Le gelate primaverili o brinate tardive hanno, sulle piante da frutto, effetti ben diversi rispetto alle gelate che si possono verificare in pieno inverno.
- Come è possibile proteggere le piante ed i fiori dalle gelate primaverili?
- Che danni possono arrecare le gelate tardive alle produzioni fruttifere?
- Come si possono ridurre i danni da brinate primaverili sulle piante da frutto?
- Quali sono le specie più a rischio? Quali sono le temperature soglia?
Per rispondere a queste domande dobbiamo prima chiarire quale sia la differenza tra gelo primaverile e gelo invernale.
Avevamo già visto, (leggi qua), che alcune piante possono attuare una serie di meccanismi volti a renderle resistenti al freddo invernale. Uno dei meccanismi più classici è quello di perdere le foglie, le piante decidue, infatti, eliminano le foglie che, essendo ricche di acqua, sono più soggette a danni da gelo rispetto ad altri organi. Una pianta da frutto decidua, come potrebbe essere un Albicocco, può resistere a gelate invernali ben inferiori ai -15°C (5°F), tuttavia i suoi germogli e fiori, essendo ricchi di acqua, possono disidratarsi, morire e cadere con temperature ben più elevate.
Pare evidente che la soglia di gelo che una pianta può sopportare, senza subire danni, dipende dal proprio stadio fenologico che, ovviamente, è ben diverso in inverno, rispetto alla primavera.
Avevamo visto che il clima della primavera è particolarmente variabile e può alternare momenti caldi ad altrettanti freddi. Uno dei grossi problemi attribuibili al surriscaldamento globale è la precocità con cui si manifesta la primavera; in febbraio il Sole può iniziare a scaldare e, se l'aria presente sopra di noi è mite, può trarre in inganno le nostre piante da frutto.
Per molte Drupacee sono sufficienti pochi giorni con temperature massime prossime ai 20°C (68°F) per fare sbocciare i teneri fiori; questi sono sensibili ai ritorni di freddo e, se danneggiati, non potranno "trasformarsi" in frutti. Anche i frutticini appena allegati sono molto poco resistenti al gelo e, quindi, da quando inizia la fioritura, fino alla maturazione dei frutti, ogni gelata rappresenta un grosso rischio.
Ogni specie inizia il germogliamento in epoche diverse, piante come Albicocchi e Mandorli sono tra i più precoci a fiorire, mentre Meli e Peri sono tra gli ultimi a fiorire. Altre piante, come i Kiwi o i Kaki, pur fiorendo in Maggio, germogliano ben prima ed i teneri germogli, che formeranno poi i fiori, sono altrettanto danneggiabili dalle gelate primaverili.
Alcune specie, come ad esempio il Mirtillo Siberiano, hanno evoluto fiori in grado di sopravvivere a forti gelate, ma queste specie sono assai rare.
Ma Cosa Succede ad un Fiore dopo una Gelida Nottata?
Le notti a rischio di brinata primaverile sono quelle in cui il cielo è sereno e vi è assenza di vento, questo determina un forte irraggiamento notturno che, in zone soggette ad inversioni termiche, può portare le temperature minime sotto gli 0°C (32°F). Più raramente, si possono registrare anche gelate a seguito di avvezioni di aria particolarmente fredda, ma questo tipo di gelate è più consono alla stagione invernale. A seconda dell'entità del gelo avremo un danno su una certa percentuale di fiori, differenze possono riscontrarsi anche tra fiori ancora chiusi e quelli che hanno già perso i petali (un certa scalarità di fioritura è sempre presente). Un fiore (o un frutticino) danneggiato si presenta con un aspetto "raggrinzito" ed un colore bruno-nerastro, se osserviamo attentamente vediamo una necrosi diffusa che, se raggiunge l'embrione del "futuro" frutto, ne determina la cascola.
Quali Sono le Temperature Soglia di Danno, in Base allo Stadio Fenologico e alla Specie di Pianta da Frutto ?
Fiori, frutticini e germogli di specie diverse hanno diversa resistenza alle gelate primaverili; inoltre la resistenza al gelo dipende anche dallo stadio di sviluppo (gemma gonfia, fiore chiuso, fiore aperto, frutticino allegato etc..).
Nella prossima tabella riassumerò le soglie limite per le specie fruttifere più comuni, in base allo stadio fenologico. Verranno indicate tre soglie, una corrisponderà alla temperatura sopra la quale non si avranno danni significativi, la seconda indicherà la temperatura a cui si avrà una perdita di produzione pari al 10%, ed infine quella a cui corrisponderà una perdita del 90%.
