mercoledì 23 gennaio 2019

Quali Frutti si Trovano in Thailandia e nel Sud-Est Asiatico ?

Fare un viaggio in Thailandia è sicuramente un'idea presente nella testa di molti. I prezzi relativamente contenuti, il clima tropicale e la ricchezza di templi buddisti la rende una meta ambita e migliaia di italiani la scelgono per le proprie vacanze.

Se siete in procinto di partire per la Thailandia o per un'altra nazione del Sud-Est Asiatico (Laos, Vietnam, Cambogia, Birmania, Malesia), vi starete sicuramente chiedendo cosa mangerete.

Premetto che la cucina Thai è speziata, ma molto sana ed equilibrata, con un perfetto equilibrio tra dolce/acido/salato/piccante; tuttavia in questo articolo vorrei parlare dei frutti tipici dell'Asia tropicale, facendone una breve descrizione, sia dell'aspetto, sia del sapore.

Tipica Bancarella Frutta Thailandese

Quali Frutti Vale la Pena Comprare ? Quali Frutti Thailandesi Sono Realmente Buoni da Mangiare?

Se dovessi fare una classifica (senza alcun criterio d'ordine, anzi il frutto più tipico è proprio l'ultimo), la farei più o meno così :

1) Banana (Musa sp.) : questo frutto non ha certo bisogno di presentazioni, né tanto meno lo si può considerare tipico del Sud-Est Asiatico (o meglio, non più delle restanti zone tropicali). Tuttavia in Thailandia, diversamente dall'Italia, si trovano in commercio oltre 20 varietà di banane, con forme, dimensioni e gusti diversi. Alcune son buone cotte, altre sono particolarmente dolci, insomma troverete un'infinità di "sfumature" di Banana.


2) Papaia (Carica papaya) : anche qui nulla di nuovo, ormai la si trova anche nei supermercati italiani. Piante di Papaya sono molto diffuse lungo le strade, i frutti si trovano durante tutto l'anno e vengono solitamente tagliati e serviti per colazioni. Personalmente adoro mangiarli immersi nello Yogurt bianco. Il gusto intenso non ha nulla a che spartire con le Papaie semi-acerbe che troviamo spesso in Europa.

Papaya

3) Mango (Mangifera indica) : discorso simile a quanto già fatto per la Papaya. Il frutto del Mango è diffusissimo in tutti i tropici, dove è presente di forme e colori differenti.
In Thailandia si trova la varietà "Mango Thai", il cui frutto maturo è di color giallo spento, con una polpa squisita e non fibrosa.
Nelle bancarelle si trova spesso in vendita già affettato. Il prezzo medio di un frutto è l'equivalente di 50 centesimi di Euro. Talvolta vengono venduti anche Mango verdi (acerbi) da usare in insalata.

Mango

4) Lici (Litchi chinensis) : specie subtropicale, che richiede un minimo di stagionalità. Viene coltivato nel Nord della Thailandia e raggiunge maturazione tra Aprile ed Agosto. Ormai lo troviamo anche in Italia (sotto Natale, di solito proveniente dal Madagascar), ma la dolcezza di quelli maturati sul posto difficilmente la si riscontra in Italia.
Il Litchi ha buccia esterna rosa, dimensioni di una ciliegia, polpa bianca che racchiude un unico seme. Al giusto punto di maturazione può ricordare il sapore dell'Uva, sebbene con una nota d'acidità in più.

Litchi

5) Rambutan (Nephelium lappaceum) : cugino del Litchi, ma decisamente più tropicale e raro in Italia. Nel Sud Est Asiatico è comune, si trova tutto l'anno, sebbene in Thailandia abbia il picco di produzione verso Aprile. Frutto che ricorda il Litchi, sebbene la buccia rossa esterna abbia delle estroflessioni che lo fanno assomigliare ad un riccio di mare. Il sapore del frutto è, a mio avviso, migliore di quello del Litchi, privo di acidità e più delicato.

6) Mangostano (Garcinia mangostana) : sebbene questo frutto lo si possa trovare anche in Italia (verso Natale), è decisamente più tipico del Sud Est Asiatico.
Esternamente si presenta viola/marrone con un gambo corto, ma spesso, in cui son ben evidenti i sepali (ormai turgidi) del fiore. A maturazione è leggermente cedevole alla pressione. La forma è sferica e, per aprirlo, si può applicare una pressione "ai poli" (con l'indice ed il pollice). All'interno troverete una polpa bianca divisa in spicchi, contenenti i semi. Il gusto è eccellente, dissetante e si scioglie letteralmente in bocca, lasciando un senso di freschezza. 
Piccola nota : in molti Hotel è vietato introdurlo, poiché il suo succo violaceo potrebbe macchiare asciugamani e lenzuola.

Mangostano e Rambutan

7) Salak (Salacca zalacca) : frutto Indonesiano, prodotto da una palma. Esternamente è marroncino/rossastro con evidenti estroflessioni della buccia. La polpa interna è biancastra. Credo esistano diverse varietà e "stadi" di maturazione; io ho avuto modo di assaggiare 6 frutti (in un unico pacchetto, quindi di simile provenienza).
A seconda della maturazione potevano essere più o meno gradevoli, ma nel complesso la polpa l'ho trovata amarognola/aspra e mi lasciava in bocca il senso di "acqua salmastra". Sicuramente non lo consiglierei come prima scelta, ma avendone la possibilità provatelo, chissà magari a voi capiterà un frutto maturo, della giusta varietà o semplicemente avrete un palato che lo apprezzerà più del mio.

