lunedì 30 settembre 2024

Genere Acacia (Mimosa) : Elenco Specie, Inquadramento, Differenze e Caratteristiche Comuni

Acacia è uno dei molti generi delle Fabaceae, un grande raggruppamento noto ai più con il nome di Famiglia delle Leguminose. Ad essa appartengono sia specie orticole annuali (Fave, Piselli e Fagioli), sia specie sempreverdi perenni da climi tropicali (Tamarindo o Inga edulis) o mediterranei (Caesalpinia), sia decidue da climi temperati (Albero di Giuda).

Qui mi vorrei però soffermare unicamente sul genere Acacia, che annovera al proprio interno circa 1000 specie, essenzialmente native di due continenti : Australia (circa 90%) e Africa (10%), con rare eccezioni altrove.

Le piante di Acacia coltivate in Italia sono dette Mimose e, come vedremo, ne esistono ben di più rispetto alla classica Mimosa simbolo della festa della donna.

Molte (ma non tutte) specie di Acacia condividono le caratteristiche sottoelencate :

  • Sono piante sempreverdi
  • Crescono in luoghi caldi e spesso secchi
  • Hanno foglie bipennate, formate da numerosissime foglioline (però son comuni anche altre tipologie)
  • In molte specie le foglie son in realtà Filloidi, ovvero piccioli modificati con funzione fotosintetica.
  • Il fiore è raccolto in una spiga o in un capolino globoso, più raramente solitario
  • Il fiore è formato da lunghi stami gialli, che conferiscono al fiore un aspetto "sferico"
  • Il frutto è un baccello più o meno allungato a seconda della specie

Quali Sono le Specie di Acacia più Particolari e Rappresentative ?

1) Acacia podalyriifolia : chiamata anche Mimosa d'Inverno, ha per l'appunto la peculiarità di fiorire in pieno inverno, già a partire da Dicembre nelle zone più miti. Le infiorescenze poste all'estremità dei rami sono composte da 15-30 fiori, color giallo oro e molto profumati. La specie ha portamento arbustivo, talvolta ad alberello, di norma di piccole dimensioni, difficilmente oltre i 5 metri (16.5 ft) di altezza. Le foglie sono ovali, color glauco e ricordano un po' quelle di alcune specie di Eucalipto (es. E. gunnii). Resiste solo a lievi gelate.

Acacia podalyriifolia
Fiori Acacia podalyriifolia
2) Acacia baileyana : fioritura abbondante, con fiori gialli simili, sia per colore che per dimensione, a quelli della classica mimosa, dalla quale si differenzia per le foglie più piccole. Il portamento è tendenzialmente piramidale e raggiunge circa 10 metri (33 ft) di altezza. Regge fino a -9° C (15° F). La fioritura è precoce, tipicamente invernale e nei climi più miti può iniziare in Dicembre, fino a Febbraio nei luoghi più freschi. Esiste anche una cultivar con nuovi getti dalle foglia color violaceo. 

Acacia baileyana

3) Acacia dealbata : nativa della Tasmania e del Sud-Est dell'Australia, è in assoluto la Mimosa più comune e diffusa negli ambienti a clima mediterraneo. La specie ha crescita rapida e raggiunge altezze ragguardevoli (anche oltre 20 metri = 66 ft). I boccioli fiorali iniziano a formarsi sin dalla fine dell'estate precedente, ma si schiudono solo tra fine inverno ed inizio primavera, anche a seconda del clima. Fa un'unica fioritura annuale, ma estremamente copiosa, con numerosissimi fiori gialli. Pianta poco longeva, non vive oltre 30-40 anni. Preferisce terreni acidi e non tollera quelli calcarei.

Acacia dealbata
4) Acacia retinodes : chiamata anche "Mimosa 4 Stagioni", deve il suo nome al fatto di fiorire a più riprese ad eccezione del periodo più freddo dell'anno. Le foglie sono lanceolate, il portamento è pendulo e raggiunge un'altezza media di 6-8 metri (20-26 ft). I fiori sono gialli, meno abbondanti rispetto a quelli della classica Mimosa. Resiste qualche grado sottozero ed a gelate di media intensità, sia pur di breve durata. Data la tolleranza ai terreni calcarei viene spesso utilizzata come portainnesto, per innestarci l'A. dealbata.

Albero Acacia retinodes

Fiori Acacia retinodes
5) Acacia senegal : diversamente da quelle fin qui descritte, la specie è nativa dell'Africa, in particolar modo delle savane del Senegal, anche se il suo areale si estende ad oriente fino all'Eritrea. E' un arbusto di circa 10 metri (33 ft), con rami spinosi e foglie bipennate. Produce infiorescenze compatte, con fiori giallo chiaro, quasi color panna, a cui seguono lunghi baccelli. La specie cresce in zone aride e, nella stagione avversa, può perdere le foglie ed quindi comportarsi come decidua. Inadatta ad esser coltivata in Italia.

Acacia senegal
6) Acacia hanburyana : rara ibridazione ottenuta da Thomas Hanbury, ancor oggi presente ai giardini botanici di Hanbury di Ventimiglia (clicca qua per foto e descrizione). Foglie sono color glauco, di forma tendenzialmente lanceolata, anche se è presente il fenomeno dell'eterofillia, ovvero produce anche foglie pennate. I grossi fiori gialli sbocciano sul finire dell'inverno.

Acacia hanburyana
7) Acacia pudica : nativa dell'America latina, è nota ai più per esser in grado di reagire agli stimoli tattici; infatti le sue foglie, se appena sfiorate, si richiudono su loro stesse. E' facilmente coltivabile in vaso e, anche in piena terra, non supera il metro (3.3 ft) di altezza. I fiori sono a forma sferica e di color violaceo. La specie non tollera il gelo.

Acacia pudica
8) Acacia crassa : albero che può raggiungere i 12 metri (39 ft) di altezza. Le foglie sono strette, lanceolate ed assottigliate nella parte finale. Le infiorescenze emergono dall'ascella fogliare, sono lunghe e non ramificate.

Acacia crassa
9) Acacia cognata : endemica del Sud dell'Australia, si caratterizza per aver una chioma densa, formata da foglie strettissime, quasi filiformi. Il portamento risulta ricadente ed i fiori sono gialli, ma di dimensioni minori rispetto a quelli di altre Acacia. Entro certi limiti l'aspetto, almeno a prima vista, potrebbe ricordare quello della più comune Schinus molle.

Acacia cognata
10) Acacia brownii : nativa dell'Australia orientale, è un piccolo arbusto, inferiore al metro (3.3 ft) di altezza. Le foglie, o meglio il fillodio (cioè il picciolo che sostituisce la funzione delle foglie), sono aghiformi, ricordando un po' quelle del Rosmarino. La chioma è poco densa, la fioritura non è particolarmente copiosa, con fiori gialli di circa 1 cm di diametro (0,4 in).

