sabato 25 gennaio 2025

Susino Europeo (Prunus domestica) e Susino Cino-Giapponese (Prunus salicina) - Differenze e Coltivazione

Il Susino, chiamato anche Pruno (o Prugno), è una tra le Piante da Frutto più coltivate nei climi temperati e perfettamente a suo agio nel clima italiano.

Il genere Prunus appartiene alla famiglia delle Rosaceae ed è formato da circa 200 specie, sia ornamentali (es. Prunus serrulata), sia fruttifere (Prunus avium, Prunus armeniaca, etc.) oppure utilizzate come portainnesto di molte altre specie, come il Mirabolano (Prunus cerasifera) o persino per formare siepi (Prunus laurocerasus).

In questo articolo mi vorrei però soffermare sulla pianta che produce le famose Susine. Forse non tutti sanno che, in realtà, esistono almeno due specie distinte che producono questo famoso frutto, ognuna delle quali vanta qualche centinaio di cultivars, talvolta diffuse solo localmente. 

Le due specie sono il Susino Europeo (Prunus domestica) e il Susino Cino-Giapponese (Prunus salicina), che presentano delle analogie, ma anche alcune differenze molto importanti per la loro coltivazione.

Prunus domestica Frutti Maturi

Origine e Diffusione :

Prunus domestica è una specie nativa della zona del Caucaso, ma presto diffusasi anche in Siria (principalmente nella zona di Damasco). Giunse nel bacino Mediterraneo in epoca Romana; da lì si espanse in tutta l'Europa centrale e le varietà più resistenti si spinsero sino in Danimarca e nel Sud della Scandinavia. 

Prunus salicina è originario dell'estremo oriente (Cina), ma da millenni è coltivato in Giappone. E' approdato in Europa (ed in Italia) ben più recentemente rispetto al "cugino".

Entrambe le specie in natura crescono ai margini delle foreste, in zone abbastanza soleggiate, in climi temperati e con una piovosità media

Il Susino Europeo ha un habitat naturale un po' più fresco rispetto al Susino Cino-Giapponese


Quali Sono le Differenze tra Susino Europeo (P. domestica) e Susino Cino-Giapponese (P. salicina) ?


  • Gemme a Fiore : Il Susino Europeo fiorisce prevalentemente sui mazzetti di maggio, mentre il Susino Cino-Giapponese fiorisce più o meno su tutti i tipi di rami; di conseguenza quest'ultimo ha una fioritura più abbondante e spesso i frutti devono esser diradati.
  • Epoca di Fioritura : Il Susino Cino-Giapponese ha una fioritura più precoce, esponendo maggiormente i fiori al rischio di danni da gelate primaverili.
  • Legno e Corteccia : nel Susino Cino-Giapponese la corteccia è più chiara, con sfumature tendenti all'arancione, mentre nel Susino Europeo è grigiastra-marrone. 
  • Portamento : il Susino Europeo è, generalmente, a portamento più assurgente, mentre quello Cino-Giapponese è più espanso; tuttavia ci possono esser importanti differenze a seconda del clone.
  • Chioma : il Susino Cino-Giapponese ha una chioma più fitta e una vigoria più elevata.
  • Impollinazione : il Susino Europeo è generalmente autofertile, mentre la maggior parte dei Susini Cino-Giapponesi sono in parte o totalmente autosterili e si dovrà prevedere la presenza di almeno due cultivars per impollinarsi a vicenda.
  • Maturazione : le cultivar più precoci di Susino Cino-Giapponese maturano già ad inizio Giugno, circa un mese prima rispetto alle più precoci del "cugino" Europeo.
  • Calibro del Frutto : mediamente i Susini Cino-Giapponese hanno frutti di maggiori dimensioni ed esteticamente più belli (forma tondeggiante, buccia traslucida, etc.).
  • Sapore : i frutti del Susino Europeo sono più aromatici, meno fibrosi e con un sapore più deciso, mentre quelli del Susino Cino-Giapponese sono più acquosi e di norma non spiccano (il nocciolo rimane attaccato alla polpa). Anche qui però vi sono molte differenze tra i cloni.

Frutto Susino Rosa

Fiori Prunus domestica su Mazzetto di Maggio


Descrizione Botanica :

Prunus salicina e Prunus domestica sono entrambe specie decidue che si sviluppano sotto forma di albero di medio-piccole dimensioni, raggiungendo un'altezza tra i 4 e i 7 metri (13-23 ft) in funzione della varietà; sebbene si possa mantenere più basso con opportune potature, rimanendo comunque produttivo. Il P. salicina tende ad aver un portamento più espanso e ricadente, mentre il P. domestica produce rami più assurgenti, sviluppandosi quindi maggiormente in altezza rispetto che in larghezza.

Le foglie sono alterne, ovali, seghettate e nel Pruno Cino-Giapponese sono leggermente più piccole. Esse sono di color verde chiaro e formano una chioma mediamente densa.

Il legno è ricoperto da una corteggia grigiastra, con sfumature più tendente al marrone chiaro in molte varietà di P. salicina, soprattutto nei rami più giovani. Il tronco delle piante adulte tende a fessurarsi longitudinalmente e può talvolta aver un aspetto contorto e nodoso.

I fiori sono ermafroditi e, come tipico delle Rosacee, hanno 5 petali bianchi ed evidenti stami dalle antere color giallo intenso e sono uniti ai rami tramite un corto peduncolo. Il periodo di fioritura è tipicamente primaverile e precede l'emissione delle foglie. Nel Nord Italia il Susino Europeo fiorisce in media tra metà e fine Marzo, mentre un Susino Cino-Giapponese una quindicina di giorni prima, talvolta addirittura a fine febbraio. Come detto in precedenza, diversamente dal P. domestica, buona parte delle cultivars di P. salicina non sono autofertili e per una produzione soddisfacente bisognerà piantare gli opportuni impollinatori. 

