso ed esposte a basse temperature patiscono molto di più, dato che le radici sono a contatto diretto con il freddo. Detto questo già a -8°/-10° C (18/14° F) si possono aver danni fogliari, di solito un imbrunimento delle foglie, che però non compromettono più di tanto la futura fioritura. C'è da dire che un gelo forte e prolungato può portare ad una certa cascola delle gemme (boccioli) fiorali, con conseguente riduzione della fioritura; ovviamente questo è un problema della C. japonica, in quanto la C. sasanqua apre le proprie gemme prima dell'arrivo della parte più rigida dell'inverno.

Quanto Devo Bagnare la Camelia ?

Come facilmente intuibile le Camelie non son piante molto resistenti alla siccità e per i primi anni devono esser irrigate almeno un paio di volte a settimana (in estate, per piante in piena terra), successivamente, a seconda del clima. Piante in vaso devono esser bagnate (in estate) quasi giornalmente, anche in funzione delle dimensioni del vaso e dell'esposizione. 

La siccità, a maggior ragione se in concomitanza di alte temperature (anch'esse poco gradite), può far morire le piante. Nella zona in cui vivo (alto Piemonte) il mese di Luglio del 2022 fu insolitamente siccitoso e, pur non uccidendo Camelie adulte (a differenza dei Rododendri), ha causato la cascola delle gemme a fiore, compromettendo sia la fioritura autunnale (C. sasanqua), sia quella primaverile (C. japonica).

Fiore Imbricato

Fiore Peoniforme

Fiore Anemoniforme

Fiore Singolo


Fiore Semi Doppio
Quando e Come Potare la Camelia ?

Sebbene siano piante di dimensioni piuttosto piccole, si possono ulteriormente contenere con opportune operazioni di potatura. C'è da sottolineare che la potatura è del tutto superflua e, avendo spazio a disposizione, si possono lasciar crescere liberamente, formando una chioma densa, ma molto ordinata. Ad ogni modo le Camelie sopportano potature così energiche da uccidere buona parte delle altre piante : ho visto piante adulte soggette a capitozzatura che, pur non avendo praticamente più foglie, ripartirono dal tronco principale con getti così vigorosi che, nel giro di un paio d'anni, avrebbero riformato l'intera chioma. Senza arrivare a questi eccessi la Camelia può esser potata annualmente, in modo da ottenere piante delle dimensioni desiderate. Il consiglio è di potare dopo la fioritura (fine autunno per la Camelia invernale e maggio per la Camelia Comune), prima dell'estate, in modo tale da non asportare le gemme a fiore e permetterne la formazione con la nuova vegetazione. 

E' anche possibile fare una siepe sempreverde a Camelia, ma in questo caso la continua potatura non permetterà una copiosa fioritura, ma solo la comparsa di sporadici fiori qua e là. 

Bocciolo Schiuso  Camellia
Come Moltiplicare la Camelia ?

La Camelia, come tutte le angiosperme, produce frutti (duri e non eduli) con all'interno i semi. Essi sono ottenuti tramite impollinazione, germinano e produrranno una nuova pianta, la quale potrà esser diversa dalla pianta madre. Nel corso dei secoli sono state selezionate centinaia di cultivars, e la riproduzione per via vegetativa è l'unica in grado di generare una nuova pianta che sia l'identico clone della pianta di partenza. Le Camelie vengono per lo più propagate tramite talea, prelevando un ramo nella tarda estate, incidendolo ed inserendolo in un terriccio opportuno. La talea emetterà nuove radici e, nella stagione successiva, inizierà a emettere nuovi ramoscelli. 


La Camelia si Può Coltivare in Vaso ?

Come un po' tutte le specie, la coltivazione in vaso è sempre una costrizione che limita lo sviluppo e favorisce l'insorgere di malattie. Ciò nonostante la Camelia è una pianta di piccole dimensioni, con radici non invasive e si può crescere per molti anni in grossi vasi, avendo cura di concimare ed innaffiare più frequentemente rispetto a piante coltivate in piena terra.

In Quale Periodo dell'Anno Fioriscono le Camelie ?

A differenza delle Rose, non esistono Camelie rifiorenti, tuttavia utilizzando le due specie descritte nell'articolo (C. sasanqua e C. japonica) e giocando sulle innumerevoli selezioni (dalle più precoci alle più tardive) si può coprire gran parte dell'anno ed avere Camelie in fiore da Settembre a Maggio. L'unico periodo dell'anno che rimane scoperto è quello più caldo, l'estate. 

Quali Sono le Tipologie di Fiore nelle Camelie ?

I fiori possono esser di diversa grandezza (sono comunque fiori mediamente grossi) e dai colori che variano dal bianco, alle diverse tonalità di rosa, sino al rosso scuro ed in alcune varietà il fiore può essere variegato. Non esistono Camelie dai fiori color blu, nero, marrone e neppure arancione

In base alla forma si possono distinguere 6 tipi di fiore :

  • Semplice : presenta da 5 a 8 petali, con abbondanza di stami ben visibili al centro del fiore.
  • Schema Tipologie Fiore Camelia
    Semi-doppia : oltre due giri di petali, con stami visibili, ma meno dominanti rispetto al fiore semplice.
  • Anemoniforme : da uno a due giri di petali che circondano una parte centrale globulare formata da stami e petaloidi (sepali dalle sembianze di petali); ricordano appunto il fiore Anemone.
  • Peoniforme : forma globulare con petaloidi e petali dalla forma irregolare, più stami (talvolta quasi assenti); qui ricordano la forma del fiore della Peonia.
  • Doppia Imperfetta : Petali numerosissimi ed imbricati, con stami appena visibili alla sommità solo a fiore completamente schiuso.
  • Doppia Imbricata : Simile alla precedente, ma con molti giri di petali imbricati e totale assenza di stami.
Fiore Rosa

In conclusione, la Camelia rappresenta un'ottima scelta per aver una pianta ornamentale verde anche in Inverno e che regalerà abbondanti fioriture. Ricordate però che, per non aver delusioni, dovrete avere terreno tendente all'acido, esposizioni poco assolate ed elevata umidità del terreno.

Fiore Bianco Camelia Invernale

Fiore Variegato Camelia japonica

Fiore Rosso Semi-Doppio Camelia comune

lunedì 16 ottobre 2023

Mais (Zea mays) - Coltivazione ed Esigenze Climatiche

Il Mais (Zea mays), noto comunemente anche come Granoturco, è una delle specie alimentari più coltivate al mondo. Il suo frutto è una pannocchia utilizzata in una miriade di modi diversi, da cruda per condire insalate (ma anche per l'alimentazione animale), da cotta sia come pannocchia tal quale, sia per fare i gustosi Popcorn. 

Ma da dove arriva il Mais e in quale clima si sviluppa ?

