giovedì 24 ottobre 2024

Quali Piante Sono Simili a Palme, ma Appartenenti ad Altre Famiglie ?

Come ampiamente visto qua le Palme (famiglia Arecaceae) sono circa 2600 specie, alcune delle quali molto resistenti al freddo (per dettagli clicca qua) e tranquillamente coltivabili in buona parte d'Italia.

In questo articolo vorrei descrivere alcune piante che, a prima vista, possono sembrare delle palme, ma che in realtà sono spesso assai lontane evolutivamente.


Elenco delle Simil-Palma :

1) Cycas revoluta : è originaria del Giappone meridionale, dove cresce su suoli tendenzialmente sabbiosi. E' una pianta che cresce molto bene in zone calde, ma può tollerare diversi gradi sotto zero, ampliando la possibilità di coltivazione al clima di quasi tutta Italia (montagne escluse). La specie ha crescita molto lenta, il tronco arriva ad un diametro di circa 25 cm (10 in), con un'altezza variabile da 10 cm (4 in), nei giovani esemplari, a oltre 5 metri (16.5 ft), negli esemplari di oltre 50 anni. Le foglie sono grandi, pennate, disposte a spirale all'estremità del fusto. Questo, unito all'assenza di ramificazioni del tronco, la fanno assomigliare molto ad una palma; tuttavia appartiene alla famiglia delle Cycadaceae, ovvero una Gimnosperma, quindi filogeneticamente molto lontana da quella delle Arecaceae.

Cycas revoluta
2) Dicksonia antarctica : nativa del continente Australiano, cresce nelle foreste umide, su suoli freschi e ricchi di humus, in posizioni ombreggiate. La D. antarctica è una pianta antica a crescita lenta, presente già ben prima delle attuali piante a fiore (angiosperme); essa infatti appartiene alle Felci, le prime piante ad essere vascolarizzate, ma ancora prive di semi. Sebbene piante adulte abbiano un fusto eretto, senza ramificazioni, con vegetazione verde concentrata all'estremità, basta osservare le foglie per capire che, in effetti, è una Felce e non una Palma; ma da lontano o senza uno sguardo attento si possono facilmente scambiare per Palme. Un'altra felce, dall'aspetto da palma, è la più delicata Cyathea cooperi.

Dicksonia antarctica
3) Papiro (Cyperus papyrus) e Falso Papiro (Cyperus alternifolius) : il Papiro è noto sin dall'antichità, grazie al popolo Egizio che ne ricavava una superficie su cui scrivere. E' una specie nativa dell'Africa tropicale ed appartenente alla famiglia delle Cyperaceae, cresce spontaneo in zone caldo umide, in posizioni soleggiate, ma lungo corsi d'acqua, avendo talvolta le radici immerse. E' una specie subtropicale, sensibile al freddo, ed è coltivabile all'aperto solo nel Sud Italia. E' una pianta erbacea perenne con rizoma legnoso sotterraneo e lunghi fusti di pochi centimetri di diametro, alti circa 2 metri (6,6 ft), alla cui sommità sono presenti infiorescenze ombrelliformi. Il Falso Papiro è uno stretto parente, condivide habitat, origine e famiglia, tuttavia se l'inverno è freddo perde la parte aerea, ma rivegeta dalle radici l'anno seguente. 

Cyperus papyrus

Cyperus alternifolius
4) Mahonia eurybracteata : secondo alcuni sistematici dovrebbe esser classificata come Berberis eurybracteata, appartiene alla famiglia delle Berberidaceae ed è endemica della Cina. E' un piccolo arbusto, con foglie pennate, chioma molto fitta e, se non potata, tende a formare nuovi fusti (polloni) dalle radici. Personalmente ritengo possa ricordare la palma nana d'appartamento (Chamaedorea elegans). La fioritura avviene sul legno più vecchio e le infiorescenze gialle spuntano all'apice dei rami, svettando sulla pianta stessa. I fiori sbocciano tra Ottobre e Dicembre. Specie sempreverde con ottima resistenza al gelo, anche molto intenso.

Mahonia eurybracteata

5) Macrozamia communisMacromazia johnsonii : endemiche dell'Australia, sono entrambe Gimnosperme appartenenti alla famiglia delle Zamiaceae ed imparentate con la più comune Cycas revoluta discussa sopra. Hanno foglie pennate, lunghe anche 2 metri (6.6 ft), che possono ricordare quelle delle Palme del genere Phoenix. Il fusto cresce molto lentamente in altezza, ma più velocemente in larghezza e può esser parzialmente ipogeo (sotterraneo). Possono crescere sia in posizione soleggiata, che piuttosto ombrosa e reggono gelate di media intensità, defogliandosi sotto i -5° C (23° F), ma sopravvivendo anche oltre. Sono specie Dioica, vi sono dunque individui che producono Coni maschili e altri che producono Coni Femminili.

Macrozamia communis
6) Zamia furfuracea : nativa del Messico, è anch'essa una Zamiaceae, molto comune anche come pianta ornamentale da interni. Rispetto alla precedente possiede foglie più carnose, di aspetto lucido, quasi ceroso, che possono raggiungere il metro (3.3 ft) di lunghezza. Ogni foglia è formata da un certo numero di paia (circa 10-12) di foglioline ricoperte da peluria e disposte in maniera opposta lungo il rachide centrale. Il fusto è tendenzialmente ipogeo, di modeste dimensioni. La pianta ben sopporta l'aridità, ma tollera poco il freddo ed è coltivabile all'aperto senza protezioni solo nelle zone più miti d'Italia.

Zamia furfuracea


Encephalartos woodii
7) Encephalartos woodii : specie di Zamiaceae, nativa del Sud Africa ed estinta in natura. I circa 500 esemplari adulti, per lo più ospitati da orti botanici internazionali, sono tutti maschi (producono coni maschili), quindi la riproduzione avviene esclusivamente per via vegetativa (polloni basali), dato che non esistono più semi. La specie ha un aspetto maestoso, un grosso tronco ed un'altezza massima di poco inferiore ai 10 metri (33 ft). Le imponenti foglie pennate sono relegate all'apice vegetativo. Una specie rarissima e antica, che però ricorda molto da vicino alcune delle più comuni Palme ornamentali.

