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martedì 16 gennaio 2024

Talea, Propaggine, Margotta e Pollone Radicato : Cosa Sono e Come si Eseguono ?

Propagare una pianta rara, oppure semplicemente ottenere un'altra pianta da poter regalare o piantare altrove, può essere un'attività molto gratificante per un appassionato di giardinaggio.
Esistono diverse tecniche di propagazione, che possono esser raggruppate in due grosse categorie :

  • Propagazione Gamica (o Sessuale)
  • Propagazione Agamica (o Asessuale) 

Nella propagazione sessuale la pianta si riproduce attraverso la semina. Il seme è però ottenuto tramite impollinazione ed, a partire da un'unica pianta madre, ogni seme sarà geneticamente diverso dall'altro (clicca qui per dettagli). Una pianta riprodotta per seme potrà esser diversa dalla pianta madre (infatti le cultivars non possono esser propagate per semina), inoltre raggiungerà la maturità (fioritura e fruttificazione) più tardivamente rispetto alla stessa pianta moltiplicata per via Agamica; in ultimo è necessario che la pianta madre sia matura, fiorisca e fruttifichi, così da poter aver i preziosi semi. 

Nella propagazione asessuale la pianta viene moltiplicata utilizzando organi diversi dal seme, garantendo quindi l'ottenimento di un clone geneticamente identico alla pianta madre. Uno dei metodi più comuni è l'innesto, discusso ampiamente qui, tuttavia nell'innesto le radici (portainnesto) non sono cloni della pianta madre. Esistono altri metodi di moltiplicazione agamica che permettono di aver un'intera pianta (comprese le radici) geneticamente identica alla pianta di partenza; queste tecniche, nell'insieme note come "moltiplicazione per auto-radicazione", comprendono la Talea, la Propaggine, la Margotta ed il Pollone Radicato).

Talee di Rosmarino
Che Cos'è una Talea ?

La Talea è una porzione di un organo vegetativo che, dopo esser stato esportato dalla pianta madre, è in grado di emettere radici (radicare) e di germogliare, formando così una nuova pianta totalmente indipendente, che è l'esatto clone della pianta madre. 

In base alla parte prelevata per la Talea possiamo distinguere :

  • Talee Legnose : rami di 1 o più anni, completamente lignificati (color marrone-grigio), prelevati durante la stagione di riposo vegetativo, dopo la caduta delle foglie (per piante decidue).
  • Talee Semilegnose : prelevati in estate, sono rami lignificati solo alla base.
  • Talee Erbacee : porzione di germoglio totalmente non lignificato (color verde).

La Talee legnose, di norma, sono più indicate per la propagazione degli Alberi da Frutta, mentre le Talee erbacee e semilegnose sono più frequentemente usate per la moltiplicazione di cespugli ornamentali (es. Ortensia). 

Quali Piante si Possono Propagare per Talea ? Come Avviene la Radicazione ?

Non tutte le piante si possono moltiplicare tramite Talea, alcune specie, infatti hanno organi incapaci di emettere nuove radici e, dunque, di formare un nuovo individuo partendo da un ramo.
Altre piante, ad esempio il Rosmarino, il Mirto ed il Ribes, hanno un'elevata capacità di radicazione e si moltiplicano facilmente senza grossi accorgimenti.
Nel mezzo, troviamo tutte le altre piante, ovvero quelle che si possono moltiplicare per Talea, ma con qualche "aiutino" e con una certa percentuale di insuccesso.

Il rametto prelevato per la Talea non è in grado di produrre energia tramite la fotosintesi e, per ottenere l'energia necessaria alla radicazione, deve affidarsi agli zuccheri accumulati nel suo legno prima del taglio dalla pianta madre.  

Talea di Camelia
Qui vi è un sottile equilibrio tra il momento di radicazione e quello dell'emissione delle nuove foglie : se il ramo germoglia troppo precocemente e la pianta non è radicata, le foglie faranno perdere acqua (traspirazione) dai tessuti, la quale non potrà nuovamente esser assorbita dalle radici (che non ci sono ancora) e quindi la pianta seccherà. La radicazione deve quindi precedere il germogliamento; tuttavia una volta esaurite le "scorte" di energia, per completare la radicazione, è indispensabile che la pianta emetta foglioline sane ed efficienti. 

Le talee erbacee, avendo gemme attive, radicano più velocemente, per contro i tessuti freschi si disidratano più rapidamente; le talee legnose richiedono più tempo per la radicazione, ma sono anche più tolleranti nei confronti della carenza idrica. 

Come ben capirete la temperatura e l'umidità sono due fattori cruciali per la riuscita.

Come Fare una Talea di una Pianta da Frutto ?

Le Talee legnose vengono raccolte in inverno e conservate in un luogo buio, ricoperte da sabbia. 
Il ramo (talea) avrà un'estremità prossimale, ovvero la parte più vicina al tronco, mentre l'altra è nota come estremità distale. E' importante ricordarsi questa polarità, poiché l'estremità prossimale è più abile nella radicazione, mentre l'estremità distale nell'emissione di nuovi germogli. Quando dovrete interrare una talea è importante mantenere la stessa polarità, invertendo le estremità, infatti, si avrà quasi certamente un fallimento. 

Le migliori Talee sono rami di circa un anno di età (rami vecchi radicano male) e vengono prelevate da piante madri sane e ben nutrite, in parti mediane (né troppo vicino, né troppo lontano dal tronco). Fanno eccezione alcune specie (es. Fico e Olivo), in cui i primordi radicali (zone in grado di emettere nuove radici) sono situati nella corteccia e, dunque, una talea da un ramo di 2-3 anni, avendo una corteccia meglio sviluppata, attecchirà più facilmente rispetto ad una talea fatta con giovane ramo.

La talea deve esser lunga circa 10-15 cm (4-6 in) e, dopo aver rimosso quasi tutte le foglie, va interrata, seguendo la polarità originaria, in vasetti contenenti terriccio drenante ed in grado di trattenere l'umidità. Questa operazione va fatta durante il periodo primaverile, riponendo il vaso in un luogo ombroso e fresco, oltre a provvedere a mantenere costantemente umido il terriccio. In un paio di mesi la radicazione potrebbe esser ultimata, ma prima di mettere a dimora converrà far crescere la pianta in vaso per almeno un anno. Quanto appena descritto va bene a livello amatoriale (in cui un'alta percentuale di insuccesso non è un problema) e/o per specie con elevata attitudine ad emettere radici (vedi sopra).

Per aver alte percentuali di successo, anche con specie meno propense alla moltiplicazione per talea, si dovranno prendere alcuni accorgimenti (oltre a mantenere la polarità) :

  1. Trattare l'estremità prossimali con ormoni che favoriscono la radicazione (es. NAA o IAA). In commercio ci sono diversi preparati, sia liquidi, sia cremosi, sia in polvere. 
  2. Utilizzare : il Riscaldamento Basale o la Forzatura in Sacchetti di Polietilene.

Riscaldamento Basale : consiste nel mettere le talee (prelevate ad inizio inverno) in vasi profondi circa 30 cm (12 in), posizionati poi su un bancone riscaldato a circa 22° C (72° F). In questo modo il caldo, "arrivando dal basso", stimolerà l'estremità prossimale ad emettere radici, mentre l'estremità distale, essendo circondata da un ambiente freddo, non emetterà foglie prima della primavera. In questo modo la radicazione anticiperà il germogliamento.

