giovedì 29 giugno 2017

Come Coltivare la Strelitzia reginae, una Pianta dal Fiore a Forma di Uccello

Sulla Terra esistono migliaia di fiori, con diverse forme, colori e dimensioni; tuttavia molti di loro tendono ad avere somiglianze morfologiche stereotipate nel "classico fiore".
Oggi vorrei parlare della Strelitzia reginae, una pianta sub-tropicale dal fiore molto particolare, tanto da farle meritare l'appellativo di Uccello del Paradiso (Bird of Paradise).

Strelitzia reginae

Strelitzia reginae

Fioritura Strelitzia reginae


Iniziamo subito col dire che questo fiore, a forma di uccello, è in realtà tipico del genere, non della specie.

Il genere Strelitzia contiene al suo interno solo 5 specie differenti, oltre ad innumerevoli ibridi e varietà :

  • Strelitzia reginae : sicuramente la specie più comune e diffusa a scopo ornamentale, nonché quella di cui parlerò profusamente in questo articolo.
  • Strelitzia nicolai : probabilmente la seconda per diffusione che, rispetto alla precedente, ha un maggiore sviluppo e fiori dai colori meno sgargianti. Anche di questa parlerò nelle prossime righe.
  • Strelitzia alba (S. augusta) e Strelitzia caudata : sono in realtà molto simili alla precedente, tanto che le differenze sono difficilmente apprezzabili ad occhio nudo e, per questo motivo, vengono spesso confuse tra loro.
  • Strelitzia juncea : quest'ultima è invece distinguibile dalle foglie che, diversamente dalle 4 precedenti specie, sono affusolate ed arrotolate, dando quasi l'impressione che siano dei tubi a sezione circolare. La crescita di questa pianta è contenuta e paragonabile a quella della Strelitzia reginae.

Origine e Generalità :

L'origine dalla Strelitzia, talvolta erroneamente chiamata Sterlizia, è da ricercarsi nella parte meridionale dell'Africa, sebbene oggi sia naturalizzata anche in alcune zone del Messico.
Il Re d'Inghilterra Giorgio III ereditò il Royal Botanic Kew Gardens nel 1772 e permise a sua moglie, appassionata di Botanica, di aiutarlo nella gestione e nella selezione delle piante.
Un anno più tardi Sir Joseph Banks importò un esemplare di Strelitzia reginae dal Sud Africa. La regina Carlotta se ne innamorò, a tal punto da nominare questa rarità esotica in base al suo nome di famiglia, Meclemburgo-Strelitz.

La Strelitzia è il fiore simbolo della città di Los Angeles, ma oggigiorno è diffusa un po' in tutte le zone tropicali del Mondo, sconfinando anche nelle zone più miti d'Italia ed Europa.


Botanica e Fisiologia :

La Strelitzia, italianizzata col nome "Sterlizia", appartiene alla famiglia delle Strelitziaceae, di cui fa parte anche l'Albero del Viaggiatore (Ravenala madagascariensis), uno dei simboli del Madagascar.

La Strelitzia reginae è una specie erbacea perenne endemica del Sud Africa, dove cresce prevalentemente nei boschi situati ai margini delle coste. Questa pianta, dal portamento a cespuglio, raggiunge a stento i 2 m (6,5 ft) di altezza, sebbene si possa mantenere anche più bassa.
La sua crescita così contenuta le permette di essere agevolmente coltivata anche in vaso, rendendola una perfetta pianta da appartamento.
Strelitzia reginae è una pianta praticamente priva di fusto, o meglio esso è formato solo dai lunghi e carnosi piccioli delle numerose foglie.
Le radici sono sono espanse, carnose e, se coltivate in piena terra, possono diventare molto voluminose. In qualche modo assomigliano a quelle delle Carote.
Le foglie sono ovali, di color verde-argentato e con una profonda nervatura centrale da cui dipartono quelle laterali (un po' come fosse una "lisca di pesce"). Esse sono ravvicinate, lunghe circa 50 cm (20 in) e larghe sino a 20 cm (8 in), sebbene abbiano un picciolo che supera agevolmente il metro (40 in).
Sebbene più piccole, le foglie dell'Uccello del Paradiso assomigliano molto a quelle del Banano.
Il pezzo forte è però il fiore che, come detto in precedenza, ricorda molto la forma di un uccello ed in modo particolare della Gru (Grus grus) in volo.
Le infiorescenze sono formate da steli cilindrici molto lunghi che, in prossimità dell'apice, ruotano di 90°, come fosse una "L" rovesciata. Questa "estremità", detta spata, ricorda la forma di un becco e da essa sbocciano più fiori di color arancione, giallo e blu, con sfumature violacee.
Nelle zone con estati calde e secche, la Strelitzia reginae entra in uno stato di quiescenza e la fioritura è relegata al periodo che va dall'autunno alla tarda primavera/inizio estate.

