Ai più, il nome scientifico Ginkgo biloba non dirà assolutamente nulla; eppure questa pianta è più diffusa di quanto si pensi e, guardando le prossime fotografie, sono certo che la riconoscerete.
Nell'articolo vorrei fornire qualche informazione su come coltivare la pianta di Ginkgo biloba, o semplicemente Ginko (italianizzato Ginco), illustrando le principali caratteristiche della specie (per una guida per la scelta varietale clicca qui).
Origine, Storia e Curiosità :
Ginkgo biloba, talvolta chiamato anche Albero di Capelvenere, è una specie vegetale dal fascino particolare e la si può tranquillamente considerare un fossile vivente, risalente a circa 260 milioni di anni fa.
Il Ginko, per via del bel fogliame e del portamento elegante, viene coltivato a scopo ornamentale in parchi e grossi giardini, ma è utilizzato anche in erboristeria e per usi terapeutici (ad es. malattia di Alzheimer).
Il Ginko, per via del bel fogliame e del portamento elegante, viene coltivato a scopo ornamentale in parchi e grossi giardini, ma è utilizzato anche in erboristeria e per usi terapeutici (ad es. malattia di Alzheimer).
Ma andiamo con ordine e cerchiamo di ripercorrere la storia di questa pianta sin dal principio.
Siamo nel Permiano (l'epoca antecedente ai Dinosauri), sulla Terra non si sono ancora evolute le Piante a Fiore (Angiosperme) e le foreste sono dominate da Felci e da imponenti Conifere.
Ed ecco, proprio qui fa la comparsa la nostra Ginkgo biloba, unica rappresentante vivente della famiglia delle Ginkgoaceae che, ai tempi, contava almeno 10 generi e decine di specie.
G. biloba è una specie nativa della Cina, ma all'epoca ebbe una notevole espansione, che le permise di colonizzare un po' tutta la Laurasia, l'attuale emisfero Boreale.
La blanda pressione selettiva le consentì di prosperare per millenni, senza attuare grossi adattamenti; in altre parole mutò poco e rimase molto simile a com'era in partenza.
Quando comparvero le Angiosperme (circa 150 milioni di anni fa), le specie della famiglia delle Ginkgoaceae iniziarono il loro declino. Esse, infatti, non potevano competere con le Piante a Fiore, in grado di evolvere più velocemente e di colonizzare ogni habitat. Ben presto tutte le Ginkgoaceae si estinsero, ad eccezione della G. biloba, la quale ebbe comunque una notevole riduzione del proprio areale di crescita, sino a confinarsi in angusti appezzamenti di terra, nelle regioni della Cina centro-orientale (es. Zhejiang), dove, a tutt'oggi, se ne trovano esemplari selvatici.
In Italia il primo esemplare venne piantato intorno a metà '700, nell'orto Botanico di Padova, dove, dopo quasi 300 anni, è ancora vivo ed in salute.
In Italia il primo esemplare venne piantato intorno a metà '700, nell'orto Botanico di Padova, dove, dopo quasi 300 anni, è ancora vivo ed in salute.
Il Ginkgo è la pianta simbolo di Tokyo, in Giappone, e ben sei esemplari tuttora presenti sopravvissero alla bomba atomica che, durante la seconda guerra mondiale, disintegrò Hiroshima.
Botanica e Fisiologia del Ginkgo biloba :
Il Gingo è una specie arborea decidua che si sviluppa sotto forma di albero ad alto fusto, potendo raggiungere un'altezza massima di circa 40 m (131 ft).
Nella fase giovanile il portamento è tipicamente piramidale e slanciato, mentre dopo molti anni la chioma tende ad infittirsi ed allargarsi anche nella parte superiore, conferendo così una forma più ovale.
Come intuibile dall'introduzione, G. biloba, pur non avendo foglie aghiformi, è una Gimnosperma al pari di tutte le conifere, come Larici, Tassi, Tuie ed Abeti.
Il tronco cresce singolo ed è ricoperto da una corteccia che inizialmente è liscia e di color argenteo, ma invecchiando diventa grigio-marrone e fessurata, ricordando vagamente quella del Pino Marittimo.