Forzatura in Sacchetti di Polietilene : 10-12 talee vengono legate a formare dei gruppetti, messi poi in sacchetti al cui interno vi è 1/3 di sabbia e 2/3 di torba e circa 10 cL di acqua. Essi vengono chiusi ermeticamente e deposti al buio, a temperatura costante di circa 20° C (68° F), per un paio di mesi. L'assenza di luce e l'umidità costante favoriranno la radicazione rispetto al germogliamento. 
 

Cos'è la Propaggine ?

Schema Propaggine
Questa è una tecnica di auto-radicazione che si ottiene piegando un ramo lungo e flessibile, posto nella parte bassa della pianta, fino ad interrarlo, per poi farne emergere l'estremità. In altre parole questo "ramo", diversamente dalla Talea, rimane ancora attaccato alla pianta madre. E' importante asportare un'anello di corteccia (senza intaccare il libro) in corrispondenza della parte che rimarrà sotto terra, che sarà proprio quella che, essendo al buio ed in un terreno umido, inizierà a radicare. Una volta emesse le radici si potrà tagliare la propaggine ed ottenere quindi un nuovo individuo.
La Propaggine, rispetto alla Talea, ha il vantaggio di una maggior efficienza, dato che la "futura nuova pianta" è nutrita ancora dalla pianta madre e supportata durante la fase di radicazione, per contro ha lo svantaggio di richiedere più spazio e di non poter esser eseguita in serra.

Cos'è la Margotta ?

Margotta su Ficus lyrata
Concettualmente molto simile alla Propaggine, si differenzia da quest'ultima per il fatto che si porta la terra ai rami, invece che i rami alla terra. In altre parole, durante, il riposo vegetativo, si fa un'incisione anulare in una porzione di ramo, in corrispondenza della quale verrà deposta della terra umida, mantenuta in posizione da un involucro di color nero, allacciato strettamente al ramo. In questo modo la parte di ramo rimarrà a stretto contatto con il terriccio ed al buio, favorendo la radicazione. Alla fine della stagione vegetativa la margotta (il ramo con le radici neoformate), potrà esser asportato e trapiantato. 


Cos'è il Pollone Radicato ?

Questa tecnica di moltiplicazione sfrutta la fisiologica attitudine di alcune specie ad emettere polloni, ovvero rami prodotti da gemme situate sulle radici che, spesso, sono già parzialmente radicati e, se ricoperti alla base con terra, ne emettono di ulteriori. Basterà quindi rimuovere il Pollone e trapiantarlo. Tramite Pollone Radicato si ottengono alcuni portainnesti di Susino, Ciliegio e Pesco, ma anche cultivars di Nocciolo o Lampone.

Schema Pollone Radicato



lunedì 21 ottobre 2019

Come e Quando Potare le Piante da Frutto ?

Di manuali di potatura ne esistono a decine, questo non è di certo un corso di potatura e probabilmente non dirò nulla di nuovo, tuttavia vorrei raggruppare in un unico articolo ciò che si sa riguardo alla potatura, ed in special modo delle piante da frutto, rispondendo ad alcune semplici domande che sicuramente vi sarete fatti.


Perché Bisogna Potare le Piante da Frutto ?

Premetto col dire che le piante, fruttifere e non, si son evolute ben prima che l'uomo potesse immaginare di "addomesticarle" a proprio vantaggio. 
In natura tutte le piante nascondo, crescono e fruttificano alla perfezione senza alcun intervento esterno ed, in linea di principio, nessuna pianta avrebbe bisogno di potature, basti vedere in montagna Meli e Peri ormai selvatici alti 10 metri e perfettamente fruttificanti.


Ciò nonostante la potatura ha lo scopo di mantenere un equilibrio tra l'aspetto vegetativo e riproduttivo ed offre indubbi vantaggi :

  • Ridurre le dimensioni delle piante e, quindi, poterne aver un maggior numero per ogni ettaro di terreno; inoltre tenere una taglia ridotta facilita le operazioni di raccolta.
  • Diminuire l'alternanza di produzione e controllare la quantità di frutti per pianta, onde evitare che un anno ci siano tantissimi frutti (magari piccoli e di scarse qualità organolettiche) ed il successivo non ve ne siano.
  • Dare una forma alla pianta, in modo tale che la chioma sia ben bilanciata e distribuita su 3-4 branche principali, ruotate di circa 90-120 gradi l'una dall'altra.
  • Avere una chioma meno folta, in modo tale da permettere un miglior arieggiamento ed un maggior numero di foglie direttamente esposte ai raggi solari, riducendo quindi l'insorgere di malattie fungine (che amano l'umidità) e migliorando la resa della fotosintesi.
  • In piante senescenti, la potatura può avere anche un effetto di ringiovanimento, stimolando l'attività vegetativa e l'emissione di nuovi rami.
Potatura Alberi da Frutto

Quando Si Devono Potare le Piante ?

Il periodo migliore per eseguir la potatura dipende dalla specie ma, in linea di massima, potremmo dire che per la maggior parte delle piante decidue conviene farla nel periodo di riposo vegetativo, ovvero quando hanno ormai perso le foglie, ma almeno 15-20 giorni prima della schiusura delle gemme.
Il periodo migliore va dunque da Novembre a Febbraio, evitando i periodi di forte gelo che potrebbero compromettere la regolare cicatrizzazione delle ferite.

In zone molto fredde consiglio di potare tra fine Febbraio ed inizio Marzo, nel Sud Italia, invece, si può tranquillamente potare in Dicembre.

Anche le piante sempreverdi è meglio potarle durante il riposo vegetativo, ricordandosi che una potatura massiccia stimola la ripresa vegetativa e che una pianta in crescita è più sensibile ai danni da gelo, rispetto ad una pienamente dormiente.

Fin qua abbiamo descritto la potatura a secco, tuttavia esiste anche la potatura a verde, fatta in Estate, solo su piante eccessivamente vigorose.

Quanto detto tuttavia non è però applicabile a tutte le specie, se per esempio osserviamo il Nespolo Giapponese ci accorgiamo che inizia a fiorire in Autunno e che fruttifica tra Aprile e Giugno; questa pianta, per non compromettere la fruttificazione, deve esser potata non appena si saranno raccolti i frutti.

Ricordatevi è meglio potare un po' tutti gli anni, piuttosto che dover far potature drastiche ogni 5 anni.


Regole Generali Per Una Buona Potatura :