Acacia brownii
11) Acacia longifolia :  nativa del sud-est dell'Australia è un albero che può raggiungere gli 8 m (26 ft) di altezza, in pochi anni, grazie ad una crescita esplosiva. La fioritura è primaverile e successiva a quella della classica Mimosa. Le foglie sono lunghe, lanceolate, talvolta leggermente incurvate. I fiori spuntano da gemme poste sull'ascella fogliare e sono ravvicinati e riuniti in pannocchie non ramificate.
 
Acacia longifolia

12) Acacia nigricans : piccolo arbusto, raramente di altezza superiore ai 2 metri (6.6 ft). Ha foglie composte, di piccole dimensioni, mentre i fiori sono di forma globulare, gialli e più voluminosi delle foglie.

Acacia nigricans
13) Acacia uncinata : pianta interessante per le modeste dimensioni, con una crescita orizzontale spesso superiore a quella verticale, raggiungendo un'altezza di circa 2 metri (6,6 ft).  Il portamento è compatto e ricadente. I fiori sono dei glomeruli isolati gialli con un lungo peduncolo; altro fattore interessante è la fioritura continua fin tanto che le temperature lo permettono; in Italia si protrae da Maggio a Novembre, ma qualche fiore isolato, in zone miti, è possibile tutto l'anno.

Acacia uncinata
14) Acacia denticulosa : nativa dell'Australia occidentale, è un arbusto di circa 3 m (10 ft) con inusuali foglie allargate e, a tratti, tondeggianti. I fiori sono piccoli e riuniti serratamente in spighe di forma cilindrica.

Acacia denticulosa

Acacia alata
15) Acacia alata : possiede rami disposti a zig-zag e i fillodi che sono in continuo con i rami. I fiori sono color crema/giallo tenue. Sicuramente tra le Acacia più particolari.

16) Acacia acinacea : piccolo arbusto con rami ricadenti, dal tipico aspetto xerofilo. Le foglie sono piccolissime e durante la fioritura quasi non si vedono, con fiori gialli che ricoprono tutti i rami.

Acacia acinacea
17) Acacia genistifolia : possiede filloidi corti e rigidi, che sembrano più spine che foglie. Fiori color crema e portamento arbustivo.

Acacia genistifolia
18) Acacia aphylla : pianta desertica priva di foglie, con fotosintesi relegata ai verdi rami. Ricorda la nostra comune Ginestra.

Acacia aphylla
19) Acacia mitchellii : arbusto con piccolissime foglie composte e chioma poco densa. I fiori sono singoli e, sulla stessa pianta, si aprono scalarmente. 

Acacia mitchellii
20) Acacia sertiformis : arbusto ramificato, con lunghi rami ricadenti e foglie tondeggianti dall'apice appuntito. I fiori son di un bel color giallo acceso.

Acacia sertiformis
21) Acacia saligna : utilizzata sia per formare siepi, sia piantata isolata; tollera bene calcare e salsedine e si sviluppa sotto forma di cespuglio di forma tondeggiante. La fioritura è primaverile, tra Marzo e Aprile. Crescita rapida.

Acacia saligna

Anche se la sistematica non le attribuisce strettamente al genere Acacia, presento le ultime due piante comunemente chiamate "Acacia", sebbene siano decidue e con una maggiore resistenza al freddo rispetto a quelle sin qui descritte.

22) Acacia di Costantinopoli : il nome scientifico è in realtà Albizia julibrissin, portamento espanso, foglie grandi e stupendi fiori con sfumature rosa-violacee, che sbocciano verso fine primavera/inizio estate.

Albizia julibrissin
23) Robinia pseudoacacia : nativa degli USA, è stata importata da tempo in Europa dove è diventata infestante. Crescendo velocemente viene spesso impiegata per ottenere legno da ardere. La specie si adorna di fiori bianchi verso Aprile ed è considerata una pianta mellifera.

Robinia pseudoacacia

martedì 6 agosto 2024

Cos'è il Fotoperiodo? - Piante Longidiurne e Brevidiurne

Abbiamo visto già in molte occasioni come fattori abiotici agiscano sulla fisiologia e sullo sviluppo di una pianta. Ad esempio molte piante native di zone temperate hanno bisogno un certo fabbisogno di freddo, per poter rompere la dormienza e fiorire correttamente nella primavera successiva. Ma la temperatura non è certo l'unico fattore a condizionare la crescita (o la dormienza) di un vegetale, la luce infatti gioca un ruolo altrettanto cruciale, basti pensare che essa regola la quantità di Auxina, l'ormone responsabile dell'estensione e della crescita cellulare, permettendo alla pianta di "inclinarsi" verso il Sole (per dettagli sul Fototropismo clicca qui). L'azione combinata di temperatura e quantità di luce è anche determinante per la caduta delle foglie nelle piante decidue in autunno (vedi qua), un meccanismo che le rende resistenti ai rigori invernali.

Oggi vorrei parlare del Fotoperiodismo, ovvero come le piante (ma in realtà anche Funghi, Insetti ed altri viventi) riescano a capire  in che stagione sono, percependo il numero di ore giornaliere di luce o buio.

Premessa :

Per comprendere quanto segue dobbiamo però fare riferimento a come variano le ore di luce e buio a seconda della latitudine.

Si può dire che solo nelle zone equatoriali (latitudine = 0°) la durata del giorno e della notte non varia mai durante l'anno e ci sono sempre 12 ore di luce e 12 di buio. Più ci si sposta verso i Poli (sia verso Nord che verso Sud, in maniera speculare) più la variazione stagionale sarà marcata, sino ad arrivare ai Poli in cui si hanno 6 mesi di luce e 6 mesi di buio. 

Se prendiamo una località situata al 15° parallelo Nord (zona tropicale), l'oscillazione massima sarà appena di 2 ore tra i due Solstizi, si avranno quindi 13 h luce - 11 h buio il 21 Giugno e 11 h luce - 13 h buio il 21 Dicembre. 

Se analizziamo un luogo al 30 ° N (zona subtropicale), ci saranno 4 ore di differenza tra i Solstizi (10-14 h), se andiamo al 45° N (zona temperata, ricade parte del Nord Italia) saranno ben 6 le ore (8-16h) e via via così. 

In altre parole, più siamo lontani dall'equatore, più la differenza di ore di luce-buio tra Giugno e Dicembre aumenterà

Schema Brevidiurne e Longidiurne
Cos'è il Fotoperiodo e il Fotoperiodismo?

Il Fotoperiodo è la differenza tra le ore di luce e buio, il Fotoperiodismo è invece la conseguenza che ha il Fotoperiodo sulle piante. Il Fotoperiodismo fu scoperto solo nel 1920, osservando che la fioritura di alcune specie avveniva solo dopo cicli successivi di luce-buio in cui una delle due fasi prevaleva sull'altra. In base a queste considerazioni si possono dividere le specie in 3 grosse categorie.