Le foglie sono a forma di ventaglio (da qui il nome "Albero dei Ventagli"), bi-lobate, talvolta multi-lobate. Esse sono di color verde chiaro e dotate di un lungo picciolo, mentre in autunno, prima di cadere, si tingono di giallo.
Sebbene non durino a lungo, le foglie di Ginkgo assumono colori autunnali in maniera abbastanza sincrona, rendendo la specie particolarmente ornamentale durante questa stagione.
Anche la struttura interna è molto diversa da quella tipica delle foglie di piante più evolute. Nelle foglie di Limone (Citrus limon), così come nelle maggior parte delle altre angiosperme, la nervatura fogliare è un intrecciato "labirinto" di vene e capillari via via più piccoli, disposti in maniera concentrica e comunicanti tra loro. Se per qualche ragione una vena principale subisse un danno, la linfa potrebbe bypassare agilmente il "blocco".
Le foglie di Ginkgo biloba, invece, hanno vasi linfatici più primitivi, uniformi, rettilinei e non comunicanti.
Nei video che seguono sono stati fatti due piccoli fori nella parte basale delle foglie di Limone (Video 1) e di Ginkgo (Video 2), successivamente la linfa fu marcata con un fluoroforo per poterne apprezzare il percorso tramite la fluorescenza. L'interruzione artificiale (buco) è rappresentata in verde, le scie gialle indicano il percorso della linfa.
Come si può apprezzare, nel Limone la fluorescenza (linfa = nutrienti) si distribuisce uniformemente su tutta la superficie della foglia, mentre nel Ginkgo è assente in corrispondenza della proiezione del danno.
Come facile intuire, le foglie del Ginkgo sono meno evolute ed inadatte a trasportare nutrienti in maniera efficiente dopo un danneggiamento.
Le radici, un po' come in tutte la piante di grosse dimensioni, sono voluminose e profonde, ma meno espanse ed invasive rispetto a quelle di altre piante della stessa taglia.
G. biloba è una specie dioica, ovvero a sessi separati, esistono infatti piante maschili e femminili, che portano i corrispettivi organi sessuali.
Essendo una Gimnosperma, questa pianta non possiede veri e propri fiori, con petali, ovario, stigma etc, ma delle strutture riproduttive analoghe.
I coni maschili sono disposti a raggiera attorno alla gemma da cui sputano e producono polline volatile. Le piante femminili non hanno Coni, ma delle strutture che producono un paio di ovuli che, se impollinati, daranno origine ai semi, i quali sono commestibili (dopo tostatura).
La fioritura è tipicamente primaverile e l'impollinazione è anemofila (ad opera del vento).
I semi sono ricoperti dal sarcotesta, un involucro carnoso inizialmente verde, che vira a giallo ad avvenuta maturazione. Questa struttura ricorda, sia per forma che per colore, le Albicocche, tuttavia non può essere definito frutto, in quanto non deriva dall'ingrossamento dell'ovario.
Questo "finto" frutto contiene alte quantità di Acido butirrico, che si ottiene tramite fermentazione degli zuccheri, ma è presente anche nel vomito. Non sorprende quindi che i "frutti" di Ginkgo abbiano un odore sgradevole, anzi emanino proprio puzza; per questo motivo è consigliabile la piantagione di esemplari maschi.
Come Coltivare il Ginkgo biloba ? - Clima, Esposizione, Potature
Dai ritrovamenti fossili si ritiene che la specie prosperasse in "ambienti disturbati", laddove qualche calamità (es. incendi, alluvioni) avesse ridotto drasticamente le specie presenti.
G. biloba è molto adattabile ed, in Italia, può vivere praticamente ovunque, resistendo a geli molto intesi, con temperature inferiori ai -30° C (-22° F), ma anche al caldo soffocante.
Questo albero è rustico, non si ammala e difficilmente viene attaccato da parassiti o funghi patogeni; inoltre è tollerante all'inquinamento atmosferico ed, anzi, è in grado di accumulare gli inquinanti, purificando dallo smog l'aria delle città.
