venerdì 17 febbraio 2017

Coltivazione del Rododendro (Rhododendron spp.), Dove Piantarli ?

I Rododendri sono piante coltivate a scopo ornamentale che, in primavera, regalano copiose fioriture.
Essi sono molto diffusi nel Nord Italia e, sulle rive dei grandi laghi prealpini (su tutti il Lago Maggiore), diventano un vero è proprio simbolo i cui fiori, che sbocciano nel periodo che va da Aprile a fine a Maggio, richiamano turisti da mezza Italia.
I Rododendri sono sempre molto attraenti, in tutte le stagioni, ma quando fioriscono diventano unici e, non a caso, sono considerati simbolo di bellezza ed eleganza. 

Come si coltiva un Rododendro? Può crescere solo in terreno acido? Può resistere al gelo? Quante specie ci sono? Quali differenze hanno?

Rododendro in Fiore


Fioritura Rododendro
Premessa, Origine e Diffusione :

Fino a non molti anni fa il genere Rhododendron conteneva al suo interno 8 sottogeneri, oggi raggruppati in 5, tra cui anche quello a cui appartengono le Azalee (Azaleastrum), di cui però parlerò altrove.
In questo articolo vorrei illustrare le caratteristiche del "vero" Rododendro, ovvero le piante appartenenti al sottogenere Rhododendron che, con circa 400 specie, è il più numeroso dei cinque.

Definire quale sia il luogo di origine dei Rododendri è praticamente impossibile dato che, a seconda della specie, crescono dalle zone tropicali, sino a quelle temperate; in montagna oltre il limite degli alberi ad alto fusto, sino alle zone di pianura; dall'Europa, sino all'estremo Oriente.
Molte specie di Rododendro sono native delle valli o degli altopiani dell'Himalaya e dei boschi di Cina e Giappone, sebbene non ne manchino di spontanee anche sulle Alpi o nel Nord America.

Il nome del genere può essere scisso in due parole: rhodon (rosa) e dendron (albero) che, tradotto dal Greco, significa Albero delle Rose, per via dei suoi fiori spesso sfumati di rosa.
I Rododendri che oggi adornano i giardini occidentali sono prevalentemente di origine Asiatica e si sono diffusi, in America ed Europa, relativamente da poco tempo.
Le specie più comuni crescono al meglio in un ambiente temperato a clima oceanico, con estati non torride ed umide. In Italia preferiscono il clima del settentrione, specie la zona Prealpina, mentre in Europa sono diffuse nel Regno Unito e sulla costa Atlantica della Francia.


Coltivazione, Clima e Cure delle Diverse Specie :

RhododendronI Rododendri, come detto sopra, sono un genere e non un'unica specie, tuttavia alcune caratteristiche sono comuni alla maggior parte di essi.
La resistenza al freddo è sicuramente uno dei fattore che più differenzia le varie specie; quelle tropicali, come le appartenenti al gruppo delle Vireya, possono morire anche con temperature poco superiori agli 0° C (32° F). Anche le specie di Vireya che vivono in montagna (es. Rhododendron beyerinckianum), dove ci sono occasionali gelate, in Italia potrebbero morire di freddo anche durante un inverno mite, poiché nel loro habitat le gelate sono leggere, rare e di breve durata, accompagnate da temperature diurne elevate.
Tra i Rododendri "Vireya" sono pochissime le specie che crescono all'infuori dei tropici, tra queste il Rhododendron kawakamii, originario di Taiwan, può resistere a punte di -12° C (10°F).
Le qualità positive del gruppo Vireya sono notevoli: sono tra i Rododendri con i fiori più grossi, il fabbisogno di freddo invernale è nullo e, diversamente da quasi tutte le altre specie, sono rifiorenti e producono fiori per un periodo molto lungo. Per contro hanno una scarsa rusticità e, in Italia, sono per lo più coltivabili in serra.

Altre specie possono invece resistere a -40° C (-40° F) e prosperare fino a zone USDA 4. Tra i Rododendri più rustici possiamo ricordare il Rhododendron ferrugineum (Rosa delle Alpi), che cresce spontaneo sulle nostre Alpi, sia come pianta da sottobosco nei boschi di Conifere, sia su pendii oltre il limite degli alberi, dove la neve permane per molti mesi all'anno; oppure il Rhododendron dauricum, originario della Mongolia e del Nord della Cina che, incrociato con il Rhododendron carolinianum, (nativo della Carolina negli Stati Uniti), ha dato origine ad alcuni tra gli ibridi più famosi e resistenti al gelo (P.J.M. Hybrids).
In ultimo vorrei menzionare il Rhododendron lapponicum che, crescendo nella tundra artica, ha un portamento prostrato e può sopportare temperature inferiori ai -50° C (-58° F).


Tra questi estremi si collocano la maggior parte delle specie di Rododendro che, in linea generale, possono sopportare, senza subire danni, temperature comprese tra -15° C e -20°C (5/-4° F). Ad esempio il Rhododendron auriculatum, noto per l'atipica fioritura estiva (e non primaverile), può resistere fino a -18° C (0° F).
Diciamo che, per il clima Italiano, la coltivazione dei Rododendri non presenta grossi problemi, semmai, più che il freddo invernale, potrebbe creare qualche ostacolo l'elevata temperatura estiva.
Infatti, in Italia, il meridione è la zona meno vocata e, qualora si volesse tentare, bisognerà optare per una collocazione fresca ed il più possibile umida. Rhododendron album è tra le migliori specie per la coltivazione in climi caldi.