8) Pandanus spiralis : appartenente alla famiglia delle Pandanaceae è, come le vere palme, un'angiosperma, quindi non produce coni, ma fiori. Specie nativa dell'Australia tropicale, quindi molto sensibile al freddo e difficilmente coltivabile in Italia. Si sviluppa su un tronco esile, alto sino a 10 metri (33 ft), di norma poco ramificato. Le foglie sono lunghe e sottili, disposte a raggio, dando complessivamente un aspetto simile a quello di una foglia palmata di una palma. Il frutto, solo nell'aspetto, ricorda un piccolo Ananas.

Pandanus spiralis
9) Ravenala madagascariensis : chiamato Albero dei Viaggiatori, appartiene alle Strelitziaceae, quindi stretto parente della più comune Strelitzia reginae. Nativo del Madagascar, è anche uno dei simboli dell'Isola, dove vive nelle foreste umide, anche di bassa montagna. Il tronco è unico, eretto e nelle zone d'origine può esser alto anche 20 metri (66 ft). Le foglie ricordano quelle di un Banano, ma hanno un picciolo molto lungo, con una parte concava, ricoperta da guaina, in cui si immagazzina acqua piovana. Le foglie sono disposte a ventaglio e posizionate su un unico piano. I fiori hanno la forma che ricorda un uccellino, come tipico della famiglia, ed assomigliano a quelli della Strelitzia nicolai.

Ravenala madagascariensis
10) Begonia luxurians : chiamata anche Begonia dalla foglia palmata, appartiene alla famiglia delle Begoniaceae (clicca qui per dettagli) ed è nativa del Brasile. Le foglie emergono da steli eretti ed hanno un aspetto ricadente, sono verdi con picciolo rosso. Non supera mai i 3 metri di altezza (10 ft) ed è ultra-tropicale, iniziando a soffrire già con temperature appena inferiori ai +10° C (50° F), relegando alle serre la sua coltivazione in Italia.

Begonia luxurians
11) Pachypodium lamerei : appartiene alla famiglia delle Apocynaceae (come Oleandro e Falso Gelsomino) ed è specie endemica del Madagascar. E' una pianta succulenta, con attività fotosintetica presente anche nel tronco ricoperto di lunghe spine. All'apice del fusto (o dei rami, nelle poche ramificazioni che potrebbe fare) compaiono le foglie; esse sono presenti solo all'estremità dei rami, sono verdi, lanceolate e disposte a rosetta. I fiori sono bianchi, fragranti e sbocciano dal centro della rosetta. In natura prospera su suoli poveri, aridi, quasi desertici e può superare i 5 metri (16,6 ft) di altezza. In Italia si può coltivare all'aperto in zone esenti da gelo.

Pachypodium lamerei
12) Carludovica palmata : appartenente alla famiglia delle Cyclanthaceae ed è originaria del Centro-America sino alla Bolivia. Diversamente dalla maggior parte delle vere palme non sviluppa un tronco legnoso. Le foglie sono palmate e sorrette da un lungo picciolo eretto, mentre i fiori sono maschili o femminili, ma prodotti da un'unica pianta (specie Monoica). Priva di un vero tronco, raggiunge l'altezza massima in funzione della lunghezza della foglia-picciolo, al massimo 3 metri (10 ft). In natura cresce nel sottobosco delle foreste pluviali. In Italia se ne può tentare (non son sicuro che ci si riesca) la coltivazione nelle zone costiere più miti del Sud Italia, avendo cura di trovare un angolo riparato, piuttosto umido ed ombreggiato.

Carludovica palmata
13) Dioon spinulosum : appartiene alla famiglia delle Zamiaceae ed è presente in natura nelle foreste pluviali del Messico orientale. Possiedono foglie pennate lunghe 2 metri (6,6 ft), ognuna formata da circa 120 paia di foglioline disposte ad angolo piatto lungo il rachide. Le foglioline vicino al picciolo son piccole, quelle mediane son le più lunghe, mentre quelle terminali si accorciano nuovamente. Esse hanno in margine dentellato. La chioma è folta ed il tronco, con l'età, può diventare abbastanza alto. Resiste a temperature di circa -2° C (28° F).

Dioon spinulosum
Brighamia Insignis14) Brighamia Insignis : chiamata Palma Hawaiana, in realtà non lo è, dato che appartiene alla famiglia delle Campanulaceae. Si sviluppa su un unico fusto (raramente ramifica) succulento e bulboso, con foglie presenti alla sola estremità. Esse sono carnose, disposte a rosetta ed hanno un color verde pallido e forma ovale. I fiori sono profumati, raggruppati in 2-3 in grappolini; hanno 5 petali biancastri fusi ad un tubo lungo oltre 10 cm (4 in). In natura è estinto l'unico insetto in grado di impollinarla efficacemente, rendendo la sua riproduzione naturale assai saltuaria ed aleatoria. Pianta sensibile al freddo e non coltivabile in climi temperati. 

15) Cordyline australis : specie nativa della Nuova Zelanda, facente parte delle Asparagaceae. Può superare i 10 metri di altezza (33 ft) e con l'età può ramificare, ma le foglie sono collocate solo alla fine dei rami. I fiori son color bianco-crema e spuntano da infiorescenze terminali, poste al centro della rosetta fogliare, costituite da numerosi fiori. Le foglie sono a forma di spada. La specie è piuttosto resistente al freddo, anche fino a -10° C (14° F), e può esser coltivata anche in buona parte del Nord Italia.

