venerdì 26 gennaio 2018

Pino di Weymouth o Strobo (Pinus strobus) - Dove Cresce e Come Si Coltiva

Di piante importate in Europa dall'America ne esistono a centinaia, alcune di esse si sono addirittura naturalizzate ed oggi crescono spontanee in diverse zone d'Italia.
Oggi vorrei parlarvi del Pino di Weymouth (Pinus strobus), comunemente noto come Strobo, una conifera originaria degli Stati Uniti che, un po' come successe per la Robinia, è diventata molto comune, specialmente nei boschi montani del Nord Italia.

Bosco Pinus strobus

Rami Pino di Weymouth

Il Pino Strobo è nativo dell'America settentrionale e cresce nella parte orientale degli Stati Uniti, ad Est delle montagne Rocciose.
Esso si trova allo stato selvatico nei boschi che circondano i Grandi Laghi del Nord America, ma è diffuso anche più a Sud, come sui monti Appalachi.
Il suo areale d'origine comprende si estente anche al Sud-Est del Canada.
Nel 1600 fu importato dallo stato del Maine (U.S.A.) all'Inghilterra, da dove si diffuse in tutto il vecchio continente, per essere essenzialmente utilizzato per la produzione di carta.


Com'è Fatto il Pino di Weymouth ? Botanica, Fisiologia, Coltivazione e Clima 

Pino di Weymouth, talvolta chiamato Pino Bianco Americano, è il nome comune della specie Pinus strobus, appartenente alla famiglia delle Pinaceae.
Lo Strobo è una pianta imponente, che può raggiungere i 45 metri (148 ft) di altezza ed, occasionalmente, superare i 50 m (164 ft).
Il suo habitat naturale è rappresentato dalle umide foreste miste tipiche delle zone temperate; qui lo Strobo fornisce riparo ad uccelli e scoiattoli e si comporta da specie dominante, persino su piante maestose come Faggi e Querce.

Questo Pino ha un portamento eretto, slanciato ed una chioma non eccessivamente folta, con una struttura decisamente meno conica rispetto all'Abete.
In esemplari isolati i rami crescono lungo quasi tutto il tronco e sono perpendicolari al fusto (e quindi paralleli al terreno). All'interno delle foreste, invece, i rami sono concentrati nella metà superiore del tronco, ovvero laddove giunge la luce per svolgere la fotosintesi.

Le foglie sono aghiformi e, come per le altre specie del sottogenere Strobus, sono raggruppate in piccoli mazzetti uniti alla base.
Gli aghi, lunghi una decina di centimetri (4 in), sono sottili, molto flessibili, ravvicinati e di color verde-bluastro.
Nella fase giovanile la corteccia è liscia e grigia, mentre invecchiando inizia a fessurarsi, producendo frequentemente bolle di resina.

Il Pino Strobo è dioico, si hanno quindi piante maschili o piante femminili.
La fioritura (sebbene nelle Gimnosperme, come tutte le conifere, non si possa parlare di "veri" fiori) avviene nel periodo compreso tra fine Aprile e Giugno, con gli organi riproduttivi che spuntano da gemme situate all'apice dei rami.
I frutti sono delle pigne allungate a forma cilindrica, che permangono sulla pianta per molto tempo, anche dopo aver disperso i semi contenuti al proprio interno.

Aghi Pino Strobo

Pigne Strobo

Pinus strobus è una specie piuttosto longeva e, sebbene non raggiunga i record di altre conifere, può diventare plurisecolare e raggiungere un'età media di 250 anni ed, in rari casi, vivere sino a 400 anni.
La crescita iniziale è molto rapida, rallentando solo nella fase adulta. Questa peculiarità l'ha resa una pianta ideale per la silvicoltura e per la produzione di legno.

Il Pino di Weymouth cresce bene a latitudini comprese tra il 35° ed il 55° parallelo.
La specie è resistente al freddo e si può coltivare anche in bassa montagna sulle Alpi, resistendo tranquillamente a temperature inferiori ai -20°C (-4° F).
Lo Strobo, pur amando una posizione luminosa, non è una specie particolarmente eliofila come potrebbe essere il larice. Ciò gli ha permesso un'ampia diffusione, poiché i giovani esemplari riescono a svilupparsi anche nel sottobosco, dove i raggi del sole arrivano filtrati e l'ombreggiamento non permetterebbe la crescita di altre conifere.
Nelle zone più vocate, lo Strobo diventa praticamente infestante.

Il terreno ideale è acido, umifero, fresco ed umido, mentre rifugge da quelli eccessivamente argillosi e calcarei; inoltre ha una scarsa resistenza alla siccità estiva, motivo che ne ha limitato la diffusione nelle aride regioni del Sud Italia.
Sebbene possa essere coltivato a scopo ornamentale, le dimensioni di questo Pino lo rendono più adatto ad essere piantato in grossi parchi e giardini pubblici, piuttosto che in terreni privati.