Foglie Strelitzia

Fiori Strelitzia reginae


La Strelitzia nicolai la si potrebbe paragonare alla versione "gigante" della Strelitzia reginae, sebbene con alcune differenze.

Strelitzia nicolai è la specie che cresce di più, può infatti superare gli 8 m (26 ft) di altezza. Le foglie sono anch'esse molto grosse e, diversamente dalla S. reginae, tendono a sfaldarsi sotto il soffio del vento.
Questa specie è arborea ed, osservandola, potrebbe sembrare una sorta di palma con le foglie di un Banano.
Il fiore ha una forma simile a quello della S. reginae, con la differenza che è circa 2-3 volte più grande ed è più "cupo", essendo colorato di blu scuro, bianco e grigio.
La sua fioritura, in zone calde, è distribuita durante tutto l'anno con un picco estivo, ma solitamente è meno frequente ed abbondante rispetto alla "cugina" minore.


Coltivazione, Clima, Cure e Moltiplicazione :

La Strelitzia reginae, per una crescita ottimale, richiede un'esposizione a mezz'ombra, con Sole diretto al tramonto e/o all'alba. Tuttavia si può sviluppare abbastanza bene in un luogo luminoso, ma all'ombra, malgrado in questa condizione (tipica degli interni di casa) la crescita sia più stentata e la fioritura scarsa o assente.
In zone calde, in pieno Sole, si possono avere bruciature alle foglie, specie quelle appena emesse. La Strelitzia nicolai è forse leggermente più tollerante nei confronti della luminosità e si può sviluppare abbastanza bene anche in pieno Sole, sebbene gradisca un po' d'ombra durante le ore centrali della giornata. Date le sue dimensioni, questa specie mal si presta alla coltivazione in vaso o in zone troppo ventose.
La Strelitzia è piuttosto resistente alla siccità e, una volta affrancata, non necessità normalmente innaffiature; se coltivata in vaso si deve annaffiare solo quando la terra inizia a seccarsi in superficie.
Queste piante si adattano ad un'ampia gamma di terreni, sebbene in zone particolarmente aride, terreni sabbiosi le renderebbero più bisognose di irrigazioni.
Le concimazioni, se coltivate in piena terra, non sono necessarie e possono essere fatte solo occasionalmente, mentre se coltivate in vaso dovrebbero essere eseguite almeno un paio di volte all'anno.
La S. reginae è considerata sensibile al gelo, tuttavia può tollerare brevi ed occasionali picchi di -3°/-4° C (27-25° F). Queste temperature devono però essere limitate a poche ore e, anche in questo caso, potrebbero danneggiare la chioma.
La S. nicolai è meno rustica e temperature anche di poco inferiori agli 0° C (32° F) potrebbero ucciderla o bruciarle interamente le foglie.
In Italia crescono bene nelle zone costiere del Sud ed in quelle più riparate del Centro-Nord. Ai giardini di Nervi (in Liguria) sono presenti entrambi gli esemplari e, anche senza protezioni, superano l'inverno indenni.
La potatura è dispensabile e si limita all'eliminazione delle foglie seccate.

La riproduzione può avvenire tramite semina o divisione dei cespi.
Nel primo caso i semi, che sono tossici, impiegano circa 1-2 mesi prima di germinare e lo sviluppo iniziale non è particolarmente rapido, si dovranno infatti aspettare 4-5 anni per ottenere la prima fioritura.
Nel secondo caso, verso Giugno, si preleva una pianta e, con un coltello affilato e sterile, si divide una radice dall'intrecciato ammasso radicale, lo si trapianta in un vaso con terriccio  umido, tenuto in posizione ombreggiata per circa un anno.

