Pittosporo, chiamato anche Pitosforo, è il nome di una delle molte specie appartenenti al genere Pittosporum della famiglia delle Pittosporaceae, le cui oltre 200 specie sono distribuite prevalentemente tra Nuova Zelanda, Australia ed Asia orientale.
In Italia la specie che meglio si è adattata al clima, nonché quella più diffusa a livello ornamentale, è Pittosporum tobira ed in questo articolo, salvo diversamente indicato, mi riferirò a questa specie.
Origine, Botanica e Fisiologia :
Le foglie sono ovali-oblunghe, di color verde scuro inteso, lucide, glabre e coriacee, con una consistenza simile a quella del cuoio. L'aspetto e la conformazione delle foglie può, in parte, ricordare quello delle foglie di Rododendro.
L'apparato radicale non è particolarmente invadente e, di norma, non arreca danni a tubi, muri o pavimentazioni.
I frutti sono delle capsule che, inizialmente, hanno un color verde oliva, ma in autunno, ad avvenuta maturazione, diventano arancioni e si aprono, lasciando scoperti i vistosi semi rossi.
La specie ben si presta anche per la formazione di siepi sempreverdi, tuttavia la fioritura è concentrata sui rami dell'anno precedente e ad una rimozione drastica dei giovani rami corrisponderà una scarsa (o assente) fioritura.
Pittosporum tobira è una specie relativamente facile da coltivare e può essere piantata sia in pieno Sole, sia in posizioni a mezz'ombra e, magari fiorendo poco o niente, persino in luoghi quasi ombreggiati. La crescita è moderata nella fase giovanile, diventando lenta durante la fase adulta e le dimensioni della pianta sono facilmente controllabili con le potature.
Sebbene il Pitosforo sia spesso associato alla Macchia Mediterranea, o in generale a climi miti, ha una discreta resistenza al freddo e sopravvive senza grossi problemi almeno sino a temperature di -10° C (14° F) e probabilmente anche oltre, con qualche danno alle foglie. Sotto i -15° C (5° F) la pianta generalmente muore.
In linea di massima è una specie che si può coltivare dal Nord al Sud Italia e sopportare climi ben diversi.
Il Pitosforo è adattabile e si può coltivare su un'ampia gamma terreni, adattandosi bene a quelli rocciosi e sabbiosi, ma anche limosi e senza particolari esigenze di pH. In linea di massima non ama i terreni pesanti e con frequenti ristagni idrici, ma con opportuni accorgimenti si può coltivare anche nei terreni argillosi. Le concimazioni sono superflue e sono consigliate solo nella coltivazione in vaso, qualora non si facciano rinvasi per più anni di fila.
Come detto sopra, il Pittosporo regge molto bene le potature, tanto da poter esser coltivato a siepe e nuovi germogli sputano anche dal legno vecchio. Ad ogni modo le potature non sono necessarie ed hanno come unico scopo quello di contenere le dimensioni e, nella fase giovanile, ad impostare la forma (arbustiva o ad alberello). Se lasciato crescere liberamente si sviluppa in maniera armonica, tuttavia se preferite una chioma non troppo densa dovrete tagliare i rami in eccesso e quelli che si intrecciano. La potatura è bene farla alla fine della fioritura, così da dar tempo alla pianta di riformare i rami sui quali, alla fine della primavera successiva, fiorirà. Se la potatura non è troppo energica si può fare anche a fine inverno, lasciando parte dei giovani rami che fioriranno poco dopo.
Il periodo ideale per la piantumazione è tra novembre e marzo; non ci son particolari problemi di esposizione, quindi potrete posizionarlo ovunque abbiate un po' di spazio per farlo sviluppare, prediligendo zone in cui vi sia almeno mezza giornata di luce solare diretta. Se piantate più esemplari per formare una siepe conviene piantarli ad una distanza di circa 1 metro (3.3 ft) l'uno dall'altro.
Di norma la riproduzione si può attuare sia per semina, sia tramite talea; quest'ultima velocizza la prima fioritura e garantisce la moltiplicazione dell'esatto clone (ad esempio a foglia variegata). Di solito si fa una talea semi-legnosa in estate. A livello amatoriale i semi sono una buona scelta di riproduzione e vanno seminati in autunno, germogliando poi nella primavera successiva.
Quali Sono Altre Specie di Pitosforo ?
Come scritto sopra esistono 200 specie, alcune tropicali, altre più da climi temperati. Di seguito trovate 4 specie di Pitosforo, che ritengo siano più caratteristiche.
- Pittosporum heterophyllum : chiamato anche Pittosporo cinese, ha una resistenza al freddo superiore a quella del P. tobira e lo si distingue per le foglie dall'apice a punta e meno tondeggianti e per un portamento più assurgente. E' la seconda specie più diffusa in Italia ed usato prevalentemente per formare siepi.
- Pittosporum phillyreoides : secondo molti sistematici sarebbe un sinonimo di Pittosporum angustifolium, invece che due distinte specie. E' nativo dell'Australia occidentale ed ha un portamento pendente, con foglie lanceolate. Nel complesso può ricordare un po' alcune specie di eucalipto. Raggiunge i 10 metri (33 ft) di altezza, ma molto lentamente ed è perfettamente adattato a sopravvivere in luoghi semi desertici.
- Pittosporum cornifolium : nativo della Nuova Zelanda è poco diffuso allo stato naturale, ma utilizzato a livello ornamentale. Le foglie sono lucide e color verde scuro, raggiunge un'altezza massima di 2 metri (6.6 ft) ed ha boccioli fiorali color rosso porpora.
- Pittosporum eugenioides : albero di origine Neozelandese, raggiunge anche i 12 metri (39 ft) di altezza, con una forma tendenzialmente conica, più tondeggiante nei vecchi esemplari. Le foglie sono caratteristiche, di color giallo-verde, dal margine ondulato ed emanano un odore di limone se strofinate.