I Rododendri gradiscono un'esposizione a mezz'ombra o persino ombrosa, sebbene quest'ultima potrebbe ridurre il numero dei fiori.
In zone con frequenti coperture nuvolose estive, come in Irlanda, si può sviluppare anche in pieno Sole ma, in Italia, questa condizione fa soffrire buona parte delle specie, dando alle piante un aspetto floscio e foglie bruciate.
Utilizziamole come piante da sottobosco, collocandole all'ombra di grandi alberi a chioma rada, almeno per le ore centrali della giornata.

Rhododendron arboreum

Chioma e Foglie Rododendro

Fiore Rododendro


L'aspetto da non sottovalutare è il terreno, i Rododendri sono piante acidofile e piuttosto esigenti. Per via dell'apparato radicale poco espanso, il suolo deve essere mantenuto umido, ma non ci devono essere ristagni idrici.
Il terreno deve essere ricco di sostanza organica e ben areato, laddove vi siano terreni pesanti e con poca ossigenazione, i Rododendri soffrono di Clorosi, ovvero producono poca clorofilla e, di conseguenza, hanno una ridotta attività fotosintetica e foglie gialle (o "scolorite").
Suoli troppo compatti e/o rocciosi possono diventare un problema in quanto le esili radici faticano a farsi spazio ed a svilupparsi correttamente.
Fondamentale è l'acidità del terreno, che deve essere compresa tra pH 4,5 e 6. Per mantenere basso il pH può essere utile aggiungere aghi di pino e foglie di faggio, ma anche utilizzare altri ammendanti come il solfato di ferro; non usate il solfato di allumino che, per queste piante, è tossico.
In terreni calcarei e basici, frequenti nel Centro-Sud Italia, questi accorgimenti potrebbero non essere sufficienti. Rododendri cresciuti in terreni non acidi sono riconoscibili dalle foglie gialle, con venature che rimangono verdi.
Dato il ridotto sviluppo radicale, queste piante sono particolarmente adatte per la coltivazione in vaso che, tra l'altro, permette un miglior controllo dell'acidità del terreno o l'utilizzo di comuni terreni per piante acidofile, facilmente trovabili in commercio.
Le innaffiature, soprattutto in estate, devono essere frequenti, ma non abbondanti, lasciando il terreno umido anche in superficie; data la scarsa resistenza alla siccità è consigliabile effettuare una buona pacciamatura con cortecce.
Nell'annaffiare queste piante dovremo prestare attenzione a non usare acqua calcarea (come quella che esce dal rubinetto di casa, in molte zone d'Italia), preferendo l'acqua piovana, magari raccolta direttamente dalla nostra grondaia.

In terreni fertili le concimazioni non sono strettamente necessarie; tuttavia, tra tardo inverno ed inizio primavera, prima che fioriscano, si possono usare concimi specifici per acidofile, solitamente con dosaggi inferiori rispetto a quelli per altre piante. Ricordatevi che un eccesso di fertilizzanti, specie quelli azotati, possono bruciare l'apparato radicale e far morire l'intera pianta. Il fosforo (K) è un elemento necessario per la produzione di boccioli fiorali, ma anche qui un sovra-dosaggio potrebbe aver effetti opposti. In fine ricordatevi di non concimare con la cenere, poiché essa innalza (rende più basico) il pH del terreno.


Come e Dove Piantare i Rododendri?

Rododendro NanoPrima di tutto scegliere una collocazione che sia quanto più simile a ciò che la pianta gradisce (vedi sopra), ricordando che, mediamente, i Rododendri amano un clima oceanico, in cui non ci siano eccessivi sbalzi termici, né verso il basso, né tanto meno verso l'alto. Prediligere le esposizioni a Nord-Ovest o Nord-Est, rispetto quelle a Sud.
Inoltre è utile sapere che questo genere di piante non ama i venti e mal sopporta la salsedine ed un'esposizione marina.
I Rododendri a foglia larga sono generalmente più sensibili sia al vento, che al Sole diretto, rispetto a quelli a foglia stretta. Dunque, nelle zone del Centro-Sud Italia, converrà orientarsi su quest'ultima categoria.


In aree con inverni particolarmente freddi, il periodo migliore per piantarli è l'inizio della primavera, mentre laddove vi siano estati calde e secche, converrà piantarli in autunno, dando modo alla pianta di ambientarsi per 9 mesi, prima del ritorno della stagione a lei più ostica. In zone senza grossi estremi di temperatura si possono piantare durante tutto l'anno.

Per la piantumazione si deve scavare una buca che abbia un volume almeno doppio, rispetto al vaso da cui si preleva la pianta. La differenza di volume deve essere colmata con terriccio per acidofile e ammendanti per mantenere acido il terreno. E' meglio evitare zone prossime a muretti in calcestruzzo, poiché esso fa diminuire l'acidità del terreno con cui è a contatto.
In terreni leggermente asfittici, pesanti e poco drenanti è meglio scegliere una posizione non pianeggiante, affinché l'acqua possa scorrere sul pendio, senza ristagnare.
Ricordatevi di interrare le radici fino al colletto, piantumazioni troppo profonde o superficiali possono arrecare danni e rallentare la crescita.