Pannocchia Matura Zea mays

Origine e Diffusione :

Il Grano Turco (Zea mays) è una pianta annuale nativa dell'America centrale che, a differenza di quanto possa far supporre il nome, si ritiene sia stata addomesticata per la prima volta proprio in Messico, approdando nel Vecchio Continente solo dopo il 1492 (scoperta delle Americhe). 

Il Granoturco è una graminacea (famiglia Poaceae), esattamente come il suo "cugino" Frumento, sebbene quest'ultimo abbia una fenologia totalmente differente, tanto da essere seminato prima dell'arrivo del gelo (che regge benissimo). 

Il Mais è coltivato più o meno tutto l'anno nelle zone tropicali, mentre in Italia è una cultura tipicamente tardo primaverile-estiva e la sua coltivazione è più diffusa nel settentrione, dove si avvantaggia di una stagione calda, ma non eccessivamente secca come nel Sud Italia. Soprattutto nel secolo scorso il Nord Italia faceva gran uso di mais per fare la "polenta", tanto da far meritare ai settentrionali il soprannome di "Polentoni". 

Botanica e Fisiologia  :

Il Mais si riproduce tramite semina; i semi devono esser posti a circa 5 cm (2 in) di profondità, germinando in un tempo variabile a seconda della varietà e della temperatura del terreno. La temperatura minima di germogliamento è di 12° C (54° F), alla quale ci vorranno circa 20 giorni per vedere la prima fogliolina (cotiledone), mentre a 20° C (68° F) ne basteranno 5. 

Nel Nord Italia la semina viene effettuata nella tarda primavera, di norma nel mese di maggio. In condizioni di crescita ideali dopo circa 60 giorni le piante raggiungono le massime dimensioni ed iniziano a fiorire

Fiore Femminile Zea mays
Zea mays è una specie a sviluppo prettamente verticale (non presenta ramificazioni) e su suoli fertili può superare tranquillamente i 2 metri (6.6 ft) di altezza. Le foglie sono color verde chiaro, lanceolate e lunghe, tanto che spesso l'estremità tende a flettersi verso il basso. Esse sono alterne e disposte a livello degli internodi, i quali sono in media una ventina. 

Il Mais è una pianta monoica, ovvero un unico esemplare produce sia fiori maschili, sia fiori femminili. L'infiorescenza maschile, nota come pennacchio, emerge proprio alla sommità (apice) della pianta, mentre l'infiorescenza femminile, volgarmente chiamata "pannocchia", è presente a livello dell'ascella fogliare e quindi più in basso rispetto al pennacchio, più o meno a metà altezza (circa 8 internodi più in basso rispetto alla parte maschile).

Infiorescenza Maschile Zea mays
La maturazione dei frutti, ovvero i "chicchi di Mais" che racchiudono al loro interno un unico seme, avviene indicativamente dopo 50-60 giorni dalla fioritura, anche in relazione alla varietà ed alle condizioni climatiche. Nel Nord Italia la raccolta avviene tipicamente nel mese di Settembre. I chicchi di Mais (tecnicamente Cariossidi) sono raggruppati in una pannocchia, avvolta da un cartoccio derivante dalle brattee del fiore.

Facendo due calcoli si può comprendere che una varietà "media" di Mais, coltivata in Italia ha un ciclo (dal germogliamento alla maturazione) di circa 4 mesi (120 giorni), a cui si devono aggiungere i giorni necessari al seme per germogliare (vedi sopra). 

Le radici sono fascicolate e presenti indicativamente nei primi 50 cm (20 in) di terreno. In un secondo tempo le piante sviluppano anche radici avventizie, che non di rado rimangono aeree. 

Foglie Zea mays

Coltivazione e Terreno :

Zea mays è una tra le specie macroterme, ovvero necessita alte temperature durante l'intero ciclo vegetativo. Sotto i 12° C (54° F) non si ha germinazione dei semi e per uno sviluppo ottimale ci vogliono temperature tra 24° e 28° C (75-82° F). Ovviamente non tollera il gelo, ma anche abbassamenti intorno ai 4° C (39° F) possono portare a degli scompensi metabolici spesso fatali. Tuttavia il Mais non è neppure particolarmente adatto al Clima Mediterraneo, dato che temperature superiori ai 32° C (90° F), soprattutto se prolungate e con scarsa umidità dell'aria, possono causare problemi di allegagione e ridurre drasticamente la produzione.

Traducendo i dati soprariportati si capisce bene che il Mais non può esser coltivato in montagna, ma neppure in zone costiere torride ed aride.

Il Granoturco, sebbene abbia un ciclo fotosintetico di tipo C4, è una pianta avida di acqua e può esser coltivato senza irrigazioni solo nelle zone d'Italia in cui in estate le piogge siano abbondanti e ben distribuite. Nelle zone pedemontane del Nord Italia molti campi non sono irrigui, ma in annate poco piovose (es. Luglio 2022) le piante seccano irrimediabilmente. Nella più arida Pianura Padana centrale, la coltivazione del Mais viene fatta solo dove ci sia la possibilità di bagnare. 

Il Mais è tra le colture più adattabili in quanto a terreno, può infatti ben svilupparsi sia su suoli acidi, che basici, così come dai sabbiosi, sino agli argillosi. L'importante è che i nutrienti (micro e macro) siano presenti in maniera bilanciata e che il terreno non sia troppo compatto ed asfittico. Le concimazioni a base organica sono la miglior soluzione per questa coltura. Il Granoturco si avvicenda molto bene con la Soia ed un campo potrebbe esser coltivato un anno a Mais ed un anno a Soia. 

Le varietà coltivate oggigiorno sono resistenti alle principali patologie, anche perché la maggior parte di esse sono Mais-Bt, ovvero degli OGM, studiati per conferire una naturale resistenza contro il Piralide del Mais (Ostrinia nubilalis), un insetto che in passato faceva ridurre drasticamente la produzione.

Frutto Immaturo Zea mays

Campo di Granoturco

domenica 3 settembre 2023

Macchia Mediterranea : Specie Native e Naturalizzate - Elenco, Descrizione e Caratteristiche Comuni

La Macchia Mediterranea rappresenta un bioma che, come suggerisce il nome, è presente nelle zone che si affacciano sul Mar Mediterraneo; tuttavia questo tipo di clima e vegetazione la ritroviamo, sebbene con aree meno ampie rispetto a quelle del bacino Mediterraneo, anche in altre parti della Terra, come le coste meridionali del Sud Africa e dell'Australia (almeno una parte), alcune zone del Cile e la striscia della California che si affaccia sull'Oceano Pacifico.

Cosa Caratterizza il Clima della Macchia Mediterranea ?