Avrete capito quanto particolare e meritevole siano le specie di Strelitzia. Se avete un giardino in un luogo adatto scavate una buca e piantatale nel terreno, altrove concentratevi sulla Strelitzia reginae, tenetela in vaso e collocatela in serra o in appartamento, sebbene in quest'ultima condizione la fioritura sarà un evento poco probabile.

Fiore Strelitzia reginae

Foglie Strelitzia reginae

Fusto Strelitzia nicolai
Foglie Strelitzia nicolai
Strelitzia nicolai

giovedì 15 giugno 2017

Che Cos'è una Pianta OGM? Come Funziona?

Ormai da qualche anno la parola "OGM" è sulla bocca di tutti, la si sente alla tv, sui giornali, così come nei centri commerciali o nei negozi di alimentari.
Tuttavia, in merito alla questione, aleggia una sorta di "mistero" ed il mix paura/ignoranza induce spesso il consumatore a diffidare ed a preferire cibi "non OGM", senza neppure sapere cosa realmente siano e quali siano le differenze.

Ma cosa vuol dire OGM? Un cibo ottenuto da piante OGM è davvero così pericoloso? Perché? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi? Com'è fatto un OGM?

Golden Rice vs Riso Classico


Il termine OGM è l'acronimo di "Organismo Geneticamente Modificato" ed è riferito ad esseri viventi, in particolar modo piante (e talvolta animali) ad uso alimentare, a cui l'ingegneria genetica (ad es. la tecnica del DNA ricombinante) ha dato una mano per migliorarne la qualità o la resistenza ai patogeni.


Per meglio comprendere il significato occorre aver ben chiaro il concetto di selezione naturale e di come ogni organismo si sia adattato all'ambiente in cui vive, grazie a mutazioni casuali del proprio DNA.
Ogni caratteristica di un essere vivente, dalla resistenza ai parassiti, al numero di semi contenuti in un frutto, è determinata da uno o più Geni.
Praticamente tutti i parametri dipendono dai Geni, oltre che dalla disponibilità di acqua, luce, nutrienti etc...

Ora, prima di parlare delle piante OGM, vorrei fare una breve introduzione su quella che è stata la prima applicazione concreta dell'ingegnerie genetica.

Come molti di voi sapranno, coloro che soffrono di Diabete (salvo rari casi) devono assumere dall'esterno un ormone (Insulina), dato che il loro corpo non ne produce a sufficienza o la produce mal funzionante.
Fino a qualche decennio fa l'insulina si ricavava dai maiali, in poche parole si doveva purificare dal sangue e dal pancreas dei maiali, quest'insulina (di maiale, non umana) era quanto di meglio si potesse trovare.

Con l'avvento delle Biotecnologie, i Biologi Molecolari individuarono il gene responsabile della produzione dell'insulina umana, lo replicarono e lo introdussero in Escherichia coli, il classico batterio modello utilizzato negli studi di Genetica.
Questo batterio così modificato aveva tutti i suoi geni più il gene dell'insulina umana. Crescendo esprimeva tutti i suoi geni, ma anche quello "estraneo" che portava alla produzione dell'insulina umana.
A questo punto bastava far crescere in laboratorio una coltura batterica e da essa purificare l'insulina umana.
Si poteva così ottenere insulina umana (non di maiale), la si produceva in laboratorio (senza aver bisogno di una fattoria) e con rese ben superiori.

Ebbene, questo E. coli "ingegnerizzato" potrebbe essere un perfetto esempio di organismo geneticamente modificato.

Se vogliamo pensarla in un altro modo, gli OGM sono delle forzature dell'Evoluzione. Ovvero, studiando un gene se ne può capire la funzione così da poterlo cambiare, "potenziare" e/o trasferirlo da una pianta all'altra, velocizzando un processo naturale casuale che potrebbe richiedere migliaia di anni.