Rhododendron

Rhododendron Flowers


Botanica e Fisiologia :
Gemma a Legno Rododendro

I "veri" Rododendri sono piante sempreverdi, appartenenti alla famiglia delle Ericaceae ed al sub-genere Rhododendron.
Il portamento è generalmente arbustivo, con diverse ramificazioni che partano dalla parte bassa del tronco. Le specie hanno sviluppi considerevolmente diversi, per esempio il Rhododendron yakushimanum ed i suoi ibridi hanno una forma allargata, ma un'altezza che non supera i 60 cm (24 in), tanto da essere chiamati "Rododendri nani"; mentre il Rhododendron arboreum ha una forma "ad albero" e può superare i 10 m (33 ft) di altezza.
Mediamente i Rododendri raggiungono le dimensioni di un piccolo albero, ovvero circa 2-4 m (6,5-13 ft), ma la loro crescita è notevolmente più lenta rispetto a quella di molte altre specie arboree; di conseguenza ci vogliono decenni prima di arrivare a tali altezze e, con opportune potature, si possono mantenere ben più contenuti.

L'apparato radicale è assai compatto, superficiale e si espande prevalentemente in senso orizzontale, raggiungendo una profondità raramente superiore ai 30 cm (12 in). Le radici sono prive sia di fittoni, che di veri e propri peli radicali (così come li conosciamo in altre piante) e sono una sorta di groviglio di radichette molto sottili e ravvicinate tra loro.
L'assenza di vigoria radicale non permette ai rododendri di radicarsi nei terreni duri e sassosi; per di più radici superficiali seccano più facilmente bruciate dal sole e, non potendo "pescare" in profondità, rendono queste specie incapaci di sopravvivere a lunghi periodi di siccità.
Tuttavia l'apparato radicale poco espanso ha anche i suoi vantaggi: in primis permette una proficua coltivazione anche in vasi relativamente piccoli, inoltre rende possibile il trapianto anche di esemplari adulti ed affrancati.

Le gemme che daranno origine ai fiori o al nuovo legno sono notevolmente diverse e distinguibili anche agli occhi di un profano. Le gemme a fiore sono di grosse dimensioni e si formano in estate, all'apice dei rami prodotti nell'annata. Le gemme a legno sono piccole, più numerose e disposte lungo i rami, in corrispondenza dell'ascella fogliare.

I fiori dei Rododendri variano considerevolmente da specie a specie, sia come dimensione, sia come colore. Essi hanno solitamente tinte sgargianti e, a parte Blu, Nero e Grigio, se ne possono trovare di tutti i colori, dal Rosso del Rhododendron thomsonii, al rosa-salmone del Rhododendron japonicum, sino al violetto del diffuso Rhododendron catawbiense.
Ad ogni modo, nei "veri" Rododendri (diversamente dalle Azalee), da ogni gemma a fiore vengono prodotti più fiori (in genere 6 o 7, talvolta di più), ognuno dei quali è composto da 5 petali e da antere molto lunghe.
I fiori, posti nella parte terminale dei rami, possono essere piatti, a campana o ad imbuto e possono avere un diametro pari alla lunghezza di una grossa mano (circa 20 cm o 8 in). Inoltre, in alcune varietà, possono essere leggermente profumati.


Il periodo di fioritura varia tra le specie, sebbene sia generalmente primaverile. L'ibrido Rhododendron 'Seta' è tra i più precoci, e può fiorire anche sul finir dell'inverno, mentre il Rhododendron "Arthur Osborne" è tardivo e fiorisce in estate (tra giugno e settembre). In climi caldi qualche fiore può sbocciare anche in autunno.
La fioritura dei Rododendri è davvero generosa ed i fiori ricoprono tutta la pianta facendola sembrare, in molti casi, quasi priva di foglie.

Le foglie del Rododendro sono a forma più o meno allungata, ellittica e di color verde scuro. In alcune specie, esse possono raggiungere anche i 50 cm (20 in) di lunghezza ed al tatto sono lisce e coriacee.
Negli esemplari adulti di alcune varietà, le foglie possono essere piuttosto rade e collocate circolarmente a livello degli internodi.
I frutti sono delle capsule ovoidali che, a maturazione, diventano secchi, marroni e si aprono, disperdendo i semi.

Gemma a Fiore Rododendro

Foglioline Rododendro



Moltiplicazione, Potatura e Malattie :

La riproduzione per semina (sessuata) si attua raccogliendo i semi in autunno e seminandoli in vaso verso febbraio. Tuttavia con questo metodo, oltre a dover attendere anni prima di ottenere i fiori, non saremo sicuri di avere le stesse caratteristiche della pianta madre (clicca qua).
I Rododendri si possono moltiplicare anche per via vegetativa (asessuata), tramite talea. In questo caso, sul finir dell'estate, si tagliano dei rami (di annata) non ancora completamente lignificati e, dopo aver rimosso metà delle foglie e le eventuali gemme a fiore, si interrano.
Tuttavia il metodo più efficace e comune per moltiplicarli è la propaggine; in questo caso si prende un ramo nella parte bassa della pianta e, dopo averlo inciso, lo si mette a contatto con il suolo e lo si tiene in tale posizione, per esempio con l'ausilio di un sasso, sino ad avvenuta radicazione; successivamente si rimuove il ramo "radicato" dalla pianta madre e lo si fa crescere in vaso.
Un tempo l'innesto era la tecnica più comune, oggigiorno la si usa solo qualora si vogliano moltiplicare piante con particolari esigenze, utilizzando porta-innesti opportuni.

