venerdì 24 giugno 2016

Rosa rugosa, la Rosa che non si Ammala

Le Rose sono piante affascinanti, ma spesso delicate, soggette a diverse malattie e colpite da innumerevoli parassiti. Tra tutte, la Rosa rugosa, è sicuramente la specie più rustica e che richiede meno cure, donando sempre copiose fioriture.

Ma come si coltiva la Rosa rugosa? Qual è il suo clima ed habitat di crescita ideale? Dove si può coltivare in Italia? Quali differenze ha rispetto alle "classiche" Rose?

Rosa rugosa

Di rose, in maniera generica, avevamo già discusso in questo post; ora approfondiremo la conoscenza di questa specifica specie.


Origine e Diffusione :

La Rosa rugosa è di origine Asiatica, è infatti nativa dell'estremo oriente, in stati quali Corea, Giappone, Nord-Est della Cina e persino la parte meridionale della Siberia.
Oggigiorno è diffusa, ad uso prettamente ornamentale, sia in Europa che in America, è comune nei giardini privati, ma anche nelle aiuole dei parchi o nelle rotonde stradali.


Botanica e Fisiologia :

Foglia rosa rugosa
Rosa rugosa è una specie decidua appartenente alla famiglia delle Rosaceae, ha un portamento arbustivo ed un'elevata tendenza ad emettere polloni (rami che si producono dalle radici) che, in alcune zone, la rende una pianta quasi infestante.
La Rosa rugosa raggiunge un'altezza di circa 1-1,5 metri (3-4 ft), i suoi rami sono ricoperti da spine, corte, ma particolarmente folte. Le foglie della Rosa rugosa sono pennate, formate da 8-9 foglioline di forma ovale e con venature pronunciate, tanto da dare il nome "rugosa" alla specie; il loro colore è verde acceso in estate, mentre, in autunno, vira ad un bel giallo-marroncino, con sfumature rosse.
I fiori possono essere singoli o multipli, piuttosto grandi ed aperti, emanano un profumo intenso e piacevole. I fiori hanno petali di colore diverso a seconda della cultivar, generalmente o bianchi (es. Alba, Gufo della Neve) o con diverse gradazioni di rosa-violetto (es. Pierette), sono inoltre presenti innumerevoli ibridi tra Rosa rugosa ed altre specie di Rose. La fioritura della Rosa rugosa inizia in primavera, con un apice verso Maggio-Giugno, tuttavia la specie è rifiorente ed è possibile trovare fiori fino all'arrivo dei primi geli.
In pochi sanno che la Rosa rugosa fa dei frutti commestibili, essi sono di color rosso, lucidi e contengono una discreta quantità di polpa; a maturazione tendono a raggrinzirsi. Se mangiati freschi sono tutt'altro che prelibati, ciò nonostante si possono ottenere delle ottime marmellate.


Differenze Rispetto alle altre Rose :

Premesso che esistono moltissime specie di Rose, se prendessimo la classica Rosa da recidere, la Rosa rugosa si differenzierebbe sotto diversi aspetti, che elencherò di seguito:
  • Profonde venature sulle foglie, che le fanno sembrare "rugose"
  • Fiori con pochi petali separati tra di loro, che lasciano ben visibili le antere 
  • Portamento arbustivo ed altamente pollonante
  • Ramificazioni dense
  • Frutti commestibili di dimensioni ragguardevoli
  • Spine più abbondanti, ma meno lunghe
  • Elevata resistenza alle malattie
  • Elevata vigoria, pianta quasi tappezzante 
  • Colori autunnali duraturi ed eleganti

Coltivazione, Clima, Potature e Riproduzione :