Pino di Weymouth

Germogli Pino di Weymouth

lunedì 15 gennaio 2018

Come Scegliere l'Esposizione di un Terreno ? Quali Effetti ha sulla Coltivazione delle Piante

Se vi state accingendo a comprare un terreno per costruirci casa o, semplicemente, volete capire dove collocare le piante nel vostro giardino o dove è meglio fare l'orto, la vigna ed il frutteto, la prima domanda che vi dovete porre è : "Qual è l'esposizione del mio terreno rispetto ai punti cardinali?".

Ci sono appezzamenti esposti a Sud (o a "Mezzogiorno"), altri esposti ad Ovest (o a "Levante") oppure ad Est ("Ponente") o a Nord ("Settentrione" o "Tramontana").
Ovviamente esistono poi le vie di mezzo (es. Sud-Ovest) e così via.

Ma come si fa a capire qual è l'esposizione di un terreno ? Quali sono le differenze tra un pendio esposto a Nord o a Sud ? Qual è il migliore per la crescita degli alberi ?

Esposizione di Pendio a Sud-Est

Premessa - Il Tragitto del Sole, dall'Alba al Tramonto.

Per comprendere cosa significhi "esposizione di un terreno" dobbiamo innanzitutto capire com'è il movimento relativo del Sole rispetto ad un punto fisso della Terra.
Fin dalle scuole elementari ci hanno insegnato che il Sole sorge ad Est (Oriente) e tramonta ad Ovest (Occidente), tuttavia questa affermazione è approssimativa. 
Alle medie latitudini, come in Europa, il Sole sorge esattamente ad Est (e tramonta ad Ovest) soltanto durante gli equinozi di primavera ed autunno.
In Italia, in Inverno il Sole sorge a Sud-Est e tramonta a Sud-Ovest, mentre in Estate sorge a Nord-Est e tramonta a Nord-Ovest.

Questa differenza è tanto più marcata quanto più ci si sposta verso i poli e tanto più si è vicini ai Solstizi ed è strettamente correlata con il numero di ore di luce che ci sono in un giorno.
Quanto detto vale per le zone temperate, all'equatore il Sole sorge sempre ad Est e tramonta sempre ad Ovest, mentre al Polo Nord (e Sud) sorge una volta all'anno, rimane sei mesi sopra l'orizzonte, tramonta una volta all'anno e rimane sotto l'orizzonte gli altri sei mesi.

Tragitto del Sole rispetto alla Terra a diverse Latitudini



In altre parole, in estate il tragitto del Sole è più lungo. Nello schema che segue indicherò la traiettoria del Sole (dall'alba al tramonto), al 45° parallelo Nord, durante i due Solstizi e gli Equinozi.
La parte evidenziata in grassetto è la traiettoria minima (invernale).

  • Inverno :  Sud-Est; Sud; Sud-Ovest
  • Equinozi : Est; Sud-Est; Sud; Sud-Ovest; Ovest
  • Estate : Nord-Est; Est; Sud-Est; Sud; Sud-Ovest; Ovest; Nord-Ovest

La differenza non è solo la traiettoria, ma anche l'altezza massima del Sole sopra l'orizzonte (per dettagli clicca qua) che, in estate, è 46° maggiore rispetto all'inverno. Sole più alto significa maggiore irraggiamento, ma anche ombre più corte.

Ricapitolando, nelle zone temperate, col cambiare delle stagioni cambia :
  1. Traiettoria del Sole e di conseguenza un maggior o minor numero di ore in cui è sopra l'orizzonte (cioè il numero di ore di luce giornaliere).
  2. L'altezza massima del Sole, perciò la lunghezza delle ombre e la "potenza" del Sole.

Tragitto del Sole in zone Temperate nelle Diverse Stagioni



Come Faccio a Capire l'Esposizione di un Terreno ?

La prima cosa da fare per orientarsi e capire come si è posizionati rispetto ai punti cardinali è osservare la direzione delle ombre a mezzogiorno (ora solare).
Nella fascia temperata boreale, in qualsiasi giorno dell'anno, la massima altezza del Sole sopra l'orizzonte si raggiunge a mezzogiorno ed il Sole sarà esattamente posizionato a Sud e, di conseguenza, le ombre saranno proiettate a Nord.
La cosa più semplice è osservare un palo della luce alle 12.00, la punta della sua ombra sul terreno ci indicherà dove si trova il Nord. L'unica cosa che cambia tra estate ed inverno è la lunghezza dell'ombra (non la direzione).

Un'alternativa, sebbene un po' meno precisa, è quella di osservare il tronco di alberi isolati, la parte rivolta a Nord è quella in cui crescono muschi e licheni.

Guardando verso Nord sarà facile identificare gli altri punti cardinali: alla vostra destra troverete l'Est, alla sinistra l'Ovest ed, alle vostre spalle, il Sud.
Facendo la similitudine con un orologio, il Settentrione rappresenta le ore 12, l'Oriente le 3, il Meridione le 6 e l'Occidente le 9.
Comunque, se vogliamo andare sul sicuro, basta comprarci una bella bussola, anche se il tutto diventa molto meno divertente.
Ora cerchiamo di capire cosa si intende per "esposizione di un terreno/casa".
Innanzitutto il termine "esposizione" è sempre riferito a qualcosa; se prendessimo una pianura senza alberi o edifici od il mare aperto, allora non potremmo parlare di esposizione, in quanto sono ambienti estremamente omogenei e non ci sono ostacoli.
Un terreno pianeggiante può essere esposto a Nord, Sud etc. rispetto ad una pianta, ad una casa, ad un lago (o mare), ad una montagna e così via.
Il terreno può essere parte stessa dell'ostacolo, se prendiamo una collina, ogni versante avrà un'esposizione ben diversa, determinando microclimi differenti.