La potatura, di norma, non è necessaria ed ha come unico scopo quello di contenere le dimensioni della pianta, di dare forma alla chioma o di rimuovere rami vecchi e mal posizionati.
Dato che le gemme a fiore vengono prodotte all'apice della nuova vegetazione, conviene potare appena dopo la fioritura, così da non perdere la fioritura dell'anno successivo.

I Rododendri, fortunatamente, sono piante longeve e resistenti alle malattie. La maggior parte dei danni sono ascrivibili a fattori abiotici (pH del suolo, freddo, caldo, troppo Sole  etc.), più che a parassiti o patogeni. Le rare malattie virali hanno di solito un decorso rapido, senza arrecare grossi disturbi.

Rododendro sul Lago Maggiore

Ingrossamento Gemma a Fiore Rododendro

Fioritura Rhododendron yakushimanum

Frutti Rododendro


giovedì 9 febbraio 2017

Come si Forma la Nebbia? Quali Effetti ha sulle Piante?

La Nebbia è uno di quei fenomeni atmosferici che più divide la gente, o la si ama o la si odia. Una giornata nebbiosa potrebbe sembrare tetra e triste, ma la nebbia è anche in grado di regalare paesaggi surreali, quasi fiabeschi, creando un'atmosfera incantata.

Ma esistono diversi tipi di nebbia? Quali sono le zone più nebbiose d'Italia? Che effetti può avere la nebbia sulla coltivazione delle nostre piante ed ortaggi?

Nebbia sulLago Alpino



Composizione e Formazione della Nebbia :

Tutti noi abbiamo visto le Nuvole nel cielo e, fino ad un centinaio di anni fa, erano per noi irraggiungibili. Eppure oggi possiamo passarci in mezzo ed, osservandole dal finestrino dell'areo, ci sembrerebbe di attraversare un campo immerso nella nebbia, durante una fredda mattinata invernale.

Le Nebbia è infatti una nuvola che, diversamente dalle "classiche" nuvole, non è in cielo, ma a contatto con il suolo.
La Nebbia è formata da goccioline di acqua (o cristalli di ghiaccio, se le temperature sono basse) in sospensione nell'aria. La luce bianca, diffondendo attraverso le gocce, viene deviata (fa un percorso a Zig Zag, invece che diretto) e non si "scompone" nelle sue componenti colorate, generando un alone grigio-biancastro che limita la visibilità.
Ovviamente, a seconda della densità delle goccioline d'acqua, la nebbia può essere più o meno fitta; in Meteorologia si parla genericamente di nebbia quando la visibilità è inferiore al chilometro (3280 ft), sopra questa soglia si parla di foschia.
E' importante menzionare che l'inquinamento atmosferico, ad esempio prodotto dalle automobili, può favorire l'insorgere delle nebbie. Alcune particelle molto igroscopiche, come i Solfati, si possono comportare da nuclei di condensazione, contro i quali il vapore condensa a goccioline d'acqua, un po' come avviene sul vetro di una finestra durante una fredda mattinata.
La nebbia è dunque più frequente in città inquinate anche se, da qualche anno a questa parte, le emissioni di questo tipo di inquinanti (es. Acido Solforico, Ammoniaca ed Ossido di Azoto) sono diminuite e le persistenti fitte nebbie in Val Padana, comuni negli anni '80, si sono parallelamente ridotte.


Perché si Forma la Nebbia? Quante Tipologie di Nebbia Esistono? :

Il meccanismo di formazione della nebbia è semplice:
anche se non ce ne accorgiamo, l'aria che normalmente respiriamo contiene una certa quantità di acqua, sotto forma di Gas (Vapore Acqueo).
Se prendessimo un volume di aria limpida (ad esempio 1 metro cubo) e facessimo un'analisi chimica, riscontreremmo ossigeno, azoto, anidride carbonica ed altri gas, tra cui l'acqua.
Immaginiamo che nel nostro metro cubo di aria ci siano 10 grammi di acqua, noi potremmo aggiungerne altri, così facendo aumenteremmo l'umidità dell'aria.
Tuttavia non possiamo farlo all'infinito, arriveremo infatti ad una soglia in cui l'aria è satura di vapore acqueo (umidità relativa del 100%) ed un'ulteriore aggiunta di vapore acqueo lo farà condensare ad acqua nel suo stato liquido.
E' importante ricordare che la quantità di acqua (sotto forma di vapore) che può contenere un certo volume di aria, aumenta all'aumentare della temperatura e viceversa.

Supponiamo che a 25° C un metro cubo d'aria possa contenere 20 grammi di vapore acqueo, se la temperatura scendesse a 15°C, lo stesso volume d'aria ne potrà contenere solo 10 grammi (i dati sono indicativi e, tra l'altro, variano anche in funzione della pressione).

Ora pensiamo di essere a 25° C e di avere un metro cubo di aria contenente 20 gr di vapore acqueo. Tutta l'acqua rimane allo stato gassoso poiché "può essere contenuta" in quel volume di aria.
Se la temperatura si abbassasse a 15°C, 10 gr di vapore acqueo (dei 20 iniziali) si dovranno trasformare in goccioline di acqua, poiché, a quella temperatura, un metro cubo di acqua si satura con 10 gr di vapore acqueo (e non con 20 gr, come avveniva a 25° C).