  • Disinfettare gli attrezzi : consiglio di pulire le lame delle vostre cesoie con alcool e di passarle sopra al fuoco, affinché si uccidano tutti i possibili patogeni che potrebbero infettare, tramite le ferite del taglio, la pianta potata.
  • Potare Prima le Piante "Sane" : sebbene sia meglio disinfettare gli strumenti ad ogni nuova pianta potata, è comunque bene iniziare potando piante giovani e sane, finendo con quelle più vecchie e malconce, così da non trasferire le malattie di queste ultime alle prime.
  • Tagliare Poco Sopra Una Gemma : a seconda della specie vegetale le gemme possono esser distanziate diversi centimetri; dato che la nuova vegetazione verrà emessa dalla gemma più vicina al taglio è consigliabile che tra il taglio e la gemma non ci sia molto legno che, nel corso della stagione, seccherebbe inevitabilmente.
  • Fare Tagli Obliqui : se un ramo è verticale non tagliatelo parallelo al suolo, ma con un angolo di 45°. In questo modo la sezione del taglio sarà inclinata, evitando il ristagno di acqua e marciumi vari. 
  • Non Potare Grossi Rami : più un ramo è giovane e di piccolo diametro, meglio sopporterà la potatura.
  • Usare Mastice : se proprio fosse necessario potare un ramo di grosse dimensioni ricordatevi di usare del mastice, che aiuta il processo di cicatrizzazione, limitando l'ingresso dei patogeni.
  • Fare Tagli Netti : usare cesoie affilate, facendo un taglio deciso e netto, non "sfilettato". Tanto più si è puliti e precisi, tanto più il legno cicatrizzerà in fretta.
  • Arieggiare la Chioma : per tutte le specie è importante che la chioma non sia eccessivamente densa e che l'aria (e la luce) possa passarci in mezzo, riducendo l'umidità e l'attacco da parte di funghi patogeni, oltre a garantire una miglior maturazione dei frutti più interni.
  • Selezionare l'ultima Gemma : Quando si farà un taglio, esso dovrà esser in prossimità di una gemma. La gemma più vicina al taglio sarà quella che emetterà rami più vigorosi; di conseguenza, dato che le gemme son orientate in tutte le direzioni, sarebbe opportuno che la gemma più prossima al taglio sia orientata nella direzione in cui vorremo dirigere il nuovo flusso vegetativo; ad esempio verso l'esterno della chioma e non viceversa.

Tipi di Taglio :

  • Diradamento : si intende la rimozione totale di un certo numero di rami e viene effettuato in piante vigorose, che producono troppi rami. Questa tecnica è nota anche coma Potatura Lunga, poiché i rami che rimangono non sono numerosi, ma sono lunghi
  • Accorciamento : in questo caso il ramo non vien rimosso totalmente, ma semplicemente accorciato (talvolta anche di oltre il 50%). All'opposto di prima, qui parliamo di Potatura Corta, poiché rimangono molti rami, ma corti.
  • Raschiatura : potatura eseguita a scopo sanitario; consiste nell'asportazione della parte più esterna e morta della corteccia di alberi adulti.
  • Tagli di Ritorno : ad ogni anno un ramo emette dei germogli dalle gemme laterali, ma continua anche ad allungarsi dal proprio apice vegetativo. Il taglio di ritorno si esegue poco sopra la diramazione tra il ramo principale (quello vecchio) ed il ramoscello (nuovo). In questo modo si sostituirà il vecchio apice vegetativo con il nuovo e si limiterà l'eccessivo accrescimento in lunghezza, ringiovanendo la chioma ed i rami ormai troppo vecchi.
Taglio di Ritorno - Prima della Potatura

Taglio di Ritorno - Dopo la Potatura
  • Cimatura : rimozione dell'apice vegetativo (la punta) dei germogli. E' un esempio di potatura a verde (fatta tra primavera ed inizio estate) e favorisce l'accrescimento e la formazioni di nuovi germogli lungo l'asse del ramo.
  • Spollonatura : rimozione dei polloni, ovvero quei rami che spuntano direttamente da gemme situate sulle radici o dal colletto.
  • Capitozzatura : una tipologia di potatura assai drastica, con rimozione di grossi rami, fatta allo scopo di rinvigorire piante ormai vecchie o per contenere le dimensioni delle piante, come ad esempio nel Tiglio. Questa tecnica, oltre a deturpare l'aspetto estetico, non può esser eseguita su tutte le specie; nelle Conifere, ad esempio, porterebbe le piante a morte certa.
Capitozzatura

Come Potare le Piante da Frutto ? :

Per piante arboree il primo intervento è noto come potatura di formazione, poiché vengono selezionati i rami più sani e meglio disposti, lasciandone solitamente 3 o 4, che diventeranno le future branche principali, determinando dunque la forma della pianta adulta.

Successivamente si attua la potatura di produzione, che richiede il riconoscimento dei diversi tipi di gemma (a fiore, a legno, miste). Il comportamento riproduttivo delle diverse specie è talmente variabile da non permettere di generalizzare. Per questo motivo darò una spiegazione in base ai seguenti raggruppanti di piante da frutto :

Kiwi e Vite : Entrambe le specie sono liane rampicanti, la Vite è dotata di viticci che la ancorano facilmente ai sostegni, mentre il Kiwi, che ne è privo, si aggrappa avvolgendosi attorno a qualsiasi cosa incontri, formando spesso dei grovigli inestricabili.
Entrambe le specie richiedono potature massicce, che rimuovano gran parte del legno della vecchia stagione. Inoltre ricordatevi che entrambe le specie fioriscono sui nuovi getti e non vi è dunque una netta distinzione tra gemme a fiore ed a legno.
Eliminate buona parte dei rami, selezionandone un certo numero (che varia anche in funzione dell'età della pianta e dello spazio disponibile), da accorciare sino a che ci siano circa 15 gemme (nei Kiwi) o 5-8 gemme (nella Vite). Sono piante facili da potare, che fruttificano abbondantemente (soprattutto il Kiwi) anche se potati da mani inesperte. 

Riassumendo, diradare ed accorciare i pochi rami prescelti.

Potatura Vite

Kiwi Potato
Pesco : Questa specie fruttifica prevalentemente (non unicamente) sui rami misti di un anno e, piante sane e ben concimate, hanno elevata vigoria. I rami misti sono quelli lunghi anche oltre 30 cm, ma di piccolo diametro, dato che hanno solo 1 anno di età e contengono sia gemme a fiore che a legno. Se ne devono rimuovere sino al 70%, cercando di eliminare quelli interni alla chioma, danneggiati o che si incrociano. I restanti devono esser accorciati a circa metà lunghezza.
Le gemme a fiore nel pesco si riconoscono poiché ben più gonfie di quelle a legno e son distribuite su quasi tutta la lunghezza del ramo misto. Un ramo misto non accorciato allegherà molte pesche, facendole però rimanere piccole e di scarse qualità.

Pesco Dopo Potatura

Ciliegio ed Albicocco : queste piante da frutto non gradiscono potature drastiche poiché i tagli non si cicatrizzano bene e son soggetti a gommosi. Detto questo una potatura leggera, ma costante è comunemente fatta negli impianti produttivi.
Nell'Albicocco le gemme a fiore son leggermente più grosse e solitamente presenti a coppie, divise da una gemma a legno centrale e sono disposte lungo l'intero ramo misto. L'entità della potatura (diradamento ed accorciamento) sarà proporzionale al carico di gemme a fiore; nelle annate in cui ce ne sono molte si dovranno eliminare più rami, per non incorrere nell'alternanza di produzione. 
Il Ciliegio produce prevalentemente sui mazzetti di maggio, cortissimi rami (1-2 cm) con un folto gruppetto di gemme a fiore. 
In linea di massima il Ciliegio è una pianta che si sviluppa in maniera armonica ed elegante anche senza interventi di potatura; tuttavia la mole elevata richiede una potatura di contenimento, atta a ridurne le dimensioni ed a facilitare la raccolta.

Melo e Pero : le pomacee solitamente gradiscono potature energiche, ma è importante sapere quali sono le gemme sui cui avverrà la fioritura/fruttificazione.
Dobbiamo riconoscere le Lamburde, ovvero piccoli rami (2-3 cm) con una gemma a fiore in posizione apicale, i Brindilli, esili rami che terminano con una gemma a fiore ed, infine, i rami misti.