Le zone a clima Mediterraneo sono comprese nella fascia temperata, ad una latitudine che in media oscilla tra il 30° ed il 40° parallelo (Nord o Sud), sconfinando anche oltre, come in Liguria (44° N). Si tratta quindi di una zona in cui vi sono le "classiche" quattro stagioni, ma oltre a questo ci sono le seguenti caratteristiche :

  • La stagione secca coincide con la stagione più calda dell'anno (nei climi monsonici di solito è il contrario). Dunque, in estate, ci possono esser anche 3 mesi di siccità, con terreno che rimane arido e riarso dal Sole cocente, tanto che l'erba secca ed il paesaggio diventa brullo.
  • La maggior parte delle piogge sono concentrate nel periodo autunno-invernale
  • L'estate è rovente, con punte spesso superiori ai 32° C (90° F)
  • L'inverno è mite, con temperature medie intorno ai 10° C (50° F), massime gradevoli e gelate notturne molto lievi e rare.
  • La vicinanza al mare limita le escursioni termiche, sia giornaliere che annuali
Riassumendo, il clima Mediterraneo è caratterizzato da estati calde e secche ed inverni umidi e miti.

Se nella maggior parte dei climi della fascia temperata l'inverno rappresenta la stagione più difficile per la sopravvivenza (freddo, neve e gelo), nella Macchia Mediterranea è invece l'estate (caldo, siccità, incendi). 

Per quanto riguarda il terreno, esso è spesso povero, sassoso, secco e con poca sostanza organica. Inoltre il suolo è poco profondo e si sviluppa per lo più su pendii assolati, garantendo un forte drenaggio, con conseguente assenza di ristagni idrici. Questo tipo di suolo è, per sua natura, piuttosto fragile e fortemente soggetto ad erosione; il suo equilibrio e mantenimento sono dovuti alla presenza della flora Mediterranea, la quale fornisce anche riparo e nutrimento per la fauna locale (insetti, anfibi, rettili, uccelli e piccoli mammiferi).

Macchia Mediterranea
Macchia Mediterranea

Come Sono e Quali Adattamenti Hanno Evoluto le Piante della Macchia Mediterranea ?

Pur nella loro diversità, le specie vegetali che popolano questo habitat hanno diversi tratti in comune. In linea di massima sono piante sempreverdi, a sviluppo arbustivo e piuttosto basse (anche se non mancano eccezioni). Le foglie sono dure, coriacee e di piccole dimensioni, sia per limitare la perdita di acqua per traspirazione, sia per ridurre la resistenza agli impetuosi venti; inoltre gli internodi (distanza tra una foglia e l'altra) sono corti, rendendo la chioma folta (così da trattenere quanta più umidità possibile). Alcune specie vanno anche incontro ad un fenomeno noto come estivazione, ovvero perdono le foglie proprio durante la stagione più calda, per poi vegetare con l'arrivo delle piogge autunnali. Nella maggior parte delle piante Mediterranee l'apparato radicale è espanso e profondo, così da raggiungere quel minimo di umidità anche nei periodi più secchi. 

Di norma la fioritura delle piante decidue da climi freddi è in primavera, prima che inizi la "bella" stagione; nella Macchia Mediterranea, in cui la "bella" stagione è l'inverno è tutt'altro che inusuale trovare piante che fioriscono proprio in autunno. Le piante Mediterranee che fioriscono in primavera-estate hanno comunque un limitato fabbisogno di freddo.

Insomma, tutte le specie native della Macchia Mediterranea hanno messo in atto meccanismi evolutivi che hanno permesso loro di tollerare la carenza idrica, le alte temperature, la salsedine dell'aria ed i forti venti. Per contro hanno una relativamente modesta resistenza al freddo, anche se molte reggono senza troppi danni anche temperature di -10° C (14° F). La maggior parte delle specie è anche spiccatamente eliofila, mal sviluppandosi in condizioni di ombreggiamento.

In ultimo non dimentichiamoci di dire che molte essenze Mediterranee producono oli essenziali e sono altamente aromatiche, tanto che, nel giusto periodo, si sente proprio il "profumo" della Macchia Mediterranea (strofinare le foglie per credere). 

Quali Sono le Specie Native o Naturalizzate della Macchia Mediterranea ?

Qui vorrei fare una distinzione ed elencare (descrivendole) le specie, suddividendole in due grosse categorie. In natura infatti esiste la Macchia Mediterranea Alta, con piante che possono superare i 4 metri (13 ft) di altezza e la Macchia Mediterranea Bassa, con suolo prevalentemente calcareo, in cui vi sono per lo più cespugli alti meno di 1 metro (3.3 ft) e piante a sviluppo arbustivo che a fatica superano i 2 metri (5,5 ft). Quest'ultima fascia in realtà rappresenta una zona di transizione tra la Macchia Mediterranea Alta e la Gariga costiera, formata solo da specie a basso sviluppo, spesso erbacee.

Specie Mediterranee a Limitato Sviluppo :