Le gemme fiorifere sono presenti essenzialmente su :

  • Rami Misti : rami di un anno di circa 50 cm (20 inch) di lunghezza, che presentano sia gemme a fiore, sia gemme a legno.
  • Mazzetti di Maggio : raggruppamento di gemme a fiore disposte sui rami di 2 o più anni, contengono all'interno (al centro) un'unica gemma a legno che produce un cortissimo ramo su cui si formano le gemme del nuovo mazzetto di maggio che fiorirà l'anno successivo. Può rimanere produttivo per più anni.

Nel Susino Cino-Giapponese la fioritura è più abbondante perché distribuita sui diversi tipi di rami, mentre in Susino Europeo tende a concentrarla sui Mazzetti di Maggio

Il Fabbisogno di Freddo da soddisfare per ottenere una buona fioritura/allegagione è di circa 6-700 ore nel Prunus domestico e 4-500 ore per il Prunus salicina.

Giovane Pianta Susino Europeo
In seguito all'impollinazione l'ovario del fiore si ingrandisce, trasformandosi in un piccolo frutticino verde. Dopo qualche mese, in funzione della varietà e del clima, il frutto matura. I frutti sono di forma variabile, generalmente più ovali quelli del Susino Europeo (e più tondeggianti nel Susino Cino-Giapponese) e di diversa dimensione, sapore e consistenza. La buccia è ricoperta da pruina, che dona al frutto un aspetto traslucido. 

La maturazione delle varietà più precoci inizia tra fine Maggio-inizio Giugno, mentre quelle più tardive possono maturare anche in Ottobre-Novembre e conservarsi sino a Natale. La maggior parte delle cultivars matura i propri frutti tra Luglio ed inizio Settembre.

Alcuni cloni hanno una maturazione sincrona, vantaggiosa per il professionista, mentre altre maturano i frutti in maniera un po' più scalare (utile per l'hobbista). Nel complesso la raccolta difficilmente si protrae oltre 3 settimane.

Le radici sono profonde, ma non particolarmente espanse; inoltre tendono ad emettere polloni che dovranno esser rimossi annualmente.

Frutti Maturi

Come Coltivare il Prugno ? - Clima, Concimazione, Potatura e Riproduzione

Entrambe le specie sin qui descritte sono piante decidue resistenti al freddo ed al piano, in Italia, resistono praticamente ovunque, potendo resistere senza danni a temperature inferiori ai -15° C (5° F). Per quando concerne le temperature c'è però da ricordare che i fiori di entrambi le specie sono sensibili al gelo ed il Susino Cino-Giapponese, fiorendo più precocemente, è maggiormente esposto ai danni. Questo, unito al minor numero di ore di freddo invernale necessarie per la corretta fioritura, rende il Prunus salicina maggiormente indicato per la coltivazione nel Sud Italia, mentre il Prunus domestica è meglio adattato per il clima del Nord Italia. Detto questo è possibile coltivare con successo il Pruno Cino-Giapponese anche nel bel mezzo della Pianura Padana (con maggiori rischi di danni primaverili ai fiori) ed il Pruno Europeo in Sicilia (con maggiori rischi di aver una scarsa fioritura/allegagione in seguito ad inverni troppo miti).

Come tutte le piante da frutto l'esposizione migliore è quella in pieno Sole, che garantisce frutti dall'alto contenuto zuccherino; tuttavia qualche ora di ombra al giorno può esser tollerata senza gravi conseguenze. In linea di massima sono necessarie almeno 6 ore di luce diretta al giorno durante l'estate.
In zone totalmente ombreggiate la fioritura sarà scarsa ed i frutti, qualora riuscissero a maturare, sarebbero poco appetibili.

Frutticini Appena AllegatiPer entrambe le specie il terreno ideale è ricco di sostanza organica, fertile e che trattenga una certa quantità di umidità, in suoli sabbiosi potrebbe essere importante una concimazione organica (letame, stallatico) ed una buona pacciamatura. In terreni più fertili e con una maggior ritenzione idrica (es. quelli limosi) il Prugno si sviluppa meglio e con più vigore. 

Fiori Prunus salicina
Per produzioni industriali si consiglia una concimazione annuale a base di macro e micro elementi. Si ricorda che la concimazione azotata dovrà esser fatta sul finir dell'inverno, dato che in primavera la pianta necessita di azoto per la crescita e la produzione di nuove foglie. Una concimazione troppo precoce potrebbe esser dilavata dalle piogge autunnali e l'azoto esser assorbito dalle falde acquifere.

L'irrigazione è necessaria nei primi anni, soprattutto in suoli poveri e troppo drenanti. Alberi affrancati possono esser bagnati occasionalmente e, almeno nel Nord Italia, di norma piante adulte sono produttive anche senza esser innaffiate. In linea di massima entrambe le specie hanno resistenza media alla siccità, inferiore a specie spiccatamente Mediterranee, ma superiore alla maggior parte degli arbusti da climi temperati. Il ristagno idrico è deleterio come per quasi tutte le specie fruttifere, tuttavia i Susini, soprattutto se innestati su Mirabolano, tollerano meglio di altri i terreni argillosi, umidi e pesanti. Ad ogni modo traggono vantaggio da un terreno ben drenante e con pH compreso tra 6 e 7. Il P. domestica regge meglio del P. salicina i terreni con una certa quantità di calcare.

La potatura, da effettuarsi prima della ripresa vegetativa, è importante per impostare una buona struttura e per evitare che il vento possa abbattere un albero dalla chioma troppo fitta rispetto al diametro del tronco ed allo sviluppo delle radici. Inoltre permette di tenere gli alberi intorno ai 3 metri (10 ft) di altezza, facilitando la raccolta dei frutti. La potatura sarà più intensa nel P. salicina, dato che tende a produrre maggiormente sui rami giovani (1-2 anni) ed è più vigoroso, producendo molti nuovi rami, talvolta disposti in maniera disordinata (incrociati), in questo caso sarà importante la rimozione dei rami in eccesso o maldisposti, più che il semplice accorciamento. Il P. domestica è meno vigoroso e produce soprattutto sui mazzetti di Maggio presenti sui rami più vecchi (3-4 anni), quindi non è così necessario stimolare l'emissione di nuova vegetazione tramite potatura severa; essa sarà dunque più leggera e mirata a dare forma, a rimuovere rami vecchi o secchi e ad accorciare rami troppo lunghi o succhioni verticali. In relazione al portainnesto potrà esser necessaria anche la rimozione di polloni radicali.