Frutti rosa rugosa
La Rosa rugosa è una pianta evolutasi per climi freddi ed in natura prospera in un areale leggermente più a Sud rispetto a quello del Mirtillo Siberiano; è quindi del tutto normale che abbia sviluppato un'elevata resistenza al freddo, che le permette di essere coltivata ovunque in Italia, anche in montagna.
La Rosa rugosa preferisce un'esposizione a mezz'ombra ma, in ambiente luminoso, si sviluppa piuttosto bene anche in zone più ombreggiate.
Questa Rosa è adattabile e, pur prediligendo terreni ricchi di sostanza organica ed acidi, può crescere anche in terreni poveri ed aridi. La specie ha una discreta resistenza alla siccità anche se, con esposizioni in pieno Sole, in zone molto aride, potrebbe essere utile eseguire una buona pacciamatura.
Questa specie di Rosa sopporta potature anche drastiche che, di norma, non compromettono più di tanto la fioritura, dato che questa avviene all'apice dei nuovi getti; infatti, la Rosa rugosa, è anche utilizzata per formare siepi basse e fitte. La potatura consiste nell'eliminazione (sfoltimento) dei polloni emessi l'anno precedente e nell'accorciamento, a circa metà lunghezza, di quelli rimasti.
La riproduzione avviene, generalmente, tramite Talea, ma è anche possibile prelevare uno dei tanti polloni con relative radici e rinvasarlo opportunamente.
Come accennato all'inizio, la Rosa rugosa è particolarmente rustica e resistente alle più comuni patologie fungine, talvolta può essere attaccata dagli Afidi, ma solitamente non comporta mai gravi conseguenze né alla pianta, né alla sua fioritura.

Rosa rugosa primavera


Rosa rugosa a fiore bianco

Rami rosa rugosa

Fiore viola rosa rugosa

mercoledì 15 giugno 2016

Qual è il Ruolo della Fotosintesi Clorofilliana ? Autotrofi ed Eterotrofi a Confronto

Tutti noi sappiamo che i vegetali fanno una reazione essenziale, sia per loro, che per tutti gli altri esseri viventi. 

Ma come funziona la Fotosintesi Clorofilliana? A che cosa serve? Perché è così importante? Cosa produce e cosa consuma?

Se guardassimo all'evoluzione della Terra, noteremmo che i primi organismi a comparire furono dei Batteri Fotosintetici.
All'epoca, infatti, non vi era ossigeno "libero" (O= ossigeno molecolare) e l'atmosfera era molto ricca di anidride carbonica (CO2). Quindi i primi esseri viventi, non potendo utilizzare l'ossigeno per svolgere le proprie attività metaboliche, dovettero necessariamente utilizzare l'anidride carbonica.



























La Fotosintesi Clorofilliana, allora, come adesso, assorbe anidride carbonica (CO2) dall'atmosfera e rilascia ossigeno (O2). Pare ovvio che, dopo la comparsa di questi primi esseri viventi, la composizione atmosferica si modificò, arricchendosi di ossigeno a discapito di anidride carbonica. Tutto ciò creò l'ambiente ideale per la comparsa degli organismi eterotrofi (tra cui noi mammiferi) che, respirando, consumano ossigeno e producono anidride carbonica.


Sembra evidente che, Fotosintesi e Respirazione, siano due processi complementari in cui, uno dei due, produce ciò che l'altro consuma.


Ma Come si può Ricavare Energia Tramite la Fotosintesi Clorofilliana?

Gli organismi autotrofi (es. Piante), diversamente da quelli eterotrofi (es. Animali), possono ricavare l'energia necessaria per il loro sostentamento, partendo da materia inorganica, senza utilizzare altri esseri viventi.

Gli organismi autotrofi, tramite la fotosintesi, riescono ad utilizzare il carbonio (C), presente nella molecola di anidride carbonica (CO2), per formare il Glucosio, uno degli zuccheri fondamentali. 
Questa reazione biochimica non è spontanea ed è resa possibile solo tramite l'energia fornita dalla luce solare. 
Gli organismi eterotrofi ricavano energia consumando il Glucosio presente nei vegetali (gli erbivori) o mangiando altri organismi eterotrofi (i carnivori). 



Qual è la Reazione della Fotosintesi Clorofilliana? (non bilanciata)



CO2     +     H2O      +    Energia Solare ---------------------> O2      +      C6H12O6 (Glucosio)



Gli organismi eterotrofi, non potendo utilizzare l'energia solare per far avvenire una reazione "controcorrente", fanno la reazione esattamente opposta (la Respirazione)



 O2    +      C6H12O6 (Glucosio)--------------------------------> CO2     +     H2O      +    Energia



La produzione di Glucosio richiede energia (gli autotrofi usano quella solare), il consumo di Glucosio produce energia.

Fotosintesi e Sole












Come e Dove Avviene la Fotosintesi?


Le cellule che compongono le foglie delle piante hanno un'elevata concentrazione di particolari organelli cellulari chiamati Cloroplasti ed è proprio al loro interno che si svolge la fotosintesi.