  • Cisto : qui in realtà troviamo più specie (es. Cistus salviifoliusCistus monspeliensis o Cistus villoso), appartenenti alle Cistaceae, che raggiungono in media i 50 cm (20 in) di altezza ed hanno un portamento compatto ed appiattito. Il Cisto è molto resistente alla siccità ed adattabile ad un ampio range di pH, produce fiori (di norma singoli) con grossi petali di color bianco o rosa magenta, con antere centrali di color giallo intenso. 
Cistus salviifolius
  • Mirto (Myrtus communis) : appartenente alle Mirtaceae, è un grosso cespuglio, formato da più tronchi, che tende ad assumere un aspetto globoso. Le foglie sono piccole, coriacee; mentre i fiori sono numerosi, bianchi e con un elevatissimo numero di antere. La fioritura avviene a fine primavera/inizio estate, ma non è raro che si ripeta in autunno. Produce piccole bacche color violaceo, dalle quali si ricava il famoso liquore. Pianta termofila, cresce nella fascia litoranea e collinare, in consociazione con altre specie (Lentisco, Oleastro ed Ilatro). Esiste anche una sottospecie, M. communis "Tarentina", che presenta foglie più piccole ed un portamento più compatto.
Myrtus communis
  • Ginestra di Spagna (Spartium junceum) : anche se in realtà esistono molte specie di Ginestra (clicca qua per dettagli), questa è quella più rappresentativa della Macchia Mediterranea. Si sviluppa come arbusto alto al massimo 150 cm (60 in), formato da molti esili rami che crescono eretti. Appartiene alla famiglia delle Fabaceae e produce vistosi fiori color giallo intenso, dalla forma tipica della famiglia a cui appartiene. Cresce bene in suoli aridi e sabbiosi, anche in prossimità del mare ed in natura la si ritrova nelle scarpate o in zone fortemente declivi. Ha una buona resistenza al freddo, tanto che è naturalizzata anche in molte zone del Nord Italia.
Spartium junceum
  • Camedrio femmina (Teucrium fruticans) : appartiene alla famiglia delle Lamiaceae. E' un arbusto a portamento compatto che raggiunge al massimo i 2 metri (6,6 ft) di altezza, ma è spesso più basso, con una chioma molto fitta, formata da moltissimi esili rami. Le foglie, di piccole dimensioni, sono di un caratteristico color grigio-argenteo, mentre il fiore ha tonalità azzurro-violacee e ricorda vagamente i fiori del Rosmarino.
Teucrium fruticans
  • Lavanda Selvatica (Lavandula stoechas) : pianta aromatica che appartiene alle Lamiaceae, molto vicina alla  Lavandula angustifolia, la quale si distingue per le infiorescenze meno tozze e sorrette da steli più lunghi. L. stoechas è un cespuglio alto in media 80 cm (31 in) di color grigio-glauco, con elevata densità fogliare. I fiori, profumati e di color viola, sono raccolti in spighe terminali (infiorescenze) più corte e meno longilinee rispetto a quelle della Lavanda Officinale (L. angustifolia). Molto presente nelle zone soggette ad incendi ricorrenti, dove le ripopola prima delle altre specie.
Lavandula stoechas
  • Euforbia arborea (Euphorbia dendroides) : appartiene alla famiglia delle Euphorbiaceae, ha portamento sferico, con diametro di 1 metro o poco più (3,3 ft) o ad alberello poco più alto. Foglie, presenti solo all'estremità dei rami, sono color verde glauco, mentre i fiori hanno l'atipico color verdognolo. Presente nelle zone più calde, cresce vicino alle spiagge oppure nei dirupi o sulle pareti rocciose, dove poche altre specie riuscirebbero a sopravvivere. La specie è soggetta al fenomeno dell'estivazione e, in assenza di piogge, perde le foglie nel periodo più caldo dell'anno.
Euphorbia dendroides
  • Santolina (Santolina chamaecyparissus) : è della famiglia delle Asteraceae (come la Lattuga) e si sviluppa sotto forma di piccolo cespuglio alto (e largo) circa 50 cm (20 in). La chioma è densa, con foglie aromatiche di color verde-grigio. Ad inizio estate produce fiori bombati e gialli, sorretti da uno stelo che si erge al di sopra della chioma. E' usata anche come specie tappezzante ed in natura la si ritrova nel greto dei fiumi e in zone sassose, aride ed assolate. 
Santolina chamaecyparissus
  • Helichrysum italicum
    Elicriso (Helichrysum italicum) : anch'esso appartiene alle Asteraceae, è alto in media 50 cm (20 in), con molti rami assurgenti di color grigio cenere, ricoperti da un sottile strato di peluria. Le foglie son strette e di color verdognolo-glauco. La pianta possiede gemme svernanti (perenni) nella parte lignificata (parte bassa della pianta), mentre la restante parte aerea secca ad ogni inverno (annuale). I fiori, tubolosi e di color giallo chiaro, son riuniti in capolini (ognuno formato da circa 15 fiori), a loro volta racchiusi in corimbi. L'Elicriso emana un odore caratteristico. E' presente in quasi tutta Italia, con maggior concentrazione nelle zone del Centro-Sud, ricoprendo habitat degradati (scarpate, dune di sabbia, prati abbandonati) e può diventare la principale specie nelle Garighe (elicriseti).
  • Cardo (Cynara cardunculus) : una sua sottospecie, Cynara cardunculus subsp. scolymus, è chiamato comunemente Carciofo ed abbondantemente coltivato a scopo alimentare. Il Cardo è una pianta erbacea perenne che appartiene alle Asteraceae. Ha foglie lunghe, multilobate e tende a formare una vegetazione fitta. I fiori sono color viola e sbocciano tendenzialmente in primavera ed autunno, mentre in estate la pianta può far seccare e perdere tutte le foglie, mantenendo in vita solo il ceppo e sopravvivendo senza acqua alla stagione più torrida dell'anno. Predilige prati ed incolti ed è diffuso in tutto il centro-sud.
Cynara cardunculus
  • Agave (Agave americana) : sebbene nativa del Texas e delle Messico settentrionale, è ormai diffusa e naturalizzate negli ambienti mediterranei, dove tende a colonizzare scarpate assolate, aride, con suoli sassosi e poveri. Facente parte delle Asparagaceae, ha foglie color verde-bluastro, disposte a rosetta e fiorisce un unica volta nella vita (prima di morire), dopo circa 25 anni. E' tra le Agavi più resistenti al freddo e raggiunge notevoli dimensioni.
Agave americana
  • Fico d'India (Opuntia ficus-indica) : Cactacea nativa del centro America ma, un po' come l'A. americana, ormai presente in tutta la macchia Mediterranea, diventando quasi infestante. Le pale sono coperte da pungenti spine, i fiori sono gialli ed i frutti sono commestibili. In natura cresce negli anfratti tra le rocce, su substrati praticamente privi di terra. Crescendo su terreni più umidi e fertili produce frutti meno zuccherini e più acquosi. Ama il Sole e tollera condizioni estreme di siccità. 
Opuntia ficus-indica
  • Rosmarino (Rosmarinus officinalis) : pianta aromatica che appartiene alle Lamiaceae a sviluppo arbustivo, che raggiunge i 150 cm (5 ft) di altezza. Il portamento può essere eretto o prostrato a seconda della varietà. I rami sono ricoperti da una corteccia brunastra che tende a desquamarsi. Le foglie sono presenti sui rami con alta densità; esse sono verdi, corte, aghiformi, coriacee ed emanano il tipico aroma caratteristico della specie. I fiori, di colore bluastro tenue, sono raggruppati in piccolo numero in grappoli che spuntano dall'ascella fogliare. La fioritura avviene in primavera, ma nei luoghi miti ricomincia anche con l'arrivo delle piogge autunnali. Specie pioniera, è presente nella Macchia Bassa e nella Gariga, preferendo suoli calcarei (anche se non è un fattore limitante). La buona resistenza al freddo gli permette di crescere anche a quote di bassa montagna.
Rosmarinus officinalis
  • Salvia (Salvia officinalis) : anche lei appartiene alle Lamiaceae ed è una pianta aromatica perenne. Le foglie, ovali e dalla consistenza feltrosa, sono sorrette da un lungo picciolo. Esse sono di color verde oliva, talvolta con sfumature violacee. Pianta che preferisce suoli calcarei a pH basico ed ha come habitat naturale i luoghi secchi, assolati, come praterie rade o rupi pietrosi. La buona resistenza al freddo le ha permesso di colonizzare anche alcune aree collinari a ridosso delle Alpi. 
Salvia officinalis
  • Sedum caeruleum : pianta grassa che appartiene alla famiglia delle Crassulaceae. Si sviluppa sotto forma di corti fusti eretti o prostrati, con piccole foglie tinte di rosso. Presente in terreni ricchi di Silice a pH acido, lo si ritrova spontaneo in Corsica, Sardegna e Sicilia.
Sedum caeruleum
  • Lonicera implexa
    Caprifoglio Mediterraneo (Lonicera implexa) : arbusto rampicante sempreverde appartenente alle Caprifoliaceae. Le foglie, opposte e di forma tondeggiante, hanno la particolarità di congiungersi tra loro, avvolgendo interamente lo stelo (formando una sorta di calice). I fiori sono a forma tubulare, di color rosa e profumati. Vive nella Macchia Mediterranea, arrampicandosi su cespugli quali Lentisco.
  • Cappero (Capparis spinosa) : famiglia Capparaceae, è una pianta di piccole dimensioni, a portamento ricadente o tappezzante. Produce foglie ovate-tondeggianti, sorrette da un picciolo dotato di due spine. I fiori sono appariscenti e molto belli, bianchi con sfumature viola; proprio i Boccioli fiorali (prima che si aprano) sono raccolti e messi sotto aceto o sale, per esser mangiati. La fioritura è continuativa, senza che vi sia una stagione specifica ed avviene in concomitanza dello sviluppo vegetativo. In natura cresce nei dirupi calcarei, dove si aggrappa tra le rocce, facendo "penzolare" i suoi rami nel vuoto. E' una specie spiccatamente eliofila e si sviluppa in suoli poveri e secchi, accontentandosi per lunghi periodi della sola umidità dell'aria.
Capparis spinosa
  • Salsapariglia (Smilax aspera) : appartiene alle Smilacaceae ed è una liana stolonifera sempreverde che raggiunge altezze variabili a seconda del substrato su cui si può "arrampicare". I fusti sono color verde-rossastro e dotati di spine ricurve. I viticci sono presenti alla base del picciolo e le foglie sono alterne, coriacee, di forma triangolare e color verde lucido. I fiori sono leggermente profumati e, quelli femminili, producono bacche rosse disposte a grappolo, che possono ricordare nell'aspetto quelli del Ribes Rosso. La pianta fiorisce per un breve periodo in autunno. Cresce su moltissimi tipi di terreno e si sviluppa bene in condizioni di mezz'ombra, come ai margini dei boschi o nel sottobosco rado.
Smilax aspera
  • Timo arbustivo (Thymbra capitata) : fa parte delle Lamiaceae, forma un piccolo cespuglio emisferico molto compatto, di norma non più alto di 50 cm (20 in). I corti rami sono prostrato-assurgenti e cosparsi da moltissime foglioline, che sono opposte e dotate di ghiandole oleifere. I fiori sono rosati e raggruppati in infiorescenze terminali. Si ritrova maggiormente nelle zone costiere più calde, aride e soleggiate, in consociazione ad altre specie xerofile (es. Cisti).
Thymbra capitata