I Susini sono soggetti ad attacchi da parte di diversi patogeni :

Afidi su Foglia Susino
Monilia : causata da funghi chge possono causare l'appassimento di fiori/frutti, ma anche dei nuovi getti. In ambienti umidi si sviluppa e diffonde meglio. Una buona pratica agronomica prevede la rimozione di eventuali frutti mummificati e dei rami di potatura, che potrebbero rappresentare un serbatoio per le spore durante l'inverno e diventare una fonte di infezione per l'anno successivo. Trattamenti a base di rame in inverno aiutano a controllare il patogeno, ma è importante non trattare i Susini in primavera/estate poiché con le foglie ed in crescita attiva il rame può risultare fitotossico. 

Afidi : la nuova vegetazione è soggetta all'attacco da parte di diverse specie di Afidi, i quali hanno picchi di infestazione difficilmente prevedibili, anche in funzione dell'andamento climatico. Può esser utile preservare la vegetazione spontanea che crea l'habitat ideale per la proliferazione delle Coccinelle, tra i principali predatori di Afidi.

Danni da Popillia japonica
Popillia : è un Coleottero di origine Asiatica approdato a Malpensa nel 2014 e ben presto diffusosi in tutta la valle del Ticino ed ora presente in mezzo Piemonte e Lombardia, con avanzamento di 15 km ogni anno verso il resto del Nord Italia. Dopo la Vite (Vitis vinifera) il Susino è una delle specie più colpite. Si possono usare reti con cui avvolgere la pianta durante il periodo (più o meno tra metà giugno e luglio) corrispondente al picco di infestazione.

La riproduzione del Prugno può avvenire tramite semina, ma qui ovviamente avremo l'incognita della pianta che verrà (da un Susino a frutto giallo ne può nascere uno a frutto blu etc..) e ci vorranno più anni perché si raggiunga la maturità; ad ogni modo i semi vanno raccolti in autunno, da frutti dell'annata, e seminati in vasi con buon terriccio, da tenere umido ed in zona luminosa. E' importante che i vasi siano esposti al freddo invernale per la stratificazione dei semi. La germinazione avverrà la primavera successiva.

Possibile, ma spesso poco usata, è la riproduzione per Talea, prelevando giovani rami tra fine primavera ed inizio estate, ovvero rami semi-legnosi, appena lignificati. Essi vanno posti in vasetti tenuti all'ombra, con terriccio umido e drenante. E' importante che la radicazione avvenga prima dell'emissione delle nuove foglioline che, in ambiente caldo, traspirando disidraterebbero il ramo che essendo ancor privo di radici non può assorbire acqua. L'uso di ormoni radicanti può velocizzare il processo aumentandone così l'efficienza.

In ambito vivaistico la maggior parte di Susini viene propagata tramite innesto, usando spesso il Mirabolano 29C come portainnesto. Quest'ultimo conferisce una discreta resistenza ai suoli asfittici e umidi ed è resistente a molti patogeni del suolo. In ambienti estremamente aridi si può usare, in alternativa, il Mandorlo come portainnesto. 

La longevità media è un po' più alta per il P. domestica (come spesso capita in piante con habitat più freddo) e si aggira intorno ai 40-50 anni di età, probabilmente in alcune circostante anche qualcosa in più, con segni di senescenza e produzione sempre più scarsa. Il P. salicina vive circa 30-40 anni, ma anche qui se le condizioni di crescita sono ottimali potrebbe diventare più vecchio.

Frutti Quasi Maturi
Fioritura Prunus domestica

sabato 21 dicembre 2024

Perché le Piante Respirano ? - Fotosintesi vs Respirazione

Molti di voi avranno sentito dire "non tenere le piante in camera da letto, perché di notte consumano ossigeno", ma quanto c'è di vero in questa affermazione? Le piante non erano dei produttori di ossigeno?

Premessa :

Per comprendere quanto segue dobbiamo necessariamente aver ben chiaro che cosa sia la Respirazione Cellulare e la Fotosintesi Clorofilliana.

Semplificando al massimo potremmo dire che Respirazione e Fotosintesi siano la stessa reazione ad ordine invertito, ovvero che la Respirazione produce ciò che la Fotosintesi richiede e viceversa.

Durante la Fotosintesi, tramite una complessa serie di reazioni di ossido-riduzione, si produce Glucosio ed Ossigeno (O2), partendo da Acqua (H2O) ed Anidride Carbonica (CO2); questa reazione non è spontanea e richiede energia affinché possa avvenire, quest'ultima è infatti ricevuta dal Sole. La Respirazione invece consuma Glucosio ed Ossigeno, producendo Acqua ed Anidride Carbonica; questa reazione non richiede energia, bensì la fornisce, permettendo lo sviluppo degli organismi eterotrofi (Homo sapiens compreso).

Fotosintesi vs Respirazione Giorno/Notte


Reazione della Respirazione Cellulare


 O2    +      C6H12O6 (Glucosio)--------------------------------> CO2     +     H2O      +    Energia 


Reazione della Fotosintesi Clorofilliana


CO2     +     H2O      +    Energia Solare ---------------------> O2      +      C6H12O6 (Glucosio)



In Quali Tessuti delle Piante Avviene la Fotosintesi ? 