Punti Cardinali

Che Ruolo ha l'Esposizione nel Determinare il Microclima Locale ?

Partiamo con terreni pianeggianti. Con questa tipologia, se non ci fossero ostacoli, i raggi solari colpirebbero il suolo dal primo minuto dell'Alba, sino all'ultimo prima del Tramonto, ovvero sarebbe un'esposizione totalmente soleggiata (in pieno Sole).

Supponiamo ora di costruire un bel muro che si estende in direzione Est-Ovest, dividendo in due il nostro terreno.
La metà esposta a Sud avrà il muro a Nord, mentre la metà esposta a Nord viceversa.
A mezzogiorno, se andassimo ad osservare l'ombra del muro, vedremmo che è proiettata verso Nord, ombreggiando il terreno esposto a Nord.
Ovviamente in inverno il Sole è più basso e le ombre più lunghe, quindi la superficie di terreno all'ombra sarà maggiore rispetto all'estate.
Se però al posto del muro ci fosse un palazzo alto 10 piani ed il nostro terreno fosse piccolo, allora potrebbe rimanere in ombra per buona parte della giornata anche in estate, ricevendo solo i primi raggi di Sole all'Alba e gli ultimi al tramonto (in questa stagione il Sole sorge a Nord-Est e tramonta a Nord-Ovest)
Il terreno esposto a Sud, invece, sarà completamente soleggiato in inverno, mentre in Estate riceverà luce quasi tutta la giornata ad eccezione di Alba e Tramonto.

Un discorso analogo si può fare per quel che riguarda i pendii.
Il versante Nord di una montagna (o di una collina) sarà mediamente più ombreggiato di quello Sud inoltre, qualora le vette non fossero troppo elevate, i raggi del Sole colpirebbero il suolo con una minore inclinazione, riscaldandolo meno efficacemente.

Se l'ostacolo è molto grande (ad es. una catena montuosa), esso può rappresentare una barriera non solo per il Sole, ma anche per le correnti ed i venti.
Il Nord Italia, ad esempio, è esposto a Sud rispetto alla Catena Alpina. Quando i gelidi venti provenienti dal Nord Europa arrivano a Nord delle Alpi si compattano ed, essendo pesanti, non riescono ad oltrepassare questo ostacolo così alto e sono costretti ad aggirarlo (prendendo la via del Rodano a Ponente o la via della Bora a Levante). 
Per questo motivo le zone prealpine del Nord Italia sono sottovento rispetto a queste correnti e, quindi, godono di un clima più mite rispetto alle pianure poste sul lato opposto (es. Germania, Svizzera, Repubblica Ceca).

Tragitto del Sole in Italia nei Diversi Mesi dell'Anno


Cosa è Meglio Coltivare nelle Diverse Esposizioni ?

L'esposizione su micro-scala (es. rispetto ad Alberi, Case, etc.) determina l'ombreggiatura del terreno; in altre parole influenza prevalentemente le temperature massime in presenza di giornate soleggiate (e non nuvolose). 

L'esposizione su più larga scala (es. rispetto ad una Collina, ad una Montagna, etc.) influenza anche le temperature minime, poiché rende il terreno più o meno esposto alle avvezioni (venti) provenienti dalle diverse zone (un'irruzione artica arriva da Nord, generalmente è più fredda di una proveniente da Sud).

In ultimo ricordatevi che, a parità delle altre condizioni, un terreno pianeggiante registra temperature minime inferiori rispetto ad uno di pendio, poiché di notte l'aria fredda (più pesante di quella calda) scivola verso il basso e si accumula nei bassi strati, creando dei veri e propri "laghi d'aria gelida". Questo fenomeno è noto come inversione termica.
Anche l'umidità ristagna al Suolo, rendendo le pianure molto più soggette a nebbie e foschie, rispetto alle colline.




Terreno Esposto a Sud : questo è sicuramente quello più soleggiato ed è ideale per la coltivazione della Vite, per fare l'Orto o per impiantare un Uliveto. Se il terreno è collinare, il pendio esposto a Sud riceve i raggi in maniera più perpendicolare e, soprattutto in inverno, registra temperature massime più elevate. Dopo una nevicata i terreni esposti a Sud si riconoscono subito, sono quelli in cui scompare per prima la neve.
Insomma quest'esposizione è la migliore per tutte quelle piante che vogliono tanto Sole e caldo, come la maggior parte delle Piante da Frutto e gli Agrumi.
Per quanto riguarda un'abitazione collocateci i locali in cui vorrete maggiore luminosità, come ad esempio lo Studio o la Cucina.