Durante la fase vegetativa la Lamburda si ingrossa dando origine ad una struttura nota come Borsa, ricca di sostanze nutritive. Se Lamburde e Borse non si regolano con un'opportuna potatura si affastellano, formando le tipiche Zampe di Pollo (o di Gallo).

A seconda della varietà di Melo (o Pero) la fruttificazione si concentrerà maggiormente sulle Lamburde o sui Brindilli/Rami Misti.
Durante la potatura si dovranno rinnovare le Lamburde con tagli di ritorno e sfoltire la chioma, diradando i rami mal posizionati. I Brindilli non vanno accorciati, perché terminano con una gemma a fiore, ma vanno diradati.
Le Lamburde che danno origine a frutti migliori sono solitamente quelle inserite su rami di 2-3 anni di età. Una potatura intelligente tende a mantenerle costanti, eliminando quelle inserite su rami ormai troppo vecchi.

In linea di massima la potatura del Pero deve esser più leggera rispetto a quella del Melo.

Lamburda e Taglio di Potatura

More e Lamponi : queste specie sono considerate piante biennali, nel senso che la parte aerea si rinnova integralmente nell'arco di questo periodo.
In pratica le radici sono perenni ed, ad ogni stagione, emettono dei polloni che crescono vigorosi, talvolta per oltre 2 metri (soprattutto nelle More), spesso piegandosi sino a toccare terra.
Questi rami (rami di 1 anno) non fruttificano, tranne che nei Lamponi biferi. Durante la stagione successiva dalle gemme laterali di questi rami vengono emessi dei germogli al cui apice saranno presenti fiori/frutti.
Alla fine della stagione questi rami (rami di 2 anni) muoiono e seccano.

La potatura consiste nell'eliminazione di tutti quei rami morti (di 2 anni) e nella selezione di 3-5 rami di 1 anno; gli altri saranno rimossi alla base. I rami selezionati devono esser accorciati di circa metà (o più), i modo che siano più stabili. Non temete i fiori verranno prodotti dai germogli emessi da qualsiasi gemma di questi rami, sia essa basale, laterale o terminale. La fruttificazione sarà dunque generosa a prescindere da quanto li accorciate.

N.B. alla fine del secondo anno i rami si riconoscono sia dal fatto di esser morti/secchi, sia per la presenza di ramificazioni nella parte alta.

Potatura Rami 2 Anni Lampone

Mirtilli e Ribes : sono piante a sviluppo relativamente limitato, sebbene i Mirtilli Americani possano superare i 2 metri di altezza. Nel Ribes si attuano accorciamenti dei rami e diradamento di quelli più vecchi. Nel Mirtillo le gemme a fiore son disposte sui rami di 1 anno e son visivamente più grosse rispetto alle gemme a legno, la potatura è leggerissima, talvolta superflua e mira allo sfoltimento della chioma. 

Gemme a Fiore Mirtillo

Apertura Gemme a Legno ed a Fiore Mirtillo

Susino e Mandorlo : la potatura invernale dovrà esser più o meno leggera a seconda della vigoria della pianta. Nei Susini Cino-Giapponese, che solitamente hanno una fioritura molto abbondante, con fiori che sbocciano in prevalenza da gemme situate sui Dardi Fioriferi (Mazzetti di Maggio), la potatura è intensa e consiste nell'asportazione dei rami che portano Dardi vecchi ed ormai esauriti.
Nel Susino Europeo, che fiorisce meno copiosamente ed in prevalenza sui rami misti, la potatura sarà più leggera, rinnovando i rami misti.
In entrambi i casi i rami in eccesso, rotti o mal direzionati, vanno eliminati, diradando la parte interna della chioma.
Discorso molto simili può esser fatto per i Mandorli, ricordandosi che in un terreno ricco diventano alberi ben più grossi dei Susini ed è quindi consigliabile attuare potature di contenimento, accorciando i rami assurgenti.

Susino Europeo Prima delle Potatura

Susino Europeo Dopo La Potatura

Olivo : per poter potare correttamente bisogna ricordarsi che la maggior parte delle mignole (boccioli fiorali dell'Ulivo) vengono prodotte sui rami di 1 anno (lunghi tra 20 e 40 cm) e dunque la fruttificazione sarà concentrata su questi ultimi; inoltre va considerato che l'Olivo è una pianta molto vigorosa che, nei climi adatti, può diventare davvero grande.
La potatura deve esser fatta di anno in anno e consiste nell'eliminazione dei Polloni e dei Succhioni, ovvero quei rami vigorosi che spuntano direttamente dalle branche principali.
In questa specie, più che in altre, sono importanti i tagli di ritorno e l'alleggerimento della chioma (la specie è eliofila e non tollera l'umidità)

Nocciolo e Melograno : queste due specie, che all'apparenza sembrano molto diverse, hanno un elemento in comune; entrambe hanno la tendenza ad emettere polloni, anche in piante adulte e sane.
Nel Nocciolo di solito si opta per una forma arbustiva, selezionando 3-4 polloni, che diventeranno i futuri tronchi. Ad ogni stagione si dovranno rimuovere tutti i numerosi polloni cresciuti durante l'estate, accorciare i rami che puntano verso l'alto e snellire la chioma, facendo si che i rami vadano ad occupare il volume disponibile, senza che vi siano zone troppo folte ed altre libere.
Il Melograno si può crescere sia ad alberello, che ad arbusto; nel primo caso si seleziona un unico ramo, nel secondo caso se ne selezionano di norma 3-4. In futuro, soprattutto se volete la forma "ad albero" dovrete rimuovere tutti i nuovi polloni, che in una sola stagione possono raggiungere l'altezza di un uomo. Se volete un cespuglio "selvaggio" potete lasciarli, ma l'aspetto sarà disordinato.
Data l'elevata vigoria del Melograno è consigliabile anche un bel diradamento, in modo che i futuri frutti possano godere al massimo della luce solare.

Rimozione Polloni Nocciolo

Agrumi : con questo termine intendiamo più specie appartenenti al genere delle Rutaceae. E' evidente che esistano differenze sostanziali tra specie e specie ma, in linea di massima, potremmo dire che gli Agrumi tendono ad assumere una forma globosa; tuttavia alcuni (es. Arancio e Limone) nella fase giovanile hanno la tendenza a sviluppare rami verticali molto vigorosi (Succhioni), che possono entrare in competizione con le branche e devono esser rimossi per favorire un miglior sviluppo della chioma.
La potatura di produzione si limita al diradamento della chioma, all'eliminazione dei rami troppo assurgenti e di quelli più bassi che tendono a squilibrare la chioma.
Gli Agrumi sono sensibili al gelo ed è bene potarli poco prima della fioritura primaverile ed in maniera abbastanza leggera. A livello amatoriale possono esser lasciati crescere anche liberamente, continuando a fruttificare. 

Nespolo Giapponese e Corbezzolo : Queste due piante sono sempreverdi e fioriscono tra Autunno ed Inverno. Il Nespolo va potato verso Giugno, dopo la fruttificazione, ma prima della fioritura, mentre il Corbezzolo richiede circa 1 anno per maturare i frutti, quindi ogni volta che tagliate potrete rimuovere fiori (tra Settembre e Gennaio) o frutti (tutto l'anno). Anche in questo caso consiglio di potare verso Giugno, selezionando i frutti che vorrete lasciare sulla pianta.

Il consiglio che vi posso dare è di provare, alla fine la via pratica diventa il miglior modo per imparare a potare correttamente una pianta da frutto.
Ricordatevi, non è detto che il giardiniere che ben pagate vi poti nella maniera più corretta, ma forse in quella più veloce.