  • Brevidiurne : sono piante essenzialmente di origine tropicale o subtropicale, di norma native di aree poste a latitudini inferiori ai 30°. Esse fioriscono nel periodo in cui il dì è più corto rispetto alla notte, che in zone subtropicali di solito coincide con la stagione secca. In questo modo i fiori, che sono organi più delicati, non verranno esposti ai nubifragi monsonici. Un classico esempio di pianta brevidiurna è il Mais (Zea mays); sebbene siano state selezionate varietà che fioriscono indipendentemente dalle ore di luce e, quindi, coltivabili anche nelle zone temperate (come in Italia).
  • Longidiurne : tipiche delle zone temperature di media latitudine, fioriscono quando le ore di luce superano quelle di buio, ovvero in primavera-estate, così da aver davanti a loro la bella stagione, con temperature elevate per maturare i propri frutti prima dell'arrivo dell'inverno. Appartengono a questa categoria cereali nativi di zone fredde come Orzo (Hordeum vulgare), Segale (Secale cereale) e Frumento (Triticum durum), ma (almeno in origine) anche alcuni legumi come i Piselli (Pisum sativum) e alcune varietà di Insalata (Lactuca sativa).
  • Neutrodiurne : sono quelle specie il cui periodo di fioritura non è influenzato dal numero di ore di luce, bensì da altri fattori (temperatura, umidità etc.). Alla categoria appartengono la maggior parte delle specie di Rosa.

N.B. Un po' di luce riflessa vi è anche quando il Sole è sotto l'orizzonte e quindi, per talune specie brevidiurne, la soglia di ore di luce sotto la quale verrà indotta la fioritura può essere anche di 13 o 14 ore.


Alcune specie brevidiurne, se coltivate in maniera naturale in Italia (dove il clima lo permette) fioriranno tra tardo autunno ed inverno. Un esempio lampante è la Stella di Natale (Euphorbia pulcherrima), che in Sicilia la si può trovare in fiore nel periodo Natalizio (giorno breve = notte lunga). 
 
In Floricoltura il fotoperiodismo è ben noto ed utilizzato  sia per "forzare" piante a fiorire fuori periodo, sia per far produrre nuove foglie (e non fiori) in inverno

Alcune specie di Begonia sono brevidiurne. Nelle serre florovivaistiche la Begonia elatior viene riprodotta e fatta crescere in autunno-inverno, per raggiungere la fioritura e la commercializzazione nel periodo in cui vi è richiesta (primavera). Se le serre nel periodo invernale fossero riscaldate, ma avessero il numero di ore di luce tipiche dell'Italia in quel periodo, le Begonie andrebbero a fiore precocemente, a discapito della crescita. Per ovviare a ciò i vivaisti illuminano artificialmente (dopo il Tramonto e/o prima dell'Alba) fino al raggiungimento della soglia critica, che per la specie è di circa 13-14 ore. In questo modo si inibisce la formazione di boccioli fiorali e la pianta concentra le proprie energie sulla vegetazione, raggiungendo maggiori dimensioni e fiorendo poi successivamente.

Se prendiamo un'altra pianta, la Cannabis sativa, e la volessimo indurre a fiorire per ottenere i semi (laddove la legge lo permetta) dovremo creare del buio artificiale in estate, oscurando la luce in modo che non vi siano più di 12 ore di luce giornaliera. Essa è infatti una brevidiurna e senza oscuramento fiorirebbe solo in settembre-ottobre, periodo in cui però alle medie latitudini le temperature non sono più idonee al completamento del ciclo biologico. Con questa tecnica potremo indurre una fioritura estiva ed avere ancora temperature buone per il suo sviluppo all'aperto

Lo Spinacio (Spinacia oleracea) è invece longidiurno e se venisse coltivato all'equatore (12h luce-buio tutto l'anno) non fiorirebbe e non si potrebbero dunque ottenere i semi per la riproduzione. In questo caso deve esser fornita luce artificiale per raggiungere almeno 14-15 ore di luce al giorno, così da permettere l'induzione della fase riproduttiva. In Italia lo Spinacio non è da coltivare in estate, perché le giornate lunghe farebbero andare a fiore piante relativamente piccole e con poche foglie.

Nei fatti l'induzione a fiore di molte specie arboree risponde a diversi stimoli sommati tra loro e non solo al fotoperiodo. Esaminiamo il Mango (Mangifera indica), una pianta subtropicale la cui fioritura, nelle zone d'origine, è indotta da un periodo di aridità, mentre dove vi sia una certa stagionalità, come in Italia (Sicilia costiera e poche altre zone in cui non geli mai), è il periodo freddo a far produrre le infiorescenze. Quindi, a seconda del clima in cui viene coltivato, l'induzione a fiore può esser dovuta alla carenza d'acqua o a temperature fresche. 

Infine, sebbene in misura minore, il Fotoperiodo regola anche fenomeni non collegati alla riproduzione (fioritura), come ad esempio l'arresto vegetativo e la successiva perdita di foglie delle specie decidue.


Quando Fu Scoperto e Come Funziona il Fotoperiodismo ?

Nel 1920 W. W. Garner and H. A. Allard pubblicano il primo articolo in cui si evidenzia l'effetto del Fotoperiodo sulla fioritura. Gli autori cercarono di capire quando le piante di Tabacco (Nicotiana tabacum) smettessero di emettere nuove foglie ed iniziassero a fiorire. Condussero un esperimento in cui una piantagione omogenea di piantine di Tabacco venne divisa in due gruppi. Il primo gruppo venne fatto crescere all'aperto senza alcuna modificazione, il secondo, invece, venne coperto durante parte delle ore pomeridiane, creando artificialmente un "buio precoce". L'induzione a fiore avvenne solo nelle piante del secondo gruppo. Oggi infatti si sa infatti che il Tabacco è una specie brevidiurna e, se coltivata in estate come nell'esperimento, l'elevato numero di ore di luce inibisce la fioritura. 

Qualcuno di voi si starà chiedendo : "ma come fa un vegetale a capire il numero di ore luce ?".

Fu solo negli anni '50, con l'avvento della Biologia Molecolare, che si cercò di capire la base biochimica che controlla il Fotoperiodismo. 

Ebbene il responsabile del fenomeno è un pigmento di origine proteica chiamato Fitocromo. Esso è presente in due forme convertibili l'una nell'altra in maniera reversibile :

  • Pr : noto come "phytochrome red", assorbe luce nel rosso, ad una lunghezza d'onda (λ) intorno ai 660 nm.
  • Pfr : noto come "phytochrome far-red", assorbe luce nel rosso lontano, con λ intorno ai 730 nm, al confine della percezione umana.
Fitocromo Meccanismo
Semplificando molto, quando assorbe luce a 660 nm il Pr è convertito a Pfr, mentre Pfr è convertito a Pquando il primo assorbe luce a 730 nm.

Durante il giorno la luce ha una maggior componente nel rosso (660 nm) e quindi il fitocromo Pr (che assorbe questa λ) si convertirà gradualmente nel fitocromo Pfr
Al tramonto, invece, il rosso lontano (730 nm) prevarrà e parte di Pfr sarà riconvertito nella forma Pr.

Prima che inizi il buio, avremo dunque le due forme di Fitocromo in proporzioni variabili a seconda della lunghezza del giorno.

Ma non è finita qui; in assenza di luce (buio notturno) il Pfr si converte gradualmente in Pr, in un processo conosciuto come Dark Reversion.