Nei primi anni dall'impianto la crescita potrà essere lenta, diventando moderata con l'avanzare dell'età, tuttavia ricordatevi che diventa una pianta alta e grossa e deve essere piantata solo dove vi è spazio per il suo sviluppo.
La varietà "Autumn Gold" è nota per una maggior velocità di crescita iniziale, ideale per chi desiderasse una pianta da ombra, senza aspettare tempi biblici.
Ginkgo biloba è una specie eliofila, che vuole un'esposizione in pieno Sole, sviluppandosi in maniera stentata in zone ombrose.
A parte i terreni altamente asfittici, questa pianta prospera su tutti i tipi di terreno, senza grosse differenze nella velocità di crescita; pertanto le concimazioni (per piante NON in vaso) sono generalmente superflue.
Nei primi anni dalla piantumazione si dovrà provvedere con irrigazioni estive, mentre da adulta la specie mostra una buona resistenza alla siccità. Il Ginkgo ha uno sviluppo armonico, che non richiede potature di formazione o di mantenimento, l'ideale è lasciarla crescere libera, senza potare, anche perché soffre le eccessive potature più di altre piante.
Vuoi perché originaria dell'estremo oriente, vuoi per la crescita lenta o perché si sviluppa decentemente anche in vaso, il Ginkgo è una pianta molto utilizzata come Bonsai.
La Pianta del Ginkgo è ideale per esser piantata nei parchi pubblici e lungo le vie delle città, non solo per l'azione "anti-smog" e per il bell'aspetto, ma anche per la longevità. Essa può infatti vivere fino ad un'età di 1000 anni e se ne conoscono esemplari di oltre 2000 anni, rendendo la specie un'ottima candidata per ottenere alberi "monumentali".
Come Riprodurre la Pianta del Ginkgo ? - Propagazione e Varietà
L'Albero dei Ventagli si può moltiplicare per semina, avendo cura di raccogliere i semi in autunno e, dopo aver fatto sentir loro almeno 2 mesi al freddo (secondo alcuni studi questo aumenterebbe la frequenza di germinazione), seminare in vasi da collocare a mezz'ombra per il primo anno di vita delle piantine.
Partendo da seme dovranno trascorrere circa 25-30 anni per la prima fioritura ed i fiori sono l'unico modo per capire se la pianta è un esemplare maschile o femminile.
Questo potrebbe essere un problema per chi non volesse ritrovarsi il vialetto ricoperto di "frutti" dall'odore nauseabondo, ma fosse ormai affezionato ad una pianta così bella e formata.
L'unico modo per ovviare a questo problema è utilizzare un metodo di propagazione vegetativo, come, ad esempio, fare la talea legnosa (in Dicembre) o semi-legnosa (in Estate), di un esemplare maschio.
Alternativamente si può propagare anche tramite innesto che, oltre a garantire la riproduzione della specifica cultivar (con relativo sesso), permetterebbe di avere su un'unica pianta un nesto maschile ed uno femminile, così da ottenere gli pseudo-frutti (ricordo che il seme tostato è commestibile e di sapore gradevole), pur avendo spazio per un solo esemplare.
Ad inizio articolo abbiamo descritto gli aspetti generali della specie; tuttavia, con gli anni, sono stati selezionati cloni con caratteristiche peculiari come ad es. :
Questo fossile vivente è arrivato ai giorni nostri, senza cambiare più di tanto il proprio aspetto e, se ci pensate, averlo in giardino e poterlo ammirare è un po' come fare un bel salto nel passato, in un mondo in cui la maggior parte delle piante odierne non esistevano ancora.
Insomma, un motivo in più per non farcelo scappare.
Botanica e Fisiologia del Ginkgo biloba :
Il Gingo è una specie arborea decidua che si sviluppa sotto forma di albero ad alto fusto, potendo raggiungere un'altezza massima di circa 40 m (131 ft).
Nella fase giovanile il portamento è tipicamente piramidale e slanciato, mentre dopo molti anni la chioma tende ad infittirsi ed allargarsi anche nella parte superiore, conferendo così una forma più ovale.
Come intuibile dall'introduzione, G. biloba, pur non avendo foglie aghiformi, è una Gimnosperma al pari di tutte le conifere, come Larici, Tassi, Tuie ed Abeti.