Terreno Esposto a Nord : è agli antipodi rispetto al precedente; questo terreno riceverà poco Sole e, per via dell'ombreggiatura, in inverno registrerà temperature massime di diversi gradi inferiori rispetto ad uno esposto a Sud.
Questo terreno, in estate, riceverà il Sole solo nei periodi più freschi (Alba e Tramonto), mentre sarà ombreggiato nelle torride ore centrali. 
Quest'esposizione è più fresca e, mantenendo la terra più umida, è ideale per la coltivazione delle felci, di alcune Acidofile (es. Ortensie) ed, in generale, di tutte quelle piante tipiche del sottobosco.
In un'abitazione conviene collocarci i locali che vogliamo mantenere più freschi o meno luminosi, come ripostigli, scale, corridoi.

Terreno Esposto ad Est : riceverà il Sole della "mattinata", mentre sarà ombreggiato nell'ultima parte della giornata. Lo sbalzo termico tra notte e giorno sarà più repentino rispetto ad altre esposizioni; il ghiaccio formatosi sui fiori durante una fredda nottata primaverile, all'alba si scioglierà velocemente, enfatizzando i danni da disgelo
In questa zona potrete piantare alberi a fioritura tardiva, che si accontentino di mezza giornata di Sole diretto, ma anche i piccoli frutti (es. Lamponi) oppure ortaggi a foglia (es. Lattuga).
In una casa potrete posizionarci le camere da letto, così da evitare il torrido Sole pomeridiano dell'estate.

Terreno Esposto ad Ovest : come ore di luce sarà molto simile a quello esposto a Est, tuttavia sarà ombreggiato di mattina e riceverà il Sole del "pomeriggio". Quindi sarà ben assolato, proprio durante la metà più calda della giornata (il picco massimo di temperatura si registra verso le 14-15 e rimane abbastanza costante fino a poco prima del tramonto). Qui potrete collocarvi tutte le piante che vogliono prendere il Sole in concomitanza delle ore più calde.
In questa zona di Orto potrete piantare specie a radice (es. Carote e Ravanelli), che richiedono meno Sole rispetto a Pomodori, Melanzane e Peperoni. 
In una casa collocatevi i locali che volete luminosi nel pomeriggio e tiepidi alla sera, come Salotto e Bagni.

Ovviamente l'ostacolo deve essere ben più grande della pianta presa in esame. Se consideriamo un Abete, rispetto ad una villetta su un unico piano, esso prenderà il Sole tutto il giorno indipendentemente da come è collocato rispetto alla casa.

P.s.

Tutto questo è valido nell'emisfero Boreale, se parlassimo dell'emisfero Australe varrebbero gli stessi concetti, ma si dovrà invertire il Nord con il Sud.

Esposizione ai Raggio Solari dei Versanti di una Montagna

Esposizione Sud-Est - Lago Maggiore

martedì 9 gennaio 2018

Coltivazione dell'Aloe arborescens - Dove può Crescere in Italia ?

Tra le oltre 500 specie del genere, l'Aloe arborescens è probabilmente la più coltivata all'aperto in Italia e, per fama, è seconda solo all'Aloe vera, che però si presta meno alle condizioni climatiche italiane e rimane per lo più coltivata in vaso e riparata in inverno.

In questo articolo vorrei spiegarvi come coltivare Aloe arborescens, come curarla e dirvi dove è possibile piantarla in Italia, senza che sia danneggiata dal freddo invernale e quale temperatura minima sopporta.

Fioritura Aloe arborescens

Proprietà Terapeutiche :

L'Aloe arborescens è anche chiamata Aloe di Padre Zago e conosciuta per le sue ipotetiche proprietà antitumorali.
Padre Romano Zago (classe 1932) è un frate che vive in Brasile ed appartiene all'ordine dei Francescani. La ricetta "anti-cancro" di Zago è semplicemente un frullato di foglie di A. arborescens, miele e grappa.

Sebbene alcuni studi suggeriscano che gli estratti di A. arborescens possano ridurre la proliferazione batterica, stimolare il sistema immunitario ed aiutare la cicatrizzazione delle ferite, la ricetta di Padre Zago non può essere considerata una "cura miracolosa" contro tutti i tipi di tumore.

Più concrete sono le proprietà analgesiche, il gel di questa specie può infatti ridurre il dolore e diminuire le infiammazioni derivanti da bruciature, punture di insetto, ma anche da radioterapia. 
L'elevata concentrazione di vitamine e sali minerali rende questi estratti degli ottimi antiossidanti, in grado di neutralizzare i radicali liberi, molecole al quanto dannose per la cellula.


Origine, Distribuzione ed Habitat :

L'Aloe arborescens (inizialmente chiamata Aloe mutabilis) è una pianta succulenta nativa del Sud/Est dell'Africa ed è endemica in stati come Sud Africa, Mozambico, Zimbabwe e Malawi. Tuttavia, l'enorme adattabilità della specie le ha permesso un'ampia diffusione e, allo stato naturale, la si ritrova in zone climatiche piuttosto differenti.
Sebbene possa crescere anche a livello del mare, il suo habitat naturale è rappresentato dalle montagne, dove si sviluppa sui crinali rocciosi o arroccata nei dirupi.
L'A. arborescens di norma cresce isolata, ma è possibile ritrovarla anche nel sottobosco, all'interno di foreste piuttosto fitte. 