Salak

8) Annona squamosa parente dell' A. cherimola è un frutto esternamente verde, con marcate protuberanze (come fossero scaglie di un coccodrillo).
A maturazione è morbido al tatto. La polpa interna è cremosa e soffice ed in essa sono presenti numerosi semi neri. Il sapore è meno forte di quello della Cherimoya, ma è anche più delicato e bilanciato, ricordandomi il gusto di un buon yogurt alla vaniglia.
Frutto un meno ubiquitario rispetto agli altri, ma con un po' di ricerche lo troverete.

Atemoya



9) Syzygium malaccense : frutto introvabile in Italia, ma comune in Thailandia. Esternamente è rosso ed a forma conica, mentre la polpa interna è bianca-giallina. La consistenza è croccante e per molti versi può ricordare una mela, tuttavia è molto più dissetante e, se dovessi fare un paragone, direi che ricorda il Nashi (Pero Asiatico).

Syzygium malaccense

10) Pomelo (Citrus maxima) : gli agrumi non sono certo il punto forte di questa parte del mondo: le Arance sono rare, i Mandarini (a mio avviso poco buoni) solo durante i mesi invernali.
Il Pomelo, che ormai si trova anche da noi, è l'eccezione ed è molto comune. Viene servito sbucciato (rimuovono anche la peluria bianca che avvolge lo spicchio) ed ha un sapore simile a quello di un pompelmo dolce e senza acidità.

Pomelo

11) Pitaya (Hylocereus undatus) : questa cactacea produce un frutto noto anche come Dragon Fruit. Esternamente possiede una buccia di color rosa/viola, con lunghe brattee verdastre.
La polpa interna è bianca, acquosa e contiene numerosi semini, che vengono mangiati senza alcun problema (un po' come fossero quelli del Kiwi).
Il sapore della Pitaya è abbastanza neutro e delicato, ma più dolce rispetto a quanto si possa trovare nei supermercati italiani. La consistenza potrebbe ricordare un mix tra anguria e melone.
Esistono anche varietà a polpa rossa.

Dragon Fruit

12) Longan (Dimocarpus longan) : terzo cugino (insieme a Litchi e Rambutan). Frutto a forma sferica, racchiuso da una buccia beige/marroncina. La polpa bianca racchiude un unico seme ed ha un sapore forte, intenso, non acido; personalmente lo trovo squisito.
In Thailandia viene venduto "a grappoli", ma è assai utilizzato anche per l'inscatolamento o per la produzione di succhi.
Piccola nota, la specie è subtropicale e potrebbe esser coltivata con successo lungo le coste di Sicilia, Calabria e Liguria.

Longan

13) Guava (Psidium guajava) : in Thailandia è diffusa la varietà a frutto verde. Solitamente viene servito acerbo ed a fette, in queste condizioni ha la consistenza (ed il gusto) di una mela acidula.
Personalmente preferisco farlo maturare completamente, la polpa si ammorbidisce, il sapore diventa più dolce ed il profumo più deciso.
Il gusto del Guava è unico e spiccatamente tropicale, per farvi un'idea o lo assaggiate o vi bevete uno dei tanti succhi a base di (solo) Guava.
I semi sono piccoli, ma molto duri e possono essere fastidiosi durante la masticazione.

Guava Verde

14) Cocco (Cocos nucifera) : la noce di cocco che siamo soliti consumare in occidente è totalmente diversa. Nel Sud Est asiatico il cocco maturo viene grattugiato, ma è abitudine raccoglierlo immaturo. Una volta aperto si beve il latte, di ottimo sapore zuccherino e la polpa (ancora morbida) si raccoglie con un cucchiaio e la si mangia come fosse gelato.

Noce di Cocco

15) Jackfruit (Artocarpus heterophyllus) : questo è il frutto più grande al mondo (per i record clicca qui), ma difficilmente lo troverete intero; è invece comune trovarlo "a spicchi".
La polpa è gialla, ha una consistenza gommosa ed un sapore agrodolce, accostabile all'Ananas. E' un gusto a cui ci si deve abituare ed unito ad un odore intenso, può non essere sempre apprezzato. Ricordo che la prima volta che lo assaggiai rimasi deluso ma, ad ogni nuovo assaggio, saliva nella mia classifica. Anche i semi cotti si possono mangiare ed hanno un vago sapore di castagna.


16) Lansium domesticum : pur essendo appassionato di frutti, questo non l'avevo mai sentito. A prima vista non sembra molto invitante, tanto che non lo comprai direttamente, ma me ne feci aggiungere un paio (in regalo) ad una spesa massiccia.
Bene, rimasi stupito, la polpa interna, semi-trasparente aveva un consistenza quasi gelatinosa, con elevato contenuto acquoso; il sapore mi ha subito ricordato quello del pompelmo, sebbene mancasse l'amarezza tipica di questo agrume.
Uno di quei frutti che, durante un pomeriggio afoso, si lasciano mangiare uno dopo l'altro.

lansium domesticum

17) Sapodilla (Manilkara zapota) : frutto presente, ma ben meno di altri. Forma ovale e buccia marrone. La polpa interna ha la consistenza, ed anche il sapore, di una Pera, con una nota di amaro di fondo.