Maggiori saranno le ore di buio, maggiore sarà la quantità di Pr il mattino successivo. E' proprio la forma Pr a promuovere la fioritura nelle brevidiurne, mentre si pensa che sia la forma Pfr a promuovere quella della longidiurne.

Quindi, più che le ore di luce, sono le ore di buio ininterrotte a determinare il destino della fioritura; nelle specie brevidiurne talvolta basta un'interruzione di pochi minuti al buio (con una lunghezza d'onda opportuna) per inibire la fioritura. 


In definitiva, sebbene molto sia stato scoperto, ci sono ancora dei punti non completamente chiariti. 

giovedì 11 luglio 2024

Come Coltivare il Callistemon - Clima e Cure

Il Callistemon è una arbusto ornamentale volgarmente noto come Scovolino, per via dei suoi fiori che ricordano appunto il suddetto strumento per la pulizia dei denti. 

In realtà Callistemon (sinonimo Melaleuca) è un genere di piante endemico dell'Australia, anche se oggi le sue specie vengono coltivate in diverse parti del mondo, spesso anche lontano rispetto ai luoghi d'origine. Esistono circa 50 specie di Callistemon ed innumerevoli cultivars, che si differenziano per portamento, forma e colore del fiore e resistenza al freddo.

Questo genere, descritto per la prima volta ad inizio '800, appartiene all'immensa famiglia delle Mirtaceae, come Mirto, GuavaEucalipto e molte altre piante. 

Fiore Callistemon
Le tre specie, a partire dalle quali son state ottenute la quasi totalità delle cultivars, sono :

  • Callistemon viminalis (sin. Melaleuca viminalis) : è una delle specie più diffuse in Italia e quella che conta il maggior numero di cultivars, nonché quella a cui farò riferimento nell'articolo, se non diversamente indicato. E' un arbusto o al più un piccolo albero, che raggiunge al massimo un'altezza di circa 5 metri (16 ft), con un portamento pendente dei rami (in inglese è infatti noto come Weeping Callistemon). Tollera un'ampia varietà di suoli e, data la sua rusticità, può esser coltivato come pianta stradale, senza aver bisogno di cure particolari. 
  • Callistemon salignus (sin. Melaleuca salignus) : di sviluppo leggermente superiore rispetto al C. viminalis, si contraddistingue per aver fiori bianco o color crema, un colore simile a quello di un'altra specie, il C. salicina.
  • Callistemon citrina (sin. Melaleuca citrina) : di sviluppo un po' più limitato, ha anche una minor resistenza al freddo rispetto al C. viminalis; inoltre i suoi rami sono assurgenti (puntano verso l'alto) e non ricadenti. Anch'essa è una specie piuttosto diffusa (forse la cultivar "Splendens" è la più comune nel centro-sud Italia) e quella maggiormente rappresentata fotograficamente in questo articolo.

Fisiologia e Botanica del Callistemon :

Callistemon viminalis è una specie arborea sempreverde originaria dell'Australia orientale dove, allo stato selvatico, tende a colonizzare i corsi d'acqua delle pianure costiere, sebbene si possa spingere anche sugli altopiani e sui pendii più lontani dalla cosa. Lo Scovolino si sviluppa sotto forma arbustiva (multi-tronco) o, soprattutto in coltivazione, ad alberello, rimanendo comunque una pianta di medio-piccole dimensioni. Il nome del genere (Callistemon), prende dal Greco "kallistos" (il più bello) e "stema" (stami), in riferimento alla bellezza dei suoi fiori, mentre il nome della specie (viminalis) deriva dal latino "vimen" e significa lungo e flessibile, in riferimento al portamento pendulo tipico della specie.

Nuova Vegetazione Callistemon citrina
Il portamento è elegante, con una chioma folta e rami che partono sin dalla parte basale della pianta. I giovani rami sono lunghi, esili, flessibili e penduli, arrivando talvolta a sfiorare il terreno e sono ricoperti da una corteccia rossastra, mentre i vecchi rami ed il tronco hanno corteccia grigiastra che tende a fessurarsi longitudinalmente. 

Il Callistemon è una specie sempreverde le cui foglie sono color verde chiaro, semplici, alternate e dalla forma stretta ed allungata, ricordando vagamente quelle d'olivo. Esse hanno la tendenza a concentrarsi nella parte terminale e pendule dei giovani rami, lasciando talvolta quasi scoperta la parte iniziale; ciò amplifica l'effetto "ricadente" della pianta. La vegetazione appena emessa può avere sfumature rossastre, via via più intense partendo dal centro verso il contorno della fogliolina, inoltre possono presentare una leggera pubescenza

Foglie Callistemon citrina
Le radici sono tendenzialmente fascicolate, di medio sviluppo e, di norma, non sono così espanse e massicce da provocare danni a strutture limitrofe e non sono considerate invasive

Ma arriviamo al fiore, sicuramente l'organo più appariscente ed apprezzato di questa pianta. I fiori vanno a costituire delle infiorescenze a forma di spiga, poste nella parte terminale dei rami. L'infiorescenza ha un forma cilindrica, con un diametro di 5 cm (2 inch) ed una lunghezza di 10 cm (4 in), talvolta oltre. Ogni singola infiorescenza è formata da una cinquantina di singoli fiori, dotati di petali che cadono precocemente con l'avanzare della maturazione del fiore, mentre permangono i vistosi stami color rosso acceso (anche se in alcune varietà possono aver altre tonalità), tra l'altro in numero elevato, come tipico delle Mirtacee.
 
Come detto, ogni ramo produce un'infiorescenza posta alla sua estremità, tuttavia è non è raro che il ramo continui a crescere durante e dopo la fioritura. Questo fa si che molti rami abbiano la parte finale così composta : zona con foglie (emesse prima della fioritura), infiorescenza, zona con foglie (emesse dopo o in concomitanza della fioritura).

Abbozzo di Infiorescenza
Il periodo di fioritura dipende da molti fattori quali latitudineesposizione ed andamento stagionale. Diversamente da altre specie, lo sfalsamento tra Nord e Sud Italia potrebbe essere di un paio di mesi. In linea generale la fioritura è piuttosto scalare e prolungata, con un picco tra la primavera inoltrata (fine Aprile) e inizio estate (fine Giugno), ma qualche spiga isolata può spuntare durante tutta l'estate. In zone miti si ha un secondo periodo di fioritura in autunno, a cavallo tra Settembre ed Ottobre. In climi subtropicali le fioriture possono alternarsi durante tutto l'anno e, persino nelle zone più calde d'Italia, qualche sparuta infiorescenza può esser presente anche in inverno. 

Ai fiori seguono i frutti, che sono delle piccole capsule coriacee bronzee-grigiastre al cui interno troviamo i semi. Questi frutti possono permanere sulla pianta anche per un paio di anni o più.