Oggigiorno è coltivata in tutte le zone (sub)tropicali aride del mondo, ma sopravvive bene anche nei climi mediterranei ed, in Italia, è molto frequente lungo le coste del Tirreno e dell'Adriatico, nonché nelle zone interne più miti del meridione, dove è perlopiù coltivata a scopo ornamentale, sia in giardini privati, che in luoghi pubblici

Aloe arborescens
Foglie Aloe arborescens


Com'è Fatta l'Aloe arborescens ? - Botanica e Fisiologia

L'Aloe arborescens è una pianta grassa che, nelle condizioni ideali, può raggiungere un'altezza di 2-3 metri (7-10 feet) ed appartiene alla famiglia delle Aloeaceae.
L'epiteto "arborescens" deriva dal latino e significa "a forma di albero"; in effetti, a differenza dell'A. vera e di molte altre specie di Aloe, l'A. arborescens ha un portamento che può ricordare quello di un albero, con diversi fusti che crescono eretti e privi di foglie nella parte basale, sebbene talvolta permangano le vecchie foglie morte e rinsecchite.
A primo impatto, l'aspetto di questa specie ricorda quello di un grosso cespuglio con molte ramificazioni, più che di una "classica" Aloe.

Le foglie dell'A. arborescens sono disposte in maniera concentrica (a "rosetta") ed hanno un margine dentellato, con spine pronunciate. Esse possono essere lunghe anche oltre 50 cm (20 in) e, in estate, se esposte al Sole ed a temperature torride, possono diventare brunastre nella parte terminale ed assumere una conformazioni ad "U".
Le foglie dell'A. arborescens si riconoscono da quelle dell'A. vera, poiché sono meno carnose (e con meno contenuto di gel) ed hanno una forma decisamente più appiattita.
La radici sono relativamente superficiali e si rinnovano in continuazione.

Le infiorescenze spuntano all'apice della nuova vegetazione, proprio dall'interno della "rosetta fogliare" e, sorrette da un lungo stelo, svettano sopra la pianta. Esse sono solitamente singole (1 rosetta = 1 infiorescenza), a forma di pannocchia "conica", prive di ramificazioni e composte da numerosi fiori di color rosso-arancione, che si aprono in maniera scalare, iniziando da quelli posti alla base dell'infiorescenza.
I fiori dell'A. arborescens sono ermafroditi, a forma cilindrica, con l'apertura rivolta verso il basso, che è spesso di color più tenue (sfumature gialle). Questi fiori sono ricchi di dolce nettare che attira api, farfalle, ma anche piccoli uccelli come i colibrì.
In seguito ad impollinazione, si sviluppano i frutti, che sono delle capsule che, a maturazione, rilasciano i semi nell'ambiente.

Le foto che seguono mostrano la fenologia della fioritura, con le fasi più salienti.

Abbozzo Infiorescenza

Infiorescenza Immatura Aloe arborescens

Infiorescenza e Fiori Aloe Arborescens

Fiori Aloe Padre Zago

Ma quando fiorisce l'Aloe arborescens in Italia ?

La fioritura di questa succulenta sembra essere favorita (od indotta) da un breve periodo freddo, con temperature medie intorno ai 10° C (50° F). In Italia la fioritura dell'Aloe arborescens è tipicamente invernale ed avviene, indicativamente, nel periodo compreso tra dicembre e marzo.

La fioritura è molto scalare, in quanto i vari grappoli fiorali si sviluppano sfalsati temporalmente e, anche all'interno di una stessa infiorescenza, non tutti i fiori si aprono contemporaneamente.


Quali Sono le Differenze tra Aloe vera ed Aloe arborescens ?

Distinguere queste due specie è abbastanza semplice (è molto più facile confondersi tra altre specie di Aloe). Basterà osservare qualche dettaglio :

  • A. vera non ha mai ramificazioni o tronchi ed ha un portamento compatto, mentre l'A. arborescens ha numerosi fusti, che possono assomigliare a dei rami di un albero ed un portamento espanso.
  • Le foglie dell'A. vera sono spesse, succulenti e ricche di gel (motivo per cui è più diffusa in cosmesi); inoltre sono verticali, rivolte verso l'alto (perpendicolari al terreno) e di un verde più tenue, in alcuni casi quasi giallo/bianco. Le foglie dell'A. arborescens sono più piatte ed allungate, disposte quasi orizzontalmente (parallele al terreno), talvolta curvate ad "U" e più fitte/numerose. 
  • Il fiore dell'A. vera è giallo, mentre quello dell'A. arborescens è color salmone o rosso.
  • L'A. vera è più sensibile al freddo rispetto all'A. arborescens. Se ne vedete una, piantata in terra, in una zona in cui ci sono gelate, sicuramente non sarà un'A. vera.

Esistono anche diversi ibridi, ottenuti dall'incrocio tra un'A. vera ed un'A. arborescens che, come facile intuire, hanno caratteristiche intermedie rispetto ai "genitori", rendendo complesso il riconoscimento. 