Esempi di Piante OGM :


  • Mais Bt : L'esempio più noto di OGM in agricoltura è senza dubbio il Bt-Mais. Bacillus thuringiensis è un batterio sporigeno che vive nel terreno ed è in grado di produrre la Tossina Bt, innocua per l'uomo, ma letale per i Ditteri e per le larve di molte specie di Lepidotteri, tra cui la Piralide del Mais (Ostrinia nubilalis). Gli scienziati hanno individuato il gene della Tossina Bt e l'hanno trasferito da Bacillus thuringiensis alle piante di Mais, ottenendo così una pianta transgenica con un limitato fabbisogno di insetticidi. 
  • Golden Rice (Riso Dorato) : Questa varietà di Riso contiene elevate quantità di beta-carotene, il precursore della vitamina A, responsabile del color "dorato" di questo riso. In questa selezione, inserendo geni originariamente presenti nei Narcisi, nel Mais e nel batterio Erwinia uredovora, è stata introdotta una nuova via metabolica che porta alla produzione del beta-carotene. Il riso, normalmente povero del precursore della Vitamina A, è l'alimento principale di molte popolazioni sottosviluppate. Carenze nella Vitamina A possono causare diverse patologie, tra cui la cecità. Coltivare Golden Rice in questi paesi potrebbe migliorare la qualità della vita di queste persone.
  • Pomodori a Lunga Conservazione : Negli Stati Uniti, nel 1994, vennero messi in commercio dei Pomodori OGM che avevano il vantaggio di marcire solo dopo molto tempo, potendo così maturare direttamente sulla pianta, anche se destinati a luoghi lontani. Questa varietà transgenica aveva delle modificazioni nei geni che normalmente producono quella sostanza che porta al deperimento dei pomodori.
  • La Soia : l'introduzione di un gene batterico all'interno di questo vegetale, ha permesso di ottenere piante resistenti al Glifosato, la sostanza erbicida più economica e diffusa. Il diserbo "chimico" ha permesso una maggiore resa ed una limitata lavorazione del terreno.

Quelli sopracitati sono solo alcuni degli esempi, ma le applicazioni degli Organismi Geneticamente Modificati sono praticamente illimitate.
Alcuni gruppi di ricerca, studiando i Geni che regolano l'apertura e la chiusura degli Stomi, stanno cercando di ottenere piante resistenti alla siccità, così da poterle coltivare in zone in cui ora morirebbero di sete.

Piralide su Mais non OGM


Come si Ottiene una Pianta OGM ?

Per ottenere un OGM si deve spesso inserire un gene "esogeno" (prelevato da un'altra specie o costruito artificialmente in laboratorio) all'interno dell'organismo in questione. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, questo processo richiede un intermediario che, nelle piante, è di norma il batterio Agrobacterium tumefaciens.

In soldoni si prende il Gene X, lo si clona (inserisce) in A. tumefaciense che, successivamente, lo trasferisce  nelle piante che infetta.

Dato che l'efficienza di successo è assai limitata ci devono però essere dei marcatori di selezione associati al gene che si vuole inserire. Questi marcatori sono spesso delle resistenze agli antibiotici.

Si crea in vitro un plasmide (una sorta di cromosoma circolare) con all'interno il Gene X e, per es., il Gene Res-Amp.
Ora si cerca di "inserire" questo plasmide all'interno di A. tumefaciense. Questa tecnica si chiama trasformazione e può avere un'efficienza di 1 su 1 milione.

Supponiamo di avere 10 milioni di batteri e di trasformarli con il nostro plasmide (Gene X-Gene-Res-Amp). Statisticamente 10 batteri avranno preso (incorporato) il plasmide (avranno quindi sia il Gene X di nostro interesse, sia il marcatore che conferisce resistenza all'Ampicillina), mentre gli altri 9.999.990 no.

Come si fanno a distinguere i 10 batteri che ci interessano rispetto a tutti gli altri?
Semplicemente li si fanno crescere in presenza dell'antibiotico Ampicillina. Gli unici che sopravviveranno saranno coloro che hanno inglobato il plasmide (e di conseguenza il gene di resistenza all'Amp).