Cordyline australis

lunedì 30 settembre 2024

Genere Acacia (Mimosa) : Elenco Specie, Inquadramento, Differenze e Caratteristiche Comuni

Acacia è uno dei molti generi delle Fabaceae, un grande raggruppamento noto ai più con il nome di Famiglia delle Leguminose. Ad essa appartengono sia specie orticole annuali (Fave, Piselli e Fagioli), sia specie sempreverdi perenni da climi tropicali (Tamarindo o Inga edulis) o mediterranei (Caesalpinia), sia decidue da climi temperati (Albero di Giuda).

Qui mi vorrei però soffermare unicamente sul genere Acacia, che annovera al proprio interno circa 1000 specie, essenzialmente native di due continenti : Australia (circa 90%) e Africa (10%), con rare eccezioni altrove.

Le piante di Acacia coltivate in Italia sono dette Mimose e, come vedremo, ne esistono ben di più rispetto alla classica Mimosa simbolo della festa della donna.

Molte (ma non tutte) specie di Acacia condividono le caratteristiche sottoelencate :

  • Sono piante sempreverdi
  • Crescono in luoghi caldi e spesso secchi
  • Hanno foglie bipennate, formate da numerosissime foglioline (però son comuni anche altre tipologie)
  • In molte specie le foglie son in realtà Filloidi, ovvero piccioli modificati con funzione fotosintetica.
  • Il fiore è raccolto in una spiga o in un capolino globoso, più raramente solitario
  • Il fiore è formato da lunghi stami gialli, che conferiscono al fiore un aspetto "sferico"
  • Il frutto è un baccello più o meno allungato a seconda della specie

Quali Sono le Specie di Acacia più Particolari e Rappresentative ?

1) Acacia podalyriifolia : chiamata anche Mimosa d'Inverno, ha per l'appunto la peculiarità di fiorire in pieno inverno, già a partire da Dicembre nelle zone più miti. Le infiorescenze poste all'estremità dei rami sono composte da 15-30 fiori, color giallo oro e molto profumati. La specie ha portamento arbustivo, talvolta ad alberello, di norma di piccole dimensioni, difficilmente oltre i 5 metri (16.5 ft) di altezza. Le foglie sono ovali, color glauco e ricordano un po' quelle di alcune specie di Eucalipto (es. E. gunnii). Resiste solo a lievi gelate.

Acacia podalyriifolia
Fiori Acacia podalyriifolia
2) Acacia baileyana : fioritura abbondante, con fiori gialli simili, sia per colore che per dimensione, a quelli della classica mimosa, dalla quale si differenzia per le foglie più piccole. Il portamento è tendenzialmente piramidale e raggiunge circa 10 metri (33 ft) di altezza. Regge fino a -9° C (15° F). La fioritura è precoce, tipicamente invernale e nei climi più miti può iniziare in Dicembre, fino a Febbraio nei luoghi più freschi. Esiste anche una cultivar con nuovi getti dalle foglia color violaceo. 

Acacia baileyana

3) Acacia dealbata : nativa della Tasmania e del Sud-Est dell'Australia, è in assoluto la Mimosa più comune e diffusa negli ambienti a clima mediterraneo. La specie ha crescita rapida e raggiunge altezze ragguardevoli (anche oltre 20 metri = 66 ft). I boccioli fiorali iniziano a formarsi sin dalla fine dell'estate precedente, ma si schiudono solo tra fine inverno ed inizio primavera, anche a seconda del clima. Fa un'unica fioritura annuale, ma estremamente copiosa, con numerosissimi fiori gialli. Pianta poco longeva, non vive oltre 30-40 anni. Preferisce terreni acidi e non tollera quelli calcarei.

Acacia dealbata
4) Acacia retinodes : chiamata anche "Mimosa 4 Stagioni", deve il suo nome al fatto di fiorire a più riprese ad eccezione del periodo più freddo dell'anno. Le foglie sono lanceolate, il portamento è pendulo e raggiunge un'altezza media di 6-8 metri (20-26 ft). I fiori sono gialli, meno abbondanti rispetto a quelli della classica Mimosa. Resiste qualche grado sottozero ed a gelate di media intensità, sia pur di breve durata. Data la tolleranza ai terreni calcarei viene spesso utilizzata come portainnesto, per innestarci l'A. dealbata.

Albero Acacia retinodes

Fiori Acacia retinodes
5) Acacia senegal : diversamente da quelle fin qui descritte, la specie è nativa dell'Africa, in particolar modo delle savane del Senegal, anche se il suo areale si estende ad oriente fino all'Eritrea. E' un arbusto di circa 10 metri (33 ft), con rami spinosi e foglie bipennate. Produce infiorescenze compatte, con fiori giallo chiaro, quasi color panna, a cui seguono lunghi baccelli. La specie cresce in zone aride e, nella stagione avversa, può perdere le foglie ed quindi comportarsi come decidua. Inadatta ad esser coltivata in Italia.

Acacia senegal
6) Acacia hanburyana : rara ibridazione ottenuta da Thomas Hanbury, ancor oggi presente ai giardini botanici di Hanbury di Ventimiglia (clicca qua per foto e descrizione). Foglie sono color glauco, di forma tendenzialmente lanceolata, anche se è presente il fenomeno dell'eterofillia, ovvero produce anche foglie pennate. I grossi fiori gialli sbocciano sul finire dell'inverno.

Acacia hanburyana
7) Acacia pudica : nativa dell'America latina, è nota ai più per esser in grado di reagire agli stimoli tattici; infatti le sue foglie, se appena sfiorate, si richiudono su loro stesse. E' facilmente coltivabile in vaso e, anche in piena terra, non supera il metro (3.3 ft) di altezza. I fiori sono a forma sferica e di color violaceo. La specie non tollera il gelo.

Acacia pudica
8) Acacia crassa : albero che può raggiungere i 12 metri (39 ft) di altezza. Le foglie sono strette, lanceolate ed assottigliate nella parte finale. Le infiorescenze emergono dall'ascella fogliare, sono lunghe e non ramificate.