Aloe vera

Aloe arborescens


Come Crescere l'Aloe arborescens ? - Coltivazione, Clima, Moltiplicazione e Cure

Sicuramente vi starete chiedendo : "dove è possibile piantare l'A. arborescens all'esterno ?".
Ricordiamoci che l'Italia è una nazione della fascia temperata, mentre tutte le specie di Aloe sono africane e native di zone tropicali o, al limite, subtropicali.
Detto questo, il mar Mediterraneo è un "serbatoio di calore", rendendo l'Italia ben più mite di nazioni poste alla stessa latitudine.

Tra le innumerevoli specie di Aloe, l'A. arborescens si colloca nella fascia media-alta per quanto concerne la sua resistenza al freddo.
Sebbene cresca in montagna, stiamo comunque parlando di una pianta succulenta di origine tropicale. Non possiamo quindi pensare di coltivarla in mezzo alla pianura Padana od in qualsiasi parte del Nord Italia, ma è ragionevole pensare che possa sopravvivere lungo le Coste del Mar Tirreno, nel Medio-Basso Adriatico e nelle zone interne più riparate del Sud Italia.

L'A. arborescens  tollera leggere gelate, con abbassamenti di temperatura sino a circa -4° C (25°F). Se le temperature minime scendono sotto questa soglia si iniziano ad avere danni più o meno consistenti alle foglie, sino alla morte dell'intera pianta.
Talvolta, sebbene la pianta sembra essere stata uccisa dal gelo, in primavera rigetta dalle ridaci.

Un'alternativa, laddove le gelate invernali siano intense e durature, è la coltivazione in vaso, da portare al riparo in serra calda o all'interno di casa, durante la brutta stagione.
Coltivare una pianta in vaso richiede qualche accorgimento in più.
Conviene usare vasi medio-grandi e, possibilmente, non neri, poiché si riscalderebbero troppo sotto il sole estivo e potrebbero "cuocere" le radici.
Il fabbisogno idrico è superiore rispetto a piante coltivate in piena terra, inoltre sarà fondamentale che i vasi abbiano grossi fori sul fondo, per consentire un ottimo drenaggio.
Ricordatevi che, sebbene le Aloe resistano bene agli ambienti secchi, l'interno di un appartamento può essere eccessivamente asciutto; sarà dunque meglio nebulizzare con acqua e porre i vasi lontani da fonti di calore (stufe, termosifoni etc.), ma in un luogo luminoso (es. finestra esposta a Sud).

L'Aloe arborescens è una specie che cresce in ambienti secchi ed aridi. Per questo motivo, se coltivata in piena terra, non richiede innaffiature estive e riesce a svilupparsi con la sola acqua piovana, tollerando lunghi periodi di siccità.

Questa specie di Aloe ama un'esposizione in pieno Sole, ma in natura prospera anche all'interno dei boschi. Perciò può essere coltivata senza problemi anche a mezz'ombra o persino in leggera ombra (ma con tanta luminosità), compromettendo però la normale fioritura.
L'Aloe di Padre Zago è frequentemente coltivata alla base degli alberi ornamentali ad alto fusto, piantati lungo le strade.

Il terreno ideale è a pH neutro (o leggermente acido), sabbioso o comunque molto ben drenante, che non permanga umido e "zuppo" per lunghi periodi. Le concimazioni non sono necessarie; ne ho visti esemplari piantati in zone marginali che, senza ricevere alcuna cura, crescevano vigorosi, producendo abbondanti fioriture.
Questa specie, un po' come tutte le Aloe, è rustica, esente da malattie e prospera anche in terreni sassosi e poveri di nutrienti. L'unica cosa importante è evitare i ristagni idrici.
La specie si può piantare anche in prossimità del mare, resiste piuttosto bene sia ai venti salmastri, sia ad elevate concentrazioni di sale nel suolo.

L'Aloe arborescens emette stoloni e polloni basali che, andranno con gli anni a rinnovare la chioma. La specie si riproduce prelevando queste "nuove parti" che, sebbene vengano prodotte dalle radici, iniziano a sviluppare un proprio apparato radicale. Per ottenere nuove piantine basterà staccare queste "piante figlie" dalla "pianta madre" e trapiantarle in un vaso.
Alternativamente si può propagare anche tagliando una foglia, lasciandola seccare per qualche giorno all'aria ed interrandola in terreno sabbioso, tenendo il vaso all'ombra fino ad avvenuta radicazione.
La moltiplicazione per semina è solitamente lenta e poco usata.

Spero di avervi incuriosito e dato un spunto per la progettazione del vostro angolo verde. Sono sicuro che le foto mostrate vi tenteranno a tal punto da farvi comprare una pianta !!

Aloe arborescens in Fiore

Aloe arborescens in Estate

Aloe arborescens in Riva al Mare in Liguria

martedì 2 gennaio 2018

Cosa Significa Alta o Bassa Pressione ? Come Si Formano i Venti e le Brezze ?

Basta ascoltare le Previsioni Meteo in coda ai telegiornali per sentir nominare la parola "Alta Pressione" o "Bassa Pressione", oppure il termine "Anticiclone", che spesso associamo al bel tempo.

Ma cosa vuol dire ? Come possono determinare le condizioni meteorologiche e la direzione dei Venti ?