Perché possa avvenire la fotosintesi è necessario che vi sia la Clorofilla, la molecola capace di catturare l'energia solare (fotoni) e di trasformarla in energia chimica (ATP, Glucosio, etc.). Sebbene esistano diversi tipi di clorofilla, capaci di assorbire luce a diversa lunghezza d'onda, la maggior parte della Clorofilla non assorbe (cioé riflette) la luce verde, motivo per cui noi vediamo le foglie di color verde. 

La fotosintesi avviene nei Cloroplasti delle cellule che formano la foglia, ma non solo qui, bensì anche in tutti gli altri tessuti verdi, come possono esser le pale (rami modificati) del Fico d'India o i rami della Ginestra di Spagna, che svolgono la maggior parte della fotosintesi, dato che le foglie cadono molto precocemente. Anche in piante "normali" i rami primaverili (prima della lignificazione) sono verdi ed in grado di svolgere attivamente la fotosintesi.

Tuttavia vi sono parti della pianta che non ricevono luce (es. radici) o che si sono irrobustite ed hanno lignificato (tronco, branche, rami adulti etc.); hanno un colore non verde (marrone, bianco, grigio etc.) e le cellule che le compongono sono prive di Cloroplasti ed incapaci di assorbire la radiazione luminosa. Ciò nonostante rami, fusti e radici sono organi vitali, in continua crescita e che, da qualche parte, dovranno pure ottenere energia.

Le cellule non fotosintetiche delle piante ricavano energia respirando, ovvero demoliscono il Glucosio prodotto altrove (nelle parti verdi per fotosintesi); a dover di cronaca dobbiamo dire che un minimo di respirazione la fanno anche le foglie, anche se ricavano gran parte dell'energia da altre molecole energetiche (ATP e dal NADPH) prodotte dalla fotosintesi (non menzionate sopra per semplificazione), di breve conservabilità e difficilmente traslocabili in altri tessuti.

In ultimo ricordiamoci che le nuove foglie utilizzano praticamente tutto ciò che producono per la loro crescita e solo una volta diventate adulte contribuiscono alla produzione di Glucosio destinato ai tessuti non fotosintetici.


Quali Parametri Influenzano la Respirazione e la Fotosintesi ?

Come per qualsiasi altro processo biologico vegetale i tre parametri che influenzano sono :

  • Temperatura
  • Luce Solare 
  • Umidità del Suolo

La Temperatura influenza sia la Fotosintesi che la Respirazione. Sebbene la temperatura ottimale di sviluppo vari da specie a specie, potremmo dire che, mediamente, a 0° C (32° F) entrambe le reazioni sono talmente lente da poterle considerare ferme (velocità = 0). Per semplificazione, potremmo usare la velocità della Fotosintesi come grammi di Glu prodotti ogni ora e per la Respirazione i grammi di Glu consumati in un'ora.

La Fotosintesi Netta è = Glu Prodotto (Fotosintesi) - Glu Consumato (Respirazione)

La Fotosintesi Netta si può anche esprimere come : Ossigeno Prodotto (Fotosintesi) - Ossigeno Consumato (Respirazione) oppure CO2 consumata (Fotosintesi) - CO2 prodotta (Respirazione)

Temperatura e Respirazione in Funzione della Temperatura
Il punto in cui la Fotosintesi Netta è uguale a zero (ovvero Respirazione e Fotosintesi "lorda" si pareggiano) si definisce Punto di Compensazione.

All'aumentare della temperatura aumentano sia Respirazione, sia Fotosintesi, ma quest'ultima cresce più rapidamente. Nel range tra 20° C e 30° C si ha la maggior Fotosintesi Netta. Sorpassati i 30° C si ha una netta riduzione dell'attività fotosintetica, mentre la riduzione della Respirazione avviene a temperature superiori, così ché, nella maggior parte delle specie il Punto di Compensazione per la temperatura è di circa 32° C.

La Radiazione Solare assorbita è la quantità di energia solare che una pianta riesce ad utilizzare. Il numero di ore di luce (Fotoperiodo) è percepito ed usato dalle piante per capire, ad esempio, quando è il momento di fiorire o quando è il momento di perdere le foglie (per approfondire clicca qua); tuttavia la variazione del numero di ore di luce è stagionale. Tra giorno e notte quello che cambia è l'irraggiamento Solare, che è nullo di notte e raggiunge il suo massimo a mezzogiorno.

La Respirazione NON è influenzata dalla radiazione Solare e, quindi, la sua velocità (a parità di temperatura) è uguale tra giorno e notte.
Di notte, di conseguenza, una pianta consuma Glucosio ed Ossigeno (Respira esclusivamente). Alla mattina, ai primi raggi di Sole, la Fotosintesi aumenta, fino a raggiungere il punto di compensazione (fotosintesi=respirazione), da lì in poi continua ad aumentare all'aumentare della radiazione Solare; solo con irraggiamento molto elevato (ore centrali dei mesi estivi) il fattore limitante inizia a diventare la CO2  e la Fotosintesi raggiunge un Plateau. Oltre un certo livello di irraggiamento la radiazione Solare può anche esser dannosa, ma le piante sono in grado di dissipare l'energia in eccesso (Fotoinibizione).

Riassumendo la Respirazione è costante in funzione della Luce, mentre la Fotosintesi è pari zero in assenza di luce, in una prima fase cresce esponenzialmente all'aumentare della luce, per poi crescere lentamente sino ad andare a saturazione; il Punto Saturazione equivale alla radiazione luminosa oltre la quale non vi è un ulteriore incremento di Fotosintesi


Le diverse specie richiedono quantitativi di luce diversa, ad esempio le piante che crescono nel sottobosco si sviluppano meglio in zone ombreggiate (specie Sciafile), mentre gli alberi che crescono alti o in ambienti aperti preferiscono il pieno sole (specie Eliofile).