Le temperature, espresse in gradi centigradi, sono da intendersi registrate da un termometro a bulbo umido posto ad un'altezza di circa 2 metri. (Ricordo che l'aria a stretto contatto col suolo è più fredda di quella posta a 2 metri, quindi, con lievi gelate, i danni maggiori saranno nella parte bassa della chioma).
Dalla tabella si può notare come specie che fioriscono precocemente (Albicocchi e Susini), abbiano fiori più resistenti alle brinate tardive rispetto a specie più tardive (Meli, Peri, Ciliegi). Inoltre si può notare la scarsissima resistenza dei Kiwi, per esperienza diretta posso garantire che, anche con lievi gelate, le foglie diventano della stessa consistenza del tabacco e cadono da lì a poco.
Infine dobbiamo considerare questa tabella come indicativa, bisogna tener conto anche della durata, ad esempio una gelata che dura dalle prime ore del tramonto può essere più dannosa di una gelata più intensa della durata di una paio d'ore prima del sorgere del sole. Un altro fattore importante è la velocità di disgelo, più questo è brusco più il danno sarà consistente; una pianta ombreggiata nelle prime ore della giornata subirà meno danni di una esposta al sole sin dall'alba.
Come Difendere le Piante da Frutto dalle Gelate Tardive?
Se il terreno è ampio e presenta microclimi differenti, potremmo mettere le specie che fioriscono prima (ad es. Albicocchi), in posizioni più riparate, come zone sopraelevate o un pendio esposto a Sud.
Inoltre una scelta oculata della cultivar, privilegiando una varietà a fioritura tardiva, potrebbe dimostrarsi la scelta vincente. Basta che un albicocco fiorisca una settimana dopo per salvare la produzione, qualora ci fosse una forte gelata proprio in quella settimana. In ultimo, la terra bagnata, può limitare la perdita di calore dal terreno per irraggiamento notturno più di quanto non faccia un terreno secco, quindi, in previsione di una brinata primaverile, può essere utile irrigare abbondantemente l'impianto. Tutte quelle sopraelencate sono Difese Passive, ovvero tecniche atte a ridurre al minimo la possibilità che si verifichi una gelata tardiva, in un periodo in cui, le piante da frutto, sono già in fase vegetativa (Fioritura o conseguente).
Con costi maggiori, difficilmente giustificabili dall'hobbista, si possono prevenire i danni anche tramite Difese Attive, ovvero con tecniche che limitano i danni quando una gelata tardiva si verifica. Tutte queste difese, diversamente da alcuni tipi di protezione invernale, richiedono dispendio di energia e devono essere messe in atto solo quando vi è la concreta possibilità di brinate primaverili, ecco le principali:
Avevamo visto che il clima della primavera è particolarmente variabile e può alternare momenti caldi ad altrettanti freddi. Uno dei grossi problemi attribuibili al surriscaldamento globale è la precocità con cui si manifesta la primavera; in febbraio il Sole può iniziare a scaldare e, se l'aria presente sopra di noi è mite, può trarre in inganno le nostre piante da frutto.
Per molte Drupacee sono sufficienti pochi giorni con temperature massime prossime ai 20°C (68°F) per fare sbocciare i teneri fiori; questi sono sensibili ai ritorni di freddo e, se danneggiati, non potranno "trasformarsi" in frutti. Anche i frutticini appena allegati sono molto poco resistenti al gelo e, quindi, da quando inizia la fioritura, fino alla maturazione dei frutti, ogni gelata rappresenta un grosso rischio.
Ogni specie inizia il germogliamento in epoche diverse, piante come Albicocchi e Mandorli sono tra i più precoci a fiorire, mentre Meli e Peri sono tra gli ultimi a fiorire. Altre piante, come i Kiwi o i Kaki, pur fiorendo in Maggio, germogliano ben prima ed i teneri germogli, che formeranno poi i fiori, sono altrettanto danneggiabili dalle gelate primaverili.
Alcune specie, come ad esempio il Mirtillo Siberiano, hanno evoluto fiori in grado di sopravvivere a forti gelate, ma queste specie sono assai rare.
Ma Cosa Succede ad un Fiore dopo una Gelida Nottata?