Acacia crassa
9) Acacia cognata : endemica del Sud dell'Australia, si caratterizza per aver una chioma densa, formata da foglie strettissime, quasi filiformi. Il portamento risulta ricadente ed i fiori sono gialli, ma di dimensioni minori rispetto a quelli di altre Acacia. Entro certi limiti l'aspetto, almeno a prima vista, potrebbe ricordare quello della più comune Schinus molle.

Acacia cognata
10) Acacia brownii : nativa dell'Australia orientale, è un piccolo arbusto, inferiore al metro (3.3 ft) di altezza. Le foglie, o meglio il fillodio (cioè il picciolo che sostituisce la funzione delle foglie), sono aghiformi, ricordando un po' quelle del Rosmarino. La chioma è poco densa, la fioritura non è particolarmente copiosa, con fiori gialli di circa 1 cm di diametro (0,4 in).

Acacia brownii
11) Acacia longifolia :  nativa del sud-est dell'Australia è un albero che può raggiungere gli 8 m (26 ft) di altezza, in pochi anni, grazie ad una crescita esplosiva. La fioritura è primaverile e successiva a quella della classica Mimosa. Le foglie sono lunghe, lanceolate, talvolta leggermente incurvate. I fiori spuntano da gemme poste sull'ascella fogliare e sono ravvicinati e riuniti in pannocchie non ramificate.
 
Acacia longifolia

12) Acacia nigricans : piccolo arbusto, raramente di altezza superiore ai 2 metri (6.6 ft). Ha foglie composte, di piccole dimensioni, mentre i fiori sono di forma globulare, gialli e più voluminosi delle foglie.

Acacia nigricans
13) Acacia uncinata : pianta interessante per le modeste dimensioni, con una crescita orizzontale spesso superiore a quella verticale, raggiungendo un'altezza di circa 2 metri (6,6 ft).  Il portamento è compatto e ricadente. I fiori sono dei glomeruli isolati gialli con un lungo peduncolo; altro fattore interessante è la fioritura continua fin tanto che le temperature lo permettono; in Italia si protrae da Maggio a Novembre, ma qualche fiore isolato, in zone miti, è possibile tutto l'anno.

Acacia uncinata
14) Acacia denticulosa : nativa dell'Australia occidentale, è un arbusto di circa 3 m (10 ft) con inusuali foglie allargate e, a tratti, tondeggianti. I fiori sono piccoli e riuniti serratamente in spighe di forma cilindrica.

Acacia denticulosa

Acacia alata
15) Acacia alata : possiede rami disposti a zig-zag e i fillodi che sono in continuo con i rami. I fiori sono color crema/giallo tenue. Sicuramente tra le Acacia più particolari.

16) Acacia acinacea : piccolo arbusto con rami ricadenti, dal tipico aspetto xerofilo. Le foglie sono piccolissime e durante la fioritura quasi non si vedono, con fiori gialli che ricoprono tutti i rami.

Acacia acinacea
17) Acacia genistifolia : possiede filloidi corti e rigidi, che sembrano più spine che foglie. Fiori color crema e portamento arbustivo.

Acacia genistifolia
18) Acacia aphylla : pianta desertica priva di foglie, con fotosintesi relegata ai verdi rami. Ricorda la nostra comune Ginestra.

Acacia aphylla
19) Acacia mitchellii : arbusto con piccolissime foglie composte e chioma poco densa. I fiori sono singoli e, sulla stessa pianta, si aprono scalarmente. 

Acacia mitchellii
20) Acacia sertiformis : arbusto ramificato, con lunghi rami ricadenti e foglie tondeggianti dall'apice appuntito. I fiori son di un bel color giallo acceso.

Acacia sertiformis
21) Acacia saligna : utilizzata sia per formare siepi, sia piantata isolata; tollera bene calcare e salsedine e si sviluppa sotto forma di cespuglio di forma tondeggiante. La fioritura è primaverile, tra Marzo e Aprile. Crescita rapida.

Acacia saligna

Anche se la sistematica non le attribuisce strettamente al genere Acacia, presento le ultime due piante comunemente chiamate "Acacia", sebbene siano decidue e con una maggiore resistenza al freddo rispetto a quelle sin qui descritte.

22) Acacia di Costantinopoli : il nome scientifico è in realtà Albizia julibrissin, portamento espanso, foglie grandi e stupendi fiori con sfumature rosa-violacee, che sbocciano verso fine primavera/inizio estate.

Albizia julibrissin
23) Robinia pseudoacacia : nativa degli USA, è stata importata da tempo in Europa dove è diventata infestante. Crescendo velocemente viene spesso impiegata per ottenere legno da ardere. La specie si adorna di fiori bianchi verso Aprile ed è considerata una pianta mellifera.

Robinia pseudoacacia

martedì 6 agosto 2024

Cos'è il Fotoperiodo? - Piante Longidiurne e Brevidiurne

Abbiamo visto già in molte occasioni come fattori abiotici agiscano sulla fisiologia e sullo sviluppo di una pianta. Ad esempio molte piante native di zone temperate hanno bisogno un certo fabbisogno di freddo, per poter rompere la dormienza e fiorire correttamente nella primavera successiva. Ma la temperatura non è certo l'unico fattore a condizionare la crescita (o la dormienza) di un vegetale, la luce infatti gioca un ruolo altrettanto cruciale, basti pensare che essa regola la quantità di Auxina, l'ormone responsabile dell'estensione e della crescita cellulare, permettendo alla pianta di "inclinarsi" verso il Sole (per dettagli sul Fototropismo clicca qui). L'azione combinata di temperatura e quantità di luce è anche determinante per la caduta delle foglie nelle piante decidue in autunno (vedi qua), un meccanismo che le rende resistenti ai rigori invernali.

Oggi vorrei parlare del Fotoperiodismo, ovvero come le piante (ma in realtà anche Funghi, Insetti ed altri viventi) riescano a capire  in che stagione sono, percependo il numero di ore giornaliere di luce o buio.