Portamento Callistemon citrinus var. "Splendens"
Come Crescere il Callistemon ? - Coltivazione, Clima, Potatura e Cure

Sia Callistemon viminalis che Callistemon Citrina sono due una specie che hanno una crescita abbastanza rapida e, nel giro di pochi anni, raggiungeranno già le dimensioni tipiche della specie, sviluppando annualmente circa 50 cm (1,7 ft) di nuova vegetazione. Anche la fioritura avverrà già sin dai primi anni dalla messa a dimora. Per contro, come tipico di quelle piante "precoci", hanno una longevità limitata e difficilmente supereranno i 40 anni di età

Frutti Sui Rami di Un Anno
Tutte le specie di Callistemon gradiscono esposizioni soleggiate, con almeno 6 ore di luce solare diretta al giorno, ma più Sole ricevono più fioriranno. E' possibile crescere il Callistemon anche a mezz'ombra, ma in questa condizione la pianta sarà meno robusta e la fioritura meno copiosa, mentre l'ombra totale è sconsigliata. 

Per quanto riguarda il tipo di suolo, questa pianta è molto adattabile, potendo prosperare su un ampia gamma di substrati, da quelli poveri, sabbiosi e sassosi, fino a quelli fertili ed argillosi. La concimazione non è pratica necessaria, a meno di suoli superficiali con quasi totale assenza di materia organica, nei quali un po' di letame maturo potrebbe aiutare. 

Frutti sui Rami di Più Anni
Il Callistemon ha un'ottima resistenza alla siccità, sviluppandosi molto bene senza irrigazioni anche in condizioni di marcata aridità, come quelle tipiche della Macchia Mediterranea. Ciò nonostante in natura vive spesso ai margini dei fiumi e può quindi tollerare anche un suolo umido e momentanei ristagni idrici, caratteristica rara tra le piante adatte ai climi torridi. 
Si consiglia di bagnare solo durante il primo (e secondo) anno dall'impianto o per avere una crescita più rigogliosa e continuativa. 

Per quanto riguarda la resistenza al freddo ci sono differenze tra le specie e le cultivars, ma in linea generale quasi tutte resistono a gelate lievi. Se prendiamo come riferimento il C. viminalis potremmo dire che è adatto alla coltivazione all'aperto sino ad una zona USDA 8, potendo sopportare senza grossi danni temperature minime intorno ai -10° C (14° F), ma con qualche danno alle foglie ed ai rami di un anno credo possa sopravvivere anche 2-4 gradi in meno. Di certo non tollera il gelo come una Betulla, ma con qualche piccolo accorgimento durante i primi anni si può coltivare con successo anche nel Nord Italia e non solo in microclimi eccezionali come quelli in prossimità delle sponde dei grandi laghi del Nord Italia (come il Lago Verbano).
In zone fredde, un leggero ingiallimento fogliare durante i mesi più rigidi è comune, ma non è preoccupante e non preclude nulla alla stagione successiva. 

Boccioli FioraliLa potatura permette di ottenere un buon bilanciamento ed un miglior arieggiamento della chioma, oltre ad evitare che la continua crescita dei rami possa farli ricadere sino a terra (nel C. viminalis), in ultimo si potrà mantenere la pianta entro le dimensioni volute. Il periodo migliore per potare è quello successivo al picco di fioritura, rimuovendo i fiori ormai sfioriti, accorciando i rami troppo vigorosi, danneggiati o che si intrecciano. La potatura così eseguita donerà anche nuovo vigore e non precluderà la fioritura dell'annata successiva. 

Nel complesso il Callistemon è una pianta rustica, poco attaccata da insetti, funghi o altri patogeni ed è quindi perfetta sia nei giardini che nei parchi, così come nelle aiuole con poco spazio, anche in contesti urbani, data la buona tolleranza all'inquinamento. Anche la resistenza alla salsedine è medio-alta, rendendo la specie adatta anche a zone costiere, persino in prossimità del mare.

Questa pianta si può riprodurre agevolmente per semina, utilizzando i semi che spontaneamente cadono dalle capsule (frutti) ormai secche. E' importante prelevare semi solo dai frutti maturi, porli in ammollo in acqua tiepida per 24 ore e seminarli in vasi con terriccio ben drenante, mantenendoli in un ambiente caldo ed umido fino ad avvenuta germinazione. 
Alternativamente si può propagare per Talea, tecnica che garantisce uno sviluppo più rapido e la certezza di riprodurre l'esatto clone da cui si preleva il ramo. In questo caso le talee si prendono da piante sane, asportando un giovane ramo della lunghezza di circa 20 cm (8 in) al quale verranno rimosse le foglie basali, lasciandone solo poche alla sommità. Successivamente si deve interrare per circa metà lunghezza in un buon terriccio, possibilmente con l'aggiunta di ormoni radicanti. Il vaso nel quale si esegue la talea deve esser mantenuto in un ambiente caldo-umido, senza sole diretto, fino ad avvenuto radicamento. 

Tronco, Rami e Corteccia

Callistemon in Versione Invernale

Quali Sono le Varietà più Comuni o Particolari ? - Descrizione e Curiosità

 
Esistono innumerevoli cultivars di Callistemon, essenzialmente selezionate a partire da 3-4 specie (indicate ad inizio articolo), talvolta anche ibridite tra loro. I diversi cloni si differenziano notevolmente per forma e colore del fiore, ma ancor di più per portamento e crescita.

Di seguito troverete le varietà di Callistemon più particolari o popolari :

  • Callistemon viminalis var. "Captain Cook"
    Callistemon viminalis var. "Captain Cook" : ottenuta da seme, è stata selezionata per il portamento più compatto rispetto alle specie tipo. Infatti la crescita raramente supera i 2 metri (6.6 ft) di altezza, con una ramificazione fitta. La fioritura è abbondante, inizia sin dal primo anno dalla propagazione ed è più prolungata rispetto alla norma. Originariamente era conosciuta come "Compacta".
  • Callistemon viminalis var. "Hot Pink" : si sviluppa come alberello di medio-piccole dimensioni, come tipico della specie. Qui la peculiarità è il colore dei fiori che è di un bel rosa carico, talvolta con sfumature lilla, invece del classico colore rosso.
  • Callistemon viminalis var. "Hot Pink"
    Callistemon viminalis var. "Little John" : selezionato per essere a portamento nano, raggiunge da adulto altezze inferiori al metro (3.3 ft); inoltre tende ad allargarsi, rendendo questo clone ottimo come pianta tappezzante da utilizzare per la formazione di aiuole basse.
  • Callistemon citrinus var. "Splendens" : descritta per la prima volta nel 1925, ma nota sotto questo nome solo dal 1989, è un clone con rami a crescita assurgente (non pendule) e con un portamento compatto, raggiungendo in media i 3 metri (10 ft) di altezza. Le foglie, se strofinate, emanano profumo di limone. E' una cultivar molto comune e diffusa, anche in Italia.
  • Callistemon viminalis var. "Little John"
    Callistemon viminalis var. "Dawson River Weeper" : Albero che può arrivare tranquillamente ai 5 metri (16.5 ft) di altezza, si caratterizza per il portamento eccezionalmente pendule, quasi come un Salice piangente. 
  • Callistemon citrinus var. "White Anzac" : come facile intuire dal nome, il clone si contraddistingue per il fiore dall'insolito colore bianco.
  • Callistemon pallidus var. "Candle Glow" : registrato nel 1985, è un raro clone a fioritura gialla.
  • Callistemon salignus var. "Glasshouse Country"  : anch'esso raro, produce dei fiori rosa tenue che tende al bianco, un colore sfumato e davvero delicato. 
Callistemon citrinus var. "Splendens"

Callistemon viminalis

martedì 11 giugno 2024

Tipologie di Terreno - Pregi e Difetti dei Diversi Suoli

Avete mai letto "Terreno Pesante", oppure "Terreno Profondo"? Cosa vorrà mai dire? Quali piante posso coltivare nei diversi tipi di suolo presenti in Italia?