P.S. Ricordatevi le Conifere hanno di norma scarsa vigoria e non tollerano grosse potature, mentre le Palme hanno un unico apice vegetativo (la punta dove emergono nuove foglie) e son incapaci di rigenerarlo; quindi non potrete mai limitare la crescita in altezza, se taglierete l'apice la Palma morirà.

venerdì 9 dicembre 2016

Cos'è un Innesto? A Cosa Serve Innestare le Piante da Frutto?

Tutti noi abbiamo sentito parlare di "Piante Innestate" oppure letto, magari su qualche rivista di giardinaggio, della "Tecnica dell'Innesto". Eppure solo i più appassionati e curiosi sanno realmente che cosa voglia dire innestare e quali vantaggi offra.

Cosa significa innestare una pianta? Che differenza c'è tra Nesto (o Marza) e Portainnesto (o Portinnesto)? E' sempre necessario innestare le piante da frutto, affinché fruttifichino? Da dove nasce questa tecnica? Qual è la sua utilità? Si può usare con tutti gli alberi?

Innesto a spacco



Come suggerisce la parola, innestare significa genericamente "inserire" qualcosa all'interno di un corpo estraneo. Se parliamo del mondo vegetale, innestare vuol dire "unire" o "collegare" due rami inizialmente divisi, una sorta di trapianto tra piante.

Ancora una volta l'uomo ha semplicemente copiato, ed adattato ai suoi scopi, un meccanismo già presente in natura. L'innesto, infatti, esiste da milioni di anni, garantendo un vantaggio evolutivo alle specie in grado di attuarlo.
Rami di specie affini che vengono a contatto tra loro possono saldarsi l'un l'altro, collegando di fatto le due piante. Ovviamente non è un evento troppo frequente, i rami devono essere intagliati e ben stretti l'uno contro l'altro, però in boschi fitti può capitare.
Pensiamo ad una pianta che viene sradicata, i suoi rami sono ancora vivi, ma destinati a morire. Se cadendo riuscissero a collegarsi ad un'altra pianta e a saldarsi prima che muoiano, essi potrebbero sfruttare le radici di questa seconda pianta per potersi sviluppare.
Anche due piante sane e non sradicate potrebbero trarre dei vantaggi da un innesto naturale, potendo condividere la stessa linfa ed utilizzato le radici di entrambe.

Due platani innestati tra loro

Innesto naturale


Perché l'Innesto, Specialmente Per le Piante da Frutto, è Così Importante Come Metodo di Propagazione?

I semi si ottengono in seguito all'impollinazione dei fiori, ogni seme è dunque geneticamente diverso da ogni altro. La  moltiplicazione di una pianta tramite semina (riproduzione sessuata) genera una pianta figlia che non è un clone della pianta madre ed, anzi, potrebbe anche essere molto diversa. Dal seme di una mela rossa potrebbe nascere una piantina che farà mele gialle, da un Kiwi femmina potrebbe nascere un Kiwi maschio, da un vitigno precoce potrebbe nascerne uno tardivo etc.. (per dettagli clicca qua).
Per queste ragioni, qualora si volesse una pianta con determinate caratteristiche, si dovrà riprodurla per via vegetativa, ovvero asessuata (senza passare dal seme).
Alcune piante si possono riprodurre per Talea, ovvero basta interrare un loro ramo affinché emetta radici e possa sviluppare una nuova pianta interamente derivante da quell'unico ramo (e quindi un suo esatto clone). Tuttavia non tutte le piante hanno rami che radicano con facilità ed alcune non si possono assolutamente moltiplicare tramite talea.

Queste specie si riproducono tramite innesto. Innestare vuol semplicemente dire collegare un ramo di una cultivar selezionata (Nesto o Marza) ad una piantina ottenuta ad esempio per semina (Portainnesto).
Supponiamo di avere un'ottima varietà di Albicocco, che produce frutti grossi e gustosi e di volerla riprodurre, per venderla o regalarla ad amici e parenti. Purtroppo i suoi rami non radicano e non è possibile fare una talea, mentre se la seminassimo potrebbe uscire una pianta che produce frutti piccoli e poco gustosi.
Noi potremmo sfruttare i suoi semi per produrre il Portainnesto e, dopo un paio di anni, innestare su di esso il Nesto (un ramo preso dall'ottima varietà di Albicocco).
Così facendo le radici e la prima parte del tronco non sarebbero dei cloni della nostra varietà, ma la parte sovrastante sì. Se l'innesto ha successo il nesto inizierà a germogliare, a svilupparsi ed a formare una chioma, la quale fiorirà è produrrà albicocche grosse e gustose, esattamente come la pianta da cui è stato prelevato il nesto. Il portinnesto invece sarà geneticamente diverso dalla pianta da cui si è prelevato il seme, ma tanto non dovrà produrre frutti, ma solo alimentare con le sue radici il nesto sovrastante.


Come Si Riconosce una Pianta Innestata?

Piante riprodotte per talea o per semina sono difficilmente distinguibili, mentre piante innestate, almeno da giovani, sono facilmente riconoscibili.
Per la riuscita di un innesto, le cellule del nesto e quelle del portainnesto si devono saldare tra loro. Nella regione di contatto vi è un'elevata proliferazione cellulare che genera un ispessimento, inoltre è osservabile la cicatrice creatasi in corrispondenza degli intagli iniziali.
Nelle piante molto vecchie il punto d'innesto può essere nascosto dalla corteccia, mentre nelle piante giovani anche l'innesto più "delicato" lascia una traccia.


Quali Vantaggi Offrono le Piante Innestate?

In primis è, per molte specie, l'unica tecnica che permette di riprodurle in maniera vegetativa (ottenendo cioè un'identica cultivar o Clone). In secondo luogo le piante innestate fioriscono ed entrano in produzione prima. Questo perché il ramo (nesto) utilizzato è un ramo prelevato da una pianta già in produzione. Esso è dunque "maturo" e, idealmente, già in grado di fiorire/fruttificare. Una pianta nata da seme, invece, deve percorrere le tappe; inizialmente è solo un germoglio, poco dopo un esile tronco, che successivamente inizierà a ramificare. I giovani rami non sono ancora in grado di differenziarsi al fine di produrre gemme a fiore e ci vorranno anni affinché si raggiunga l'età riproduttiva.
Se vogliamo, l'innesto è una sorta di forzatura, si "attacca" un ramo "adulto", preso da una pianta adulta, su un portainnesto "bambino".
In alcuni casi vi è dunque un'enorme sproporzione tra nesto e portainnesto e le radici ancora poco sviluppate non sono in grado di alimentare i frutti che il ramo "adulto" innestato vorrebbe produrre.
Tuttavia, una volta sviluppate le radici, l'innesto potrà iniziare a fruttificare, risparmiando tempo rispetto a quello necessario partendo da seme. Per intenderci una pianta innestata può iniziare a produrre 2-3 anni dopo l'innesto, una da seme ne può richiedere anche 8-10 (questi sono valori medi per una pianta da frutto, l'età di entrata in produzione varia considerevolmente da specie a specie).
Un'altra opportunità è quella di avere, su un'unica pianta, più varietà diverse tra loro. Se prendiamo una pianta nata da seme, la facciamo ramificare ed ogni suo ramo lo innestiamo con un nesto diverso, potremmo avere ad esempio 3 innesti diversi, tutti alimentati da un unico apparato radicale. Potremmo così avere un unico melo che produrrà su una branca Mele "Rosse", su un'altra Mele "Gialle" e sull'ultima Mele "Verdi", insomma una chioma variegata.
Per sfruttare al meglio la tecnica degli innesti multipli, i diversi nesti selezionati dovranno avere vigoria simile, altrimenti uno potrebbe prendere il sopravvento sugli altri, generando una chioma sbilanciata.