Premessa :

Per comprendere quanto segue dobbiamo però fare riferimento a come variano le ore di luce e buio a seconda della latitudine.

Si può dire che solo nelle zone equatoriali (latitudine = 0°) la durata del giorno e della notte non varia mai durante l'anno e ci sono sempre 12 ore di luce e 12 di buio. Più ci si sposta verso i Poli (sia verso Nord che verso Sud, in maniera speculare) più la variazione stagionale sarà marcata, sino ad arrivare ai Poli in cui si hanno 6 mesi di luce e 6 mesi di buio. 

Se prendiamo una località situata al 15° parallelo Nord (zona tropicale), l'oscillazione massima sarà appena di 2 ore tra i due Solstizi, si avranno quindi 13 h luce - 11 h buio il 21 Giugno e 11 h luce - 13 h buio il 21 Dicembre. 

Se analizziamo un luogo al 30 ° N (zona subtropicale), ci saranno 4 ore di differenza tra i Solstizi (10-14 h), se andiamo al 45° N (zona temperata, ricade parte del Nord Italia) saranno ben 6 le ore (8-16h) e via via così. 

In altre parole, più siamo lontani dall'equatore, più la differenza di ore di luce-buio tra Giugno e Dicembre aumenterà

Schema Brevidiurne e Longidiurne
Cos'è il Fotoperiodo e il Fotoperiodismo?

Il Fotoperiodo è la differenza tra le ore di luce e buio, il Fotoperiodismo è invece la conseguenza che ha il Fotoperiodo sulle piante. Il Fotoperiodismo fu scoperto solo nel 1920, osservando che la fioritura di alcune specie avveniva solo dopo cicli successivi di luce-buio in cui una delle due fasi prevaleva sull'altra. In base a queste considerazioni si possono dividere le specie in 3 grosse categorie.

  • Brevidiurne : sono piante essenzialmente di origine tropicale o subtropicale, di norma native di aree poste a latitudini inferiori ai 30°. Esse fioriscono nel periodo in cui il dì è più corto rispetto alla notte, che in zone subtropicali di solito coincide con la stagione secca. In questo modo i fiori, che sono organi più delicati, non verranno esposti ai nubifragi monsonici. Un classico esempio di pianta brevidiurna è il Mais (Zea mays); sebbene siano state selezionate varietà che fioriscono indipendentemente dalle ore di luce e, quindi, coltivabili anche nelle zone temperate (come in Italia).
  • Longidiurne : tipiche delle zone temperature di media latitudine, fioriscono quando le ore di luce superano quelle di buio, ovvero in primavera-estate, così da aver davanti a loro la bella stagione, con temperature elevate per maturare i propri frutti prima dell'arrivo dell'inverno. Appartengono a questa categoria cereali nativi di zone fredde come Orzo (Hordeum vulgare), Segale (Secale cereale) e Frumento (Triticum durum), ma (almeno in origine) anche alcuni legumi come i Piselli (Pisum sativum) e alcune varietà di Insalata (Lactuca sativa).
  • Neutrodiurne : sono quelle specie il cui periodo di fioritura non è influenzato dal numero di ore di luce, bensì da altri fattori (temperatura, umidità etc.). Alla categoria appartengono la maggior parte delle specie di Rosa.

N.B. Un po' di luce riflessa vi è anche quando il Sole è sotto l'orizzonte e quindi, per talune specie brevidiurne, la soglia di ore di luce sotto la quale verrà indotta la fioritura può essere anche di 13 o 14 ore.


Alcune specie brevidiurne, se coltivate in maniera naturale in Italia (dove il clima lo permette) fioriranno tra tardo autunno ed inverno. Un esempio lampante è la Stella di Natale (Euphorbia pulcherrima), che in Sicilia la si può trovare in fiore nel periodo Natalizio (giorno breve = notte lunga). 
 
In Floricoltura il fotoperiodismo è ben noto ed utilizzato  sia per "forzare" piante a fiorire fuori periodo, sia per far produrre nuove foglie (e non fiori) in inverno

Alcune specie di Begonia sono brevidiurne. Nelle serre florovivaistiche la Begonia elatior viene riprodotta e fatta crescere in autunno-inverno, per raggiungere la fioritura e la commercializzazione nel periodo in cui vi è richiesta (primavera). Se le serre nel periodo invernale fossero riscaldate, ma avessero il numero di ore di luce tipiche dell'Italia in quel periodo, le Begonie andrebbero a fiore precocemente, a discapito della crescita. Per ovviare a ciò i vivaisti illuminano artificialmente (dopo il Tramonto e/o prima dell'Alba) fino al raggiungimento della soglia critica, che per la specie è di circa 13-14 ore. In questo modo si inibisce la formazione di boccioli fiorali e la pianta concentra le proprie energie sulla vegetazione, raggiungendo maggiori dimensioni e fiorendo poi successivamente.

Se prendiamo un'altra pianta, la Cannabis sativa, e la volessimo indurre a fiorire per ottenere i semi (laddove la legge lo permetta) dovremo creare del buio artificiale in estate, oscurando la luce in modo che non vi siano più di 12 ore di luce giornaliera. Essa è infatti una brevidiurna e senza oscuramento fiorirebbe solo in settembre-ottobre, periodo in cui però alle medie latitudini le temperature non sono più idonee al completamento del ciclo biologico. Con questa tecnica potremo indurre una fioritura estiva ed avere ancora temperature buone per il suo sviluppo all'aperto

Lo Spinacio (Spinacia oleracea) è invece longidiurno e se venisse coltivato all'equatore (12h luce-buio tutto l'anno) non fiorirebbe e non si potrebbero dunque ottenere i semi per la riproduzione. In questo caso deve esser fornita luce artificiale per raggiungere almeno 14-15 ore di luce al giorno, così da permettere l'induzione della fase riproduttiva. In Italia lo Spinacio non è da coltivare in estate, perché le giornate lunghe farebbero andare a fiore piante relativamente piccole e con poche foglie.