Il tronco cresce singolo ed è ricoperto da una corteccia che inizialmente è liscia e di color argenteo, ma invecchiando diventa grigio-marrone e fessurata, ricordando vagamente quella del Pino Marittimo.
Le foglie sono a forma di ventaglio (da qui il nome "Albero dei Ventagli"), bi-lobate, talvolta multi-lobate. Esse sono di color verde chiaro e dotate di un lungo picciolo, mentre in autunno, prima di cadere, si tingono di giallo.
Sebbene non durino a lungo, le foglie di Ginkgo assumono colori autunnali in maniera abbastanza sincrona, rendendo la specie particolarmente ornamentale durante questa stagione.
Anche la struttura interna è molto diversa da quella tipica delle foglie di piante più evolute. Nelle foglie di Limone (Citrus limon), così come nelle maggior parte delle altre angiosperme, la nervatura fogliare è un intrecciato "labirinto" di vene e capillari via via più piccoli, disposti in maniera concentrica e comunicanti tra loro. Se per qualche ragione una vena principale subisse un danno, la linfa potrebbe bypassare agilmente il "blocco".
Le foglie di Ginkgo biloba, invece, hanno vasi linfatici più primitivi, uniformi, rettilinei e non comunicanti.
Nei video che seguono sono stati fatti due piccoli fori nella parte basale delle foglie di Limone (Video 1) e di Ginkgo (Video 2), successivamente la linfa fu marcata con un fluoroforo per poterne apprezzare il percorso tramite la fluorescenza. L'interruzione artificiale (buco) è rappresentata in verde, le scie gialle indicano il percorso della linfa.
Come si può apprezzare, nel Limone la fluorescenza (linfa = nutrienti) si distribuisce uniformemente su tutta la superficie della foglia, mentre nel Ginkgo è assente in corrispondenza della proiezione del danno.
Come facile intuire, le foglie del Ginkgo sono meno evolute ed inadatte a trasportare nutrienti in maniera efficiente dopo un danneggiamento.
Le radici, un po' come in tutte la piante di grosse dimensioni, sono voluminose e profonde, ma meno espanse ed invasive rispetto a quelle di altre piante della stessa taglia.
G. biloba è una specie dioica, ovvero a sessi separati, esistono infatti piante maschili e femminili, che portano i corrispettivi organi sessuali.
Essendo una Gimnosperma, questa pianta non possiede veri e propri fiori, con petali, ovario, stigma etc, ma delle strutture riproduttive analoghe.
I coni maschili sono disposti a raggiera attorno alla gemma da cui sputano e producono polline volatile. Le piante femminili non hanno Coni, ma delle strutture che producono un paio di ovuli che, se impollinati, daranno origine ai semi, i quali sono commestibili (dopo tostatura).
La fioritura è tipicamente primaverile e l'impollinazione è anemofila (ad opera del vento).
I semi sono ricoperti dal sarcotesta, un involucro carnoso inizialmente verde, che vira a giallo ad avvenuta maturazione. Questa struttura ricorda, sia per forma che per colore, le Albicocche, tuttavia non può essere definito frutto, in quanto non deriva dall'ingrossamento dell'ovario.
Questo "finto" frutto contiene alte quantità di Acido butirrico, che si ottiene tramite fermentazione degli zuccheri, ma è presente anche nel vomito. Non sorprende quindi che i "frutti" di Ginkgo abbiano un odore sgradevole, anzi emanino proprio puzza; per questo motivo è consigliabile la piantagione di esemplari maschi.
Come Coltivare il Ginkgo biloba ? - Clima, Esposizione, Potature
Dai ritrovamenti fossili si ritiene che la specie prosperasse in "ambienti disturbati", laddove qualche calamità (es. incendi, alluvioni) avesse ridotto drasticamente le specie presenti.
G. biloba è molto adattabile ed, in Italia, può vivere praticamente ovunque, resistendo a geli molto intesi, con temperature inferiori ai -30° C (-22° F), ma anche al caldo soffocante.