In questo articolo vorrei dare una panoramica sui tipi di suolo che si possono trovare nei diversi ambienti di coltivazione, soffermandomi su pregi e difetti di ognuno di loro, indicando anche quali specie vegetali sono più indicate a seconda della tipologia di terra e dei suoi parametri chimici (pH, salinità, etc.) e rispondendo a domande come :

  • Cosa vuol dire che un Terreno è Profondo ?
  • Cosa significa che è un Terreno Pesante ?
  • Quando un Terreno si definisce di Medio Impasto (o Franco) ?
  • Cos'è la Tessitura ?
  • Cosa determina il pH di un Suolo ?

Premessa :

Scavo di Circa 3 Metri di Profondità
Noi siamo soliti pensare la superficie terrestre come fosse formata da terriccio, ovvero scavabile, lavorabile, friabile. Tuttavia, tornando indietro alle origini della Terra, scopriremmo che essa era avvolta da uno strato duro, compatto, in altre parole da una lastra di pietra, chiamata Roccia Madre. Successivamente gli agenti atmosferici hanno iniziato ad erodere questa roccia, formando un sottile strato di polvere, che ha permesso lo sviluppo di Muschi e Licheni, che a loro volta hanno contribuito (insieme a vento, pioggia etc.) alla formazione di strati via via più profondi, adatti così alla crescita di arbusti e alberi (se volete sapere le tappe evolutive del regno vegetale cliccate qua).

Ai giorni nostri lo Roccia madre può trovarsi a profondità diverse e, talvolta, addirittura riaffiorare (ad esempio in alcune zone delle Alpi). 

Se facessimo una buca profonda in un terreno ed osservassimo i vari strati (chiamati orizzonti) noteremmo, dal più superficiale al più profondo :

1) Strato di Sostanza Organica : è suddiviso a sua volta in lettiera, formata da resti vegetali ed animali morti in via di decomposizione, ed humus, in prevalenza formato da materiale organico ormai decomposto, miscelati con una parte minerale (sabbia-limo-argilla). In terreni molto profondi questo strato può arrivare a 2 metri, in quelli poco profondi può esser meno di 5 centimetri, mentre in un terreno di "media profondità" sarà di circa 50 cm. Questo strato di materiale organico è fertile, soffice, ricco di ossigeno e rappresenta la zona attiva, ovvero la parte di suolo in cui si sviluppa la vita nelle sue diverse forme, sia animale (lombrichi, larve, talpe, nematodi), sia vegetale (radici). In linea di massima terreni pianeggianti sono più profondi rispetto a quelli che possiamo trovare in zone acclive di collina o di montagna. 
E' facile intuire che tanto più profondo sarà un terreno, tanto meglio si potranno sviluppare le vostre piante. Inoltre le concimazioni potranno esser notevolmente ridotte. 

2) Strato Minerale : è formato prevalentemente da materiale inorganico (ghiaia, sabbia, limo, argilla miscelate in proporzioni diverse a seconda del suolo). Mancando la sostanza organica è poco adatto allo sviluppo radicale e solo le radici più profonde lo raggiungono, svolgendo qui prevalentemente un ruolo di ancoraggio.

3) Sottosuolo : parte in cui i frammenti di roccia diventano più abbondanti rispetto alla terra

4) Roccia Madre : roccia compatta ed impenetrabile. 

Gli strati del suolo sono abbastanza netti, visibili e distinguibili, tuttavia anche lo strato organico ha una parte minerale (inorganica), così come lo strato minerale ha una minima parte organica, soprattutto in terreni poco profondi.

Terreno Profondo con Strato Minerale Limo-Argilloso

Quali Tipo di Suolo Esistono ?

Come abbiamo visto, la parte che meglio permette lo sviluppo vegetale è quella più superficiale (Strato organico), tuttavia in molti casi è piuttosto superficiale e, dopo lavorazioni, si rimescola con lo strato sottostante e, anche in quelli più profondi, è comunque presente una certa parte inorganica.

La parte minerale (inorganica) la possiamo grossolanamente distinguere in base alla grandezza :

- Sabbia : particelle comprese tra 2 millimetri e 20 micron
- Limo : particelle comprese tra 20 micron e 2 micron
- Argilla : particelle inferiori ai 2 micron

Poi i minerali specifici (e la loro proporzione) che formano un tipo di particella possono differire; in altre parole due terreni argillosi (per esempio) non hanno identica composizione chimica.

Di fatto, un suolo è formato da tre fasi :

Fase Liquida : Acqua
Fase Gassosa : Aria (ossigeno, etc)
Fase Solida : parte organica (humus) + parte minerale (composta da un mix di Sabbia, Limo ed Argilla). Quasi mai un suolo è formato unicamente da un'unica componente minerale, cosicché un suolo Sabbioso avrà anche delle particelle di Argilla, tuttavia la sabbia sarà la componente maggioritaria.

Triangolo Tessitura Suolo

La fase liquida (ed in parte quella gassosa) è determinata sia dal clima (ovviamente in zone piovose il terreno tenderà ad esser più umido), sia dalla tessitura (composizione del terreno).

Terreni Ghiaiosi-Sabbiosi : tipici delle zone costiere o prossime ai fiumi, si caratterizza per una presenza minima di sabbia superiore al 60%. Viene considerato terreno leggero, non perché abbia un peso specifico basso (anzi), bensì perché si lavora facilmente. I suoli sabbiosi hanno una scarsa ritenzione idrica, i granelli di grosse dimensioni lasciano un elevato spazio tra di essi (macro-porosità), permettendo all'acqua di scorrere via; infatti la sabbia (pensate a quella del mare) non si inzuppa mai. L'altra faccia della medaglia è l'elevata permeabilità. A livello agronomico i terreni sabbiosi hanno il vantaggio di non avere mai ristagni idrici, anche in condizioni di elevata piovosità; per contro si asciugano molto in fretta e, nella stagione calda, devono essere irrigati più frequentemente. Per quanto riguarda la fertilità tendono ad esser terreni poveri di sostanza organica e la parte minerale viene facilmente dilavata. In altre parole un terreno puramente sabbioso deve aver abbondanti concimazioni e frequenti (ma non troppo abbondanti) irrigazioni. Strofinando del terreno tra le dita, se avvertirete una massiccia presenza di granelli, sarà probabilmente un suolo con un'alta percentuale di sabbia. I suoli sabbiosi sono caldi (si riscaldano velocemente), secchi, perfettamente drenanti. 