Se l'aria diventa satura, un po' di vapore acqueo si dovrà per forza trasformare in goccioline d'acqua che, rimanendo in sospensione, creeranno la nebbia.
Da quanto detto sopra è facile intuire che al diminuire delle temperature è più probabile che si formi la nebbia (poiché l'aria si satura con minor quantità di acqua).
Ovviamente, se l'umidità è elevata, la nebbia si può formare anche con le alte temperature; semplicemente, a basse temperature, basta meno umidità affinché ci possa essere la condensazione.

Nebbia nel Bosco


Diverse condizioni meteorologiche, che vedremo di seguito, possono portare alla formazione delle Nebbie, tuttavia possiamo fare una prima distinzione :


  • Nebbie da Raffreddamento : Sono le più comuni, in questo caso l'aria inizialmente NON satura di vapore acqueo, si raffredda. Aria più fredda "contiene" meno vapore acqueo, di conseguenza diventa satura e l'eccesso di acqua viene ceduto all'ambiente tramite nebbia. 
  • Nebbie da Evaporazione : In questo caso la condensazione non è dovuta ad un cambio di temperatura, semplicemente, ad una massa d'aria inizialmente NON satura, si va ad aggiungere vapore acqueo (proveniente, ad esempio, dall'acqua evaporata da un lago). L'aria si umidifica, fino a raggiungere il punto di condensazione, rilasciando poi le gocciole d'acqua responsabili della Nebbia.


In altre parole, affinché si formi la nebbia, dobbiamo saturare l'aria. Per fare questo o aumentiamo il vapore acqueo o abbassiamo la temperatura dell'aria fino al punto di condensazione


Nebbia da Irraggiamento : Questa tipologia è tipica del semestre freddo. Di notte, in assenza di vento che rimescoli l'aria e di nubi che limitino l'irraggiamento, il terreno si raffredda velocemente, cedendo il proprio calore agli strati d'aria sovrastanti (Concetto di Inversione Termica).
L'aria in prossimità del suolo diviene dunque più fredda e, di conseguenza, può contenere una minore quantità di vapore acqueo. Se l'umidità relativa raggiunge il 100% si inizierà a formare la nebbia.
Questa nebbia è tipica di zone soggette ad inversione termica (pianure, valli interne) e, solitamente, si dissolve all'alba, quando il Sole riscalda nuovamente il terreno, riportando l'umidità relativa dell'aria sotto il punto di saturazione. Questa nebbia è immobile (prima che si dissolva) e difficilmente supera uno spessore di 200 m (650 ft).
Nei periodi in cui il Sole è particolarmente debole (Novembre-Dicembre-Gennaio) questa nebbia può permanere anche durante le ore centrali della giornata. 

Nebbia da Umidificazione : Avviene quando dell'aria fredda passa sopra ad una massa d'acqua più calda. Anch'essa è tipica dell'autunno o inverno ed, in molti casi, è tra le nebbie più localizzate.
L'acqua calda cede umidità all'aria sovrastante, facendole raggiungere il punto di condensazione e, da lì la nebbia. Questo fenomeno è molto comune nei laghi grandi e profondi; personalmente ho notato che sul Lago Verbano si forma durante le fredde mattinate invernali (solitamente in condizioni di cielo sereno). La fitta nebbia che si innalza (rimanendo circoscritta all'area sovrastante l'acqua del lago) è davvero spettacolare e, come effetto in piccolo, potrebbe ricordare quello di una vasca termale colma di acqua fumante, posta in un giardino esterno innevato. 
Questa nebbia ha solitamente un movimento verticale, dal suolo verso il cielo.

Nebbia da Avvezione : Questa nebbia non è relegata ad un particolare momento della giornata, può avvenire di notte, come di giorno e si verifica quanto dell'aria mite ed umida passa sopra ad una massa fredda (che può essere un suolo innevato, così come un mare freddo).
L'acqua fredda (o il suolo) raffreddano l'aria sovrastante, facendole raggiungere il punto di saturazione. La nebbia così generata può muoversi orizzontalmente, cosa che non si verifica negli altri tipi di nebbie.
In California, soprattutto in Estate, l'aria calda proveniente dall'entroterra si dirige verso l'Oceano Pacifico, dove incontra acque più fredde.
Città come San Francisco sono note per le fitte nebbie che si formano tra tarda primavera ed estate, le quali mantengono la temperatura in prossimità della costa relativamente bassa (media delle massime di circa 20°C o 68° F) anche in piena estate.

Nebbia Frontale : in questo caso abbiamo in partenza aria fresca e secca, le nubi sopra ad essa si condensano in pioggia. L'acqua, cadendo, incontra quest'aria (molto poco umida e lontana dalla saturazione) che è in grado di assorbire l'umidità e si trasforma in vapore acqueo fino a raggiungere un'umidità relativa del 100%, soglia oltre la quale si avrà la Nebbia.

Nebbie da Pendio : Tipiche della stagione estiva; l'aria umida e calda presente nelle valli, spinta dalle brezze, risale i pendii, ed alla quota a temperatura (e pressione) di saturazione, si condensa in nebbia.

In realtà, a temperature inferiori al punto di congelamento, esistono altre tipologie di nebbie, ma di queste parleremo altrove.

Nebbia da Irraggiamento

Nebbia San Francisco

Nebbia da Umidificazione sul Lago



Ruolo della Nebbia nella Fisiologia delle Piante :

La nebbia, come del resto tutte le cose, può arrecare dei vantaggi o degli svantaggi, a seconda della specie vegetale e del contesto in cui si verifica.

