Se vi steste chiedendo quale sia la Palma più diffusa in Italia, fino a qualche anno fa non avrei esitato a rispondervi : nelle zone fredde del Nord Italia la Trachycarpus fortunei, mentre nelle zone più miti o costiere del Centro-Sud la Palma delle Canarie (Phoenix canariensis).
Purtroppo, negli ultimi anni le P. canariensis sono state decimate dal Punteruolo Rosso (Rhynchophorus ferrugineus), un coleottero di origine asiatica, le cui larve si nutrono scavando profonde gallerie all'interno del tronco delle Palme, portandole al disseccamento e successiva morte.
Sebbene è verosimile che ancora oggi la Palma delle Canarie sia la più comune nelle zone costiere d'Italia, molti esemplari morti sono stati sostituiti da Palme più resistenti a questa malattia, come ad esempio la Washingtonia filifera.
Oggi vorrei descrivere la Palma delle Canarie, fornendo utili informazioni sulla sua cura, coltivazione e resistenza all'ambiente.
Cos'è e Come si Combatte il Punteruolo Rosso delle Palme ?
Rhynchophorus ferrugineus è un insetto patogeno che attacca preferibilmente le palme, portandole ad un lento, ma inesorabile declino.
Sebbene siano molte le specie di palma colpite, la P. canariensis è particolarmente suscettibile e la percentuale di sopravvivenza è decisamente inferiore rispetto a quella di altre specie; si stima infatti che oltre il 90% delle Palme uccise dal Punteruolo Rosso, siano Palme delle Canarie.
Nonostante siano stati riscontrati danni anche sulle Palme da Cocco (Cocos nucifera) e Palme da Olio (Elaeis guineensis), le palme più sensibili al Punteruolo sono le specie appartenenti al genere Phoenix.
L'insetto "killer" giunse in Europa dalla Malesia e fu rinvenuto per la prima volta in Spagna a metà degli anni '90, mentre in Italia fu osservato per la prima volta in Sicilia, nel 2004.
Questo Artropode cresce veloce, è prolifico (ogni femmina depone in media 2-300 uova) e l'adulto ha elevata motilità, spostandosi agevolmente anche tra palme lontane oltre 1 km (0.6 miles) l'una dall'altra.
L'adulto depone le uova all'interno delle ferite sulle foglie, o comunque nella parte superiore del tronco; le larve entrano così all'interno della palma, cibandosi dei tessuti interni della stessa e producendo lunghe gallerie, un po' come farebbe una talpa nel terreno.
Purtroppo è difficile individuare l'infezione durante gli stadi iniziali, anche perché l'alta chioma non è facilmente accessibile ed ispezionabile, e quando si manifestano i primi sintomi è spesso troppo tardi per salvarla.
Ad oggi non esiste un rimedio efficace al 100% contro il Punteruolo Rosso e la prevenzione rimane l'arma migliore. Ad esempio è importante rimuovere solo foglie secche (morte), con attrezzi che facciano un taglio netto e, qualora si dovessero tagliare foglie ancora verdi, farlo esclusivamente nel periodo invernale (non oltre Marzo), in modo da permettere la cicatrizzazione (cioè l'ostruzione dei "fori d'ingresso"), prima che il Punteruolo ritorni attivo. Un altro consiglio è di non potare le foglie alla base, ma di lasciare il picciolo, rimuovendolo solo quando secco (più il taglio è vicino al tronco, più il tragitto che devono compier le larve per arrivar al tronco sarà breve).
In fine disinfettare con insetticidi dopo aver potato e, qualora ci fossero tagli grossolani o buchi, utilizzare del mastice sulle ferite.
I comuni insetticidi hanno efficienza limitata, inoltre difficilmente riescono a penetrare nelle contorte gallerie ed è più utile rimuovere le larve manualmente (usando fumi, fil di ferro, etc.) o disorientare i maschi con particolari feromoni.
Per la lotta biologica si trovano in commercio esemplari modificati di Steinernema carpocapsae, un nematode (verme) che solitamente vive sottoterra, ma che in questo caso è in grado di sopravvivere per alcune settimane anche all'aperto, divorando le larve del Punteruolo.
Purtroppo in Italia non esistono predatori naturali del R. ferrugineus, ma lo studio sugli antagonisti naturali nell'areale d'origine potrebbe in un futuro portare all'introduzione degli stessi sul nostro territorio, permettendo (forse) l'instaurarsi di quell'equilibrio preda/predatore ormai consolidato nei paesi d'origine.
