Araucaria è uno dei tre generi (attualmente non estinti) della famiglia delle Araucariaceae, quest'ultima a sua volta facente parte del gruppo delle Gimnosperme.
Esistono all'incirca 20 specie di Araucaria, tutte native dell'emisfero australe. Buona parte di esse sono originarie proprio dell'Australia, mentre altre popolano il Sud America o nel Pacifico Meridionale.
Alcune Araucaria sono tra le poche specie di conifere ad essersi adattate ai climi tropicali, mentre altre, distribuite più a Sud (es. Cile), si sono evolute per vivere in climi anche molto freddi.
In linea di massima tutte le Araucaria sono piante sempreverdi a singolo tronco, che raggiungono dimensioni ragguardevoli e devono esser piantate laddove vi sia sufficiente spazio; inoltre, rispetto alle classiche Conifere Europee o Nord Americane (Abete, Larice, Strobo, etc.), hanno gli Aghi massicci, più tozzi, talvolta a forma triangolare e particolarmente pungenti.
Tra tutte le specie, in questo articolo vorrei parlare delle tre più coltivate in Italia, ovvero :
- Araucaria araucana : la specie più diffusa in Italia, anche in virtù della sua elevata resistenza al freddo.
- Araucaria heterophylla (sin. Araucaria excelsa): nota anche come Pino di Norfolk, comune nel Sud Italia.
- Araucaria bidwillii : chiamata anche Bunya, un po' meno comune rispetto alle precedenti, ma con un portamento particolare (vedi sotto).
Araucaria araucana :
Questa conifera è nativa del Cile (è infatti chiamata Araucaria del Cile, oltre ad esser l'albero nazionale cileno) e la sua distribuzione sconfina anche nella vicina Argentina. L' A. araucana cresce ai piedi delle Ande, nelle vallate, di norma ad una latitudine compresa tra 37° S e 40° S ed un'altitudine superiore ai 1000 metri (3300 ft), in un habitat contraddistinto da temperature rigide, elevata piovosità ed abbondanti nevicate. Non a caso questa è la specie di Araucaria più resistente al gelo e può crescere addirittura nelle zone meno fredde della Scandinavia (es. Norvegia); non sorprende dunque che sia anche la specie del genere più coltivata nel Nord Italia, dove sopravvive a gelate con temperature comprese tra -15° (5°F) e i -20° C (-4° F).
Il tronco è massiccio, color bruno/grigiastro, resinoso e su di esso sono presenti le cicatrici lasciate dalle vecchie ramificazioni; esso può raggiungere un diametro di 150 cm (4.9 ft), mentre la pianta può crescere anche 40 metri (131 ft) in altezza.
Il portamento è piramidale, tuttavia la parte più larga della chioma solitamente è quella corrispondente ai rami che partono dalla parte centrale del fusto. I rami (tranne quelli molto vecchi) sono quasi orizzontali e leggermente incurvati verso l'alto all'estremità, rendendo la specie sensibile ai danni meccanici da neve.
Le foglie, lunghe come la falange di un dito, sono appuntite, a forma triangolare ed assai taglienti; esse più che aghi assomigliano a delle squame e permangono sul ramo sino a 15 anni, essendo perciò presenti anche su rami adulti e di notevole diametro.
La Araucaria araucana è considerata specie dioica, tuttavia esistono esemplari che portano sia coni maschili, che femminili; questi ultimi maturano in 2-3 anni, all'apice dei rami, hanno forma sferica e sono particolarmente appariscenti.
A maturazione ogni cono femminile può contenere fino a 200 semi, i quali cadono a terra e vengono sparsi prevalentemente da roditori.
Questa conifera non inizierà a fruttificare prima dei 30-40 anni di età, tuttavia è una specie molto longeva, potendo superare agevolmente i 1000 anni di età.
La A. araucana non presenta particolari difficoltà di coltivazione e si adatta ad un'ampia gamma di suoli. Nel Nord Italia si preferisce coltivarla in pieno Sole e non vi saranno problemi né di caldo in estate, né di freddo in inverno; mentre nel Sud Italia, in zone troppo calde ed aride potrebbe patire un po' durante i primi anni dall'impianto ed è dunque preferibile un'esposizione a mezz'ombra ed una buona irrigazione. In linea di massima l'A. araucana è più adatta al clima del Nord Italia.