All'interno dei Cloroplasti c'è la Clorofilla, una molecola in grado di eccitarsi quando viene "colpita" dai fotoni (le particelle che compongono la luce).

E' importante ricordare che la luce solare è formata da "più luci", con diversa lunghezza d'onda (l'arcobaleno null'altro è che la scomposizione della luce solare nelle sue componenti base) e che un tipo di clorofilla può assorbire solo quelle entro un determinato range. Nei cloroplasti vi sono diversi tipi di clorofilla, oltre ad altri pigmenti fotosintetici, ognuno dei quali "capta" solo uno spettro limitato di luci. 


Tanto più "forte" sarà il Sole, tanto più efficace sarà la Fotosintesi ma, in alcune specie (ad es, quelle da sottobosco come le Felci o l'Edera), esposizioni troppo assolate possono essere dannose, portando a saturazione il sistema. 

La luce solare viene riflessa quindi, anche piante all'ombra, ricevono una certa quantità di radiazione luminosa con cui fare la fotosintesi; ovviamente, specie molto esigenti di luce, cresciute in zone ombrose, fanno una ridotta fotosintesi, conseguentemente hanno una ridotta produzione di Glucosio, motivo per cui, le piante da frutto, per aver frutti con un alto contenuto zuccherino, richiedono esposizioni in cui vi sia Sole diretto. 

La Clorofilla eccitata ossida l'ossigeno dell'acqua ad ossigeno molecolare e, tramite una serie di passaggi, trasferisce questi elettroni al NADP+, riducendolo a NADPH; inoltre sfruttando un gradiente di pH, innescato da questa reazione, all'interno dei Cloroplasti, la cellula può formare ATP, partendo da ADP.



Senza addentrarci in ulteriori dettagli, basti sapere che la Fotosintesi può essere suddivisa in più fasi:



  • Una prima reazione (Fase Luminosa), che richiede energia solare per avvenire, ossida ("trasforma") H2O in  O2 ed immagazzina l'energia sotto forma di due molecole: ATP e NADPH.
  • Una seconda fase (Ciclo di Calvin o Fase Oscura), che non richiede energia luminosa, sfrutta l'ATP e il NADPH, prodotti nella fase luminosa, per convertire la CO2 (composto inorganico) in Glucosio (composto organico).


Gli scambi gassosi (es. Anidride carbonica, Ossigeno) avvengono attraverso, particolari aperture fogliari, dette Stomi.



A Cosa Serve il Glucosio alle Piante?



Il Glucosio è una "moneta energetica" anche per le piante, infatti, anche loro, respirano ed utilizzano gli zuccheri per produrre energia.
In pratica è come se l'energia del Sole (sfruttabile solo dai Cloroplasti contenuti nelle foglie), fosse convertita in un'altra forma di energia (zuccheri), utilizzabile da tutte le cellule della pianta. 
Ovviamente solo una parte di Glucosio viene "consumata" dalla respirazione, il resto è utilizzato come fonte di riserva e per produrre Cellulosa, un polimero del Glucosio con cui sono costruite le pareti cellulari delle cellule vegetali.
Dalla Cellulosa, presente nelle pareti cellulari delle cellule dell'erba, gli erbivori ricavano il Glucosio che utilizzano come fonte di energia.

Di fatto, il Sole, fornisce, direttamente (Autotrofi) o indirettamente (Eterotrofi), tutta l'energia che serve agli organismi viventi per rimanere tali, in un ciclo che parte dalla più piccola pianta (che produce Oe Glucosio) ed arriva fino ai grossi carnivori (che producono COed H2O ).


Raggio di Sole

giovedì 9 giugno 2016

Come Coltivare l'Arancio Dolce (Citrus sinensis)?

Le Arance sono da sempre il simbolo della Sicilia e, da lì, vengono esportate in tutto il resto d'Italia ed Europa. Ma è solo un fattore tradizionale? 
L'Arancio Dolce (Citrus sinensis) può crescere e fruttificare anche in altre parti d'Italia? E' realmente così sensibile al freddo? Può essere piantato anche nel Nord Italia?