Storia, Origine, Curiosità ed Utilizzi :
Come facile intuire dal nome, la Phoenix canariensis è nativa delle Isole Canarie, dove cresce tutt'oggi allo stato selvatico in tutte le sette isole maggiori dell'arcipelago, sebbene la popolazione più numerosa si trovi a La Gomera, una delle isole meno turistiche (e più belle).
La sua presenza si riscontra dal livello del mare sino a circa 600 metri (1968 ft) di altitudine. La Palma delle Canarie prospera nelle zone umide, situate appena al di sotto della foresta di nuvole, un'area in cui i venti dominanti (Alisei) generano la costante presenza di nebbia.
La specie cresce anche in un habitat ben diverso, arido e semi-desertico, tipico di molte aree costiere o pianeggianti. In questo caso la loro crescita è spesso indice della presenza di falde acquifere sotterranee.
Le diverse popolazioni di P. canariensis sono sparpagliate qua e là sulle varie isole, anche in funzione della disponibilità idrica sotterranea e gli esemplari di una stessa popolazione crescono ben distanziati tra di loro, non formando mai fitte foreste.
In linea di massima il numero di esemplari per popolazione è direttamente proporzionale alla presenza d'acqua. In isole piatte e desertiche, come Fuerteventura, è comune trovare esemplari che crescono totalmente isolati.
Nelle zone d'origine queste palme vengono anche utilizzate per produrre il prelibato Miele di Palma. Per produrlo si esegue un foro nel tronco di una palma (adulta), prelevando circa 10 litri di linfa, la quale viene bollita e concentrata, ottenendo un volume finale di miele pari al 10% di quello iniziale. Questa procedura debilita la pianta e, di norma, si lasciano trascorrere anche 5 anni prima di ripetere l'operazione sulla stessa palma.
Ancorché nativa di una zona sub-tropicale, la Palma delle Canarie si è dimostrata resistente al freddo e si è perfettamente adattata al clima Mediterraneo.
Oggigiorno è infatti diffusa a livello ornamentale in tutto il bacino Mediterraneo, dalla Spagna, sino alla Grecia ed al Nord Africa, ma anche in California, Arizona, Texas e nel Sud dell'Australia.
Come Riconoscere la Palma delle Canarie ? - Botanica e Fisiologia
Phoenix canariensis è il nome scientifico della Palma delle Canarie che, come tutte le altre palme, appartiene alla famiglia delle Arecaceae (ex Palmaceae).
Il genere Phoenix comprende circa 15 specie, distribuite tra Nord Africa ed Asia, a parte la Phoenix theophrasti, nativa dell'isola di Creta.
Le due palme più conosciute (e comuni) del genere Phoenix sono senz'ombra di dubbio la Palma delle Canarie (P. canariensis ) e la Palma da Dattero (P. dactylifera).
Sebbene le due palme abbiano notevoli somiglianze, all'occhio esperto non passano inosservate le pur piccole differenze.
La Palma delle Canarie si riconosce, rispetto alla Palma da Dattero, poiché possiede un tronco più massiccio e largo, foglie più larghe, appiattite e di un color verde più scuro, nonché una chioma ben più densa, con circa 70-100 foglie, contro le 30-50 foglie della P. dactylifera.
La Phoenix canariensis cresce come palma solitaria, su un unico tronco (altra differenza rispetto alla P. dactylifera, che all'occorrenza può emettere polloni basali) dal diametro che può sfiorare il metro (3.3 ft) e raggiungere un'altezza di circa 20 metri (66 ft), anche se esemplari molto vecchi e cresciuti nelle condizioni ideali possono superare i 30 metri (98 ft).
La crescita del tronco in larghezza precede quella in altezza, per questo motivo giovani esemplari hanno un aspetto decisamente tozzo, avendo già un fusto del diametro di una palma adulta, ma un'altezza che a stento raggiunge quella di un'automobile. Purtroppo questo aspetto della fase giovanile, che ad alcuni potrà sembrar un difetto, è tipico di molte palme a fusto largo.
Le foglie sono pennate, lunghe sino a 6 metri (20 ft) e composte da un centinaio di coppie di foglioline disposte a 90° rispetto al rachide centrale.