Nei fatti l'induzione a fiore di molte specie arboree risponde a diversi stimoli sommati tra loro e non solo al fotoperiodo. Esaminiamo il Mango (Mangifera indica), una pianta subtropicale la cui fioritura, nelle zone d'origine, è indotta da un periodo di aridità, mentre dove vi sia una certa stagionalità, come in Italia (Sicilia costiera e poche altre zone in cui non geli mai), è il periodo freddo a far produrre le infiorescenze. Quindi, a seconda del clima in cui viene coltivato, l'induzione a fiore può esser dovuta alla carenza d'acqua o a temperature fresche. 

Infine, sebbene in misura minore, il Fotoperiodo regola anche fenomeni non collegati alla riproduzione (fioritura), come ad esempio l'arresto vegetativo e la successiva perdita di foglie delle specie decidue.


Quando Fu Scoperto e Come Funziona il Fotoperiodismo ?

Nel 1920 W. W. Garner and H. A. Allard pubblicano il primo articolo in cui si evidenzia l'effetto del Fotoperiodo sulla fioritura. Gli autori cercarono di capire quando le piante di Tabacco (Nicotiana tabacum) smettessero di emettere nuove foglie ed iniziassero a fiorire. Condussero un esperimento in cui una piantagione omogenea di piantine di Tabacco venne divisa in due gruppi. Il primo gruppo venne fatto crescere all'aperto senza alcuna modificazione, il secondo, invece, venne coperto durante parte delle ore pomeridiane, creando artificialmente un "buio precoce". L'induzione a fiore avvenne solo nelle piante del secondo gruppo. Oggi infatti si sa infatti che il Tabacco è una specie brevidiurna e, se coltivata in estate come nell'esperimento, l'elevato numero di ore di luce inibisce la fioritura. 

Qualcuno di voi si starà chiedendo : "ma come fa un vegetale a capire il numero di ore luce ?".

Fu solo negli anni '50, con l'avvento della Biologia Molecolare, che si cercò di capire la base biochimica che controlla il Fotoperiodismo. 

Ebbene il responsabile del fenomeno è un pigmento di origine proteica chiamato Fitocromo. Esso è presente in due forme convertibili l'una nell'altra in maniera reversibile :

  • Pr : noto come "phytochrome red", assorbe luce nel rosso, ad una lunghezza d'onda (λ) intorno ai 660 nm.
  • Pfr : noto come "phytochrome far-red", assorbe luce nel rosso lontano, con λ intorno ai 730 nm, al confine della percezione umana.
Fitocromo Meccanismo
Semplificando molto, quando assorbe luce a 660 nm il Pr è convertito a Pfr, mentre Pfr è convertito a Pquando il primo assorbe luce a 730 nm.

Durante il giorno la luce ha una maggior componente nel rosso (660 nm) e quindi il fitocromo Pr (che assorbe questa λ) si convertirà gradualmente nel fitocromo Pfr
Al tramonto, invece, il rosso lontano (730 nm) prevarrà e parte di Pfr sarà riconvertito nella forma Pr.

Prima che inizi il buio, avremo dunque le due forme di Fitocromo in proporzioni variabili a seconda della lunghezza del giorno.

Ma non è finita qui; in assenza di luce (buio notturno) il Pfr si converte gradualmente in Pr, in un processo conosciuto come Dark Reversion.


Maggiori saranno le ore di buio, maggiore sarà la quantità di Pr il mattino successivo. E' proprio la forma Pr a promuovere la fioritura nelle brevidiurne, mentre si pensa che sia la forma Pfr a promuovere quella della longidiurne.

Quindi, più che le ore di luce, sono le ore di buio ininterrotte a determinare il destino della fioritura; nelle specie brevidiurne talvolta basta un'interruzione di pochi minuti al buio (con una lunghezza d'onda opportuna) per inibire la fioritura. 


In definitiva, sebbene molto sia stato scoperto, ci sono ancora dei punti non completamente chiariti. 

giovedì 11 luglio 2024

Come Coltivare il Callistemon - Clima e Cure

Il Callistemon è una arbusto ornamentale volgarmente noto come Scovolino, per via dei suoi fiori che ricordano appunto il suddetto strumento per la pulizia dei denti. 

In realtà Callistemon (sinonimo Melaleuca) è un genere di piante endemico dell'Australia, anche se oggi le sue specie vengono coltivate in diverse parti del mondo, spesso anche lontano rispetto ai luoghi d'origine. Esistono circa 50 specie di Callistemon ed innumerevoli cultivars, che si differenziano per portamento, forma e colore del fiore e resistenza al freddo.

Questo genere, descritto per la prima volta ad inizio '800, appartiene all'immensa famiglia delle Mirtaceae, come Mirto, GuavaEucalipto e molte altre piante. 

Fiore Callistemon
Le tre specie, a partire dalle quali son state ottenute la quasi totalità delle cultivars, sono :

  • Callistemon viminalis (sin. Melaleuca viminalis) : è una delle specie più diffuse in Italia e quella che conta il maggior numero di cultivars, nonché quella a cui farò riferimento nell'articolo, se non diversamente indicato. E' un arbusto o al più un piccolo albero, che raggiunge al massimo un'altezza di circa 5 metri (16 ft), con un portamento pendente dei rami (in inglese è infatti noto come Weeping Callistemon). Tollera un'ampia varietà di suoli e, data la sua rusticità, può esser coltivato come pianta stradale, senza aver bisogno di cure particolari. 
  • Callistemon salignus (sin. Melaleuca salignus) : di sviluppo leggermente superiore rispetto al C. viminalis, si contraddistingue per aver fiori bianco o color crema, un colore simile a quello di un'altra specie, il C. salicina.
  • Callistemon citrina (sin. Melaleuca citrina) : di sviluppo un po' più limitato, ha anche una minor resistenza al freddo rispetto al C. viminalis; inoltre i suoi rami sono assurgenti (puntano verso l'alto) e non ricadenti. Anch'essa è una specie piuttosto diffusa (forse la cultivar "Splendens" è la più comune nel centro-sud Italia) e quella maggiormente rappresentata fotograficamente in questo articolo.