Sapodilla

18) Durian (Durio zibethinus) : ed ecco il Ré dei Frutti, nonché uno dei frutti più amati e caratteristici del Sud-Est Asiatico. Il Durian è conosciuto per il suo odore (puzza secondo alcuni) ed in molti hotel è vietato introdurlo.
Devo dire che è un odore penetrante, ma se il frutto non è marcio non è così insopportabile, bisogna solo abituarsi.
Esternamente si presenta con una buccia che è una sorta di corazza, con lunghe spine appuntite, ma all'interno è contenuta una polpa soffice e cremosa. Il prezzo è mediamente elevato ed uno spicchio può costare anche l'equivalente di 5 euro. E' fondamentale sceglierlo maturo al punto giusto, se acerbo non sa di nulla e vi sembrerà di mangiar plastica, se quasi marcio, oltre a puzzare davvero tanto, ha un sapore pessimo.
Quando è maturo al punto giusto emana un odore (non un fetore), la polpa è bianca/gialla con consistenza cremosa e morbida (non liquescente).
Io ho assaggiato gli estremi (acerbo e quasi marcio), se vi capiterà questa condizione sarà bocciatura sicura. Fortunatamente l'ho mangiato anche a giusta maturità; in questo caso la polpa si scioglie in bocca e, sia per sapore che per consistenza, la paragonerei ad una crema di formaggio fuso, che dev'essere gustata a lungo prima di essere deglutita.

Durian Thailand

giovedì 3 gennaio 2019

Trachycarpus fortunei, la Palma Cinese Che Non Teme il Gelo - Coltivazione e Cure

Le Palme sono da sempre simbolo di Sole, spiagge e caldo; tuttavia esistono centinaia di specie, alcune delle quali si sono adattate a vivere in un ambiente ben diverso.

Se vivete in una zona molto fredda, ma non volete rinunciare ad avere una bella palma in giardino, vi sarete sicuramente domandati : "Qual è la Palma più resistente al gelo?"


La risposta è semplice, la Palma della Cina (Trachycarpus fortunei) ed altre specie di questo genere. 

Infatti, come discuteremo in questo articolo, le diverse specie del genere Trachycarpus si sono evolute per prosperare in quota, sulle montagne dell'Asia e sono a proprio agio sotto la neve, senza subire danni da gelo, neppure nelle zone più fredde della Pianura Padana.

Nelle prossime righe capiremo come coltivare la Trachycarpus fortunei, qual è la sua reale resistenza al freddo, dove è diffusa in Italia e  come riconoscerla rispetto alle altre piante.

Palme Cinesi sotto la Neve

Storia ed Origine :

Tutte le Palme appartengono alla famiglia delle Arecaceae (Palmaceae), formata da oltre 200 generi, per un totale di oltre 2600 specie, con diffusione prevalentemente tropicale e subtropicale.
Il genere Trachycarpus è uno di questi 200 e conta al proprio interno 11 specie, tra cui appunto la diffusissima T. fortunei.

Le Trachycarpus sono Palme native di una vasta area compresa tra le montagne dell'Himalaya e la Cina, hanno tronco esile e foglie "a ventaglio".
Di seguito troverete l'elenco (in ordine alfabetico) di tutte le specie :
  • Trachycarpus excelsa: secondo alcuni non sarebbe una specie a sé, ma una varietà di T. fortunei.
  • Trachycarpus fortunei : la più comune e diffusa, che verrà approfondita in questo articolo.
  • Trachycarpus geminisectus : palma nativa del Vietnam, dove prospera ad una quota media di circa 1500 m (49200 feet). La T. geminisectus è una palma di piccole dimensioni che cresce solitaria, sui ripidi pendii delle umide foreste di conifere, competendo con Cipressi e Tassi, ma anche con i bellissimi Rododendri.
  • Trachycarpus latisectus (sin. Trachycarpus sikkimensis) : originaria dell'India, si caratterizza per aver foglie di un verde più chiaro e meno frastagliate. Questa palma ha una scarsa tolleranza al gelo.
  • Trachycarpus martianus : palma dal portamento snello e slanciato, con un tronco spoglio. Cresce tra il Nord dell'India ed il Nepal.
  • Trachycarpus nanus : come suggerisce il nome scientifico, questa Trachycarpus  "nana" ha un portamento estremamente compatto ed uno sviluppo limitato. 
  • Trachycarpus oreophilus : cresce ad alta quota, nel Nord della Thailandia.
  • Trachycarpus princeps : nativa della Cina meridionale, si caratterizza per le foglie a geometria quasi perfettamente circolare, finemente frastagliate sino in profondità.
  • Trachycarpus ravenii : specie scoperta solo di recente, in Laos, strettamente imparentata con T. oreophilus e T. princeps.
  • Trachycarpus takil : cresce sull'Himalaya, sino ad una quota di 2700 m (8900 ft), dove il gelo e la neve sono comuni. Ha un'ottima resistenza al gelo, paragonabile (se non superiore) a quella della T. fortunei. Le vecchie foglie tendono a seccare, senza distaccarsi, coprendo di fatto la parte superiore del tronco.
  • Trachycarpus ukhrulensis : endemica della regione del Manipur, nella zona nord-orientale dell'India. Scoperta recentemente, è dotata di ottima resistenza al gelo e foglie grosse, ma con lobi molto ravvicinati.

Palma Nord ItaliaLa T. fortunei è sicuramente la specie più comune di questo genere e, almeno nel Nord Italia, è in assoluto la palma più diffusa.
Sebbene si creda sia nativa delle montagne della Cina Meridionale e della Birmania (Myanmar), la reale origine non è certa, dato che la specie viene coltivata da centinaia di anni in buona parte della Cina ed in Giappone e possibili ritrovamenti allo stato selvatico potrebbero essere dovuti ad una disseminazione casuale a partire da piante importate.