Se prendiamo come esempio l'Italia e le nebbie invernali da irraggiamento, tipiche della Pianura Padana, potremmo dire che possono essere dannose per alcune specie sempreverdi poco resistenti al freddo.
In primo luogo le piante sopportano meglio il freddo secco, rispetto a quello umido; inoltre le specie sempreverdi (che di solito sono le meno resistenti al freddo) mantengono un metabolismo basale anche nei mesi più freddi dell'anno ed una fitta nebbia potrebbe ostacolare il processo della fotosintesi clorofilliana.
In fine non dimentichiamoci che, in inverno, la nebbia per irraggiamento può non dissolversi anche durante il giorno e, di conseguenza, filtrando il Sole, impedisce il normale innalzamento termico diurno. Al piano, le zone con nebbie persistenti, sono quelle che solitamente registrano il maggior numero di giorni di ghiaccio (24 h consecutive con temperature inferiori a 0° C o 32° F). Tuttavia l'elevata umidità dell'aria limita la dispersione notturna di calore. Quindi zone nebbiose potrebbero avere temperature minime leggermente più elevate rispetto a zone in cui si vede il cielo stellato.
Un altro svantaggio della nebbia è quello di creare un ambiente molto umido, ideale per la proliferazioni di virus, batteri ed altri patogeni. Le loro spore, utilizzando l'acqua come veicolo, si diffondono velocemente, spargendo la malattia su un numero maggiore di piante, rispetto a quanto accadrebbe in un ambiente secco.

Tuttavia, in altri ecosistemi, la nebbia può diventare indispensabile e fornire l'acqua di cui le piante hanno bisogno. Ad esempio, nel Deserto prossimo alle coste della Namibia, in Africa, le precipitazioni sono praticamente nulle, ma le nebbie formatesi sopra le fredde acque dell'Oceano Atlantico, vengono sospinte nell'entroterra.
Le piante che riescono a svilupparsi sono quelle che hanno evoluto dei meccanismi per catturare l'umidità portata dalla nebbia. Sicuramente la specie vegetale più rappresentativa e meglio adattatasi a questo tipo di ambiente è la Welwitschia mirabilis, le cui uniche due foglie enormi sono porose e perfettamente in grado di assorbire l'acqua che su di esse si condensa.


Quali sono le zone più nebbiose di Italia? e nel Mondo? :

Le nebbie, in Italia, sono tipiche nel semestre freddo e sono diffuse nelle pianure e nelle valli interne. La Pianura Padana è la più estesa d'Italia e qui si sviluppano le nebbie più fitte e persistenti.
Le ragioni sono da cercarsi nell'orografia del territorio; qui in inverno si generano forti inversioni termiche, responsabili della formazione delle Nebbie da Irraggiamento. La Val Padana è "racchiusa" dalle Alpi e dall'Appennino Ligure e Tosco-Emiliano, questo la protegge dai venti, permettendo alla nebbia (e all'inquinamento) di ristagnare al suolo.
Dato che l'aria fredda "scivola" verso il basso, le zone più nebbiose sono quelle della bassa pianura Padana ed, in linea di principio, si potrebbe prendere il fiume Po come riferimento: più ci si allontana verso Nord (Alpi) o verso Sud (Appennino) e più le nebbie diventano rade e meno persistenti.
Le regioni più nebbiose d'Italia sono il Veneto e la Lombardia, mentre le provincie più soggette al fenomeno sono Pavia, Lodi, Cremona, Mantova, Ferrara e Rovigo.
Le Nebbie sono frequenti anche nelle Valli interne del centro Italia, così come in alcune località che si affacciano sul Mar Adriatico (specie la parte più settentrionale), tuttavia qui l'entità di questi fenomeni è più contenuta, rispetto a ciò che si verifica nella Pianura Padana.

Nel mondo il luogo più nebbioso è probabilmente l'isola di Terranova (Newfoundland) situata all'estremo oriente del Canada.
In prossimità delle coste di quest'isola, con fondali poco profondi, si scontrano la fredda corrente del Labrador e la calda corrente del Golfo, generando nebbie persistenti.
Altri luoghi in cui si formano fitte nebbie sono gli Altopiani Svizzeri, le Coste della California, le coste Cilene adiacenti al deserto di Atacama ed alcune isole delle Canarie, come La Gomera.

Nebbia Foresta Tropicale

Nebbia Alpi Svizzere

Nebbia in Montagna

Nebbia tra i vigneti



giovedì 2 febbraio 2017

Quando e Come Seminare i Ravanelli (Raphanus sativus)? Come Si Coltivano?

I Ravanelli (Raphanus sativus), di cui mangiamo le radici, sono tra gli ortaggi più precoci e con un ciclo colturale (dal seme alla raccolta) assai breve.

Come coltivare i Ravanelli? In Italia, in quale periodo dell'anno si devono seminare nell'Orto? Quanto dura un intero ciclo riproduttivo? Quali temperature ci devono essere per poter crescere i Ravanelli? In quale mese si raccolgono?