Fisiologia e Botanica del Callistemon :

Callistemon viminalis è una specie arborea sempreverde originaria dell'Australia orientale dove, allo stato selvatico, tende a colonizzare i corsi d'acqua delle pianure costiere, sebbene si possa spingere anche sugli altopiani e sui pendii più lontani dalla cosa. Lo Scovolino si sviluppa sotto forma arbustiva (multi-tronco) o, soprattutto in coltivazione, ad alberello, rimanendo comunque una pianta di medio-piccole dimensioni. Il nome del genere (Callistemon), prende dal Greco "kallistos" (il più bello) e "stema" (stami), in riferimento alla bellezza dei suoi fiori, mentre il nome della specie (viminalis) deriva dal latino "vimen" e significa lungo e flessibile, in riferimento al portamento pendulo tipico della specie.

Nuova Vegetazione Callistemon citrina
Il portamento è elegante, con una chioma folta e rami che partono sin dalla parte basale della pianta. I giovani rami sono lunghi, esili, flessibili e penduli, arrivando talvolta a sfiorare il terreno e sono ricoperti da una corteccia rossastra, mentre i vecchi rami ed il tronco hanno corteccia grigiastra che tende a fessurarsi longitudinalmente. 

Il Callistemon è una specie sempreverde le cui foglie sono color verde chiaro, semplici, alternate e dalla forma stretta ed allungata, ricordando vagamente quelle d'olivo. Esse hanno la tendenza a concentrarsi nella parte terminale e pendule dei giovani rami, lasciando talvolta quasi scoperta la parte iniziale; ciò amplifica l'effetto "ricadente" della pianta. La vegetazione appena emessa può avere sfumature rossastre, via via più intense partendo dal centro verso il contorno della fogliolina, inoltre possono presentare una leggera pubescenza

Foglie Callistemon citrina
Le radici sono tendenzialmente fascicolate, di medio sviluppo e, di norma, non sono così espanse e massicce da provocare danni a strutture limitrofe e non sono considerate invasive

Ma arriviamo al fiore, sicuramente l'organo più appariscente ed apprezzato di questa pianta. I fiori vanno a costituire delle infiorescenze a forma di spiga, poste nella parte terminale dei rami. L'infiorescenza ha un forma cilindrica, con un diametro di 5 cm (2 inch) ed una lunghezza di 10 cm (4 in), talvolta oltre. Ogni singola infiorescenza è formata da una cinquantina di singoli fiori, dotati di petali che cadono precocemente con l'avanzare della maturazione del fiore, mentre permangono i vistosi stami color rosso acceso (anche se in alcune varietà possono aver altre tonalità), tra l'altro in numero elevato, come tipico delle Mirtacee.
 
Come detto, ogni ramo produce un'infiorescenza posta alla sua estremità, tuttavia è non è raro che il ramo continui a crescere durante e dopo la fioritura. Questo fa si che molti rami abbiano la parte finale così composta : zona con foglie (emesse prima della fioritura), infiorescenza, zona con foglie (emesse dopo o in concomitanza della fioritura).

Abbozzo di Infiorescenza
Il periodo di fioritura dipende da molti fattori quali latitudineesposizione ed andamento stagionale. Diversamente da altre specie, lo sfalsamento tra Nord e Sud Italia potrebbe essere di un paio di mesi. In linea generale la fioritura è piuttosto scalare e prolungata, con un picco tra la primavera inoltrata (fine Aprile) e inizio estate (fine Giugno), ma qualche spiga isolata può spuntare durante tutta l'estate. In zone miti si ha un secondo periodo di fioritura in autunno, a cavallo tra Settembre ed Ottobre. In climi subtropicali le fioriture possono alternarsi durante tutto l'anno e, persino nelle zone più calde d'Italia, qualche sparuta infiorescenza può esser presente anche in inverno. 

Ai fiori seguono i frutti, che sono delle piccole capsule coriacee bronzee-grigiastre al cui interno troviamo i semi. Questi frutti possono permanere sulla pianta anche per un paio di anni o più.

Portamento Callistemon citrinus var. "Splendens"
Come Crescere il Callistemon ? - Coltivazione, Clima, Potatura e Cure

Sia Callistemon viminalis che Callistemon Citrina sono due una specie che hanno una crescita abbastanza rapida e, nel giro di pochi anni, raggiungeranno già le dimensioni tipiche della specie, sviluppando annualmente circa 50 cm (1,7 ft) di nuova vegetazione. Anche la fioritura avverrà già sin dai primi anni dalla messa a dimora. Per contro, come tipico di quelle piante "precoci", hanno una longevità limitata e difficilmente supereranno i 40 anni di età

Frutti Sui Rami di Un Anno
Tutte le specie di Callistemon gradiscono esposizioni soleggiate, con almeno 6 ore di luce solare diretta al giorno, ma più Sole ricevono più fioriranno. E' possibile crescere il Callistemon anche a mezz'ombra, ma in questa condizione la pianta sarà meno robusta e la fioritura meno copiosa, mentre l'ombra totale è sconsigliata. 

Per quanto riguarda il tipo di suolo, questa pianta è molto adattabile, potendo prosperare su un ampia gamma di substrati, da quelli poveri, sabbiosi e sassosi, fino a quelli fertili ed argillosi. La concimazione non è pratica necessaria, a meno di suoli superficiali con quasi totale assenza di materia organica, nei quali un po' di letame maturo potrebbe aiutare. 

Frutti sui Rami di Più Anni
Il Callistemon ha un'ottima resistenza alla siccità, sviluppandosi molto bene senza irrigazioni anche in condizioni di marcata aridità, come quelle tipiche della Macchia Mediterranea. Ciò nonostante in natura vive spesso ai margini dei fiumi e può quindi tollerare anche un suolo umido e momentanei ristagni idrici, caratteristica rara tra le piante adatte ai climi torridi. 
Si consiglia di bagnare solo durante il primo (e secondo) anno dall'impianto o per avere una crescita più rigogliosa e continuativa. 