Arance mature


Origine e Diffusione :

L'Arancio Dolce è l'Agrume più coltivato al mondo, ma in pochi sanno che questa specie (Citrus x sinensis) è, probabilmente, un ibrido naturale ottenuto dall'incrocio tra Pomelo (Citrus maxima) e Mandarino (Citrus reticulata), che risale a circa 4000 anni fa. Tuttavia c'è chi sostiene che questa ibridazione abbia dato origine solo all'Arancio Amaro (Citrus × aurantium) e che, in seguito, una mutazione di quest'ultimo abbia generato l'Arancio Dolce.
Comunque sia questo antico ibrido (chiamiamolo Arancio "generico"), ebbe origine nella Cina Meridionale, successivamente giunse, tramite gli scambi commerciali tra Impero Cinese ed Impero Romano, sino all'Asia Minore e al Bacino Mediterraneo.
Inizialmente l'Arancio non vide una grossa diffusione e se ne persero le tracce. Fu "riscoperto", diversi secoli più tardi, dai marinai portoghesi e solo allora conquistò la notorietà che questo agrume merita. Oggigiorno, a livello mondiale, le Arance sono il secondo frutto per volume di produzione, essendo precedute solo dalle Banane.


Botanica e Fisiologia :

Fiori di ArancioL'Arancio Dolce  (Citrus sinensis) appartiene, come tutti gli Agrumi, alla famiglia delle Rutaceae. E' una pianta sempreverde che spesso assume una forma arbustiva, raggiungendo un'altezza di circa 6-8 metri (20-26 ft). La chioma, se lasciata crescere liberamente, mostra una forma tondeggiante e, in alcune cultivars, i rami possono contenere delle spine pungenti all'ascella fogliare. Le foglie dell'Arancio sono di medie dimensioni, ovali, lisce e di colore verde scuro; se strofinate emanano un buon odore. Il Fiore dell'Arancio, chiamato anche "Zagara", è bianco, con 5 petali carnosi e con un profumo che si diffonde velocemente nell'aria. I Fiori possono essere singoli o raggruppati in piccole infiorescenze, contenenti fino ad un massimo di 5-6 fiori. In molte varietà di Arancio Dolce, l'impollinazione non è necessaria ed, anzi, può essere dannosa; questo perché può ostacolare la produzione di frutti per partenocarpia; ovvero frutti che, sviluppandosi in assenza di fecondazione, sono privi di semi.
Foglie di ArancioLa fioritura dell'Arancio, a differenza di quella di altri agrumi come il Cedro, non è continuativa, ma relegata alla stagione primaverile; essa avviene, a seconda del clima, da inizio Marzo a fine Aprile. Le arance sono frutti che, a maturazione, hanno un colore arancione più o meno carico a seconda della clima e della varietà. Le arance richiedono dai 9 ai 12 mesi di tempo per maturare, ciò, data la fioritura primaverile, ne fa un frutto tipicamente invernale. La loro spessa buccia svolge un ruolo difensivo proteggendole dal freddo e dall'umidità, per questo motivo le arance possono rimanere sull'albero per mesi, senza marcire e l'arco di tempo in cui possono essere raccolte e consumate è molto più ampio della maggioranza dei frutti.


Coltivazione, Clima e Cure:

Arance immatureL'Arancio Dolce è una pianta di origine subtropicale, ma perfettamente adattata al clima Mediterraneo Caldo. Citrus sinensis è una specie che predilige una certa stagionalità, l'abbassamento delle temperature che, in Italia, iniziano a verificarsi da Ottobre, sono responsabili dell'invaiatura, ovvero il cambio di colore della buccia (da verde ad arancione) e la conseguente maturazione.
Nelle zone tropicali, come in alcune parti dell'Africa, il frutto rimane verde e deve essere trattato con Etilene al fine di poter maturare. L'Arancio Dolce, contrariamente a quanto si pensi, resiste al freddo meglio del Limone, tuttavia, rispetto a quest'ultimo, richiede una maggiore quantità di calore per poter maturare ed addolcire i suoi frutti, questo fattore ha confinato la produzione commerciale alle zone costiere del Mezzogiorno, dove l'autunno molto mite permette la corretta maturazione.
L'Arancio, a livello amatoriale, si può coltivare molto più a Nord, persino nei microclimi più favorevoli dei grandi laghi del Nord Italia, dove però la polpa rimane leggermente acidula.
Invaiatura aranceLa resistenza al freddo di una pianta adulta di Arancio Dolce si aggira attorno ai -6/-7 °C (21-19 °F); ovviamente queste temperature sono da riferirsi come picco sporadico e non continuative per tutte le notti invernali. Un problema comune a molti agrumi è la maturazione invernale dei frutti; nell'Arancio, infatti, il frutto è danneggiabile a temperature meno rigide di quelle che potrebbe reggere la pianta.
Questo vuol dire che gelate di qualche grado sotto zero, pur non danneggiando la pianta, potrebbero far marcire i frutti prima che giungano a maturazione. Temperature estive troppo elevate possono limitare le proprietà organolettiche delle Arance, rendendole poco gustose.
L'Arancio gradisce un'esposizione in pieno sole, condizione che permette di aver un maggior numero di frutti e migliori qualità gustative, tuttavia, in ambiente luminoso, si possono ottenere buoni risultati anche con solo mezza giornata di sole diretto.
Citrus sinensis è una specie abbastanza resistente alla siccità, però le Arance sono composte prevalentemente da acqua e zuccheri, dunque, l'assenza prolungata di acqua, pur non portando necessariamente al deperimento della pianta, può arrecare gravi danni alla produzione.