Cicloni nell'Oceano Atlantico


Per prima cosa dobbiamo chiarire cos'è la pressione atmosferica.
Di norma siamo soliti pensare all'aria come a qualcosa priva di peso, eppure l'aria che compone la nostra atmosfera è un miscuglio di Gas (78% Azoto, 21 % Ossigeno, 0,9 Argon, 0,03 Anidride Carbonica ed altri in quantità minore), che ha una sua massa.
L'atmosfera terrestre è lo spessore in cui è presente questa miscela di Gas ed è più concentrata negli strati bassi (Troposfera), diventando via via più rarefatta, fino ad arrivare nello spazio in cui non sono più presenti gli atomi di questi gas.

Immaginate quindi che, sopra la vostra testa, esista una "colonna d'aria" che esercita una pressione. Un discorso analogo si può fare con l'acqua : più vi immergete in profondità, più la "colonna d'acqua" sopra la vostra testa sarà alta e, di conseguenza, la pressione elevata.
Con l'acqua il concetto risulta più immediato e facilmente verificabile, questo semplicemente perché l'acqua è più pesante dell'aria e, quindi, basta una "colonna" molto più bassa per farci apprezzare la pressione.
Noi avvertiamo la pressione principalmente sui timpani delle nostre orecchie....succede in acqua, quando ci immergiamo, ma succede anche in macchina (o in funivia) quando saliamo velocemente di quota.

La pressione atmosferica non è costante, ma varia in funzione della :

  • Quota : più l'altitudine aumenta, più la colonna d'aria che ci sovrasta diminuisce. Di conseguenza, in montagna la pressione è inferiore rispetto ad una località posta sul livello del mare. La pressione diminuisce all'aumentare dell'altitudine.
  • Temperatura : l'aria calda è più leggera di quella fredda e tende a salire. A parità di estensione verticale, più una colonna d'aria è fredda (e pesante), tanto più eserciterà pressione. Perciò se la temperatura diminuisce, la pressione aumenta (alta pressione), viceversa diminuisce (bassa pressione). La pressione diminuisce all'aumentare della temperatura.
  • Umidità : il vapore acqueo, contrariamente a quanto si pensi, è più leggero delle molecole di ossigeno o di azoto. A parità di temperatura ed altitudine, tanto più una colonna d'aria è secca (cioè con poco vapor acqueo), tanto più sarà pesante, determinando un aumento di pressione atmosferica. La pressione diminuisce all'aumentare dell'umidità.

Quindi, anche stando ad una stessa quota, la pressione atmosferica varia da luogo a luogo. In linea generale, l'aria (e quindi i venti) si sposta da una zona di alta pressione, verso una zona a bassa pressione.

Variazione Pressione con Altitudine

Ma Cosa Sono i Cicloni e gli Anticicloni ?

Avrete sicuramente sentito parlare dell' "Anticiclone delle Azzorre" o dell' "Anticiclone Africano", in quanto sono tra i più comuni in Europa.
Il nome, chiaramente, prende spunto dal luogo della genesi, ma genericamente Anticiclone è una zona in cui vi è Alta Pressione (High Pressure).

Gli Anticicloni sono solitamente caratterizzati da una relativa "calma atmosferica". L'alta pressione spinge l'aria dall'alto verso il basso, riscaldandola e facendola diventare secca; per questo motivo gli anticicloni "dissolvono" le nuvole, deviano le perturbazioni e sono di norma associati a condizioni di bel tempo. I venti all'interno di un anticiclone sono blandi e, nell'emisfero Boreale, soffiano, oltre che dall'alto verso il basso, in senso orario (nell'emisfero Australe ruotano in senso antiorario).
Ma non sempre un anticiclone è sinonimo di tempo stabile e sereno; nel semestre freddo il terreno può velocemente perdere calore per irraggiamento e raffreddare l'aria a più stretto contatto (fenomeno dell'inversione termica), questo può portare alla formazione di foschie e nebbie; mentre in estate, la calma di vento può far riscaldare i bassi strati, inducento una forte evaporazione, che porta alla formazione di temporali e Cumulonembi, nuvole spesso foriere di grandine.
Alcune delle zone più fredde al mondo (vedi qui i record climatici) sono tali perché si instaurano fortissimi anticicloni (es. "Anticiclone Russo-Siberiano") che non permettono il ricircolo d'aria. Questa "calma", unita alla scarsa insolazione ed alla distanza dal mare, permette all'aria di raffreddarsi giorno dopo giorno e di "non mischiarsi" con aria più mite proveniente da altre zone.

Per contro i Cicloni sono zone di bassa pressione (Low Pressure), in cui i venti ruotano in senso antiorario (nell'emisfero Boreale) e con forte intensità. Potremmo immaginarli come dei vortici simili ai mulinelli d'acqua che si formano quando togliamo il tappo alla nostra vasca da bagno.
I cicloni (e quindi le basse pressioni) sono associati a tempo perturbato, pioggia e vento. Quelli che chiamiamo comunemente uragani sono in realtà cicloni tropicali particolarmente intesi.

In base alla localizzazione dei nuclei di alta e bassa pressione, potremo dedurre la traiettoria dei venti.