Specie Mediterranee a Medio Sviluppo :

  • Corbezzolo (Arbutus unedo) : appartiene alle Ericaceae ed un arbusto di medie dimensioni, normalmente alto 5 metri (16 ft) o poco più, con chioma spesso espansa. Le foglie sono coriacee, color verde intenso (anche se quelle nuove possono aver tonalità rosse) e margine lievemente seghettato. I rami sono ricoperti da una corteccia inizialmente rossastra, ma che diventa marrone e tende a sfaldarsi nei rami vecchi. I fiori, bianchi o rosati ed a forma di "campana", sono raggruppati in infiorescenze sferiche che spuntano dall'estremità dei nuovi rami. Le infiorescenze iniziano a comparire già ad inizio estate, ma l'arresto vegetativo li blocca e la fioritura è tipicamente autunno-invernale (da ottobre a dicembre). Ai fiori seguono i frutti, che a maturazione (dopo un anno) sono color rosso e commestibili. In autunno quindi avremo fiori e frutti maturi contemporaneamente.  Il Corbezzolo resiste bene al freddo ed alla siccità, lo si ritrova nella fascia costiera, ma anche nelle zone più interne e collinari. Vorrei citare anche il meno comune Corbezzolo Greco (Arbutus andrachne), di maggior sviluppo e dotato di una corteccia liscia e molto ornamentale.
Arbutus unedo
  • Ginepro Rosso (Juniperus oxycedrus) : fa parte della famiglia delle Cupressaceae, in natura può raggiungere i 5 metri (16 ft) di altezza, con un portamento arboreo o prostrato a seconda dell'ambiente in cui vive. E' una conifera, con foglie aghiformi e pungenti. E' una specie Dioica, dunque Coni maschili e femminili sono portati da piante diverse. I "finti" frutti sono delle bacche rosse. E' una specie pioniera, che riesce a svilupparsi anche in suoli sabbiosi poveri di elementi nutritivi ed aridi, tanto che la si ritrova sulle dune di sabbia, quasi in riva al mare.
Juniperus oxycedrus
  • Lentisco (Pistacia lentiscus) : facente parte delle Anacardiaceae, insieme al Corbezzolo è uno degli arbusti più rappresentativi della Macchia Mediterranea. Possiede chioma densa e ramificata, ha portamento arbustivo, raramente ad alberello, raggiungendo un'altezza massima di 3-4 metri (10-13 ft), anche se spesso rimane più basso. Le foglie sono alterne e paripennate (formate da coppie di foglioline, in media tra 6 e 10), glabre e color verde, sebbene la nuova vegetazione sia di color rosso. Le foglie, se strofinate, sono aromatiche. E' una specie Dioica e le piante "femmina" producono bacche dapprima rosse, poi nere a maturità. Può formare macchie compatte molto dense (ad es. in Sardegna), cresce dal livello del mare sino a quote collinari e colonizza facilmente aree distrutte da fuoco.
Pistacia lentiscus
  • Terebinto (Pistacia terebinthus) : imparentato con il Lentisco (stesso genere), è una delle poche specie decidue della Macchia Mediterranea. Simile a Lentisco, ma tende ad avere un sviluppo più ad albero, diventando alto anche il doppio rispetto al Lentisco, dal quale si differenzia anche per la maggior resistenza al gelo, che gli permettere di crescere a quote più elevate (per ulteriori note sulla coltivazione e sulla differenza tra Lentisco e Terebinto clicca qua). Oltre alla sua presenza in natura, esso è molto utilizzato anche come portainnesto per il Pistacchio, anche perché sviluppa radici robuste e profonde, che penetrano addirittura nelle rocce.
Pistacia terebinthus
  • Palma Nana (Chamaerops humilis) : una delle uniche due palme (fam. Arecaceae) endemiche dell'Europa, cresce spontanea nell'area Mediterranea occidentale ed in Italia è molto comune in Sicilia e Sardegna. Chiamata anche Palma di San Pietro, ha uno sviluppo limitato ed in natura raramente supera i 3 metri (10 ft). Ha buona attività pollonifera e spesso risulta formata da più tronchi. Le foglie sono palmate, mentre i fiori, raccolti in un'infiorescenza compatta, sono color giallo intenso e la fioritura avviene a fine primavera.  Occupa la parte più termofila della macchia mediterranea, prediligendo zone aperte, calde e soleggiate, spingendosi sulle coste fin quasi in riva al mare.
Chamaerops humilis
  • Erica (Erica arborea) : appartenente alla famiglia delle Ericaceae è un arbusto alto al massimo 6 metri (20 ft), con chioma densa e portamento eretto. Le foglie sono piccolissime, aghiformi e color verde scuro. I fiori sono anch'essi piccoli, bianchi e durante la fioritura ricoprono l'intera pianta; questa avviene nel periodo primaverile, da febbraio a maggio a seconda dell'altitudine e del clima. E' una specie mesofila, gradisce quindi un po' più di umidità, preferendo le zone di collina ai margini dei boschi, rispetto a quelle calde ed aride in prossimità del mare. Su suoli acidi forma l'Erico-Arbuteto, un tipo di macchia di altezza media di 3 metri (10 ft) in cui la copertura vegetale è formata solo da Erica e Corbezzolo. Comune è anche l'Erica scoparia, di dimensioni più ridotte.
Erica arborea
  • Alloro (Laurus nobilis) : appartiene alle Lauraceae, una famiglia con molte specie che una volta, in Europa (anche in Italia), formavano la foresta di Lauri (chiamata Laurisilva). Dopo l'ultima glaciazione molte Lauraceae si sono rifugiate più a Sud (es. Isole Canarie), dove oggi ritroviamo una delle ultime foreste di Lauri.  L'Alloro, data la sua resistenza al freddo, è riuscito a sopravvivere anche alle nostre latitudine ed oggi è una classica pianta Mediterranea. L'Alloro può crescere come arbusto con più fusto o come albero, in quest'ultimo caso può superare anche i 6 metri (20 ft) di altezza. Le foglie sono coriacee, color verde scuro ed emanano il classico profumo d'Alloro. I fiori (a sessi separati, su piante diverse) sono color giallo chiaro e, riuniti in un'infiorescenza ombrelliforme, sbocciano tra fine inverno ed inizio primavera. L'Alloro cresce nella zona costiera, fino alle prime colline, preferendo suoli non eccessivamente aridi; inoltre tollera bene anche l'ombra e l'umidità.
Laurus nobilis