Partendo da seme, in condizioni di crescita ideali, ci vuole circa un anno affinché le foglie assumano la classica forma "pennata" ed almeno 5 anni prima che esse possano aver le dimensioni delle foglie di una pianta "adulta".
La chioma è densa, espansa e dalla forma tondeggiante. In zone pedonali, giovani piante ancora troppo basse, hanno spesso le foglie raccolte tra loro (legate con una corda) per indirizzarle verticalmente, in modo da non ingombrare il passaggio.
L'apparato radicale, come tipico delle monocotiledoni, è fascicolato, ma estremamente robusto ed espanso, in grado di spingersi in profondità per attingere le riserve d'acqua sotterranee. In piante coltivate in vaso, anche di giovane età, l'apparato radicale si presenta come un groviglio di molte radici tutte più o meno dello stesso diametro (manca un fittone).
Insomma radici espanse, profonde e più robuste della maggior parte delle altre specie di palma.
La Palma delle Canarie è una specie dioica, esistono perciò piante "maschio" e piante "femmina", ognuna delle quali produrrà fiori esclusivamente del sesso di appartenenza. Le infiorescenze (di entrambi i sessi) spuntano tra le foglie, son lunghe circa 1 metro (3.3 ft) e, diversamente da quelle della Brahea armata, non sono troppo appariscenti.
I fiori sono piccoli, color giallo crema-bianchi e quelli femminili, se fecondati, danno origine a drupe di color marrone, contenenti un unico seme.
Questi frutti, raccolti in grappoli, sono ben visibili e ricordano molto i datteri, benché siano più piccoli, con minor quantità di polpa. Sebbene abbiano scarse qualità organolettiche, i frutti della Phoenix canariensis sono commestibili.
Nei luoghi d'origine la fioritura può avvenire più o meno tutto l'anno, con un picco durante i mesi più caldi. In Italia, la P. canariensis fiorisce prevalentemente durante la bella stagione, in maniera molto scalare e con differenze sostanziali da pianta a pianta, mentre i frutti maturano da Agosto in poi.
Come Crescere la Palma delle Canarie ? - Coltivazione, Clima, Esposizione, Potatura
P. canariensis è una palma rustica e molto adattabile, può essere perciò coltivata in ambienti molto diversi tra di loro, sia come tipo di suolo, sia come temperatura e quantità di pioggia.
Forse è proprio questa facilità di coltivazione che l'ha resa così diffusa e, prima dell'avvento del Punteruolo Rosso, prosperava senza la benché minima cura.
La Palma delle Canarie ha una buona resistenza al freddo e, da adulta, può sopportare la neve ed il gelo, sino a temperature minime di circa -10° C (14° F), forse un paio di gradi in meno con danni. Tuttavia, in zone in cui le gelate invernali siano frequenti e moderate, conviene coprirla per i primi anni dall'impianto.
Tra le Palme a foglie pennate è una delle meglio tolleranti alle basse temperature ed è battuta solo dalla Butia capitata e dalla Jubaea chilensis.
Quando sceglierete dove piantare la vostra Canariensis ricordatevi che è una palma di grosse dimensioni, che ha bisogno di molto spazio per svilupparsi e, considerando una lunghezza media delle foglie di 5 metri (16 ft), avrà bisogno circa 30 metri quadrati (325 feet square) di terreno e, se non si vuole che le foglie si tocchino, una distanza di almeno 10 metri (33 ft) tra una palma e l'altra.
La crescita è lenta e, nei primi anni, può essere quasi estenuante. Questa sua innata lentezza permette di coltivarla in vaso per anni, rinvasando ad ogni primavera. Detto questo, se cresciuta in vaso non si svilupperà mai al meglio e, anche se coltivata in vasi molto grandi, avrà una velocità di crescita inferiore rispetto ad una palma piantata in piena terra.
Giusto per aver dei numeri sulla velocità di crescita, si può affermare che una palma ormai affrancata cresca di circa 20-30 cm (8-12 inch) ogni anno ed una palma alta 10 metri (33 ft) avrà in media un'età di circa 60 anni.
Questa palma mostra grande versatilità anche in merito all'esposizione alla luce; essa infatti, pur crescendo al meglio (e senza bruciature) in pieno Sole, si adatta anche alla mezz'ombra e persino a posizioni ombreggiate, purché luminose.