Ora si utilizzeranno questi 10 batteri per infettare la pianta a cui si vuol donare il Gene X e, con altri marcatori, si selezioneranno gli eventi positivi.



Quali Sono i Campi di Utilizzo degli OGM ?

In ambito agricolo gli OGM permettono di ottenere piante più resistenti sia agli stress biotici (es. Virus, Batteri, Insetti), sia a quelli abiotici (es. Gelo, Siccità, Salinità del Suolo, etc..).
Oppure ingegnerizzare Batteri ambientali, affinché migliorino le caratteristiche chimico-fisiche del suolo in cui vivono, permettendo così una più proficua futura coltivazione agricola.

Nel campo alimentare, come abbiamo visto con il Riso transgenico, si possono ottenere frutti contenenti un maggior numero di Vitamine o con migliori qualità organolettiche. Oppure Animali geneticamente modificati che producano latte con una minor quantità di Lattosio (che può essere causa di allergie ed intolleranze) od una maggior concentrazione di Caseina, la principale proteina del latte.

Gli Organismi Geneticamente Modificati trovano impiego anche in Medicina. Grazie a loro si può produrre l'Insulina (leggi sopra) ed altri Ormoni, così come Anticorpi, Vaccini ed Antibiotici. Tuttavia sarebbe limitante non menzionare gli OGM nella Ricerca; per studiare la funzione di un Gene bisogna modificarlo od eliminarlo, così da capire quali sono le differenze tra "avere o non avere" quel gene.
In tutti i laboratori di ricerca di Biologia Molecolare si effettuano mutazioni e clonazioni, dal Batterio sino ai Mammiferi. Di fatto queste "cavie" sono in tutto e per tutto degli OGM, in quando il loro Genoma (insieme dei Geni) è stato modificato artificialmente.

In fine non dimentichiamoci l'ambito industriale dove gli OGM permettono di risanare  terreni contaminati da metalli pesanti o da inquinanti di varia natura (Batteri Bio-risanatori); oppure di ottenere sostanze come Etanolo ed altri alcool, utilizzabili come bio-carburanti.


Quali Sono i Vantaggi e gli Svantaggi degli OGM ?

Sebbene l'opinione pubblica sia piuttosto scettica, la maggior parte degli scienziati ritiene che gli OGM non presentino particolari rischi a livello alimentare e non son mai state trovate delle correlazioni tra l'utilizzo di OGM ed insorgenze di particolari patologie.
I vantaggi, come avrete letto sopra, sono notevoli. Permettono di ampliare l'areale di coltivazione, di ridurre le perdite causate da insetti e patogeni vari,  di meglio nutrire le popolazioni dei paesi in via di sviluppo etc..

Ma tutto questo comporta dei rischi?

Fin qua abbiamo menzionato solo i vantaggi, a dover di cronaca si devono però riportare anche gli svantaggi, affinché uno possa metterli entrambi sulla bilancia e trarne le conclusioni che crede.

Se dal punto di vista alimentare gli OGM sono del tutto paragonabili ai "naturali", questo non si può dire per quanto riguarda la salvaguardia della biodiversità.
Sappiamo che in natura ogni essere vivente ha un proprio compito, spesso del tutto ignorato; bene, se impedissimo alle larve di Ostrinia nubilalis di mangiare il Mais, poiché tutte le coltivazioni sono di Mais Bt, allora questo insetto potrebbe ridurre il proprio tasso di riproduzione ed alterare i delicati equilibri preda-predatore ad esso collegati.
Inoltre la tossina Bt, pur non essendo tossica per l'uomo, potrebbe esserlo per altri animali ed influire negativamente sulla biodiversità di questi ecosistemi.

L'altro grosso problema sono le resistenze agli antibiotici. Come abbiamo letto sopra, per ottenere piante transgeniche, si utilizzano come marcatori dei geni che conferiscono resistenze contro antibiotici specifici.
Se questi geni venissero trasferiti nell'ambiente e ci fosse il passaggio di DNA da organismo ad organismo (che è un evento naturale), allora si potrebbero creare dei ceppi patogeni resistenti agli antibiotici. Questo, ovviamente, li renderebbe più difficili da combattere e debellare, qualora infettassero un uomo.