Le notti a rischio di brinata primaverile sono quelle in cui il cielo è sereno e vi è assenza di vento, questo determina un forte irraggiamento notturno che, in zone soggette ad inversioni termiche, può portare le temperature minime sotto gli 0°C (32°F). Più raramente, si possono registrare anche gelate a seguito di avvezioni di aria particolarmente fredda, ma questo tipo di gelate è più consono alla stagione invernale. A seconda dell'entità del gelo avremo un danno su una certa percentuale di fiori, differenze possono riscontrarsi anche tra fiori ancora chiusi e quelli che hanno già perso i petali (un certa scalarità di fioritura è sempre presente). Un fiore (o un frutticino) danneggiato si presenta con un aspetto "raggrinzito" ed un colore bruno-nerastro, se osserviamo attentamente vediamo una necrosi diffusa che, se raggiunge l'embrione del "futuro" frutto, ne determina la cascola.
Quali Sono le Temperature Soglia di Danno, in Base allo Stadio Fenologico e alla Specie di Pianta da Frutto ?
Fiori, frutticini e germogli di specie diverse hanno diversa resistenza alle gelate primaverili; inoltre la resistenza al gelo dipende anche dallo stadio di sviluppo (gemma gonfia, fiore chiuso, fiore aperto, frutticino allegato etc..).
Nella prossima tabella riassumerò le soglie limite per le specie fruttifere più comuni, in base allo stadio fenologico. Verranno indicate tre soglie, una corrisponderà alla temperatura sopra la quale non si avranno danni significativi, la seconda indicherà la temperatura a cui si avrà una perdita di produzione pari al 10%, ed infine quella a cui corrisponderà una perdita del 90%.
Le temperature, espresse in gradi centigradi, sono da intendersi registrate da un termometro a bulbo umido posto ad un'altezza di circa 2 metri. (Ricordo che l'aria a stretto contatto col suolo è più fredda di quella posta a 2 metri, quindi, con lievi gelate, i danni maggiori saranno nella parte bassa della chioma).
Pianta
|
Specie
|
Stadio Fenologico
|
No Danno
|
Danno 10%
|
Danno 90%
|
|
Albicocco
|
Prunus armeniaca
|
Gemme Rigonfie
|
-5
|
-5.5
|
-14.5
|
|
Bottoni Rosa
|
-4
|
-5
|
-10
|
|||
Fioritura
|
-2.5
|
-3
|
-6
|
|||
Caduta Petali
|
-1
|
-2.5
|
-4.5
|
|||
Frutticini
|
-1
|
-2
|
-3.5
|
|||
Pesco
|
Prunus persica
|
Gemme Rigonfie
|
-4
|
-7
|
-16
|
|
Bottoni Rosa
|
-3
|
-4
|
-7
|
|||
Fioritura
|
-2
|
-2.5
|
-4
|
|||
Caduta Petali
|
-1.5
|
-2
|
-3.5
|
|||
Frutticini
|
-1
|
-2
|
-3
|
|||
Melo
|
Malus domestica
|
Rottura Gemme
|
-4
|
-7
|
-14
|
|
Orecchiette di Topo
|
-2
|
-3
|
-7
|
|||
Mazzetti Divaricati
|
-2
|
-2.5
|
-5
|
|||
Fioritura
|
-1.5
|
-2
|
-3.5
|
|||
Frutticini
|
-1
|
-2
|
-3
|
|||
Pero
|
Pyrus communis
|
Rottura Gemme
|
-8
|
-9.5
|
-15
|
|
Punte Verdi
|
-6
|
-7
|
-12
|
|||
Fioritura
|
-2
|
-2.5
|
-4
|
|||
Caduta Petali
|
-1.5
|
-2
|
-3.5
|
|||
Frutticini
|
-1.5
|
-2
|
-3.5
|
|||
Susino
|
Prunus domestica
|
Gemme Rigonfie
|
-5
|
-8
|
-13
|
|
Bottoni Bianchi
|
-3
|
-4
|
-6
|
|||
Fioritura
|
-2
|
-2.5
|
-5
|
|||
Caduta Petali
|
-1
|
-2
|
-4
|
|||
Frutticini
|
-0.5
|
-2
|
-3
|
|||
Ciliegio
|
Prunus avium
|
Gemme Rigonfie
|
/
|
-10
|
-15
|
|
Bottoni Visibili
|
/
|
-3
|
-6
|
|||
Bottoni Separati
|
/
|
-2.5
|
-5
|
|||
Fioritura
|
/
|
-2.5
|
-3.5
|
|||
Frutticini
|
/
|
-2
|
-3
|
|||
Vite
|
Vitis vinifera
|
Gemme Cotonose
|
/
|
-10
|
-18
|
|
Gemme Verdi
|
/
|
-6
|
-12
|
|||
Gemme Aperte
|
/
|
-3.5
|
-8
|
|||
Prima Foglia
|
/
|
-2.5
|
-5.5
|
|||
Grappoli Fiorali
|
/
|
-1.5
|
-2.5
|
|||
Kiwi
|
Actinidia chinensis
|
Rottura Gemme
|
-3
|
-4
|
-6
|
|
Germogliamento
|
-2
|
-3
|
-4.5
|
|||
Foglie Aperte
|
-0.5
|
-2
|
-3
|
|||
Bottoni Fiorali
|
-0.5
|
-1
|
-2
|
|||
Fioritura
|
0
|
<0
|
<0
|
Dalla tabella si può notare come specie che fioriscono precocemente (Albicocchi e Susini), abbiano fiori più resistenti alle brinate tardive rispetto a specie più tardive (Meli, Peri, Ciliegi). Inoltre si può notare la scarsissima resistenza dei Kiwi, per esperienza diretta posso garantire che, anche con lievi gelate, le foglie diventano della stessa consistenza del tabacco e cadono da lì a poco.