Ovviamente le due specie hanno adattamenti evolutivi che permettono loro di preferire l'alta o la bassa radiazione luminosa. In linea di massima le specie Sciafile raggiungono il Punto di Compensazione con intensità luminose più basse, ma hanno anche il Punto di Saturazione a radiazione solare inferiore rispetto alle specie Eliofile

Fotosintesi Specie Eliofile e Sciafile

Come si vede dal grafico sopra, le specie Sciafile ("A") sono avvantaggiate nella prima fase della curva (quando vi è minor irraggiamento Solare), mentre le specie Eliofile ("B") recuperano nella seconda parte della curva (quando vi è alto irraggiamento Solare).

Ricordiamoci che, anche in un'unica pianta, vi possono esser foglie diverse a seconda se siano nella parte bassa (prendono poco luce) o nella parte alta. Le prime tendono ad esser più allargate e sottili, mentre quelle più esposte al Sole sono più spesse e con un numero maggiore di Cloroplasti.


Assumendo la quantità di  CO2 nell'aria costante, l'ultimo parametro che influenza la fotosintesi è disponibilità idrica e l'umidità dell'aria. In linea di massima è facile intuire che, a sua volta, la quantità di acqua disponibile è collegata anche alla temperatura.

Nella pagina inferiore le foglie posseggono gli Stomi, ovvero dei fori che la pianta è in grado di regolare (aprire o chiudere); attraverso gli Stomi la pianta traspira, ovvero cede acqua all'atmosfera, oltre ad effettuare gli scambi gassosi con l'esterno
La traspirazione serve sia per richiamare nuova acqua dalle radici (funziona un po' come una pompa), sia per "raffreddare" le foglie. Se la disponibilità idrica è elevata le piante hanno gli Stomi aperti, vi è alta traspirazione e fotosintesi. Le piante della foresta tropicale, infatti, hanno foglie grandi ed usano la traspirazione per rinfrescarsi, dato che le precipitazioni sono abbondanti; in altri ambienti le piante hanno sviluppato diverse strategie per la resistenza alla siccità (clicca qua per dettagli).

La traspirazione consuma acqua e la sua velocità è tanto maggiore tanto è maggiore la temperatura, scarsa l'umidità atmosferica e se vi è presenza di vento.

In ambienti caldi ed aridi le piante perderebbero per traspirazione più acqua di quanta ne hanno a disposizione, perciò chiudono gli Stomi per non disidratarsi, ma allo stesso tempo la COinterna diminuisce (ed aumenta l'ossigeno), dato che viene consumata senza esser rimpiazzata. Come conseguenza la Fotosintesi rallenta, fino ad arrestarsi. La carenza idrica riduce anche la Respirazione, ma in maniera meno drastica, così che il rapporto Fotosintesi/Respirazione tende a diminuire quando l'acqua scarseggia.+

In  Estate molte Piante Mediterranee hanno una sorta di stasi vegetativa indotta dalla carenza idrica, ma son in grado di tollerarla bene. Specie con fabbisogno idrico maggiore iniziano invece a manifestare segni di sofferenza se costrette a mantenere gli Stomi chiusi per lunghi periodi.


In conclusione :

Come facile comprendere Respirazione e Fotosintesi sono finemente regolate, nell'articolo abbiamo cercato di capire come varia il loro rapporto analizzando un solo fattore alla volta, ma nella realtà temperatura, irraggiamento solare e disponibilità idrica agiscono contemporaneamente e sono graduali (vi è una scala di grigi, non è mai tutto bianco o nero), generando un'infinità di possibili combinazioni. 

Per rispondere alla domanda iniziale "ma le piante si possono tenere in camera da letto" ?

Direi proprio di sì, anche se le piante respirano, in condizioni "standard" (temperatura, luce, acqua) nell'arco delle 24 h la Fotosintesi è 7-9 volte più efficiente rispetto alla Respirazione, quindi per ogni molecola di Ossigeno consumata con la Respirazione ce ne saranno 7-9 prodotte per Fotosintesi, con un bilancio netto 6-8. Ovviamente di notte vi sarà consumo, ma in una stanza la quantità di ossigeno usata di notte è irrilevante (decisamente inferiore rispetto ad aver un'altra persona in camera) e, di giorno, sarà solo vantaggioso. Detto questo basta cambiare l'aria 5 minuti per aver una composizione interna identica a quella esterna. 

venerdì 29 novembre 2024

Piante Perenni, Annuali e Biennali - Quali Sono le Differenze ?

Esistono centinaia di migliaia di specie di piante che, al di là della sistematica basata sulla storia evolutiva, possono esser suddivise in base alle loro :

  • Dimensioni/Portamento : ad esempio piante ad alto fusto, arbustive, tappezzanti, rampicanti.
  • Habitat : piante eliofile, sciafile, igrofile etc.
  • Clima : tropicali, subtropicali, mediterranee, da climi temperati freddi, etc.
  • Suolo : acidofile, alofite etc.
In questo articolo vorrei invece concentrarmi su un'altra tipologia di classificazione non filogenetica, ovvero la suddivisione in piante perenni, annuali o biennali.

Premetto che per meglio comprendere quanto segue è bene ricordare che esistono piante erbacee e piante legnose (vedi qua). Le piante erbacee hanno, appunto, una consistenza erbacea, ovvero i loro fusti non lignificano e rimangono più flessibili; si può pensare per esempio ad un prato incolto, la maggior parte di ciò che vi cresce sono piante erbacee; tuttavia non facciamoci trarre in inganno, esistono anche piante "vere e proprie" che, anche se alte diversi metri, hanno consistenza erbacea, come ad esempio i Banani. Le piante legnose (chiamate anche arboree), invece, hanno rami lignificati, più duri/compatti e meno flessibili. 

Aiuola con Piante Annuali
Cosa Vuol Dire Pianta Annuale, Biennale o Perenne ?

Le piante annuali sono tutte quelle specie che compiono l'intero ciclo vitale (germogliamento, crescita, fioritura, fruttificazione e morte) in un unico anno. Le piante annuali sono quasi esclusivamente erbacee, non avrebbe senso spendere energia nel "fortificare" i rami con la lignificazione se da lì a poco dovranno morire.