  • Alaterno (Rhamnus alaternus) : appartenente alle Rhamnaceae, è alto al massimo 5 metri (16 ft), ha portamento cespuglioso o, più raramente, ad alberello. I giovani rami sono rossastri ed emanano un odore sgradevole (infatti R. alaternus è noto anche come Legno Puzzo). Le foglie hanno ordine sparso (alterne o opposte), sono coriacee e con il margine seghettato dal colore biancastro (che risalta rispetto al verde della parte interna). I fiori sono di color giallo-verdastro. E' specie tipica della Lecceta, così come della Gariga. Può crescere ai margini dei boschi, così come ai bordi dei ruscelli e, pur essendo eliofila, riesce a svilupparsi discretamente bene anche in condizioni di ombra parziale, come nel sottobosco rado e luminoso.
Rhamnus alaternus
  • Olivastro (Olea europaea var. sylvestris) ed Olivo (Olea europaea) : rappresenta la varietà "selvatica" del più comune e diffuso Olivo, con il quale ha moltissimi tratti in comune, ma anche delle differenze, come uno sviluppo minore, foglie più piccole e frutti (olive) con resa d'Olio inferiore. Negli ambienti incolti è facile trovare l'Olivastro (spesso associato a specie Sclerofille), mentre nelle aree agricole ci sono Olivi selezionati per la produzione di Olio, ormai anch'essi divenuti parte integrante della Macchia Mediterranea. Sia Olivo che Olivastro sono piante longeve, basitone, dotate di tronco che con l'età diventa contorto ed una chioma densa, formata da foglie lanceolate.
Olea europaea var. sylvestris
  • Ilatro : in Italia sono presenti, allo stato selvatico, due specie : Phillyrea latifoliaPhillyrea angustifolia, assai simili tra loro, con quest'ultima che si differenzia per aver foglie più strette.  La Fillirea (nome generico per entrambe le specie) appartiene alla famiglia delle Oleaceae (come l'Olivo) ed è una pianta arbustiva molto ramificata, con rami di color verdastro, che vanno a formare una chioma espansa e fitta, mentre le foglie sono opposte, lanceolate, coriacee e lucide (nella pagina superiore). I fiori giallastri compaiono in racemi posti all'ascella fiorale ed emanano un gradevole profumo. I Frutti assomigliano a delle piccole olive nero-bluastre. L'Ilatro cresce bene nelle zone collinari aride, preferendo suoli calcarei, ma si può trovare anche nelle vallate e lungo le coste; inoltre hanno una discreta resistenza al freddo. In Italia è presente sul versante Tirrenico.
Phillyrea latifolia
  • Oleandro (Nerium oleander) : appartenente alle Apocynaceae, è probabilmente di origine Asiatica, ma ormai naturalizzato e diventato uno dei simboli degli ambienti Mediterranei. Si sviluppa sotto forma di arbusto con più fusti, raggiungendo un'altezza di 4-5 metri (13-16 ft). Le foglie sono a forma lanceolata, lunghe, di color verde brillante e tossiche. La specie è molto resistente alla siccità estiva e riesce a vegetare anche in piena estate, anzi è proprio una delle poche specie mediterranee che fiorisce proprio nel periodo più caldo e torrido. La fioritura è continuativa più o meno da Giugno, fino a Settembre. I fiori hanno tonalità diverse a seconda della varietà, spuntano da boccioli situati all'apice dei rami ed hanno una forma leggermente a spirale (ricordano un'elica), come tipico della famiglia. Pianta molto utilizzata anche a scopo ornamentale, sia nel privato che nei luoghi pubblici. 
Nerium oleander
  • Pungitopo (Ruscus aculeatus) : da non confondere con l'Agrifoglio (Ilex aquifolium), è una pianta rizomatosa appartenente alla famiglia delle Asparagaceae. Raggiunge un'altezza di circa 1 metro (3.3 ft) ed è formata da molti fusti parzialmente lignificati. I rami in realtà sono dei cladodi, ovvero assomigliano in tutto e per tutto a delle foglie e svolgono loro la Fotosintesi. Essi sono di forma ovale, con apice appuntito (da qui il nome Pungitopo), rendendo inaccessibile la parte interna della chioma. Le "vere" foglie sono semplici squame biancastre irrilevanti; quelle che scambiate per foglie sono fusti modificati. I fiori, verdognoli, di norma singoli, sono situati al centro della "finta" foglia (cladodio), a cui seguono (nei fiori femminili) frutti sferici e rossi, che permangono a lungo sulla pianta. La fioritura avviene tra autunno ed inverno. Diversamente dalla maggior parte delle piante descritte, si sviluppa bene anche in zone calde ma ombrose, il Pungitopo cresce infatti nel sottobosco delle leccete (bosco di Lecci) o persino in boschi di caducifoglie, arrivando a crescere anche in montagna. 
Ruscus aculeatus
  • Viburno (Viburnum tinus) : appartenente alla famiglia delle Caprifoliaceae, è un arbusto alto circa 4 metri (13 ft), dalla forma sferico-allungata. Le foglie sono di medie dimensioni, ovali, opposte e di color verde scuro lucido. I fiori sono riuniti in infiorescenze ombrelliformi situate nella parte terminale dei rami. La fioritura è invernale. I frutti maturi hanno color nero-bluastro. Diversamente dalle altre specie elencate, il Viburno gradisce terreni fertili e ricchi di humus, rifuggendo da quelli poveri e troppo aridi. E' una specie mesofila, che si adatta anche a condizioni discretamente ombrose.
Viburnum tinus
  • Tamerice (Tamarix gallica) : appartenente alla famiglia delle Tamaricaceae è un piccolo albero semi-deciduo alto circa 6 metri (20 ft), che può raggiungere il secolo d'età. Il tronco è piuttosto corto, spesso incurvato, mentre le foglie sono alterne, piccolissime, squamiformi e ricoprono praticamente l'intera lunghezza del rami, i quali sono esili e flessibili. La chioma, formata da molti rami sottili, è tondeggiante, densa e, se mossa dal vento, ricorda un Anemone di mare in balia dalle onde. I fiori sono molto piccoli, di color bianco o rosato e sono riuniti in corte spighe che spuntano lungo l'intera lunghezza dei giovani rami. La fioritura avviene tra Aprile e Giugno e le piante si ricoprono interamente di fiori. T. gallica è una specie alofita, ovvero in grado di tollerare la salinità del suolo; per questa ragione colonizza aree costiere, crescendo proprio sulla sabbia, con le proprie radici che raggiungono acqua salmastra, che ucciderebbe molte altre piante. E' spontanea nel litorale occidentale del Mar Mediterraneo.
Tamarix gallica