Raphanus sativus


Origine e Diffusione :

Il Ravanello, noto anche con il nome di Rapanello (o Ramolaccio), ha origine ignota o, meglio, controversa; l'unica certezza è che sia nativo delle zone temperate.
Ci sono due correnti di pensiero: la prima (sostenuta da Linneo) colloca l'origine della specie Raphanus sativus nell'estremo oriente, a cavallo tra il Nord della Cina ed il Giappone; la seconda ipotizza che i Ravanelli siano di origine Europea, in particolare delle zone comprese tra il Mediterraneo orientale e il Mar Caspio. Si pensa che gli attuali Ravanelli siano stati selezionati partendo dalla specie Raphanus raphanistrum subsp. landra.
I Rapanelli erano coltivati ed utilizzati già al tempo degli antichi Egizi e Greci e si dice che, i primi, pagassero gli uomini (non gli schiavi) che lavoravano alla costruzione delle piramidi proprio in Ravanelli.
Oggigiorno sono diffusi in tutte le zone temperate del Mondo, anche in alcune nazioni "troppo fredde" per altri ortaggi.
Il fatto di poter esser facilmente coltivati in serra, oltre ad avere un ciclo corto, permette alla specie un ampio areale di coltivazione che, in Europa, si estende dalla Germania, Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, sino agli stati che si affacciano sul Mar Mediterraneo, tra cui l'Italia.


Botanica e Fisiologia :

I Ravanelli comuni, il cui nome scientifico è Raphanus sativus, sono una specie erbacea edule che appartiene alla famiglia delle Brassicaceae (o Cruciferae), la stessa a cui appartengono i Cavoletti di Bruxelles.
Le specie coltivate hanno solitamente un ciclo biologico annuale, ma altre varietà possono essere anche biennali o perenni.
La pianta dei Ravanelli è alta mediamente 25 cm (10 in), ma molte varietà, se lasciate fiorire, possono allungarsi sino ad 1 metro (40 in).
La parte edule della specie è la radice; essa si presenta come fittone dalla forma ingrossata tondeggiante o, in alcune varietà, allungata. Le radici del Raphanus sativus si gonfiano precocemente e ciò è dovuto all'accumulo di sostanze nutritive, le quali serviranno al sostentamento della pianta e allo sviluppo di fiori e frutti.

Le specie di Ravanello selvatico avevano radici più sottili e filamentose, ma decenni di incroci hanno permesso di selezionare innumerevoli varietà. Quelle più diffuse, coltivate e vendute sono caratterizzate dall'avere radici particolarmente spesse ed ingrossate, generalmente di colore rosso intenso, sebbene non manchino quelle gialle, bianche e persino viola.
Anche la dimensione è alquanto variabile, diciamo che generalmente un Ravanello (o meglio la sua radice) occupa un volume pari a quello di un grossa Ciliegia; tuttavia esistono delle selezioni, come la variante longipinnatus, che può raggiungere un peso di oltre 45 Kg (99 lbs).
Le foglie del Ravanello, che tra l'altro possono essere mangiate sia in insalata che cotte, sono lobate e con i margini seghettati. La loro forma è irregolare, con lobi terminali più grandi e tondeggianti, rispetto a quelli basali, più ovali.
Il Rapanello ha un fusto esclusivamente epigeo (non interrato) che, nella fase giovanile è tozzo, diventando lungo, slanciato, quasi ricadente, nella fase di fioritura.
Le infiorescenze sono dei racemi posti nella parte terminale della pianta e formati da numerosi piccoli fiori ermafroditi, color bianco (o rosa), dalla classica forma "a croce", tipica di tutte le Crucifere.
In coltura, i Ravanelli si raccolgono prima della fioritura (così come avviene per le Carote), tuttavia, se lasciati crescere liberamente nell'orto, ad essa segue la produzione dei frutti. Essi assomigliano anatomicamente a delle piccole Fave, con però meno semi, intervallati da strozzature.

Fiori Ravanelli

Frutti Ravanelli


Coltivazione, Cure, Clima, Semina e Raccolta :

I Ravanelli, come detto in precedenza, sono vegetali a ciclo breve, ideali per essere intervallati tra un ortaggio e l'altro.
Ai fini pratici è utile sapere che, per quanto riguarda il periodo di coltivazione, la specie Raphanus sativus può essere divisa in due gruppi: i Ravanelli "primaverili" ed i Ravanelli "invernali".
In realtà esistono anche i Ravanelli "estivi" ma, in linea generale, la specie è più adatta alle altre stagioni.

La semina (delle varietà primaverili) si può effettuare direttamente in pieno campo, già a partire dal mese di Marzo e può essere fatta in maniera scalare, così da avere una produzione distribuita su un arco temporale più lungo.
I semi vanno collocati ad una profondità di circa 2 cm (0.8 in) e ricoperti di terra, leggermente compressa. La distanza tra un seme e l'altro può essere approssimativamente di 3 cm (1,2 in), tuttavia è possibile aumentare la densità e, in base al tasso di germinazione, diradare successivamente. Le varietà invernali sviluppano radici più grosse e le singole piante dovrebbero essere distanziate di 6 cm (2,4 in).

Il Ravanello cresce al meglio con temperature fresche, comprese tra 10° C e 21° C (50-70° F) e, diversamente dalla maggior parte degli ortaggi, può sopravvivere a lievi gelate (-3°C o 26°F); ciò nonostante i 5° C (41° F) rappresentano una soglia sotto la quale si ha stasi vegetativa. Le alte temperature, oltre ad indurre la fioritura a discapito dell'ingrossamento delle radici, non sono indicate in quanto diminuiscono le qualità organolettiche.
Si capisce che i Ravanelli non sono il classico ortaggio estivo, ma sono un'ottima coltura primaverile e, soprattutto per il Sud Italia, autunno-invernale. Possono esser un buon ortaggio per zone di montagna, anche a quote superiori ai 1000 m (3280 ft), dove pochi altri ortaggi potrebbero svilupparsi; inoltre non dimentichiamoci che, date le dimensioni contenute, possono essere coltivati con successo anche in vaso.