Detto questo non è vero che è sempre necessario innestare le piante da frutto, semplicemente, partendo da seme, dovrete aspettare più tempo e sarà un terno al lotto, non saprete mai che frutto farà fin quando non fruttificherà.

Punto di Innesto



Un  altro vantaggio è la possibilità di utilizzare diversi portainnesti, scegliendo così i più adatti alle nostre condizioni di crescita. Se una specie, ad esempio il Prunus avium (Ciliegio), viene innestata sulla stessa specie, ovvero sia Nesto che Portainnesto sono Prunus avium, si dice che è un Ciliegio innestato su Franco; tuttavia, alcune specie, possono essere innestate anche su specie affini (e non solo identiche). Qualcuno di voi si starà chiedendo : "E quindi?"

Se ci pensate bene questa è un'opportunità enorme, potreste avere una pianta che fa i frutti (o i fiori) che voi più amate, con le radici di un'altra specie.
Supponete di vivere in una zona siccitosa, in cui le piogge estive siano praticamente inesistenti e di voler coltivare una determinata pianta, non troppo resistente alla siccità. Se la vostra pianta (specie A) si può innestare su un'altra (specie B) più resistente alla siccità, avrete la possibilità di avere una pianta con la chioma (rami, foglie, fiori, frutti etc..) della specie A, alimentata da un portainnesto della Specie B, che sviluppa radici profonde, in grado di pescare acqua laddove le radici della specie A non arriverebbero.
In zone a clima Mediterraneo, ad esempio, si usa spesso il Mandorlo come Portainnesto per innestare altre specie fruttifere meno resistenti alla siccità (es. Pesco, Susino, etc..).

Ovviamente le radici (Portainnesto) influenzano anche la chioma (Nesto) e non solo per la ovvia resistenza alla siccità. Le radici prelevano i nutrienti dal terreno, ancorano la pianta al terreno, producono e mettono in circolo ormoni in grado di influenzare la chioma.

Ultimamente sono diventati di moda gli alberi da frutti nani che, date le loro dimensioni, sono coltivabili anche in piccoli giardini, in vaso, oltre a permettere impianti iper-intensivi o semplicemente facilitare la raccolta, senza dover utilizzare scale.
L'effetto nanizzante si ottiene grazie a particolari portainnesti che riducono la vigoria del nesto sovrastante; un esempio nel Ciliegio è il Portainnesto nanizzante "Gisela".
Inoltre la vigoria indotta da un portinnesto è correlata al tempo necessario per l'entrata in produzione di una pianta da frutto. In linea generale, portainnesti molto vigorosi faranno crescere velocemente la chioma, ritardando la messa a frutto, mentre quelli con scarsa vigoria l'anticiperanno.

Diversi portainnesti, e quindi diversi tipi di radici, hanno diversa adattabilità ai terreni. Uno stesso nesto converrà innestarlo sul portainnesto più idoneo al terreno in cui si vorrà poi piantumare.
Nella Vite (Vitis vinifera), il portainnesto 1103 P è tra i migliori per terreni salmastri, altri resistono meglio ai ristagni idrici, altri ancora ai terreni con alte concentrazioni di calcare attivo.
Alcuni sono più indicati per terreni argillosi, altri per terreni freschi e profondi. In fine, ogni portinnesto ha una diversa tolleranza alle varie patologie; in terreni umidi, ad esempio, sarà opportuno sceglierne uno con elevata resistenza ai marciumi radicali.

Come accennato sopra, le radici producono anche alcuni ormoni. La scelta del giusto portainnesto può aumentare o diminuire la resistenza al freddo della chioma su di esso innestata.
Un classico esempio arriva dagli Agrumi, essi sono mediamente poco tolleranti al freddo eppure la soglia di danno da freddo può essere aumentata utilizzando come portainnesto il Poncirus trifoliata. Esso è l'unico agrume deciduo e, in seguito ai primi freddi, è in grado di facilitare l'arresto della crescita della chioma sovrastante, inducendo una dormienza più duratura ed efficace.
Un Cedro od un Pomelo, innestati su franco, dimostrerebbero una minor capacità di acclimatazione al freddo e, di conseguenza, una minor rusticità. Inoltre le radici del Poncirus trifoliata offrono una miglior resistenza a diverse specie di Phytophthora.
La scelta del giusto portainnesto potrebbe fare la differenza tra il successo e l'insuccesso, spostando (leggermente) la soglia limite di coltivazione.

Nesto-Portainnesto


I portainnesti si ottengono per semina oppure tramite la tecnica della micro-propagazione in vitro, un metodo eseguibile solo in laboratorio. In quest'ultimo caso poche cellule prelevate da una gemma del portainnesto vengono cresciute e moltiplicate in vitro e poi fatte radicare.


Quali Svantaggi Hanno le Piante Innestate?

Dopo aver visto i tanti vantaggi, diamo un'occhiata ai (pochi) svantaggi. In primo luogo innestare è più complicato che seminare, bisogna avere gli attrezzi giusti, prelevare le marze ed innestarle nel periodo dell'anno adatto, nonché un po' di esperienza. Inoltre, in alcune specie, gli innesti faticano ad attecchire e solo una piccola percentuale ha successo.

Per chi invece si limitasse a comprare (non a propagare) piante innestate, il primo svantaggio non lo riguarda. Tuttavia c'è un secondo (e forse più grosso) svantaggio: una pianta innestata è, di fatto, composta da due piante diverse, un Portainnesto (radici e prima parte del tronco) ed un Nesto (chioma).
I portainnesti posseggono delle proprie gemme, le loro radici possono emettere polloni (rami prodotti dalle radici), quindi tutti i rami prodotti dal portainnesto devono essere rimossi, altrimenti si rischierebbe che, accanto alla chioma prodotta dal Nesto, se ne facesse una prodotta dal Portainnesto. Questo problema diventa importante in specie con elevata tendenza a pollonare.
Ricordatevi che ogni getto cresciuto sotto il punto di innesto non sarà la cultivar che voi avete comprato.

Un problema molto affine è quando una pianta da frutto "rigetta", dopo essere stata seriamente danneggiata dal freddo. Abbiamo visto che, specie con una buona pacciamatura, le radici rimangono più protette e al caldo, rispetto alla chioma esposta alle intemperie.
Supponiamo di avere un Olivo (Olea europaea) che fa Olive giganti e buonissime e di innestare una sua marza su portainnesto ricavato dal seme di un'Oliva (e quindi potenzialmente di pessima qualità).
Se viene un'ondata di gelo molto intensa, la parte aerea può venire seriamente danneggiata o morire del tutto. Tuttavia le radici, essendo al calduccio sotto la neve, riescono a sopravvivere.
Quando arrivano i primi tepori primaverili, le piante iniziano a muoversi; la chioma del nostro Olivo (dai frutti buoni e giganti) è morta e non può germogliare, ma le radici sottostanti sono ancora vive ed iniziano ad emettere polloni.
Questi rami derivano quindi dal portainnesto e, nel giro di qualche anno, andranno a ricomporre la chioma. Questa nuova chioma deriverà però dal portainnesto (il nostro nesto iniziale è morto qualche inverno prima) e produrrà Olive diverse da quelle grosse e gustose che volevamo. Ora questo Olivo è geneticamente identico, sia le sue radici, che la sua "nuova" chioma, risalgono a quell'Olivo fatto da seme, inizialmente utilizzato come portainnesto.
Se vi è possibilità, laddove vi sia il rischio che l'intera chioma muoia, è meglio propagare le cultivar da talea, in quest'ultimo caso anche eventuali polloni formeranno una chioma identica alla cultivar da voi selezionata.