Quercus ilex
Specie Mediterranee a Grande Sviluppo :

  • Leccio (Quercus ilex) : appartiene alla famiglia delle Fagaceae (come Faggio e Castagno) ed è a tutti gli effetti una quercia, sebbene sia sempreverde. Si sviluppa come albero a singolo tronco e può superare i 20 metri (66 ft) di altezza, con una chioma espansa e folta. La corteccia è grigia da giovane, diventando quasi nera in piante adulte, inoltre ha la tendenza a screpolarsi in piccole placche che però rimangono attaccate al tronco. Le foglie sono ovali, pubescenti, dal margine "seghettato" ed hanno un color verdastro.  Le radici sono profonde ed estese (infatti non gradisce trapianti), ma offrono un'ottima resistenza alla siccità. I frutti sono delle ghiande. Il Leccio è molto longevo (plurisecolare) ed è una classica pianta delle Macchia Mediterranea dove, nelle condizioni giuste, tende a formare boschi puri (Lecceta), spingendosi anche fino a 1000 m (3280 ft) di quota (nel Sud Italia). La rusticità e la buona resistenza al freddo lo hanno reso molto comune ed utilizzato anche per le alberature stradali
    .
  • Quercia Sughero (Quercus suber) : stesso genere del Leccio, la specie è una pianta sempreverde che raggiunge quasi le stesse dimensioni del Q. ilex. La peculiarità della Quercia di Sughero risiede sicuramente nella corteccia, essa è infatti spessa e formata da cellule morte al cui interno è presente aria (ecco perché il sughero ha un bassissimo peso specifico), che funge da isolante. La corteccia è un tipico adattamento alla crescita in zone aride in cui spesso si sviluppano incendi, essa protegge i tessuti sottostanti dal fuoco, permettendo la sopravvivenza della pianta. Le piante adulte hanno il tronco che sembra fessurato, molto ornamentale. Per il resto ha un aspetto ed un habitat di crescita simile al Leccio e può anch'esso formare boschi puri (Sughereta). Rispetto al Leccio è un po' meno resistente al gelo e gradisce di più l'umidità. 
Quercus suber
  • Carrubbo (Ceratonia siliqua) : è una Fabaceae sempreverde che può raggiungere i 10 m (33 ft) di altezza, con una chioma folta e voluminosa. Le foglie sono composte e paripennate, da giovani hanno sfumature rosse, mentre da adulte sono color verde e dall'aspetto lucido (soprattutto quelle nuove). Fiorisce in autunno ed i fiori sbocciano sul legno più vecchio, talvolta addirittura sul tronco principale. I frutti sono dei baccelli commestibili che maturano sul finire dell'estate successiva (tra Agosto e Settembre). L'habitat del Carrubbo è rappresentato dalle zone più calde ed aride della Macchia Mediterranea, di solito lungo i litorali, dove prospera in posizioni soleggiate e su qualsiasi tipo di terreno (anche sassoso e povero). 
Ceratonia siliqua

Specie da Giardino Mediterraneo  :