Le piante biennali invece impiegano il primo anno per formare le strutture vegetative (radici, fusti, foglie), mentre nell'anno successivo si concentrano sulle strutture riproduttive (fiori, frutti e semi) per concludere il loro ciclo vitale dopo due anni. Molte di queste piante vivono in luoghi freddi ed è la vernalizzazione (cioè il freddo invernale) a "far capire" alla pianta che passato il freddo sarà arrivato il secondo anno e dovrà produrre fiori/frutti. Possiamo considerarlo una sorta di fabbisogno di freddo come quello di molte specie perenni.

Bergenia crassifolia
Le piante perenni invece hanno una vita pluriennale (eggià di veramente perenne non esiste nulla), alcune specie anche mille anni e la maggior parte di esse alternano ogni anno una fase vegetativa ad una riproduttiva. Alcune (poche) piante perenni, come Agave americana, dedicano tutta la loro vita alla fase vegetativa e la fioritura rappresenta solo l'ultimo atto prima di morire (si dicono piante monocarpiche, ovvero perenni che fioriscono un'unica volta nella vita). Le piante perenni possono essere sia erbacee che arboree, a seconda della specie.

Chiariamo ora un punto. Non tutte le piante perenni lo sono nella loro interezza. Il "classico albero" è perenne dalle radici alla punta dei rami, ma molte specie perenni in realtà lo sono solo nella parte ipogea (sotterranea), mentre sono "annuali" per quanto riguarda la parte epigea (sopra il suolo). Esistono poi anche piante perenni con parte epigea biennale, come ad esempio i Lamponi (Rubus idaeus). In altri termini una pianta è considerata perenne se lo sono le sue radici/bulbi/tuberi, a prescindere che poi lo sia anche la parte aerea o meno.


Evoluzione : Piante Perenni vs Annuali ?

Le piante annuali rappresentano circa il 6% delle specie vegetali esistenti in natura, ma questa percentuale non è equidistribuita in tutti gli ambienti; ad esempio si è osservato che in zone molto torride, così come in zone estremamente gelide vi è un incremento delle specie annuali rispetto alla media mondiale. 
Ciò è spiegabile con il fatto che in ambienti ostili, la sopravvivenza degli adulti è fortemente limitata in almeno un periodo dell'anno, di conseguenza "investire" energie per il lungo termine sarebbe rischioso, meglio concentrarsi sulla rapida crescita nella parte migliore dell'anno e lasciare in eredità i semi, ben più resistenti ad ambienti inospitali, rispetto alle piante.

In climi più temperati, invece, investire nella crescita permette di avere radici profonde, rami più robusti e chiome possenti e, superata la fase giovanile, avere la possibilità di riprodursi in maniera "perenne". 

La differenza è proprio quella : le piante annuali crescono veloci e si concentrano quasi esclusivamente sul loro compito principale, ovvero fiorire e fruttificare entro l'unico anno di vita che hanno; mentre e piante annuali impiegano più tempo a raggiungere la maturità sessuale.


Quali Sono le Differenze tra Piante Annuali e Perenni ?

Se compariamo piante erbacee annuali e perenni notiamo che le prime hanno crescita più rapida, raggiungono prima la fase riproduttiva e sono più frequentemente autofertili, così da non dipendere da altri esemplari per la produzione di frutti/semi. 

EricaceaMolte specie annuali hanno semi con buona longevità (per approfondire Clicca Qua), di conseguenza la sopravvivenza della nuova generazione è garantita anche dopo più anni. Ad esempio, in alcuni luoghi, come il deserto di Atacama in Cile, le condizioni estreme di aridità permettono la vita effimera di piante annuali magari ogni 5-7 anni; in concomitanza di eventi di maggior umidità che fanno letteralmente "fiorire il Deserto". In alcuni casi però anche piante bulbose o tuberose possono trascorrere silenti più anni (ricordo che il bulbo non è un seme, ma un fusto in miniatura) e che le bulbose sono, di norma, perenni.

Le piante perenni, oltre che per via sessuata, si possono spesso riprodurre anche per via asessuata, ad esempio emettendo stoloni (come le Fragole). Le piante annuali si riproducono esclusivamente tramite seme.

Esempi di specie annuali e perenni :

Tra le spermatofite sono solo le Angiosperme a dividersi in annuali, biennali o perenni, mentre le Gimnosperme sono esclusivamente perenni.

Tutte le specie arboree, ovvero quelle che lignificano tutti i nuovi getti, sono perenni. Di questa categoria (piante perenni) fanno parte tutti gli alberi, come le molte specie decidue delle zone temperate (ad esempio le specie utilizzate nelle Alberature Stradali), oltre a molte specie erbacee, come buona parte delle erbe che compongono il prato di un giardino. In altre parole, se vediamo un albero alto e grosso sicuramente non sarà né annuale, né biennale.

Angolo di Giardino
Esempi di Specie Perenni (con anche chioma perenne) ed Arboree

Esempi di Specie Perenni (con anche chioma perenne) ed Erbacee :


Esempi di Specie Perenni Erbacee (con chioma NON perenne) :

  • Carciofo (Cynara cardunculus) - perdita estiva
  • Acanto (Acanthus mollis) - breve perdita in estate, dopo la sfioritura
  • Narcisi - visibili solo tra fine inverno e primavera
  • Tulipani - come per i narcisi, solo poco più tardivi
  • Peonia Erbacea - perde chioma in inverno
  • Hosta
  • Aster dumosus 

Esempi di Specie Perenni (con chioma Biennale) :

  • Mora (Rubus ulmifolius)
  • Lamponi (Rubus idaeus)

Esempi di Specie Annuali :


Esempi di Specie Biennali : molte di queste piante son ortaggi che, a scopo alimentare, vengono raccolti al primo anno, dato che non se ne mangiano i fiori, ma parti dell'apparato vegetativo (radici, foglie etc.)