Questo albero è rustico, non si ammala e difficilmente viene attaccato da parassiti o funghi patogeni; inoltre è tollerante all'inquinamento atmosferico ed, anzi, è in grado di accumulare gli inquinanti, purificando dallo smog l'aria delle città.
Nei primi anni dall'impianto la crescita potrà essere lenta, diventando moderata con l'avanzare dell'età, tuttavia ricordatevi che diventa una pianta alta e grossa e deve essere piantata solo dove vi è spazio per il suo sviluppo.
La varietà "Autumn Gold" è nota per una maggior velocità di crescita iniziale, ideale per chi desiderasse una pianta da ombra, senza aspettare tempi biblici.
Ginkgo biloba è una specie eliofila, che vuole un'esposizione in pieno Sole, sviluppandosi in maniera stentata in zone ombrose.
A parte i terreni altamente asfittici, questa pianta prospera su tutti i tipi di terreno, senza grosse differenze nella velocità di crescita; pertanto le concimazioni (per piante NON in vaso) sono generalmente superflue.
Nei primi anni dalla piantumazione si dovrà provvedere con irrigazioni estive, mentre da adulta la specie mostra una buona resistenza alla siccità. Il Ginkgo ha uno sviluppo armonico, che non richiede potature di formazione o di mantenimento, l'ideale è lasciarla crescere libera, senza potare, anche perché soffre le eccessive potature più di altre piante.
Vuoi perché originaria dell'estremo oriente, vuoi per la crescita lenta o perché si sviluppa decentemente anche in vaso, il Ginkgo è una pianta molto utilizzata come Bonsai.
La Pianta del Ginkgo è ideale per esser piantata nei parchi pubblici e lungo le vie delle città, non solo per l'azione "anti-smog" e per il bell'aspetto, ma anche per la longevità. Essa può infatti vivere fino ad un'età di 1000 anni e se ne conoscono esemplari di oltre 2000 anni, rendendo la specie un'ottima candidata per ottenere alberi "monumentali".
Come Riprodurre la Pianta del Ginkgo ? - Propagazione e Varietà
L'Albero dei Ventagli si può moltiplicare per semina, avendo cura di raccogliere i semi in autunno e, dopo aver fatto sentir loro almeno 2 mesi al freddo (secondo alcuni studi questo aumenterebbe la frequenza di germinazione), seminare in vasi da collocare a mezz'ombra per il primo anno di vita delle piantine.
Partendo da seme dovranno trascorrere circa 25-30 anni per la prima fioritura ed i fiori sono l'unico modo per capire se la pianta è un esemplare maschile o femminile.
Questo potrebbe essere un problema per chi non volesse ritrovarsi il vialetto ricoperto di "frutti" dall'odore nauseabondo, ma fosse ormai affezionato ad una pianta così bella e formata.
L'unico modo per ovviare a questo problema è utilizzare un metodo di propagazione vegetativo, come, ad esempio, fare la talea legnosa (in Dicembre) o semi-legnosa (in Estate), di un esemplare maschio.
Alternativamente si può propagare anche tramite innesto che, oltre a garantire la riproduzione della specifica cultivar (con relativo sesso), permetterebbe di avere su un'unica pianta un nesto maschile ed uno femminile, così da ottenere gli pseudo-frutti (ricordo che il seme tostato è commestibile e di sapore gradevole), pur avendo spazio per un solo esemplare.
Ad inizio articolo abbiamo descritto gli aspetti generali della specie; tuttavia, con gli anni, sono stati selezionati cloni con caratteristiche peculiari come ad es. :
- Ginkgo biloba ‘Tubifolia" : varietà maschile nana che non supera i 4 metri (13 ft) di altezza e dotata di foglie che, appena spuntate, sono arrotolate a formare una sorta di tubicino, per poi aprirsi a ventaglio a più lobi durante la fase adulta.
- Ginkgo biloba ‘Tit" : ideale per coloro che hanno spazi stretti, questo clone ha infatti un portamento colonnare, simile a quello di un cipresso.
- Ginkgo biloba ‘Tinia" : altra cultivar dal portamento atipico, essa si mantiene di dimensioni contenute, avendo un tronco tozzo ed una chioma dalla forma globosa.
Insomma, un motivo in più per non farcelo scappare.
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