Qui vorrei elencare tutte quelle piante che, pur esotiche o non ampiamente naturalizzate, ormai si sono perfettamente adattate al clima Mediterraneo, tanto da esser associate al classico Giardino Mediterraneo.
  • Washingtonia robusta : palma originaria nel Nord-Ovest del Messico, ma molto comune nel Centro-Sud Italia. Viene utilizzata anche lungo i viali, per via della sua velocità di crescita. E' una palma a foglia palmata, cresce molto in altezza e, rispetto ad altre Palme, è più tollerante dal Punteruolo Rosso. 
Washingtonia robusta
  • Fico (Ficus carica) : appartiene alle Moraceae ed è diffusa in tutti gli Orti per via dei suoi deliziosi frutti. E' una pianta decidua, con foglie fortemente lobate, sorrette da un lungo picciolo. Il legno è flessibile, ma non troppo resistente, mentre le radici sono voluminose ed estese. Il portamento è massiccio ed espanso. Lo si ritrova abbastanza facilmente anche inselvatichito, dove può sopravvivere nelle parti più aride della macchia.
Ficus carica
  • Eucalipto (Eucalyptus globulus) : Mirtaceae di origine australiana, è ormai parte integrante dell'ambiente meridionale, dove spesso forma fitte foreste. E' un grosso albero sempreverde che raggiunge dimensioni ragguardevoli, fino a 50 metri (164 ft) di altezza, con una chioma espansa. Le foglie sono lanceolate ed incurvate (a mezza luna), sorrette da rami penduli e flessibili che vengono mossi dal vento. L'Eucalipto tollera bene il clima Mediterraneo e cresce anche in suoli aridi e poveri, persino vicino alle spiagge. Per informazioni sulle specie più comuni e loro coltivazione clicca qua.
Eucalyptus globulus
  • Agrumi (Citrus sp.) : simbolo della Sicilia, in realtà sono piante di origine Asiatica non troppo adatte al clima Mediterraneo, infatti, a differenza degli Olivi, devono essere irrigati in estate e non sono in grado di naturalizzarsi nella macchia mediterranea. Tutti gli Agrumi appartengono alla famiglia delle Rutaceae e ve ne sono decine e decine, molti dei quali non coltivati a livello commerciale. Sicuramente il Limone (Citrus limon) e l'Arancio (Citrus sinensis) sono quelli più noti, comuni e rappresentativi dei giardini del Sud Italia.
Citrus sinensis
  • Nespolo Giapponese (Eriobotrya japonica) : di origine Giapponese, appartiene alle Rosaceae. E' una pianta sempreverde visivamente abbastanza diversa dalle specie Mediterranee, infatti possiede foglie molto grandi, tanto da sembrare più una pianta tropicale. In natura non cresce spontanea, tuttavia è molto diffusa nel Sud Italia poiché produce frutti (Nespole) solo laddove l'inverno non sia troppo rigido, dato che fiorisce in autunno-inverno. Nell'areale degli Agrumi la produzione è costante e precoce (verso Aprile in Sicilia). La chioma è voluminosa, mentre i fiori (profumati) sono raccolti all'interno di un'infiorescenza a forma di pannocchia. Resiste bene al freddo, può esser coltivato anche nel Nord Italia, dove però fruttifica bene solo dove il gelo non è troppo intenso e duraturo. 
Eriobotrya japonica
  • Melograno (Punica granatum) : appartenente alla famiglia delle Lythraceae è nativa del Medio Oriente (dall'Iran alle pendici dell'Himalaya). E' una pianta decidua, con foglie lanceolate di media dimensione, verdi lucido in estate, gialle in autunno. Si sviluppa come piccolo alberello, ma ha grande capacità pollonante, quindi in natura tende a formare grandi cespugli. La chioma è densa, mentre i fiori sono color rosso intenso. I frutti sono ricchi di acqua e dal sapore dolce-acidulo. Estremamente resistente alla siccità, ben si è adattata al clima Mediterraneo. 
Punica granatum
  • Bougainvillea  : appartiene alle Nyctaginaceae e le specie più comuni sono B. spectabilisB. glabra e relativi ibridi. E' un rampicante nativo delle aree tropicali del Sud America, ma tollera abbastanza bene il freddo e la siccità, per cui si è perfettamente acclimatato al clima Mediterraneo. Viene coltivato, e fatto arrampicare sui muri in pietra ben soleggiati, nei luoghi di mare del Sud Italia, per via della fioritura prolungata, che può anche esser continuativa per l'interno anno (anche se di solito nei mesi invernali è ridotta). Non fa parte della flora della Macchia, ma è comunque un simbolo del Sud Italia.
Bougainvillea
  • Ligustro (Ligustrum vulgare) : coltivato a livello ornamentale per via della fioritura assai profumata, è presente anche allo stato naturale nella Macchia Mediterranea, tuttavia non è esclusivo di questo habitat. Appartiene alle Oleaceae ed ha foglie ovali e lucide; i fiori sono riuniti in pannocchie a forma di spiga e di color crema. La specie sopporta energiche potature e ben si presta anche per la creazione di siepi sempreverdi.
Ligustrum vulgare
  • Vite (Vitis vinifera) : specie di Viteaceae coltivata sin dall'antichità per la sua uva. Insieme all'Olivo è una delle piantagioni più diffuse in Italia, sebbene la Vite, essendo decidua e più resistente al freddo, si possa spingere anche fino alla Germania. La Vite è un rampicante, con altezza variabile a seconda della forma di allevamento e perfettamente adatta al clima Mediterraneo. Buona resistenza alla siccità ed anzi, una carenza idrica estiva si traduce in frutti più zuccherini (meno acquosi), che permettono una produzione di Vino di miglior qualità. Solitamente viene coltivata sui pendii, in modo che l'acqua non ristagni ed il terreno si asciughi rapidamente.
Vitis vinifera
  • Pistacchio (Pistacia vera) : stretto parente del Lentisco e del Terebinto è una pianta decidua nativa del Medio Oriente, che si sviluppa sotto forma di alberello di piccole dimensioni. Coltivato per la produzione dei pistacchi (i suoi semi), cresce in terreni sassosi ed aridi, ha un'ottima resistenza alla siccità e mal sopporta l'umidità. Gradisce particolarmente terreni vulcanici ed in Italia è molto famoso il Pistacchio di Bronte (coltivato nell'omonima cittadina Siciliana). Il Pistacchio è a sessi separati. Sebbene resista a forti gelate, predilige l'ambiente secco mediterraneo. 
Pistacia vera
  • Pittosporo (Pittosporum tobira) : originario della Cina meridionale è una specie appartenente alla famiglia delle Pittosporaceae. E' un arbusto ben ramificato che forma un cespuglione alto non più di 3 metri (10 ft), sebbene se fatto crescere ad albero possa raggiungere dimensioni maggiori. Le foglie sono lucide ed alternate, mentre i fiori sono bianco-giallo ed emanano un gradevole profumo. Resiste bene all'aridità ed è perfettamente adattato al clima Mediterraneo, è infatti molto comune in tutto il mezzogiorno. Ha anche una discreta resistenza al freddo, che ne permette la coltivazione anche nelle zone meno gelide del Nord Italia. 
Pittosporum tobira
  • Mimosa : in realtà con questo termine intendiamo molte specie tra cui la Mimosa invernale (Acacia dealbata) e la Mimosa Quattro Stagioni (Acacia retinoides), entrambe Fabaceae. La prima è la più comune e fiorisce tra Aprile e Marzo (fiore simbolo della Festa della Donna), l'A retinoides invece ha una fioritura meno abbondante, ma fiorisce a più riprese, per tutto l'anno ad eccezione dei periodi invernali più freddi. La Mimosa 4 Stagioni è più sensibile al freddo, ma tollera anche pH alti (non graditi all'A. dealbata) ed ha una maggior resistenza all'aridità, tanto che la si può trovare inselvatichita nelle zone costiere più calde (es. Sardegna).
Acacia dealbata

Acacia retinoides