Infine dobbiamo considerare questa tabella come indicativa, bisogna tener conto anche della durata, ad esempio una gelata che dura dalle prime ore del tramonto può essere più dannosa di una gelata più intensa della durata di una paio d'ore prima del sorgere del sole. Un altro fattore importante è la velocità di disgelo, più questo è brusco più il danno sarà consistente; una pianta ombreggiata nelle prime ore della giornata subirà meno danni di una esposta al sole sin dall'alba.
Come Difendere le Piante da Frutto dalle Gelate Tardive?
Se il terreno è ampio e presenta microclimi differenti, potremmo mettere le specie che fioriscono prima (ad es. Albicocchi), in posizioni più riparate, come zone sopraelevate o un pendio esposto a Sud.
Inoltre una scelta oculata della cultivar, privilegiando una varietà a fioritura tardiva, potrebbe dimostrarsi la scelta vincente. Basta che un albicocco fiorisca una settimana dopo per salvare la produzione, qualora ci fosse una forte gelata proprio in quella settimana. In ultimo, la terra bagnata, può limitare la perdita di calore dal terreno per irraggiamento notturno più di quanto non faccia un terreno secco, quindi, in previsione di una brinata primaverile, può essere utile irrigare abbondantemente l'impianto. Tutte quelle sopraelencate sono Difese Passive, ovvero tecniche atte a ridurre al minimo la possibilità che si verifichi una gelata tardiva, in un periodo in cui, le piante da frutto, sono già in fase vegetativa (Fioritura o conseguente).
Con costi maggiori, difficilmente giustificabili dall'hobbista, si possono prevenire i danni anche tramite Difese Attive, ovvero con tecniche che limitano i danni quando una gelata tardiva si verifica. Tutte queste difese, diversamente da alcuni tipi di protezione invernale, richiedono dispendio di energia e devono essere messe in atto solo quando vi è la concreta possibilità di brinate primaverili, ecco le principali:
- Irrigazione Antibrina : questa tecnica sfrutta il fatto che l'acqua, passando dallo stato liquido a quello solido, sprigiona energia termica. L'acqua, ghiacciando, libera quindi calore che impedisce un ulteriore raffreddamento. L'acqua irrorata si deposita sui fiori, congelandosi riscalda l'aria circostante mantenendo una temperatura prossima al punto di congelamento (circa 0°C), quando quella dell'aria è, magari, di -6°C. Come abbiamo visto poco sopra, temperature di 0°C non comportano quasi mai una sostanziale perdita di produzione.
- Candele Antigelo : Si tratta di collocare un certo numero di lampadine in prossimità della base delle piante, il calore sprigionato, salendo verso l'alto, riscalda l'aria ed impedisce gelate per irraggiamento notturno, quando le temperature sono nell'ordine dei -4°/-5°C. Questa tecnica è utilizzabile solo in assenza di vento e per le gelate da irraggiamento, non è quindi utile per avvezioni di aria gelida.
- Ventilatori : In condizioni di inversione termica l'aria fredda si deposita nei bassi strati, mentre quella calda sale verso l'alto. Questa tecnica utilizza degli enormi ventilatori allo scopo di "rimescolare" gli strati d'aria e non permettere l'instaurarsi dell'inversione termica, con conseguente formazione di brina nei primi 3-4 metri dal suolo. Come la precedente, questa tecnica è inutile per gelate da avvezione.