Fontana Villa Taranto
Landscape

giovedì 24 ottobre 2024

Quali Piante Sono Simili a Palme, ma Appartenenti ad Altre Famiglie ?

Come ampiamente visto qua le Palme (famiglia Arecaceae) sono circa 2600 specie, alcune delle quali molto resistenti al freddo (per dettagli clicca qua) e tranquillamente coltivabili in buona parte d'Italia.

In questo articolo vorrei descrivere alcune piante che, a prima vista, possono sembrare delle palme, ma che in realtà sono spesso assai lontane evolutivamente.


Elenco delle Simil-Palma :

1) Cycas revoluta : è originaria del Giappone meridionale, dove cresce su suoli tendenzialmente sabbiosi. E' una pianta che cresce molto bene in zone calde, ma può tollerare diversi gradi sotto zero, ampliando la possibilità di coltivazione al clima di quasi tutta Italia (montagne escluse). La specie ha crescita molto lenta, il tronco arriva ad un diametro di circa 25 cm (10 in), con un'altezza variabile da 10 cm (4 in), nei giovani esemplari, a oltre 5 metri (16.5 ft), negli esemplari di oltre 50 anni. Le foglie sono grandi, pennate, disposte a spirale all'estremità del fusto. Questo, unito all'assenza di ramificazioni del tronco, la fanno assomigliare molto ad una palma; tuttavia appartiene alla famiglia delle Cycadaceae, ovvero una Gimnosperma, quindi filogeneticamente molto lontana da quella delle Arecaceae.

Cycas revoluta
2) Dicksonia antarctica : nativa del continente Australiano, cresce nelle foreste umide, su suoli freschi e ricchi di humus, in posizioni ombreggiate. La D. antarctica è una pianta antica a crescita lenta, presente già ben prima delle attuali piante a fiore (angiosperme); essa infatti appartiene alle Felci, le prime piante ad essere vascolarizzate, ma ancora prive di semi. Sebbene piante adulte abbiano un fusto eretto, senza ramificazioni, con vegetazione verde concentrata all'estremità, basta osservare le foglie per capire che, in effetti, è una Felce e non una Palma; ma da lontano o senza uno sguardo attento si possono facilmente scambiare per Palme. Un'altra felce, dall'aspetto da palma, è la più delicata Cyathea cooperi.

Dicksonia antarctica
3) Papiro (Cyperus papyrus) e Falso Papiro (Cyperus alternifolius) : il Papiro è noto sin dall'antichità, grazie al popolo Egizio che ne ricavava una superficie su cui scrivere. E' una specie nativa dell'Africa tropicale ed appartenente alla famiglia delle Cyperaceae, cresce spontaneo in zone caldo umide, in posizioni soleggiate, ma lungo corsi d'acqua, avendo talvolta le radici immerse. E' una specie subtropicale, sensibile al freddo, ed è coltivabile all'aperto solo nel Sud Italia. E' una pianta erbacea perenne con rizoma legnoso sotterraneo e lunghi fusti di pochi centimetri di diametro, alti circa 2 metri (6,6 ft), alla cui sommità sono presenti infiorescenze ombrelliformi. Il Falso Papiro è uno stretto parente, condivide habitat, origine e famiglia, tuttavia se l'inverno è freddo perde la parte aerea, ma rivegeta dalle radici l'anno seguente. 

Cyperus papyrus

Cyperus alternifolius
4) Mahonia eurybracteata : secondo alcuni sistematici dovrebbe esser classificata come Berberis eurybracteata, appartiene alla famiglia delle Berberidaceae ed è endemica della Cina. E' un piccolo arbusto, con foglie pennate, chioma molto fitta e, se non potata, tende a formare nuovi fusti (polloni) dalle radici. Personalmente ritengo possa ricordare la palma nana d'appartamento (Chamaedorea elegans). La fioritura avviene sul legno più vecchio e le infiorescenze gialle spuntano all'apice dei rami, svettando sulla pianta stessa. I fiori sbocciano tra Ottobre e Dicembre. Specie sempreverde con ottima resistenza al gelo, anche molto intenso.

Mahonia eurybracteata

5) Macrozamia communisMacromazia johnsonii : endemiche dell'Australia, sono entrambe Gimnosperme appartenenti alla famiglia delle Zamiaceae ed imparentate con la più comune Cycas revoluta discussa sopra. Hanno foglie pennate, lunghe anche 2 metri (6.6 ft), che possono ricordare quelle delle Palme del genere Phoenix. Il fusto cresce molto lentamente in altezza, ma più velocemente in larghezza e può esser parzialmente ipogeo (sotterraneo). Possono crescere sia in posizione soleggiata, che piuttosto ombrosa e reggono gelate di media intensità, defogliandosi sotto i -5° C (23° F), ma sopravvivendo anche oltre. Sono specie Dioica, vi sono dunque individui che producono Coni maschili e altri che producono Coni Femminili.

Macrozamia communis
6) Zamia furfuracea : nativa del Messico, è anch'essa una Zamiaceae, molto comune anche come pianta ornamentale da interni. Rispetto alla precedente possiede foglie più carnose, di aspetto lucido, quasi ceroso, che possono raggiungere il metro (3.3 ft) di lunghezza. Ogni foglia è formata da un certo numero di paia (circa 10-12) di foglioline ricoperte da peluria e disposte in maniera opposta lungo il rachide centrale. Il fusto è tendenzialmente ipogeo, di modeste dimensioni. La pianta ben sopporta l'aridità, ma tollera poco il freddo ed è coltivabile all'aperto senza protezioni solo nelle zone più miti d'Italia.

