Per coloro che hanno fatto un viaggio nel Sud-Est Asiatico (Cambogia, Thailandia, Malesia etc.) o per coloro che amano la cucina asiatica il nome "Jackfruit" non risulterà di certo nuovo. In queste zone, infatti, il frutto del Jackfruit è molto comune ed utilizzato in mille modi diversi, sia come fresco, sia cotto ed in occidente è talvolta usato come sostituto della carne nelle ricette vegane.
Questa specie tropicale produce un frutto noto anche come Giaco (o Jaca) che detiene uno dei record vegetali, esso è infatti il frutto più grande al mondo che cresca attaccato ad un albero (le zucche giganti crescono per terra). Esistono diverse varietà di Jackfruit, alcune di esse, nelle migliori condizioni di crescita, possono produrre frutti che pesano anche 30 kg (66 lb), ma in media 10 kg (22 lb). Il frutto è in realtà un "multi-frutto" (sincarpo in botanica), di forma ovale, lungo in media 50 cm (1.65 ft), sebbene possano essercene anche alcuni che sfiorano il metro (3.3 ft). Esternamente si presenta con una buccia ruvida, di colore verde-giallognolo, talvolta marroncina a maturazione; internamente troviamo diversi "spicchi" gialli, ognuno dei quali contiene un seme, lungo circa 3 cm (1 in).
La polpa non è né cremosa, né acquosa, ma ha una consistenza che definirei "gommosa", mentre il sapore è dolciastro, particolare e talvolta ci si deve abituare prima di apprezzarne a pieno la qualità. In Thailandia e nel Sud-Est asiatico si trova su ogni bancarella (clicca qui per vedere i frutti tipici di queste zone), mentre in Italia si può cercare nei negozi etnici, inoltre è spesso venduto inscatolato, con un gusto molto vicino al frutto fresco. Ad un occhio inesperto, la polpa (ma anche il frutto intero) del Jackfruit può esser scambiata per quella del Durian.
Origine e Curiosità sul Jackfruit :
Artocarpus heterophyllus è una specie appartenente alla famiglia delle Moraceae ed è perciò parente del Fico (Ficus carica) e del Gelso (Morus alba). Il Giaco è originario di una vasta area compresa tra il Sud dell'India e le foreste pluviali di Malesia, Indonesia e Filippine ed è ampiamente coltivato in tutte le zone tropicali umide del Mondo Il Jackfruit è l'albero simbolo del Bangladesh, nazione che reputa questo frutto sacro, ma anche in India è considerato un "portafortuna".
La A. heterophyllus è una specie arborea che si sviluppa sotto forma di albero di medie dimensioni, raggiungendo un'altezza media di circa 10 metri (33 ft), sebbene in zone a vegetazione più fitta si possa spingere più in alto per raggiungere la luce del Sole. La chioma ha una forma tendenzialmente piramidale e, nel complesso, ha un portamento che ricorda un mix tra quello del Ginkgo biloba e della Magnolia grandiflora. Questa forma è più comune in esemplari giovani, mentre vecchie piante tendono ad assumere una chioma espansa.
Il Jackfruit produce frutti enormi e per sorreggerli ha sviluppato l'insolita (ma non unica) strategia di far avvenire la fruttificazione sui rami più vecchi ed è comune che siano attaccati addirittura al tronco principale.
Artocarpus heterophyllus è sempreverde, con foglie alternate, di color verde scuro luccicante con evidenti venature bianche e con una consistenza simile al cuoio. Esse hanno la dimensione di una mano e sono di forma ovale, sebbene nei germogli dei rami più giovani possano avere lobi profondamente incisi. Nel complesso le foglie del Jackfruit ricordano quelle del Ficus lyrata.
Come tipico delle Moracee, anche l' A. heterophyllus sviluppa un apparato radicale imponente, con radici massicce e fitte, che si spingono oltre la proiezione della chioma della pianta stessa.
La coltivazione di questa pianta è piuttosto facile ai tropici, ma diventa assai più complessa nelle zone temperate calde ed, in Italia, si può coltivare all'aperto solo in pochi microclimi favorevoli del Sud Italia.Ma qual è la reale resistenza al freddo del Jackfruit ?
Ovviamente rispondere ad una simile domanda è difficile, in linea di massima potremmo dire che la zona in cui si intende coltivarlo deve esser esente da gelo, dato che anche leggere ed effimere gelate possono uccidere una pianta adulta. Indicativamente a 0° C (32° F) si danneggiano le foglie, a -1° C (30° F) i rami ed a -2° C (28° F) può morire l'intera pianta; tuttavia anche periodi prolungati a temperature di poco sopra lo zero possono portare la pianta al deperimento. Un altro conto è la fruttificazione, infatti non è detto che in un luogo in cui la pianta sopravviva riesca anche a maturare i frutti; infatti ci vogliono dai 4 ai 6 mesi dalla fioritura alla maturazione e questo tempo è da intendersi in condizioni tropicali (ottimali), ovvero con massime sopra i 28° C (82° F) e minime non inferiori a 20° C (68° F), se le temperature sono inferiori i tempi si dilatano ed il sopraggiungere dell'inverno potrebbe far marcire i frutti prima che maturino. In Italia è essenziale scegliere una varietà precoce e sperare che i fiori alleghino in maggio, così da aver davanti almeno 4 mesi di temperatura ottimale. In Italia ci sono testimonianze di appassionati che coltivano con successo il Jackfruit nel sud della Calabria ed in Sicilia, ma al momento in cui scrivo questo articolo, nessuno (che io sappia) è ancora riuscito a far giungere a maturazione un frutto.
I semenzali crescono abbastanza velocemente ed iniziano a fruttificare quando il tronco principale raggiunge il diametro di una lattina di Coca Cola, ai tropici in media 3-5 anni.
Per una crescita continuativa la pianta richiede abbondanti innaffiature ed, in natura, preferisce piogge ben distribuite, pur potendo tollerare circa 2-3 mesi di stagione secca. Una pianta affrancata potrebbe superare l'estate mediterranea senza irrigazioni, magari rallentando un po' la crescita, tuttavia di norma la stagione secca nelle aree monsoniche corrisponde al periodo in cui la pianta riduce la fruttificazione, in Italia, se si vuole tentare di far maturare un frutto, conviene bagnare nel periodo che va dalla fioritura alla maturazione (ovvero il semestre caldo).
Giovani semenzali gradiscono un certo grado di ombreggiamento, ma da adulti è consigliabile un'esposizione quanto più soleggiata possibile.
La struttura massiccia rende il Jackfruit tollerante ai venti e, anche in caso di uragani tropicali, le piante danneggiate recuperano meglio di altre specie. La potatura non è essenziale e serve più che altro per alleggerire la chioma ed impedire che la pianta diventi troppo alta, di norma reagisce comunque bene ai tagli, emettendo nuovi getti anche dalla parte bassa del tronco.
La riproduzione avviene di solito tramite semina ed in condizioni di umidità/temperatura ottimali, se i semi vengono lasciati 24 h in acqua, la germinazione avviene in 3-7 settimane. Importante ricordarsi che i semi del Jackfruit hanno una scarsa vitalità, non possono dunque essere seccati e conservati, ma si devono piantare freschi, entro massimo un mese dalla raccolta da un frutto maturo. Ovviamente per propagare un clone specifico non si può passare dal seme, il quale può comunque funzionare come portainnesto, sul quale innestare poi la varietà desiderata.