Ciclone vs Anticiclone

Anticiclone dal Satellite

Ciclone dal Satellite

Cosa Sono le Isobare ?

Qualcuno di voi avrà osservato che nelle cartine meteorologiche sono presenti delle "strane" linee che, ai più, rimangono del tutto ignote, ma per un esperto sono di fondamentale importanza nel determinare l'evoluzione del tempo.

Immaginate di avere una cartina e di fissare un punto. Quel punto avrà una determinata pressione atmosferica (es. 1012 millibar = 1012 hPa). Ora, partendo dal vostro punto, cercate un altro punto che, a parità di quota, abbia ancora 1012 millibar e così via. Congiungendo tutti i punti aventi la medesima pressione atmosferica avrete ottenuto una linea, che rappresenta la linea della Isobara a 1012 hPa.

Chiaramente esistono diverse isobare : l'isobara relativa a 1012 hPa, a 1016 hPa, a 996 hPa e così dicendo. Se non si fissasse una differenza di pressione tra due isobare, esse sarebbero infinite, per convenzione si è dunque scelto di evidenziare quelle con uno scarto di 4 hPa, partendo dall'isobara a 1000 hPa. In altre parole vengono evidenziate solo le isobare con una pressione che sia un multiplo di 4.
Talvolta si utilizzano scarti di 5 hPa, in questo caso saranno tutte quelle multiple di 5 (es. 1005 hPa, 995 hPa etc..). All'occorrenza si possono usare anche scale diverse, più grandi o piccole; ad esempio se le isobare sono troppo ravvicinate (ad es. nei cicloni), in una cartina possono comparire solo i multipli di 10 etc.

Le Isobare sono di cruciale importanza nel determinare le zone di alta e bassa pressione, la direzione e l'intensità dei venti. 

Di fondamentale importanza è capire cosa sia il gradiente barico orizzontale. Esso rappresenta il rapporto tra la differenza di pressione atmosferica tra due isobare contigue e la loro distanza.
Ad esempio, supponiamo che l'isobara 1 abbia una pressione di 1000 hPa, mentre l'isobara 2 è di 1004 hPa e siano distanziate (la perpendicolare tra le due linee) di 200 km.
Il gradiente barico è uguale alla differenza di pressione/distanza, ovvero nell'esempio (1004 - 1000) / 200 =  0,02 hPa/Km.

Il gradiente barico orizzontale aumenta tanto più la differenza di pressione tra due punti è elevata e tanto più questi sono ravvicinati.
Il gradiente barico è la forza che mette in movimento le masse d'aria, ovvero i venti; ad un alto gradiente barico corrisponderanno venti impetuosi.
Non a caso, nei cicloni, le isobare sono molto ravvicinate e, quindi, con gradiente barico elevato.

Mappa Isobare
Cartina Isobare

Cosa Sono le Brezze ?

Quanto abbiamo visto su larga scala, cioè che i venti "trasportano" aria da una zona di alta pressione ad una di bassa pressione, avviene anche su scala minore.
Nuclei di alta e bassa pressione possono essere distanziati centinaia di chilometri e favorire scambi d'aria tra località molto differenti, ma qualcosa di simile avviene anche nel giro di pochi chilometri.

Un esempio sono le brezze di mare (o di lago) e le brezze di terra.
Il concetto è molto semplice, l'acqua ha una maggior capacità termica rispetto alla terra, quindi si riscalda più lentamente, ma impiegherà anche molto più tempo a raffreddarsi.

Di giorno il Sole farà si che le zone costiere si riscaldino di più rispetto all'acqua (avete presente la sabbia rovente di una spiaggia e l'acqua "freddina" del mare ?). Di conseguenza l'aria sovrastante il mare sarà più fresca (e pesante), creando una locale zona di alta pressione; mentre l'aria sopra la terraferma sarà calda (e leggera) e ci sarà bassa pressione.
Durante il dì l'aria si sposterà dal mare (alta pressione) alla terraferma (bassa pressione), generando venti noti come brezze di mare.

Di notte la terraferma perderà velocemente calore per irraggiamento, mentre l'acqua rimarrà più mite. Ora le cose sono invertite e la bassa pressione sarà in corrispondenza del mare, mentre l'alta pressione sulla terraferma. I venti soffieranno dall'entroterra verso il mare e prenderanno il nome di brezze di terra.

Le brezze sono venti locali di debole intensità che seguono un ciclo giorno/notte. Esse sono tipiche di zone in prossimità del mare o dei laghi e sono estremamente costanti, cessando solo in condizione di elevata copertura nuvolosa o in presenza di venti sinottici (venti che "arrivano" da lontano).

Le brezze ricoprono un ruolo essenziale nel determinare i microclimi locali. La costante presenza delle brezze notturne rimescola gli strati d'aria, impedendo la stratificazione di aria fredda nei primi metri dal suolo.
I microclimi lacustri (es. Lago Maggiore) devono la loro mitezza proprio alle brezze di lago.

In linea generale, zone in cui le brezze sono impattanti si hanno temperature minime più elevate (anche di molti gradi) e temperature massime leggermente più contenute.

Brezze di Mare e di Terra

Brezza sul Lago