La maggior parte degli aranceti sono concentrati nel Mezzogiorno, una parte d'Italia in cui l'estate è particolarmente siccitosa, di conseguenza, la maggior parte degli impianti sono irrigui.
L'Arancio, come del resto molti altri agrumi, è una pianta piuttosto esigente in quanto a terreno che, idealmente, dovrebbe essere sciolto, ricco di sostanza organica, drenante, profondo e neutro (pH tra 6 e 8); sono da evitare terreni pesanti, alcalini e poveri.
La potatura dell'Arancio, in assenza di gelate, si svolge nel tardo inverno (dopo la raccolta e prima della ripresa vegetativa), accorciando e diradando i rami che si incrociano, arieggiando la chioma e controllandone l'eccessivo vigore.


Varietà di Arance :

L'arancio è una specie molto diffusa, anche in zone molto diverse tra loro, questo ha permesso la selezione di oltre duemila varietà (c'è chi sostiene ben di più), tuttavia quelle coltivate su larga scala sono solo un centinaio ed, in Italia, solo poche si trovano comunemente nei supermercati.
Le diverse varietà di Arancio differiscono per colore, epoca di maturazione, ma anche per gusto, succosità, aromi e spessore della buccia.
Tutte le varietà possono essere raggruppate in tre grandi categorie:

  • Arance Rosse (Arance Sanguigne) : ne sono un esempio le cultivars Tarocco, Moro, Sanguinello.  L'elevate presenza di Antociani conferisce loro un aspetto scuro, la polpa è leggermente acidula e succosa, la loro coltivazione è assai diffusa in Sicilia.
  • Arance Bionde "Ombelicate" (Navel) : ad esempio  Washington Navel, Navelina, Brasiliano. La loro maturazione può essere più precoce di altre, sono caratterizzate da una polpa chiara, dolce e dalla presenza di una protuberanza (ombelico) apicale, questa è dovuta ad un secondo frutto (in via di formazione) all'interno dell'Arancia stessa. Queste arance, di solito, sono apirene e con una buccia spessa.
  • Arance Bionde "Non Ombelicate": ad esempio Biondo Comune, Belladonna, Valencia, Ovale Calabrese. Come le precedenti, hanno polpa chiara, ma sono prive della protuberanza che contraddistingue le Navel. Sono particolarmente indicate per la produzione di spremute. All'interno di questo gruppo ci sono alcune tra le varietà più tardive, che possono maturare anche verso Aprile/Maggio.

Germogli di Arancio



Malattie e Parassiti :

L'arancio è una specie soggetta all'attacco di diversi patogeni, i quali coprono un grosso spettro di danni, da piccoli danneggiamenti fogliari, fino alla morte della pianta. Alcuni dei principali responsabili di malattie nell'arancio sono elencati sotto:

  • Cocciniglia: un parassita che si nutre della pianta, frequentemente si insidia a livello del picciolo, al riparo dal sole, provocando la cascola del frutto; inoltre producono una melassa che aumenta il rischio di fumaggine.
  • Gommosi: causata da un fungo, si denota per la presenza di un essudato gommoso che fuoriesce da fessurazioni della corteccia. E' causa di scarsa fioritura e vigoria, nonché di clorosi.
  • Afide degli Agrumi: parassita le nuove foglie ed i rami in allungamento, succhiando la linfa, riduce i nutrienti disponibili per la pianta. Le foglie colpite hanno un aspetto "accartocciato" e ridotta attività fotosintetica.
  • Mosca della Frutta: particolarmente attiva negli ambienti caldi, utilizza le arance per ovideporre e causa la cascola dei frutti.
  • Mal secco degli agrumi: questo fungo è responsabile degli ingiallimenti fogliari, spesso a livello delle nervature. Questo patogeno provoca la caduta delle foglie e il disseccamento dei rami, mentre se sono le radici ad essere colpite, la pianta muore.