Nell'antichità, in oriente, era usata per ricavare fibre tessili, impiegate nella produzione di abiti, sacchi, ma anche corde degli strumenti musicali.

La Palma della Cina venne importata per la prima volta in Europa nel 1844, dall'esploratore britannico Robert Fortune. In suo onore alla palma venne dato il suffisso "fotunei", nonché il nome generico di Palma di Fortune.

Oggigiorno questa palma è diffusa in tutto il mondo, in particolar modo nelle zone più fredde, dove altre palme patirebbero il gelo. Oltre al Nord Italia cresce anche in Scozia, Germania e nelle zone più miti del Canada.

Giovani Esemaplari di Trachycarpus fortunei

Foglie Trachycarpus fortunei

Come Riconoscere la Palma della Cina ? - Botanica e Fisiologia

T. fortunei, nota anche come Palma del Giappone o Palma Cinese, è una Palma ornamentale che può essere coltivata alle maggiori latitudini, sino oltre il 50° N; tuttavia il suo areale d'origine non è quello più settentrionale in assoluto tra le palme, primato che spetta di diritto alla meno rustica Chamaerops humilis, nativa delle zone più miti del Mediterraneo.

Infiorescenze Trachycarpus fortuneiLa Palma di Fortune cresce solitaria, raggiungendo dopo molti anni un'altezza massima di circa 20 metri (66 ft), sebbene si mantenga spesso di dimensioni più contenute.
Nonostante la notevole altezza, il tronco è relativamente sottile e flessibile, superando di rado i 30 cm (12 in) di diametro.
Importante notare che il tronco ha un diametro abbastanza costante tra parte alta e bassa e, mancando di un vero accrescimento secondario, raggiunge la larghezza definitiva in giovane età, mentre continua ad allungarsi per tutta la vita. Viene da sé che giovani esemplari sembrano più tozzi, mentre quelli vecchi slanciati.
I resti dei piccioli fibrosi delle vecchie foglie ormai cadute rimangono attaccati al tronco, conferendogli un colore grigiastro ed un aspetto lanuginoso.

La Palma Cinese produce foglie palmate (a "ventaglio"), color verde scuro, con un diametro massimo di circa 1 metro (40 in), sorrette da un rachide (picciolo) altrettanto lungo.
Come in tutte le palme, le foglie sono sempreverdi e relegate all'apice vegetativo, dove formano una chioma arrotondata, piuttosto disordinata. Ogni foglia, se non danneggiata dal vento o dalle intemperie, ha una vita media di circa 3 anni.


T. fortunei è una specie dioica, vale a dire che esistono piante "maschio", che producono unicamente fiori maschili, e piante "femmina", che producono fiori femminili.
Le lunghe infiorescenze, composte da numerosissimi fiorellini gialli, emergono dalla parte alta della pianta e rimangono penduli.
In Italia la fioritura avviene in primavera, tipicamente tra Marzo ed Aprile.

Fiori Palma CineseI fiori di questa palma richiamano diverse specie di insetti pronubi, che provvedono all'impollinazione.
I fiori femminili, se fecondati, si trasformano in frutti, ovvero delle drupe violacee, di piccole dimensioni, riunite in un grappolo pendulo, che ricorda molto l'Uva.
Questi frutti, dall'aspetto molto attraente, danno l'impressione di avere un ottimo sapore; purtroppo è solo una mera illusione, poiché non sono commestibili.

La radici sono poco espanse, ma particolarmente compatte, dense e non arrecano danni a marciapiedi e vialetti.

Fioritura Trachycarpus fortunei
Tronco Palma di Fortune

Come Coltivare la Trachycarpus fortunei ? - Crescita, Terreno, Esposizione e Cure.

La Palma di Fortune è una pianta rustica, di facile coltivazione ed in Italia la si può piantare da Nord a Sud, senza particolari accorgimenti.

Ok, ma fino a dove si può coltivare ?

Il fatto che sia tra le palme più resistenti al freddo, non vuol dire che possa sopportare le stesse temperature minime di una Betulla. Sicuramente non la troverete mai in Siberia od in alta montagna sulle Alpi; tuttavia, da adulta, non subisce danni da freddo almeno fino a -15°C (5° F) e, con danni minori, potrebbe tranquillamente sopravvivere anche con punte di -20°C (-4° F).
Detto questo, durante il primo anno di vita potrebbe essere un po' meno resistente, quindi potrebbe essere utile crescerla in vaso fino all'età di almeno 3-4 anni.

Tra le palme, la T. fortunei ha una discreta (non ottima) resistenza alla siccità, ma in Italia non richiede irrigazioni e le innaffiature si limitano ai primi anni dall'impianto, in luoghi molto aridi.
Questa palma si sviluppa male solo nelle zone aride e strettamente tropicali, aree in cui vi è comunque una vastissima scelta di altre specie di palma.


Frutti Immaturi Trachycarpus fortuneiLa Palma Cinese è molto adattabile anche in quanto a terreno e, pur preferendo quelli drenanti e fertili in superficie, prospera in tutti i suoli purché non abbiano elevate quantità di sale.
La concimazione, in terreni molto poveri, può velocizzare la crescita, ma in generale la Palma del Giappone si sviluppa bene anche senza concimare.