Terreni Argillosi : hanno un contenuto di argilla superiore al 18%, sono detti terreni pesanti, per via della difficoltà di lavorazione. Hanno caratteristiche opposte rispetto a quelli sabbiosi, infatti tendono a trattenere l'acqua e, anche in periodi siccitosi, tendono a mantenere un certo grado di umidità riducendo il quantitativo d'acqua. Sono di norma abbastanza fertili, ma la quasi totale impermeabilità può creare ristagni idrici e far diventare loro asfittici, inibendo la crescita radicale. L'argilla seccata diventa dura come la pietra, mentre da bagnata è estremamente appiccicosa. Il colore può variare, ma spesso ha tonalità che vanno dal giallo all'arancione. Se un suolo è puramente argilloso, prendendo il terreno bagnato e facendolo diventare un cilindro lungo e stretto (tipo della forma utilizzata per fare gli gnocchi di patate) potrete unire testa-coda, facendo un cerchio, senza che si rompa. I suoli argillosi sono freschi, compatti e poco drenanti

Terreni Limosi : sono una via di mezzo tra i terreni sopracitati, hanno un aspetto "fangoso" e viscido in presenza di acqua. Di norma ha un colore scuro.

Un suolo in cui siano presenti queste tre componente in maniera bilanciata, in modo che nessuna delle caratteristiche specifiche di una tipologia prevalga sulle altre, si dice di medio impasto o franco.

Tipologie di Suolo
L'inerbimento può aiutare a strutturare un terreno; le radici fascicolate delle graminacee, e di molte altre specie erbacee, tendono a penetrare nel terreno. Se abbiamo a un terreno poco profondo ed argilloso, le radici dell'erba possono creare dei "tunnel" che permettono all'acqua di defluire per gravità, riducendo i ristagni idrici superficiali (cioè migliora la permeabilità). Inoltre l'erba (ed il suo sfalcio) apporta nuova sostanza organica, così come le radici delle piante annuali che si decompongono ogni anno.

Suolo Acido o Basico ? - pH del Terreno

Oltre la tessitura, uno dei fattori più importanti è l'acidità del suolo, che viene misurata con il pH, una scala che va da 0 (acido) a 14 (basico). Un terreno neutro avrà pH = 7, sotto questo valore avremo terreni via via più acidi, e sopra via via più basici.

Il pH del suolo gioca un ruolo cruciale nella capacità di assorbimento dei diversi nutrienti e nella forma in cui essi si trovano associati nel suolo (ovvero che molecole vanno a formare). Pur con le dovute eccezioni, le piante assorbono i minerali quando essi sono disciolti nell'acqua; in molti casi gli elementi che si formano sono in equilibrio tra una parte solubile ed una insolubile e questo equilibrio può essere spostato da una parte o dall'altra in funzione del pH. In altre parole l'acidità del suolo controlla la solubilità dei nutrienti.

Un suolo :

  • a pH inferiore a 5,5 è estremamente acido e proibitivo per la maggior parte delle specie vegetali
  • a pH nell'intervallo tra a 5,5 e 6 acido, adatto alle acidofile
  • a pH nell'intervallo tra a 6,1 e 6,7 è subacido, con poche eccezioni, vi si può coltivare la maggior parte delle piante
  • a pH nell'intervallo tra a 6,7 e 7,3 è neutro
  • a pH nell'intervallo tra a 7,4 e 8 è subalcalino e, con opportuni accorgimenti, vi si possono coltivare tutte le culture ad eccezione delle acidofile
  • a pH nell'intervallo tra a 8,1 e 8,5 è alcalino e spesso calcareo, adatto alla coltivazione delle specie alofite
  • a pH superiore a 8,5 è fortemente alcalino e sodico, inadatto a quasi tutte le specie.

Come si può osservare nella seguente tabella, la maggior disponibilità di elementi nutritivi per le piante si ha in un range di pH compreso tra 6,5 e 7,5, ma alcuni minerali sono più assimilabili in suoli acidi o basici.

Disponibilità Minerali in Funzione del pH

Quali Fattori Determinano Che Un Suolo Sia Acido o Alcalino ?

La tessitura di un terreno influisce solo in parte sui valori di pH; sebbene di norma un terreno argilloso è più facile che sia subalcalino, vi sono terreni argillosi a pH inferiore a 7, così come possiamo trovare terreni sabbiosi basici. 

A grosse linee potremmo dire che in zone umide, fredde e piovose, dove il dilavamento è frequente, i terreni tendono ad esser acidi, mentre in zone calde, aride e secche, la demolizione dei minerali libera basi, il cui accumulo (anche per mancanza di lisciviazione dovuta alle piogge) determina un pH alcalino

Ma il grado di acidità del suolo può dipendere anche dalla presenza di rocce acide (es. granitiche o silicee) o basiche (es. calcaree), il cui sgretolamento abbassa o innalza il pH, rispettivamente. 

L'acidità è dovuta anche alla presenza di sostanza organica decomposta o in via di decomposizione; di fatto concimazioni a base di letame abbasseranno il pH del suolo, così come la presenza di arbusti fornirà costantemente nuova materia organica da decomporre (es. foglie, aghi di pino etc.). Non è un caso che la torba, ovvero depositi di resti organici non ancora decomposti impregnati di acqua, sia molto acida.

Un terreno coltivato con piante tende ad acidificarsi, dato che queste assorbono più basi rispetto ad acidi, infatti i suoli su cui si sviluppano i boschi (o foreste) sono tendenti all'acido. La presenza abbondante di humus è un buon indicatore di terreni acidi.


Terreno Acido - Caratteristiche, Specie Spontanee e Specie Coltivabili 

Un suolo molto acido è povero di nutrienti e l'attività microbica è ridottissima, per cui la sostanza organica, decomponendosi molto lentamente, si accumula. Inoltre vi sono alti livelli di Ferro, Manganese ed Alluminio, quest'ultimo, insieme ad alcuni metalli pesanti (es. Cadmio e Zinco), è a concentrazione tossiche per le piante. A pH inferiore a 5, tipico delle torbiere, solo pochissime specie sono in grado di prosperare. A pH basso l'eccessiva presenza dello ione Al3+ inibisce la crescita radicale, con successivo danneggiamento ed incapacità di assorbire acqua e sali minerali. Le piante acidofile hanno evoluto dei sistemi per minimizzare i danni causati dall'alluminio, come la produzione di chelanti (che sequestrano l'Al3+) o meccanismi che lo confiscano nel vacuolo (invece che nel citoplasma) 

I suoli subacidi, invece, sono adatti non solo alle Acidofile ma anche a molte altre specie, soprattutto se il pH è intorno a 6 o superiore. 

I suoli acidi sono più tipici del Nord Italia, ovvero di climi piovosi ed abbastanza umidi, come quelli che ritroviamo in prossimità delle sponde e delle colline prossime al Lago Maggiore, ma sono comuni anche nel sottobosco deciduo (es. di Faggi) e nelle pinete, soprattutto in zone di montagna (anche dell'Appennino), o in ambienti paludosi. 