Si Possono Innestare Vecchie Piante da Frutto?

Ovviamente sì, il portainnesto può essere anche un grosso ramo di un vecchio albero, su cui vogliamo innestare una varietà di nostro piacere. Ogni ramo è potenzialmente innestabile, la distinzione Nesto-Portainnesto è puramente teorica, potremmo innestare una marza su un nesto preesistente, che a sua volta è innestato su un portainnesto.

Il vantaggio di innestare piante adulte è quello di poter sfruttare radici già ben sviluppate ed in grado di alimentare e nutrire al meglio la nuova marza.

Innesto su Vite

Innesto su Ciliegio


venerdì 11 dicembre 2015

Come Proteggere le Piante dal Freddo e dal Gelo? Come Usare il TNT?

Ogni pianta ha una propria resistenza al freddo, alcune possono superare, senza protezioni, anche il più rigido degli inverni alpini, altre, invece, hanno bisogno di essere protette dal freddo anche in Sicilia.

Come possiamo proteggere le piante sensibili al gelo? E' utile il Tessuto Non Tessuto (TNT)? Come si deve usare il tessuto non tessuto? Quando si devono coprire le piante?

Protezione con tessuto non tessuto


C'è una sottile linea tra la vita e la morte di una pianta, tra una zona dove è possibile coltivarla e dove no e piccoli accorgimenti possono fare la differenza tra il successo e l'insuccesso.
La passione spinge le persone a cercare nuove sfide, così capita spesso che un appassionato di giardinaggio si spinga fino al limite cercando piante che, in natura, prosperano in una zona USDA più alta (più calda).
Il periodo più rischioso è quello che va da Novembre a Febbraio e coincide con quello in cui si dovrebbe creare la struttura di protezione contro il freddo. E' importante non anticipare i tempi, questo perché una struttura che mantenga troppo caldo l'ambiente in cui è posta la pianta, inibisce l'acclimatazione della stessa.
In altre parola è "un inganno", se col Sole di Ottobre la pianta si trova una temperatura di 30° C (86° F) penserà che sia ancora Estate e continuerà a vegetare, impedendo l'avvio di tutti quei processi che la "preparano" all'inverno e, dunque, esponendola ai successivi freddi.


Cosa Bisogna Fare per Far Superare l'Inverno alle Piante ?

Per prima cosa ci si deve spingere fino al ragionevole, cioè sino ad una pianta che "potrebbe farcela", non una che "sicuramente morirà di freddo". Se qualcuno volesse coltivare una Papaya, all'aperto e senza serre professionali, in mezzo alla Pianura Padana, sicuramente fallirà nell'impresa.

Un volta scelta la candidata è fondamentale piantarla nella zona più riparata (ad es. vicino ad un muro esposto a Sud), anche un piccolo giardino ha, al suo interno, molteplici microclimi.
Inoltre conviene prendere una pianta già abbastanza grande che, di norma, ha una maggior resistenza al freddo rispetto ad una piccola.

Evitare le concimazioni (soprattutto Azotate) dopo Luglio e non potare nel periodo autunnale, entrambe le cose, infatti, inducono la crescita, ritardano l'entrata in riposo vegetativo e, di conseguenza, rendono la pianta più soggetta ai danni da freddo.

Se le piante sono in vaso si possono mettere sotto un porticato o una tettoia; queste hanno un duplice vantaggio:

  • Proteggono le piante dalla pioggia e dalla neve (spesso l'umidità rende le piante più suscettibili al gelo)
  • Di notte trattengono il calore che, per irraggiamento, si disperderebbe nel cielo, creando un ambiente più mite, con temperature minime superiori anche di qualche grado.

Sia per piante in terra che, a maggior ragione, per piante in vaso, sarà fondamentale eseguire una buona pacciamatura. Avere le radici "al caldo" è di cruciale importanza per la sopravvivenza al gelo.

La protezione con tessuto non tessuto (tnt) deve essere usata oculatamente, un mal utilizzo potrebbe creare più danni che benefici. Il tnt è un tessuto sintetico che, consentendo il passaggio di aria, lascia "traspirare" la pianta, inoltre permette il passaggio dei raggi solari.

E' importante non avvolgere direttamente le piante, specie se sempreverdi, con TNT; il tessuto non tessuto, infatti, trattiene l'umidità e, se fosse a diretto contatto con le foglie, le terrebbe molto più umide rispetto a foglie a contatto con l'aria. Questo, unito ai maggiori sbalzi termici, brucerebbe le foglie e debiliterebbe le nostre piante più di quanto succederebbe con piante non protette.
L'effetto sarebbe ancora peggio se, al posto di tessuto non tessuto, utilizzassimo altri materiali. 
La plastica o materiali che impediscano il circolo di aria sono da evitare.


Ma allora Come si Deve Usare il Tessuto Non Tessuto?

Scheletro per copertura pianteBisogna creare uno scheletro, ad esempio utilizzando canne di bambù o sostegni di ferro, attorno alla pianta da proteggere. Questo "scheletro" deve essere sufficientemente lontano dalle foglie e deve delimitare uno spazio non troppo angusto. 
Attorno ad esso si "arrotolano" un paio di strati di TNT, fissandoli con delle mollette ai paletti di sostegno; è importante che la copertura parti dal basso della pianta e non sia aperta alla sommità. Il calore viene infatti ceduto dal terreno verso l'alto e, se potesse disperdersi lateralmente o uscire dall'alto, non apporterebbe quel minimo vantaggio che questa protezione offre. Si deve evitare che le foglie siano a contatto diretto con il tessuto non tessuto.


Che Vantaggi si Ottengono con una Copertura con Tessuto Non Tessuto ?

Una struttura fatta col TNT ha il vantaggio di creare un ambiente più riparato, di proteggere dal vento e dal contatto con la brina (che rimane all'esterno della struttura).
Tuttavia, contrariamente a quel che si creda, la temperatura interna è notevolmente più alta solo di giorno col sole che ci batte contro generando un effetto serra.
Le differenze delle temperature minime tra interno ed esterno sono spesso irrisorie, questo perché, di notte, il raffreddamento è rapido e, anche se la dispersione di calore attraverso il TNT è attenuata, la temperatura interna va in equilibrio con quella esterna.
In altre parole ci vorrà semplicemente più tempo per raggiungere le stesse (o quasi) temperature, questo è comunque un vantaggio perché riduce le ore di esposizione alla temperatura minima.

Il TNT accumula calore e lo trattiene più a lungo, ma per accumulare calore ci deve essere una fonte, di giorno è il sole, di notte l'unica fonte di calore arriva dalla terra, ma è poca roba.