Frutti Maturi Palma della CinaL'esposizione solare non è un parametro di rilievo, la T. fortunei  ama posizioni a mezz'ombra, ma in Italia si sviluppa bene sia in pieno Sole, sia in zone ombrose, come sotto la chioma di grossi alberi ad alto fusto.
Forse anche la capacità di adattarsi all'ombra del sottobosco, dove molte specie non potrebbero competere per assenza di sole diretto, ha reso la Palma del Giappone quasi infestante. In molte zone del Nord Italia (vedi Piemonte) la si ritrova nelle zone marginali o dismesse, così come agli argini dei boschi.

La T. fortunei ha una crescita iniziale piuttosto lenta, quasi stentata, che le permette di essere coltivata in vaso per molti anni (rinvasando in vasi via via più grandi); tuttavia con l'età aumenta la velocità di crescita ed avendo una notevole longevità, preferisce essere piantata in piena terra, dove può vivere per oltre 80-100 anni.

Elevata è anche la tolleranza alle avversità alle malattie e, normalmente, non è attaccata in maniera significativa da funghi od altri patogeni.

La Palma di Fortune non ha ramificazioni e non deve essere potata. Se venisse rimosso completamente l'apice vegetativo la pianta morirebbe. Gli unici interventi di potatura si potrebbero considerare di pulitura, volti esclusivamente alla rimozione delle foglie più vecchie ed esterne.

La specie non ha attitudine ad emettere polloni e, dato che la propagazione tramite innesto nelle palme è praticamente inesistente, l'unico metodo di riproduzione vegetativo rimane la micro-propagazione, tecnica complessa, difficilmente effettuabile a livello amatoriale.

La moltiplicazione tramite semina rimane di gran lunga il metodo di riproduzione più comune e facile, data l'elevata percentuale di germinazione di questi semi.

Insomma, se avete un giardino in una zona molto fredda, ma non volete rinunciare a donargli un tocco esotico, la Palma Cinese potrebbe esser la scelta migliore (se non l'unica possibile).

Palme Giapponesi adulte
Trachycarpus fortunei In Riva al Lago Maggiore

Fioritura Trachycarpus fortunei

domenica 2 dicembre 2018

Stella di Natale (Euphorbia pulcherrima) - Crescita e Sviluppo

Chi tra di voi non ha mai comprato una Stella di Natale (Euphorbia pulcherrima), nota anche come Poinsettia ?

Credo nessuno; infatti questa pianta, sotto il periodo natalizio, è venduta in tutti i supermercati d'Italia e le sue foglie (non fiori) color rosso intenso non possono che ricordare questa festività.

Il più delle volte la coltiviamo in piccoli vasi tenuti all'interno di casa, vedendola deperire da lì a poco. Ma in natura come e dove cresce la Stella di Natale ? Qual è la sua resistenza al freddo ? Si può coltivare all'aperto in Italia ?

Piantina di Stella di Natale

Euphorbia pulcherrima
Origine e Storia

La Euphorbia pulcherrima, meglio conosciuta con il nome volgare di Stella di Natale, è una pianta ornamentale nativa del Taxco de Alarcón, una regione del Messico meridionale, dove a tutt'oggi cresce spontanea.
La Stella di Natale fu coltivata sin dall'epoca degli Aztechi, i quali la utilizzavano a scopi decorativi, ma anche come pianta officiale; dalle sue brattee si può infatti ricavare un colorante utilizzato in ambito cosmetico e tessile, mentre il lattice contenuto nei rami era impiegato per la produzione di medicinali per abbassare la febbre.

Questa pianta rimase confinata in Messico per centinaia di anni, sin quando, nel 1825, l'ambasciatore statunitense in Messico, Joel Roberts Poinsett (1779-1851), la importò negli Stati Uniti.
Oggi la Stella di Natale si chiama anche Poinsettia, proprio in onore di Joel Roberts Poinsett e, negli USA, è consuetudine regalarsela il 12 Dicembre (Poinsettia Day), l'anniversario della morte di questo ambasciatore.

Negli Stati Uniti la coltivazione prese piede dalla California, mentre in Europa la diffusione della Stella Natale partì dalla Germania, ma solo dagli anni '50 in poi la pianta divenne simbolo inequivocabile del Natale.


Com'è Fatta la Stella di Natale ? - Botanica e Fisiologia 

Foglie Euphorbia pulcherrimaEuphorbia pulcherrima è una pianta appartenente alle Euphorbiaceae, una famiglia che conta oltre 6000 specie diffuse in tutto il mondo ad esclusione delle zone artiche.
Sebbene si pensi che la Stella di Natale sia esclusivamente sempreverde, nelle zone native, così come in seguito a stress da freddo o siccità, può perdere parte delle foglie (o persino tutte), comportandosi come pianta semi-decidua o a foglia caduca.
Quindi, se a fine inverno, la vostra pianta in vaso avrà perso tutte le foglie, non disperate, c'è la possibilità che non sia morta e, fornendole le condizioni di crescita ideali, potrebbe riprendersi.

Noi italiani siamo soliti vedere la Poinsettia di giovane età, coltivata in vaso ed in serra, condizioni che ne limitano lo sviluppo.
Allo stato naturale, o se cresciuta in piena terra nelle migliori condizioni, la Stella di Natale si sviluppa sotto forma di arbuto o piccolo albero e può raggiungere un'altezza massima di circa 4 metri (13 feet).
Le foglie della specie presentano una leggera peluria superficiale, sono medio-grosse, dalla forma tendenzialmente ovale-conica e di un bel colore verde scuro, talvolta con riflessi violacei.