La raccolta primaverile è precocissima e, a temperatura di crescita ottimale, si può effettuare già dopo 25 giorni dalla semina. Il raccolto invernale, sia perché sono varietà con radici più "gonfie", sia perché temperatura e radiazione luminosa sono inferiori, è più tardivo e, dalla semina alla raccolta, possono trascorrere anche 2-3 mesi.

Capirete che i Ravanelli sono pronti per essere raccolti quando le radici, ormai gonfie, emergeranno dal terreno.

Germoglio Ravanelli

Semina Ravanelli


I Ravanelli gradiscono un'esposizione soleggiata ma, qualora si volessero coltivare in estate, gradiscono anche una posizione a mezz'ombra, oppure luce filtrata da altre specie orticole. Un'alternativa di coltura è quella di piantare i Rapanelli alla base di altri vegetali "estivi" (es. Pomodori) che, filtrando parzialmente la luce, creerebbero un ambiente ideale; inoltre con questa consociazione sfrutteremmo spazi di orto altrimenti sprecati.

Raphanus sativus è una specie che ama terreni umidi, la quantità di acqua influisce sulla qualità e sulla velocità di crescita. Le irrigazioni devono essere frequenti, ma non abbondanti, garantendo un suolo umido, ma non zuppo.
Carenze idriche, oltre a rallentare notevolmente lo sviluppo, determinano un gusto speziato troppo intenso.


La specie predilige terreni drenanti, di medio impasto, fertili, ricchi di sostanza organica e calcarei. L'acidità ideale è tra pH 6 e pH 7, tuttavia vi è una certa discordanza d'opinioni, una fetta di esperti sostiene che i Ravanelli possano crescere meglio su terreni leggermente basici.
Le concimazioni devono essere fatte con parsimonia, tenendo conto che un eccesso di nutrienti (specie di Azoto) indurrà una maggior produzione di foglie, piuttosto che un ingrossamento delle radici. D'altronde non c'è da stupirsi, in un terreno già molto ricco non c'è bisogno di avere una grossa riserva d'energia immagazzinata nelle radici.
Data la brevità del ciclo riproduttivo, il Ravanello è abbastanza resistente alle malattie. Tuttavia possono essere attaccati dai più comuni patogeni delle Brassicaceae (Altica del Cavolo, Hylemai brassicae, Pieris brassicae etc.), oltre che Peronospora ed Afidi. Tra le avversità abiotiche vanno menzionate le spaccature radicali dovute ad eccessi idrici o a grossi sbalzi secco-umido.


Usi ed Utilizzi :

I Ravanelli (intesi come radici) si possono consumare in insalata, oppure messi sotto'olio o sott'aceto. Anche le foglie, soprattutto quelle giovani, possono essere servite in insalata.
Dai semi si estrae un olio dal sapore molto inteso e pungente, utilizzato soprattutto nella cucina orientale.
Dalle radici (ma anche dalle foglie) si possono ottenere degli estratti ricchi del vitamina C e vitamina B, Acido Folico con proprietà officinali e terapeutiche note sin dall'antichità.
Preparati a base di questa essenza hanno un generale effetto rilassante sia sul sistema nervoso, che muscolare. Infusi di Ravanello vengono utilizzati anche per conciliare il sonno e per alleviare tosse, infezioni delle vie aeree ed i sintomi della febbre.


Varietà :

Esistono molte varietà di Ravanelli che, oltre al periodo indicato per la coltivazione, differiscono per forma, colore, sapore e dimensione della parte edule;
ma ecco le principali (o più particolari) varietà di Rapanello:


  • Daikon : originario del Giappone, in Italia è coltivato nella stagione invernale. Produce radici grosse, dal sapore piccante
  • Cherry Belle : radice tonda a maturazione precoce, interamente rossa, polpa croccante che si conserva a lungo, fogliame ridotto 
  • Sakurajima Mammoth : è il Ravanello "Gigante", che si distingue per le dimensioni delle radici, in assoluto le più grosse e pesanti tra tutte le specie di Ravanelli
  • Granàt : varietà precoce, a radice tonda, di medie dimensioni, polpa bianca e saporita
  • Fire and Ice : radice allungata, con parte apicale rossa e parte basale bianca. Dolce e con un sapore delicato
  • Green Meat (o Misato Green) : varietà di color verde, sia internamente, che esternamente. La "buccia" esterna è molto piccante, mentre la "polpa" interna è più dolce
  • Watermelon : Esteriormente di color bianco, all'interno di colore viola. Gusto leggermente pepato
  • Mària : varietà precocissima, polpa color cremisi ed adatta per esser coltivata in Serra (anche sotto forzatura)
  • Black Spanish : pianta caratterizzata da radici tonde, esternamente nere
  • Sparkler : varietà tondeggiante, radice rossa, a parte la punta (la parte rivolta più verso il basso) di color bianco
  • French Breakfast : varietà oblunga, croccante, ma dal gusto pungente, ottimi per essere cotti

Piante Raphanus sativus

Rapanelli

Ravanello nel terreno

Radice Ravanello