Per quanto riguarda la resistenza al freddo ci sono differenze tra le specie e le cultivars, ma in linea generale quasi tutte resistono a gelate lievi. Se prendiamo come riferimento il C. viminalis potremmo dire che è adatto alla coltivazione all'aperto sino ad una zona USDA 8, potendo sopportare senza grossi danni temperature minime intorno ai -10° C (14° F), ma con qualche danno alle foglie ed ai rami di un anno credo possa sopravvivere anche 2-4 gradi in meno. Di certo non tollera il gelo come una Betulla, ma con qualche piccolo accorgimento durante i primi anni si può coltivare con successo anche nel Nord Italia e non solo in microclimi eccezionali come quelli in prossimità delle sponde dei grandi laghi del Nord Italia (come il Lago Verbano).
In zone fredde, un leggero ingiallimento fogliare durante i mesi più rigidi è comune, ma non è preoccupante e non preclude nulla alla stagione successiva. 

Boccioli FioraliLa potatura permette di ottenere un buon bilanciamento ed un miglior arieggiamento della chioma, oltre ad evitare che la continua crescita dei rami possa farli ricadere sino a terra (nel C. viminalis), in ultimo si potrà mantenere la pianta entro le dimensioni volute. Il periodo migliore per potare è quello successivo al picco di fioritura, rimuovendo i fiori ormai sfioriti, accorciando i rami troppo vigorosi, danneggiati o che si intrecciano. La potatura così eseguita donerà anche nuovo vigore e non precluderà la fioritura dell'annata successiva. 

Nel complesso il Callistemon è una pianta rustica, poco attaccata da insetti, funghi o altri patogeni ed è quindi perfetta sia nei giardini che nei parchi, così come nelle aiuole con poco spazio, anche in contesti urbani, data la buona tolleranza all'inquinamento. Anche la resistenza alla salsedine è medio-alta, rendendo la specie adatta anche a zone costiere, persino in prossimità del mare.

Questa pianta si può riprodurre agevolmente per semina, utilizzando i semi che spontaneamente cadono dalle capsule (frutti) ormai secche. E' importante prelevare semi solo dai frutti maturi, porli in ammollo in acqua tiepida per 24 ore e seminarli in vasi con terriccio ben drenante, mantenendoli in un ambiente caldo ed umido fino ad avvenuta germinazione. 
Alternativamente si può propagare per Talea, tecnica che garantisce uno sviluppo più rapido e la certezza di riprodurre l'esatto clone da cui si preleva il ramo. In questo caso le talee si prendono da piante sane, asportando un giovane ramo della lunghezza di circa 20 cm (8 in) al quale verranno rimosse le foglie basali, lasciandone solo poche alla sommità. Successivamente si deve interrare per circa metà lunghezza in un buon terriccio, possibilmente con l'aggiunta di ormoni radicanti. Il vaso nel quale si esegue la talea deve esser mantenuto in un ambiente caldo-umido, senza sole diretto, fino ad avvenuto radicamento. 

Tronco, Rami e Corteccia

Callistemon in Versione Invernale

Quali Sono le Varietà più Comuni o Particolari ? - Descrizione e Curiosità

 
Esistono innumerevoli cultivars di Callistemon, essenzialmente selezionate a partire da 3-4 specie (indicate ad inizio articolo), talvolta anche ibridite tra loro. I diversi cloni si differenziano notevolmente per forma e colore del fiore, ma ancor di più per portamento e crescita.

Di seguito troverete le varietà di Callistemon più particolari o popolari :

  • Callistemon viminalis var. "Captain Cook"
    Callistemon viminalis var. "Captain Cook" : ottenuta da seme, è stata selezionata per il portamento più compatto rispetto alle specie tipo. Infatti la crescita raramente supera i 2 metri (6.6 ft) di altezza, con una ramificazione fitta. La fioritura è abbondante, inizia sin dal primo anno dalla propagazione ed è più prolungata rispetto alla norma. Originariamente era conosciuta come "Compacta".
  • Callistemon viminalis var. "Hot Pink" : si sviluppa come alberello di medio-piccole dimensioni, come tipico della specie. Qui la peculiarità è il colore dei fiori che è di un bel rosa carico, talvolta con sfumature lilla, invece del classico colore rosso.
  • Callistemon viminalis var. "Hot Pink"
    Callistemon viminalis var. "Little John" : selezionato per essere a portamento nano, raggiunge da adulto altezze inferiori al metro (3.3 ft); inoltre tende ad allargarsi, rendendo questo clone ottimo come pianta tappezzante da utilizzare per la formazione di aiuole basse.
  • Callistemon citrinus var. "Splendens" : descritta per la prima volta nel 1925, ma nota sotto questo nome solo dal 1989, è un clone con rami a crescita assurgente (non pendule) e con un portamento compatto, raggiungendo in media i 3 metri (10 ft) di altezza. Le foglie, se strofinate, emanano profumo di limone. E' una cultivar molto comune e diffusa, anche in Italia.
  • Callistemon viminalis var. "Little John"
    Callistemon viminalis var. "Dawson River Weeper" : Albero che può arrivare tranquillamente ai 5 metri (16.5 ft) di altezza, si caratterizza per il portamento eccezionalmente pendule, quasi come un Salice piangente. 
  • Callistemon citrinus var. "White Anzac" : come facile intuire dal nome, il clone si contraddistingue per il fiore dall'insolito colore bianco.
  • Callistemon pallidus var. "Candle Glow" : registrato nel 1985, è un raro clone a fioritura gialla.
  • Callistemon salignus var. "Glasshouse Country"  : anch'esso raro, produce dei fiori rosa tenue che tende al bianco, un colore sfumato e davvero delicato. 
Callistemon citrinus var. "Splendens"

Callistemon viminalis