Il tratto distintivo e peculiare della Stella di Natale è senz'ombra di dubbio il suo color rosso acceso; tuttavia, contrariamente a quel che si pensi, non sono i fiori ad essere rossi, ma le delle foglie modificate (Brattee) che lo avvolgono.
I fiori della Euphorbia pulcherrima non emanano profumo, sono di piccole dimensioni, gialli, raggruppati all'apice dei rami ed "avvolti" dalle preziose brattee solitamente rosse, sebbene esistano anche varietà con brattee rosa o bianche.

Germogli Stella di Natale

Fiori Euphorbia pulcherrima

Come Crescere la Stella di Natale in Italia ? - Coltivazione, Clima, Esposizioni, Moltiplicazione e Cure

Premetto che questa pianta, per via della sua scarsa resistenza al freddo, può essere coltivata in piena terra in poche zone d'Italia, ovvero laddove le temperature non scendano mai sotto gli 0° C (32° F). Altrove potrà essere coltivata esclusivamente in vaso e riparata in un  luogo caldo durante l'inverno.
Quindi è vero che è sensibile al freddo, ma è una cavolata (che si trova diffusamente on line) dire che muore a temperature di 15° C (59°F) anzi, se acclimatata, resiste tranquillamente a temperature minime ben inferiori.

La coltivazione all'aperto è possibile nelle zone costiere di Sicilia e Calabria, ma personalmente ho visto più esemplari crescere nei Giardini di Hanbury, nell'estremo ponente Ligure.
La Stella di Natale, a parte la scarsa resistenza alle basse temperature, è una pianta rustica e non soggetta a malattie od attacchi di parassiti.

Se coltivata in piena terra non avrà bisogno di grosse cure, se non innaffiarla nei primi anni dall'impianto.
Se coltivata in vaso, invece, bisognerà rinvasarla ogni 2 anni utilizzando terriccio leggero (leggermente acido) e torba, concimarla con fertilizzanti bilanciati e bagnarla ogni qualvolta la terra superficiale risulti secca al tatto, ricordandosi che esagerando con l'irrigazione potrebbero marcire le radici, con conseguente morte della pianta.
Chi avesse un giardino in una zona fredda, potrebbe provare a piantarla appena siano finite le gelate, per poi estirparla (e rimetterla in vaso) verso Ottobre-Novembre, prima del ritorno della brina.

La fioritura (e quindi anche la produzione delle rosse brattee ornamentali) avviene in inverno, la specie è infatti brevidiurna, ovvero per indurre la fioritura è richiesto un certo periodo in cui le ore di luce siano inferiori a quelle di buio (es. 10 h luce, 14 h buio).
In casa, per via dell'illuminazione artificiale (anche serale/notturna) e delle condizioni poco favorevoli (es. scarsa umidità), potrebbe non rifiorire.

Se dovete piantarla in piena terra, l'esposizione ideale è il pieno Sole, che garantisce abbondanti fioriture e fornirà tepore nei freddi mesi invernali (ricordiamo che la Stella di Natale è pur sempre una pianta tropicale).
Se la si coltiva in vaso ed in casa è meglio scegliere una posizione molto luminosa.

La potatura si effettua a fine inverno ed è volta a rimuovere i fiori ed i rami danneggiati dal freddo. Inoltre potare aiuta ad aumentare il vigore e lo sviluppo di nuove foglie/rami.

La riproduzione della Stella di Natale avviene tipicamente per Talea, da effettuarsi preferibilmente in primavera. Il ramo reciso si può far radicare sia in acqua, sia direttamente nel terriccio mantenuto costantemente umido.

Euphorbia pulcherrima in Estate

Fioritura Stella di Natale

mercoledì 7 novembre 2018

Come Coltivare l'Annona cherimola in Italia ? Dove Può Crescere ?

Nel periodo che va indicativamente da Ottobre a Gennaio, dai fruttivendoli più forniti d'Italia è possibile trovare in vendita la Cirimoia (Annona cherimola), un frutto (sub)tropicale di origine americana.
Nelle prossime righe parlerò di questo frutto, ma ancor di più della pianta che lo produce, fornendo informazioni utili a chi si volesse cimentare nella sua coltivazione.

Frutto

Com'è Fatto il Frutto dell'Annona cherimola ?

Frutto Cherimoya ApertoLa Cirimoia (Cherimoya in inglese) è un frutto che può raggiungere (e spesso superare) le dimensioni di un Pompelmo. Esternamente si presenta con una buccia liscia, color verde e con "squame" ben evidenti, che possono ricordare quelle del carapace (guscio) delle tartarughe.
All'interno troviamo una polpa biancastra che, a maturazione, è soffice, leggermente granulosa e con una consistenza simile a quella del budino. Il sapore della Cherimoya è complesso, ma con un giusto bilanciamento tra acidità e dolcezza e può richiamare un gusto mix tra banana e pera, con in più un tocco esotico.


Storia, Origine e Diffusione :

Il genere Annona (o Anona) comprende diverse specie da frutto, il cui originale areale di coltivazione si estende dalle zone strettamente tropicali, sino a quelle subtropicali dell'America, sebbene esistano specie native di altri continenti, come la Annona senegalensis, di origine Africana.
Qualche tempo fa avevamo parlato della Graviola (Annona muricata), una pianta da frutto ultra-tropicale, non coltivabile all'aperto in Italia. Oggi vorrei invece parlare della sua "cugina" subtropicale, ovvero l'A. cherimola, una pianta decisamente più resistente al freddo ed adatta ad essere coltivata nelle zone più miti d'Italia.