Alcuni OGM (ad esempio la Soia resistente agli erbicidi) incentiverebbero il diserbo chimico, con maggiori rischi di inquinamento del suolo e riduzione della biodiversità della flora.

Anche il problema economico-politico è rilevante. L'ideazione e la riproduzione degli OGM richiede studio e ricerca, di certo finanziariamente non sostenibili dal singolo agricoltore.
Le grandi multinazionali biotecnologiche potrebbero (o meglio lo sono già) diventare delle forti lobby, in grado di condizionare scelte politiche e/o finanziarie, decidendo come, a quanto e a chi fornire i loro OGM.

In ultimo, alcune proteine "esogene", prodotte dai geni "esogeni", potrebbero risultare allergeniche per talune persone, come del resto potrebbero esserlo alcune "classiche" proteine contenute in tutte le piante selvatiche.

Insomma OGM sì o OGM no?

Io sono sicuro che gli OGM possano rappresentare un modello di sviluppo per una popolazione sempre più numerosa e con sempre meno risorse.
Ovviamente ogni nuovo OGM deve esser validato e testato (l'alterazione anche di un solo gene potrebbe causare delle reazioni a cascata), tuttavia credo non esistano rischi concreti per la salute umana.

Il consiglio è di documentarvi, di trovare informazioni e di fare le vostre scelte, in base alle vostre idee.
Senza conoscere un argomento si diventa marionette in mano ai media, alla moda o a quello che dice il vicino di casa.

Pomodoro OGM vs Pomodoro selvatico

martedì 6 giugno 2017

Come Coltivare la Pianta della Canfora (Cinnamomum camphora) ?

L'Albero della Canfora (Cinnamomum camphora), talvolta chiamato anche Canforo, è una pianta ornamentale e da ombra molto diffusa in Italia, specialmente nei parchi e nei grossi giardini di zone a clima Mediterraneo.

Dove può essere piantata la Canfora? Quali temperature sopporta? Quanto diventa alta?

Fioritura Pianta Canfora


Foglie Cinnamomum camphora
Origine, Diffusione ed Utilizzi :

Cinnamomum camphora è una specie originaria del Giappone e dell'isola di Taiwan, dove cresce nelle piovose foreste a confine tra il clima subtropicale e quello temperato caldo.
Oggigiorno la specie è stata esportata un po' in tutti i paesi che ne consentano la coltivazione; la ritroviamo dall'Australia, agli Stati Uniti, sino alle nazioni del Sud Europa.
In Italia è comune lungo le coste del Mediterraneo, ma ancora di più nelle zone miti, ma umide, del Nord Italia, come le sponde dei grandi laghi prealpini (ad esempio il Lago Maggiore).

Sebbene venga piantata prevalentemente per la sua bellezza, la pianta della Canfora trova impiego anche nella produzione di un Olio molto ricercato. Esso è ottenuto dal legno della pianta ed è ricco di "Canfora", il principio attivo di natura organica che ha dato il nome alla specie.
Quest'olio è utilizzato come antitarme, ma anche in Medicina come analgesico locale, antimicrobico e per sedare la tosse; tuttavia, se non perfettamente raffinato, può avere effetti tossici, anche importanti.


Nuova Vegetazione Cinnamomum camphoraBotanica e Fisiologia :

Albero della Canfora è il nome volgare della Cinnamomum camphora, una specie appartenente alla nota famiglia delle Lauraceae, le cui specie formano la Laurisilva, una foresta sempreverde che un tempo dominava interi ecosistemi caldo-umidi.
Dopo le ultime glaciazioni questo tipo di ecosistema, presente allora nel caldo ed umido bacino Mediterraneo, si spostò più a Sud, confinandosi negli arcipelaghi nord atlantici (Isole Azzorre, Madeira e le Canarie occidentali).
La Canfora è una stretta parente della Pianta della Cannella, entrambe appartengono al genere Cinnamomum ed, ad uno sguardo superficiale, sono facilmente confondibili.