Per capire questo concetto pensate ad un giaccone, quando lo mettete in una fredda nottata invernale, avvertite un senso di calore. Questo perché noi, contrariamente alle piante, emaniamo calore, che "rimane intrappolato" nel giaccone, invece che disperdersi nell'ambiente. Se sotto il giaccone non ci fosse un "termosifone naturale", durante una nottata la temperatura dentro e fuori dal giaccone sarebbe più o meno la stessa.
Un altro esempio potrebbe essere la macchina: provate a lasciare una bottiglia d'acqua all'interno durante una notte a 0° C (32°F), vedrete che, la mattina seguente, sarà ghiacciata, cosa che invece non succederebbe con una giornata di sole, anche se la temperatura esterna fosse la stessa.


Come Posso Aumentare le Temperature Minime all'Interno della Struttura Costruita col Tessuto Non tessuto?

Dato che le piante non emanano calore, se vogliamo temperature notturne più miti, dovremo fornire calore alla struttura. Un modo semplice e non troppo dispendioso è quello di collocare delle lampadine (tipo quelle di natale) alla base della pianta. Nelle notte più gelide sarà sufficiente tenerle accese, il calore emanato per tutta la notte da queste lampade di natale sarà trattenuto dal tessuto non tessuto e l'ambiente interno si manterrà diversi gradi più caldo rispetto all'esterno.
Un altro metodo più economico, ma anche più rischioso, è quello di collocare alla base della pianta (non troppo vicino al tronco), 4-5 bottiglie da 2 litri riempite con acqua molto calda. Alla mattina le troverete ghiacciate ma, per diventare tali, avranno ceduto molto calore, mantenendo l'interno "meno gelido" dell'esterno.
Ovviamente l'operazione è da ripetersi ogni sera e, più la struttura è grande, e più litri di acqua bollente saranno necessari.

Un corretto utilizzo degli strumenti sopraelencati può essere per proteggere piccole piante e permettere loro di diventare grandi, sorpassando i primi (e i più) delicati inverni. Tuttavia non garantiscono miracoli e, se si vuole coltivare una pianta climaticamente troppo lontana dalle nostre zone, sarà indispensabile adottare un rimedio alternativo, come ad esempio una serra calda, ma di questo parleremo altrove.

Copertura tnt

Pacciamatura

















lunedì 16 novembre 2015

Pacciamatura, a Cosa Serve? Come si Fa?

Che cos'è la pacciamatura? Qual è il suo scopo? Aiuta a proteggere le nostre piante dal gelo e dalla siccità?

Con il termine "pacciamatura" si intende la copertura del terreno con materiale organico di varia natura ed è una tecnica molto utilizzata dagli agricoltori e anche dai semplici amanti del giardinaggio. 
"Ma perché è così importante "pacciamare" il nostro orto e le nostre piante?"

Pacciamatura con corteccePer rispondere a questa domanda dobbiamo considerare che le radici sono il cuore delle piante, esse, di fatto, forniscono i nutrienti indispensabili per lo sviluppo della pianta. Quando le radici muoiono, l'intera pianta muore, infatti, anche se la parte aerea (la chioma) fosse viva, essa morirebbe da lì a poco per mancanza di nutrimento. 
Il viceversa non è vero, in realtà capita che, dopo estese gelate, la parte aerea di una pianta sia morta, ma le radici, sopravvivendo, riescono ad emettere nuovi rami (Polloni) che diverranno i nuovi tronchi, da cui dipartiranno nuovi rami, che andranno a riformare la nuova chioma. Quindi le radici giocano un ruolo fondamentale nel determinare la resistenza al freddo di una pianta.
Questa capacità di "emettere polloni" è più o meno pronunciata a seconda della specie.


Questa premessa ci fa capire quanto la protezione delle radici sia di fondamentale importanza per la salute delle piante.


La pacciamatura è una copertura del terreno fatta con cortecce, foglie, fieno o aghi di pino; questa "coperta" svolge un ruolo di protezione nei confronti delle radici; infatti, funziona da isolante tra l'aria e la terra, mantenendo la temperatura del terreno più uniforme.


La Pacciamatura Protegge le Piante dal Freddo e dal Gelo?

Ovviamente sì, le radici, soprattutto delle piante sempreverdi, rimangono attive anche quando la chioma ha smesso di vegetare e non vi è più l'emissione di nuove foglie.
Il terreno, a differenza dell'aria, è meno soggetto ad escursioni termiche giornaliere e, ad una certa profondità, queste sono quasi nulle. Ciò non vuol dire che il terreno, almeno nel primo metro di profondità (che è quello in cui vi è la maggior parte delle radici), sia sempre alla stessa temperatura. In Inverno, con l'accorciarsi delle giornate e con la diminuzione della radiazione solare, il terreno si raffredda sempre più ed, in molte zone, può ghiacciare.
Dato che il terreno ha minime escursioni termiche, non basterà una tiepida giornata di sole invernale per scongelarlo come se fosse brina sul tettuccio di una macchina, quindi il terreno può rimanere gelato anche per mesi.
Oltre alla temperatura, il ghiaccio rappresenta uno stato fisico completamente diverso dall'acqua, le radici in un terreno gelato hanno ridotta capacità assorbente e questo può arrecare gravi danni alla chioma sovrastante.
A parità di temperatura esterna, una pianta sempreverde come potrebbe essere un Olivo, resiste molto meglio al gelo se ha radici "tenute al caldo" sotto una buona pacciamatura rispetto a radici in un terreno ghiacciato.


La Pacciamatura Protegge le Piante dalla Siccità?

Pacciamatura con foglieIn estate la pacciamatura è importante nell'impedire l'evaporazione d'acqua dal terreno che, conseguentemente, rimane più umido. Questo ha un'enorme importanza per la sopravvivenza delle piante in ambienti siccitosi come spesso lo sono gli ambienti con clima mediterraneo e diminuisce drasticamente le innaffiature necessarie.
Spessi strati di pacciamatura possono anche apportare acqua al terreno sottostante, infatti sono in grado di "assorbire" la poca acqua che, di notte, si nebulizza sotto forma di rugiada, per poi cederla gradualmente; una sorta di irrigazione a goccia "naturale".


Inoltre la pacciamatura è utile per prevenire l'erosione del terreno ed impedire la crescita di erbe infestanti. Lo strato di pacciamatura "soffoca" le nuove erbe e piante infestanti, questo lascia un terreno libero alla base della pianta. Le radici della pianta in questione non saranno dunque in competizione con altre specie e potranno ricavare il massimo dei nutrienti dal terreno alla loro base.


Come Fare la Pacciamatura?

Personalmente faccio un primo strato con cortecce (si trovano facilmente in tutti i Garden Centers) alto circa 20 cm (8 inch), la larghezza è funzione della grandezza della pianta, solitamente lo strato di pacciamatura ha un'estensioni pari all'ampiezza della chioma. Successivamente deposito un secondo strato di foglie secche creando un ulteriore spessore di almeno 10 cm (4 inch).
Una cosa molto importante è lasciare un leggero spazio tra il tronco e la pacciamatura, infatti quest'ultima impedisce il passaggio d'aria, favorendo la formazione di muffe che, se a contatto col legno, potrebbero essere dannose.

La pacciamatura è un modo per copiare ciò che normalmente accade nel sottobosco. Qui, quando le piante si spogliano in inverno, si crea un folto strato di foglie secche che riparano le radici dal gelo invernale, così come dalla siccità estiva. Inoltre, marcendo, apportano al terreno il materiale organico "rubato" dalle radici delle piante, rendendo l'area fertile e ricca di humus.

Ancora una volta l'uomo fà sua una tecnica che in Natura esiste da milioni di anni.