Frutti AppesiTutte le Annone, tra cui appunto l'A. cherimola, appartengono alle Annonaceae, una famiglia che annovera numerose piante da frutto, per lo più da climi caldi, ma con qualche eccezione, come la sempre più diffusa Asimina triloba, perfettamente evolutasi per le zone temperate fredde.

Si ritiene che l'Annona cherimola sia nativa delle Ande equatoriali, comprese tra Ecuador e Perù, dove cresce sino ad un'altitudine di 2400 metri (7900 feet); tuttavia è molto diffusa anche nell'America centrale ed in alcune nazioni, come ad esempio nel Nicaragua e Costa Rica, si è addirittura naturalizzata.
L'A. cherimola è molto comune anche in Messico e nel Sud degli Stati Uniti (California, Florida). Essendosi evoluta per prosperare in zone di montagna, seppure tropicali, è in grado di adattarsi e crescere bene anche nelle pianure di zone subtropicali o persino temperate calde.
In Europa ci sono impianti commerciali nel Sud della Spagna (Andalusia) e nel Sud Italia (Reggio Calabria, Sicilia), ma sta diventando sempre più apprezzata anche a livello amatoriale, dove viene cresciuta negli orti privati.

Rami e Frutto Annona cherimola

Com'è la Pianta della Cherimoya ? - Botanica e Fisiologia

L'A. cherimola è un albero di medie dimensioni, che raramente supera di 8 metri di altezza (26 ft), tuttavia possiede uno sviluppo notevole e la chioma può diventare davvero espansa e voluminosa.
La specie tende a crescere su un unico tronco ed ad avere rami densi, lunghi ed a tratti ricadenti. La vigoria è elevata e la crescita annua può essere sorprendente, con i nuovi getti che possono tranquillamente superare il metro (3.3 ft) di lunghezza in un'unica stagione.
Le foglie sono color verde scuro, dalla forma ovale, allungata ad un'estremità.
La nuova vegetazione è ricurva, un po' come le nuove foglie delle felci.

In luoghi freddi l'Annona cherimola si può comportare come pianta decidua e perdere molte foglie (se non tutte), durante l'inverno; tuttavia anche in zone subtropicali non si comporta totalmente come una specie sempreverde e, in concomitanza della ripresa vegetativa, può defogliarsi completamente per un breve periodo.

Bocciolo Annona cherimolaI fiori dell'A. cherimola sono ermafroditi, ma la parte femminile matura prima di quella maschile, di conseguenza un singolo fiore non può auto-impollinarsi.
Il fiore di questa specie è inusuale, esso è di color verde-giallastro, rivolto verso il basso, dotato di 3 grossi petali ravvicinati. Questi fiori hanno un leggero profumo, emanando una fragranza alla vaniglia e possono essere sia solitari, che disposti in gruppi da 2-3.

Fiore Aperto Annona cherimolaIn primavera, subito dopo aver perso tutte le foglie, dalle gemme del vecchio legno vengono prodotti sia i nuovi rami, sia i boccioli fiorali. Questa fioritura è la più copiosa, nonché quella che darà origine al maggior numero di frutti; tuttavia la fioritura è decisamente scalare e prolungata, i fiori possono infatti originarsi anche all'apice della nuova vegetazione, protraendosi per tutta l'estate.
La conformazione dei fiori rende molto difficile l'impollinazione da parte degli insetti pronubi e, per una sicura allegagione, si consiglia l'impollinazione manuale, da effettuarsi prelevando il polline con un pennellino.
Dalla comparsa del bocciolo fiorale, all'apertura del fiore passano in media 20/30 giorni, mentre per la maturazione dei frutti ci vogliono circa 4-5 mesi, tempo che si può notevolmente allungare con le basse temperature.
In Italia la piena fioritura avviene tra fine primavera ed inizio estate, per poi aver fiori per lo più isolati, sino all'autunno. I frutti maturano a partire da ottobre, ma quelli originati dagli ultimi fiori possono rimanere sulla pianta anche sino a marzo.
La Cirimoia è un frutto di dimensioni molto diverse a seconda della varietà e può arrivare a superare il chilogrammo di peso. Nella soffice polpa sono immersi numerosi semi neri ed appiattiti.

Le radici sono espanse, ma piuttosto deboli e superficiali, essendo localizzate per oltre il 95% nei primi 50 cm (20 in) di suolo.

Annona cherimola in Fiore alle Canarie

Fioritura Annona cherimola

Come Crescere l'Annona cherimola ? - Coltivazione, Esposizione, Clima, Potature e Cure

Questa Anona, crescendo in natura in montagna, la si potrebbe considerare di fatto una pianta subtropicale ed anzi, si dimostra poco produttiva nelle calde pianure tropicali.
Tra le varie piante da frutto del genere Annona, la Cherimoya è quella coltivabile alle latitudini più settentrionali, anche fin al 35° parallelo Nord.

Ma quindi qual è la sua reale resistenza al freddo ?

Premesso che una zona frost-free (priva di gelate) sarebbe la scelta più sicura, in quanto anche lievi gelate fanno perdere le foglie e potrebbero danneggiare i rami più esili, si ritiene che piante adulte ed affrancate (non giovani semenzali) possano sopportare brevi episodi di gelo sino a temperature di -3° C (26.5° F).
Tra le varietà ci potrebbe essere una leggera differenza di rusticità, ma con temperature inferiori ai -4° (25° F) i danni potrebbe riguardare anche i legni più grossi e persino uccidere l'intera pianta.
Diciamo che l'A. cherimola si può piantare con ragionevole sicurezza in tutte le zone costiere di Sicilia e Calabria, ma anche nel litorale ligure e campano e, con qualche rischio in più, anche in Puglia, magari accostandola ad un muro esposto a Sud.
Altrove rimane una pianta da coltivare in vaso, proteggendola durante l'inverno. Purtroppo non è una specie che ben si presta alla coltivazione in vaso ed ottenere frutti diventerà un'impresa.