Un terreno acido tende ad esser scuro, umido, fresco, morbido, ricco di materia organica parzialmente decomposta. A livello chimico vi è carenza di minerali e di microelementi come Calcio, Magnesio e, soprattutto, Molibdeno. A livello di macro-elementi la carenza maggiore riguarda il Fosforo.  

Un pH basso riduce la flora batterica, ma aumenta la presenza di funghi e muffe

Osservando la flora che cresce spontanea si può avere un'indicazione riguardo all'acidità del terreno, infatti le piante che meglio si adattano al pH di quel suolo avranno un vantaggio di crescita rispetto alle altre e tenderanno ad avere il sopravvento. Ovviamente "una rondine non fa primavera" e non basta che si trovino pochi esemplari di una determinata pianta indicatrice per affermare con certezza il tipo di suolo, ma se più specie tipiche dei terreni acidi tendono a dominare sulle altre sarà un buon indizio sul fatto che si possa effettivamente trattare di suolo acido. 

Un terreno in cui flora spontanea fosse rappresentata da Mirtilli selvatici (Vaccinium myrtillus), come capita spesso nel sottobosco delle zone collinari  del Nord Italia o in aree più assolate di montagna oppure da Felci, Equiseti o da Muschi come lo Sfagno (tipico infatti delle Torbiere). Altra specie associabile a suoli acidi è il Brugo (Calluna vulgaris), spesso erroneamente chiamato Erica selvatica. 

In prati in zone più soleggiate si potrebbero trovare : Giavone (Echinochloa crus-galli), Camomilla (Matricaria chamomilla), il Ranuncolo (Ranunculus repens) e Acetosella (Oxalis acetosella) ed anche il Trifoglio (Trifolium repens) ama suoli subacidi. Come piante selvatiche la presenza del Faggio (Fagus sylvatica) e del Castagno (Castanea sativa) sono buoni indicatori di suoli tendenzialmente acidi.

Quanto detto sopra vale per le piante spontanee, che devono competere senza nessun aiuto esterno e che quindi prevarranno solo nel suolo che dà loro un vantaggio. Un discorso a parte meritano le Acidofile ornamentali, piantate e curate dell'uomo e che quindi non devono lottare per la sopravvivenza e, anzi, son talvolta aiutate con concimazioni ad hoc o altro. Tuttavia se in una zona notate molte AzaleeCamelieRododendriGardenie, ma anche Fothergilla majorPieris japonicaAceri Giapponesi, potrete ragionevolmente pensare che il suolo tenda ad aver pH inferiore a 7. Un'altra pianta che preferisce suoli subacidi è l'Ortensia ed alcune specie/varietà hanno fiori il cui colore varia in funzione del pH del suolo (l'azzurro dipende dalla disponibilità di Alluminio che, come visto sopra, è elevata in suoli acidi, mentre diventano rosa a pH più alti). Tra le piante (non arbusti) a gradire i terreni acidi possiamo ricordare la Magnolia (Magnolia grandiflora), il Liriodendro (Liriodendron tulipifera), il Liquidambar (Liquidambar styraciflua). Tra tutte le famiglie, quella delle Ericaceae (riconoscibile per i fiori dalla forma "a campana") conta il maggior numero di specie che prosperano in suoli a pH inferiore a 7, oltre a quelle citate vorrei aggiungere la Kalmia (Kalmia latifolia), l'Enkianthus campanulatus e l'Erica (Erica carnea).

Suolo Acido del Sottobosco
Terreno Alcalino (o Basico) - Caratteristiche, Specie Spontanee e Specie Coltivabili 

Questo tipo di terreno è più comune nel Sud Italia ed è spesso associato a condizioni climatiche aride; l'assenza di acqua per lunghi periodi dell'anno determina l'accumularsi di carbonati e sali. I suoli a pH alti sono di norma o calcarei (pH compreso tra 7,5 e 8,5) o salino-sodici (pH superiore a 8,5). Il calcare deriva dalla demolizione di rocce carbonatiche. Come tessitura è più facile che siano argillosi, ma non è una regola sempre valida.

Vi è carenza di Ferro, Zinco, Boro e di Fosforo (quest'ultimo è a concentrazioni alte solo a pH neutro), mentre c'è abbondanza di Calcio, Magnesio e Molibdeno. In terreni alcalini è molto comune la Clorosi Ferrica, che si manifesta con ingiallimento fogliare e crescita stentata, dovuta appunto alla carenza del Ferro. 

Sebbene non esista una categoria netta di piante "basofile" (diversamente dal quelle "acidofile"), alcune possono prosperare bene anche a pH superiore a 8, anche se spesso si possono coltivare anche a pH 7 o di poco inferiore; ne sono un esempio la Vite (Vitis vinifera), l'Olivo (Olea europea), ma anche molte piante aromatiche come Lavanda (Lavandula angustifolia), Timo (Thymus vulgaris) o Rosmarino (Rosmarinus officinalis).

Piante ornamentali adatte a questo tipo di suolo sono la Bignonia (Campsis radicans), l'Albero di Giuda (Cercis siliquastrum) e molte delle specie tipiche della Macchia Mediterranea (per un elenco Clicca Qui). Per quanto riguarda le Rose, alcune sono adatte (es. Rosa Canina), altre invece per nulla (Rosa Rugosa).

Suolo Calcareo
Come Correggere il pH e la Struttura del Suolo ?

Inizio col dire che difficilmente si riuscirà a "trasformare" un tipo di terreno in un altro e, su larga scala, sarebbe talmente dispendioso (sia in termini di tempo, che di soldi) da non valerne la pena.
Ma se vogliamo ritagliarci un angoletto di giardino con caratteristiche diverse qualche possibilità ce l'abbiamo. 

In primis usare terra di riporto che abbia le caratteristiche richieste, ad esempio, se voleste coltivare Mirtilli potreste scavare una grossa buca e colmarla con terriccio torboso. L'utilizzo di un buono strato di pacciamatura può aiutare a mantenere un pH più basso, utilizzando ad esempio aghi di pino e foglie di faggio che, decomponendosi, apporteranno sostanza organica di natura acida che abbasserà il pH. Anche i fondi di Caffè sono un ottimo concime di natura acida. L'inerbimento è un'altra cosa da prendere in considerazione, previene l'erosione e rende il suolo più drenante e soffice, riducendo la costipazione da calpestio, soprattutto in suoli pesanti, poco profondi ed argillosi. 
Anche una buona concimazione a base di letame tende ad acidificare il terreno, inoltre funziona anche come ammendante, migliorando la struttura, rendendo il suolo più leggero e facilmente lavorabile. 
L'aratura ed il conseguente arieggiamento può essere importante per suoli asfittici, anche se riduce notevolmente la biodiversità locale. 

Se si vuole innalzare il pH di un suolo bisognerà utilizzare la calce, che dovrà esser messa non solo in superficie, ma anche interrata. Anche la cenere, oltre a concimare, tende ad alcalinizzare il suolo.