Zamia furfuracea


Encephalartos woodii
7) Encephalartos woodii : specie di Zamiaceae, nativa del Sud Africa ed estinta in natura. I circa 500 esemplari adulti, per lo più ospitati da orti botanici internazionali, sono tutti maschi (producono coni maschili), quindi la riproduzione avviene esclusivamente per via vegetativa (polloni basali), dato che non esistono più semi. La specie ha un aspetto maestoso, un grosso tronco ed un'altezza massima di poco inferiore ai 10 metri (33 ft). Le imponenti foglie pennate sono relegate all'apice vegetativo. Una specie rarissima e antica, che però ricorda molto da vicino alcune delle più comuni Palme ornamentali.

8) Pandanus spiralis : appartenente alla famiglia delle Pandanaceae è, come le vere palme, un'angiosperma, quindi non produce coni, ma fiori. Specie nativa dell'Australia tropicale, quindi molto sensibile al freddo e difficilmente coltivabile in Italia. Si sviluppa su un tronco esile, alto sino a 10 metri (33 ft), di norma poco ramificato. Le foglie sono lunghe e sottili, disposte a raggio, dando complessivamente un aspetto simile a quello di una foglia palmata di una palma. Il frutto, solo nell'aspetto, ricorda un piccolo Ananas.

Pandanus spiralis
9) Ravenala madagascariensis : chiamato Albero dei Viaggiatori, appartiene alle Strelitziaceae, quindi stretto parente della più comune Strelitzia reginae. Nativo del Madagascar, è anche uno dei simboli dell'Isola, dove vive nelle foreste umide, anche di bassa montagna. Il tronco è unico, eretto e nelle zone d'origine può esser alto anche 20 metri (66 ft). Le foglie ricordano quelle di un Banano, ma hanno un picciolo molto lungo, con una parte concava, ricoperta da guaina, in cui si immagazzina acqua piovana. Le foglie sono disposte a ventaglio e posizionate su un unico piano. I fiori hanno la forma che ricorda un uccellino, come tipico della famiglia, ed assomigliano a quelli della Strelitzia nicolai.

Ravenala madagascariensis
10) Begonia luxurians : chiamata anche Begonia dalla foglia palmata, appartiene alla famiglia delle Begoniaceae (clicca qui per dettagli) ed è nativa del Brasile. Le foglie emergono da steli eretti ed hanno un aspetto ricadente, sono verdi con picciolo rosso. Non supera mai i 3 metri di altezza (10 ft) ed è ultra-tropicale, iniziando a soffrire già con temperature appena inferiori ai +10° C (50° F), relegando alle serre la sua coltivazione in Italia.

Begonia luxurians
11) Pachypodium lamerei : appartiene alla famiglia delle Apocynaceae (come Oleandro e Falso Gelsomino) ed è specie endemica del Madagascar. E' una pianta succulenta, con attività fotosintetica presente anche nel tronco ricoperto di lunghe spine. All'apice del fusto (o dei rami, nelle poche ramificazioni che potrebbe fare) compaiono le foglie; esse sono presenti solo all'estremità dei rami, sono verdi, lanceolate e disposte a rosetta. I fiori sono bianchi, fragranti e sbocciano dal centro della rosetta. In natura prospera su suoli poveri, aridi, quasi desertici e può superare i 5 metri (16,6 ft) di altezza. In Italia si può coltivare all'aperto in zone esenti da gelo.

Pachypodium lamerei
12) Carludovica palmata : appartenente alla famiglia delle Cyclanthaceae ed è originaria del Centro-America sino alla Bolivia. Diversamente dalla maggior parte delle vere palme non sviluppa un tronco legnoso. Le foglie sono palmate e sorrette da un lungo picciolo eretto, mentre i fiori sono maschili o femminili, ma prodotti da un'unica pianta (specie Monoica). Priva di un vero tronco, raggiunge l'altezza massima in funzione della lunghezza della foglia-picciolo, al massimo 3 metri (10 ft). In natura cresce nel sottobosco delle foreste pluviali. In Italia se ne può tentare (non son sicuro che ci si riesca) la coltivazione nelle zone costiere più miti del Sud Italia, avendo cura di trovare un angolo riparato, piuttosto umido ed ombreggiato.

Carludovica palmata
13) Dioon spinulosum : appartiene alla famiglia delle Zamiaceae ed è presente in natura nelle foreste pluviali del Messico orientale. Possiedono foglie pennate lunghe 2 metri (6,6 ft), ognuna formata da circa 120 paia di foglioline disposte ad angolo piatto lungo il rachide. Le foglioline vicino al picciolo son piccole, quelle mediane son le più lunghe, mentre quelle terminali si accorciano nuovamente. Esse hanno in margine dentellato. La chioma è folta ed il tronco, con l'età, può diventare abbastanza alto. Resiste a temperature di circa -2° C (28° F).

Dioon spinulosum
Brighamia Insignis14) Brighamia Insignis : chiamata Palma Hawaiana, in realtà non lo è, dato che appartiene alla famiglia delle Campanulaceae. Si sviluppa su un unico fusto (raramente ramifica) succulento e bulboso, con foglie presenti alla sola estremità. Esse sono carnose, disposte a rosetta ed hanno un color verde pallido e forma ovale. I fiori sono profumati, raggruppati in 2-3 in grappolini; hanno 5 petali biancastri fusi ad un tubo lungo oltre 10 cm (4 in). In natura è estinto l'unico insetto in grado di impollinarla efficacemente, rendendo la sua riproduzione naturale assai saltuaria ed aleatoria. Pianta sensibile al freddo e non coltivabile in climi temperati. 

15) Cordyline australis : specie nativa della Nuova Zelanda, facente parte delle Asparagaceae. Può superare i 10 metri di altezza (33 ft) e con l'età può ramificare, ma le foglie sono collocate solo alla fine dei rami. I fiori son color bianco-crema e spuntano da infiorescenze terminali, poste al centro della rosetta fogliare, costituite da numerosi fiori. Le foglie sono a forma di spada. La specie è piuttosto resistente al freddo, anche fino a -10° C (14° F), e può esser coltivata anche in buona parte del Nord Italia.

Cordyline australis