Chioma Annona cherimolaL'A. cherimola cresce su un'ampia gamma di terreni, da quelli leggeri, sino a quelli pesanti, preferendo un pH neutro; inoltre, dato che l'apparato radicale rimane superficiale, non necessita di suoli particolarmente profondi.
L'unica cosa importante è che il terreno sia ben drenante. Il ristagno idrico è una delle più comuni cause di cascola dei frutticini durante la bella stagione, mentre se unito al freddo può far marcire le radici, con conseguente morte della pianta. In suoli particolarmente poveri si consiglia una concimazione bilanciata (8-8-8 NPK), da effettuarsi ogni 4 mesi, partendo qualche settimane prima della ripresa vegetativa.

Se coltivata in Italia è meglio scegliere una posizione quanto più assolata, più che altro durante i mesi invernali, per avere temperature massime più elevate. In effetti l'A. cherimola tollera meglio di altre specie da frutto esposizioni a mezz'ombra e, soprattutto in estate, si potrebbe avvantaggiare di qualche ora di ombra.

Durante la crescita vegetava la Cirimoia è abbastanza avida di acqua e gradisce frequenti irrigazioni, mentre in inverno sarebbe meglio evitare le innaffiature.
Questo non vuol dire che non sia una pianta resistente alla siccità, anzi se affrancata supera agevolmente le torride estati mediterranee; tuttavia ci sarà una sorta di stasi vegetativa estiva, relegando la crescita alla primavera ed all'autunno.

Se lasciata crescere liberamente, i rami della Cirimoia diventeranno troppo fitti, ombreggiando la parte interna della chioma, inoltre saranno ricadenti e, dato che il legno di questa pianta è particolarmente fragile, si potranno spezzare sotto il peso dei frutti.
Le operazioni di potatura saranno volte al diradamento ed all'accorciamento dei rami, al fine di irrobustirli.

Quest'Annona si può potare durante l'arresto vegetativo invernale, sia rimuovendo i rami mal disposti, secchi, troppo vigorosi o che si incrociano, sia tagliando a metà i rami più lunghi ed esili.

A livello di malattie la specie risulta piuttosto rustica ed, in Italia, la si può tranquillamente coltivare in agricoltura biologica. Anche senza alcun trattamento anticrittogamico l'A. cherimola non è attaccata né da funghi, né da altri patogeni e se si verificassero lievi infezioni, esse non sono mai tali da compromettere la crescita e la fruttificazione.

Foglie Annona cherimola

Nuova Vegetazione Annona cherimola

Come Si Riproduce l'Annona cherimola ? - Metodi di Propagazione

La Cherimoya si riproduce molto facilmente tramite semina. I semi hanno un'ottima longevità e se tenuti in un luogo fresco ed asciutto possono germinare anche dopo svariati anni.
Seminare è molto semplice, basterà posizionare i semi in un vaso contenente del buon terriccio, posizionarlo in una zona luminosa, ma senza sole diretto, tenere umida la terra ed aspettare. Ad una temperatura media di 20° C (70°F) le prime foglioline inizieranno a spuntare nel giro di tre settimane e la percentuale di germogliamento sarà elevata.
Diversamente da molte altre piante da frutto, la messa a frutto di questa specie è precoce e già dopo 3-4 anni potreste avere la prima fioritura e dopo un altro paio la prima fruttificazione.

Molto diffuso, soprattutto in zone tropicale, è l'ibrido noto come Atemoya, ottenuto dall'incrocio dell'Annona squamosa con l'Annona cherimola.
L'Atemoya ha caratteristiche intermedie tra le due specie ed è più sensibile al gelo di quanto non lo sia la Cherimoya. La coltivazione dell'Atemoya in Italia è piuttosto rischiosa e, senza protezioni invernali, è possibile solo nei microclimi più miti della Sicilia/Calabria.

Ovviamente la riproduzione da seme non garantisce il propagazione clonale. Il metodo di moltiplicazione per via vegetativa più diffuso è senza dubbio l'innesto, che solitamente viene effettuato su semenzali di A. cherimola, sebbene in zone tropicali si usi anche l'Annona reticulata come portainnesto.

In giro per il mondo esistono innumerevoli varietà di A. cherimola, ciò nonostante in Italia ne sono reperibili poche. La cultivar più diffusa è senza dubbio la Fino de Jete, di origine spagnola, che si caratterizza per la produzione costante ed abbondante, ma anche per i frutti grossi e di ottimo sapore; inoltre è autofertile, il che non rende strettamente indispensabile l'impollinazione manuale. Altre varietà son la El Bumpo, con frutti dalla buccia sottile e commestibile, ma poco adatti ad esser trasportati, la White, di origine californiana, di buon sapore ma poco produttiva o ancora la Campas, diffusa nel Sud della Calabria.

In conclusione, se vivete in una zona calda e volete un frutto molto buono, prodotto da una pianta dall'aspetto tropicale, rustica e di facile gestione, allora l'Annona cherimola potrebbe di diritto occupare un angolo del vostro giardino.

Annona cherimola alle Canarie

Annona cherimola a Tropea