La crescita è costante ma, soprattutto nei primi anni di vita, assai lenta e non supera mai i 30 cm (12 in) all'anno. Viene coltivata come pianta ornamentale, anche per l'aspetto che, a volte, può ricordare quasi quello di qualche Cactacea.
Ricordatevi però che sul lungo periodo diventa una pianta enorme, con radici estese, che possono danneggiare le abitazioni; di conseguenza non deve mai esser piantata in piccoli giardini o troppo vicino agli edifici, anche perché (un po' come in tutte le conifere) la potatura è mal sopportata ed induce sviluppi atipici (ed antiestetici) e non è dunque possibile contenerne le dimensioni potando.
Araucaria heterophylla :
Albero nativo della piccola isola di Norfolk, nell'Oceano Pacifico ad una latitudine di 29° S, è giustappunto chiamato Pino di Norfolk. Diversamente dalla precedente, l'A. heterophylla è piuttosto sensibile al freddo e può sopportare solo sporadici abbassamenti di temperatura poco al di sotto degli 0° C (32° F) ed è perciò diffusa solo nelle aree costiere del Centro-Sud Italia.
Nei luoghi di origine può raggiungere un'altezza massima di 60 metri (197 ft), sebbene in Italia raggiunga dimensioni inferiori (circa la metà). La chioma è a forma conica, elegante, con rami perfettamente orizzontali (paralleli al suolo), molto lunghi nella parte bassa della pianta e corti all'estremità superiore. A differenza dell'A. araucana, i rami sono poco folti e la chioma risulta ben più pulita, ordinata e perfettamente simmetrica, con un profilo a "triangolo isoscele".
Le foglie sono eterogenee (da qui il nome dell'epiteto della specie); quelle più giovani sono più lunghe, sottili, tenere (non pungenti), di color verde chiaro ed hanno l'aspetto dei classici aghi delle Conifere nostrane, mentre le foglie più vecchie ricordano quelle del genere e sono imbricate, più corte, rigide e taglienti. I corti rami secondari e le foglie sono posizionati (su quelli primari) verso l'alto, conferendo il tipico aspetto a "V".
La pianta è molto ornamentale e, anche grazie alla sua naturale resistenza al sale ed al vento, è ora coltivata nelle aree costiere a clima subtropicale umido o Mediterraneo.
Indubbiamente l'A. heterophylla è più adatta al clima costiero del Sud Italia, anche se potrebbe farcela nei microclimi più miti dei grandi laghi del Nord Italia (vedi Lago Maggiore), oltre che ovviamente lungo la riviera Ligure.
La pianta ha un notevole sviluppo, ma è a crescita lenta, di conseguenza può esser coltivata qualche anno come pianta da appartamento.
Araucaria bidwillii :
Nativa delle zone paludose del Queensland, in Australia, è una specie che in Italia è sicuramente meno diffusa e coltivata rispetto alle due precedenti. Come resistenza al freddo si colloca probabilmente a cavallo tra le due, ma più vicino alla A. heterophylla, resistendo a temperature di qualche grado sotto lo zero.
Nei luoghi d'origine può raggiungere un'altezza di 50 metri (164 ft), con un diametro del tronco di 150 cm (5 ft), mentre piante cresciute nei climi Mediterranei raramente superano i 30 metri (98 ft).
Da adulta la pianta assume una forma inusuale, con una chioma a forma di cupola. I rami, prevalentemente concentrati nella parte alta della pianta, posseggono ciuffi di foglie solo alla loro estremità, rimanendo spogli per la maggior parte della loro lunghezza. La parte di ramo scoperta mantiene pochissime foglie "secche" che diventano taglienti e pungenti come delle spine.
Come nel Pino di Norfolk (ma meno marcatamente), anche qui le foglie sono differenti a seconda dell'età : nella fase giovanile sono più tozze e color verde chiaro, mentre da adulte diventano più allungate e verde scuro.
La specie è monoica ed i coni femminili possono pesare addirittura 10 kg (22 lbs), con all'interno oltre 50 semi, i quali, una svolta sgusciati, sono commestibili e di buon sapore.