Phoenix canariensis può crescere su praticamente tutti i tipi di terreno, da quelli poveri e sabbiosi, sino a quelli compatti ed argillosi. Di solito le specie di palme che tollerano terreni aridi, soffrono i ristagni idrici e l'umidità del suolo, mentre quelle che vivono in suoli perennemente bagnati non resistono alla siccità; la Palma delle Canarie, invece, può vivere sia in suoli riarsi dal Sole, sia in terreni zuppi d'acqua.
Le concimazioni sono per lo più superflue e, di norma, anche i suoli poveri son più che sufficienti per il loro sostentamento. Basta osservare queste palme lungo i viali alberati od allo stato naturale dove, pur non ricevendo alcuna fertilizzazione, crescono sanissime.
Ricordatevi che è meglio non concimare, rispetto a concimare troppo.
Le potature non sono necessarie, servono semmai a rimuovere le vecchie foglie ormai seccate. Se si volesse un aspetto più ordinato si potrebbero potare quelle foglie che scendono sotto la teorica linea parallela all'orizzonte, in tal modo la chioma vista davanti avrebbe un angolo di 180° (semicerchio), simile ad un ventaglio aperto.
Detto questo personalmente adoro anche il portamento "naturale", come quello che potete notare nelle Phoenix canariensis selvatiche che crescono a La Gomera (prima foto dell'articolo).
Grazie anche all'imponente apparato radicale, la Palma delle Canarie ha un'ottima resistenza alla carenza idrica e prospera senza irrigazioni anche nelle zone meno piovose d'Italia.
Innaffiare può essere utile a velocizzare la crescita durante i primi anni, ma nel complesso è una pianta che richiede davvero poca acqua.
Una palma che cresce al Sole, come all'ombra, in un terreno arido, così come in uno saturo d'acqua, in un clima tropicale (es. Hawaii), come nel Nord Italia (es. Lago Maggiore); insomma, fin qua sembrerebbe una pianta indistruttibile, ma purtroppo non è esente da malattie, tra cui le più pericolose sono la Fusariosi, causata dal fungo Fusarium oxysporum canariensis ed il già discusso Punteruolo Rosso.
Come Riprodurre la Phoenix canariensis ?
Non esistono metodi di propagazione vegetativa, in quanto la specie non emette polloni e le palme (come tutte le monocotiledoni) non si possono innestare.
L'unico metodo di moltiplicazione avviene tramite semina, che genera individui diversi rispetto alla pianta-madre, non permettendo la riproduzione di cloni con caratteristiche peculiari e scoraggiando di fatto la selezione di cultivars di pregio (leggi qua per dettagli).
I semi non hanno bisogno di un periodo freddo e possono esser piantati appena raccolti da frutti maturi; se le temperature saranno alte, le piante germoglieranno nel giro di 2-3 mesi. Per facilitare il germogliamento può esser utile lasciar i semi immersi in acqua a temperatura ambiente per una notte, nonché mantenere umido il terriccio.
Purtroppo la crescita iniziale vi farà venir il latte alle ginocchia, ma la soddisfazione di aver una Palma fatta da seme vi ripagherà del tempo aspettato.
Alternativamente potete comprare una Palma delle Canarie coltivata in vaso già da qualche anno, ma se vorrete una palma grande subito dovrete esser disposti a spendere un po' di soldi.
Giusto a titolo esemplificativo, nelle foto che seguono sono mostrate Palme delle Canarie con un'età rispettivamente di 1-2 anni, di 6-8 anni, di 20-22 anni e di oltre 50-60 anni.
Alla prossima vacanza, mentre passeggiate sul lungomare, alzate la testa; senz'altro noterete la palma di cui abbiamo profusamente discusso sin qua.
Se abitate nel Centro-Sud Italia probabilmente avrete già una certa famigliarità con questa palma, ma sappiate che si può coltivare con successo anche nei microclimi più favorevoli del Nord Italia ed, anzi, spero che questo articolo vi invogli a tentar la sua coltivazione anche nei giardini riparati, sopra la linea del fiume Po.
Vi lascio con paio di foto del tipico paesaggio che troverete nell'entroterra delle isole più occidentali delle Canarie.
Qui siamo a La Gomera, l'isola che vanta le popolazioni più numerose di questa specie, potete infatti osservare le Phoenix canariensis che crescono sane ed indisturbate sugli aridi e scoscesi declivi, insieme a splendidi esemplari di Agave americana, ormai naturalizzata, ed ad altre specie xerofile.