Cinnamomum camphora è una specie sempreverde che può superare i 45 metri (148 ft) di altezza, con una chioma particolarmente densa ed espansa.
Il tronco, che può superare i 5 metri di circonferenza (16 ft), è solitamente singolo, ma non è raro trovare esemplari multi-fusto. Ad ogni modo il tronco (o i tronchi) crescono piuttosto slanciati ed hanno una corteggia grigio-marroncina che, con gli anni, tende a fessurarsi verticalmente.
I giovani rami sono invece lisci, di color verde ed impiegano molto tempo a lignificare.

Le foglie della Canfora sono molto eleganti, hanno una forma ovale, un color verde brillante con tre  (o cinque) venature principali di color giallo e, se strofinate, emanano un odore molto caratteristico.
La foglia giovane è molto "tenera" e spazia da sfumature giallo-verdino sino al rossiccio.

Le infiorescenze sono dei racemi che spuntano dalle gemme apicali dei rami di un anno e si sviluppano a partire dall'ascella fogliare della nuova vegetazione. I fiori sono molto piccoli, ermafroditi, di color bianco crema, gialli o verdognoli a seconda del clima e della varietà e sono impollinati dai Ditteri, ma anche dal alcune specie di farfalla.
Alla fioritura, che in Italia avviene a metà primavera, seguono i frutti, delle piccole bacche sferiche che a maturità sono lucide e nere.

L'apparato radicale di questa pianta è assai sviluppato, ampio e vigoroso, motivo per cui se ne sconsiglia la piantumazione vicino ad abitazioni, tubature o zone piastrellate.
Inoltre la Cinnamomum camphora è particolarmente longeva ed è facile trovare esemplari plurisecolari ed, occasionalmente, anche con oltre 1000 anni di età, con radici grosse come rami, che si espandono su un'area superiore a quella della chioma.

Germogliamento pianta canfora

Fioritura Cinnamomum camphora


Coltivazione, Cure, Clima e Moltiplicazione :

Se avete diverso spazio a disposizione ed un clima adatto, la coltivazione della Canfora non presenta particolari difficoltà.
Sebbene la Cinnamomum camphora sia nativa di zone pianeggianti calde ed umide (o di zone montane, se più vicine ai Tropici), mostra un'ottima tolleranza al freddo e la si può coltivare in molte zone d'Italia.
La pianta dormiente può tranquillamente superare senza danni temperature di -10° C (14° F) e, se occasionali e limitate, si riprende anche da gelate più forti. La si potrebbe considerare una buona pianta indicatrice, per le pianure più fredde del Nord Italia.

In natura prospera in zone in cui ci sono anche oltre 2000 mm (80 in) di pioggia all'anno, tuttavia, grazie alle radici espanse, dimostra una buona resistenza alla siccità. Una pianta adulta ed affrancata non necessita, generalmente, innaffiature e le irrigazione, in zone a clima Mediterraneo, sono necessarie solo durante i primi anni dalla messa a dimora.

Il terreno ideale è fresco e ben drenante, mentre rifugge da quelli troppo pesanti; inoltre ha una buona tolleranza sia alla salinità del suolo, sia ai venti salmastri, la si può dunque piantare anche in zone costiere.
La specie riesce a crescere vigorosamente anche in assenza di concimazioni, le quali potrebbero risultare utili solo per piante coltivate in vaso.
L'esposizione ideale è in pieno Sole, ma cresce bene anche in zone di mezz'ombra, soprattutto durante la fase giovanile.

Le potature non sono assolutamente necessarie, vengono semmai eseguite per contenere le dimensioni della chioma che, come detto in precedenza, se lasciata crescere liberamente può diventare davvero imponente.

La riproduzione avviene solitamente per semina, tenendo conto che i semi di questa specie non rimangono germinabili a lungo e solo semi freschi garantiscono una buona percentuale di successo. Un altro metodo, meno diffuso, è tramite talea semi-legnosa. In questo caso si preleva un giovane ramo e lo si interra in sabbia mantenuta costantemente umida sino ad avvenuta radicazione.
In entrambi i casi, se piantata in terreni ottimali, la crescita è molto veloce.

Gemme Gonfie Cinnamomum camphora

Rami Cinnamomum camphora

Tronco Pianta Canfora

Cinnamomum camphora in Riva al Lago