Riproduzione e Portainnesti :

L'Arancio Dolce (Citrus sinensis) si moltiplica tipicamente tramite innesto. Come portainnesto vengono utilizzati altri agrumi, ognuno dei quali conferisce caratteristiche peculiari. Nelle zone più miti si utilizza l'Arancio Amaro che sviluppa radici profonde e conferisce longevità alla pianta; in zone più fredde è utile innestare l'Arancio sul Poncirus trifoliata, questo è l'unico agrume deciduo che aumenta la resistenza all'umidità e al freddo di ciò che su di esso viene innestato. Più raramente si propaga tramite Talea o Margotta, se invece lo si volesse coltivare partendo da Seme è bene sapere che ci vorranno parecchi anni prima che entri in produzione ed i frutti che si otterranno potranno essere anche molto diversi rispetto alla pianta madre.

Citrus sinensis flowers

Allegagione arance

Citrus sinensis

























Aranceto Calabria estate

Disegno Citrus sinensis

lunedì 30 maggio 2016

Come si Coltiva il Timo (Thymus sp.)?

Con il nome generico "Timo" ci riferiamo a diverse specie di piante aromatiche con cui è possibile fare tisane ed insaporire le pietanze.

Quante specie di Timo esistono? Dove si può coltivare il Timo? Quali cure necessita?

Foglie di Thymus vulgaris


Il Thymus (Timo, in italiano) è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Lamiaceae che, al suo interno, comprende decine di specie.
Le caratteristiche di cui parlerò sono comuni a molte di queste specie, dettagli sulla singola specie saranno discussi successivamente.

Le origini del Timo sono da ricercarsi nelle zone temperate d'Europa, dai Balcani al Caucaso, passando per il bacino Mediterraneo. Il suo habitat naturale è rappresentato dalle zone aride, rocciose ed assolate, dal livello del mare sino a quote di oltre 1.500 metri (4.900 ft).
Le proprietà di questa pianta erano note già in tempi remoti, infatti, estratti di questa pianta, erano comunemente utilizzati per l'imbalsamazione dei corpi, sin dall'epoca degli antichi Egizi, mentre i Greci, considerandolo una fonte di coraggio, lo bruciavano come incenso in onore dei loro Dei.


Botanica e Fisiologia :

Infiorescenze Timo
Il Timo, diversamente da altre piante aromatiche come il Basilico, è una pianta sempreverde perenne a portamento arbustivo che, di solito, non supera un'altezza di 40-50 cm (15-20 inch). La parte inferiore è lignificata, mentre quella superiore è formata da numerose ramificazioni che conferiscono al Timo un aspetto molto compatto.
Nella quasi totalità delle specie, le foglie sono di piccolissime dimensioni, ricoperte da una peluria e con tonalità che variano dal verde, al grigio-argenteo. I fiori del timo, anch'essi molto piccoli, sono di colore bianco, rosa o lilla, sono riuniti in una sorta di spiga che emerge dall'ascella fiorale e sono particolarmente amati dagli insetti pronubi, tra cui le api, le quali producono il prezioso miele di Timo. La fioritura del Timo inizia nella tarda primavera e può durare tutta l'estate. I frutti sono degli acheni non particolarmente appariscenti, ognuno dei quali contiene 4 semini.


Specie di Timo :

Come accennato poco sopra, esistono centinaia di specie di Timo con differenze più o meno significative, di seguito un elenco, con una breve descrizione, delle specie più diffuse di Timo.

  • Timo Comune (Thymus vulgaris) : Probabilmente il Timo più utilizzato a scopo ornamentale ed officinale e il classico Timo che si trova nei giardini, di esso esistono innumerevoli varietà, con differenze nelle foglie e nel portamento
  • Timo Erba Barona (Thymus herba barona) : Diffuso allo stato selvatico sulle montagne di Corsica e Sardegna, la specie è molto usata in cucina, con un aroma che ricorda il cumino
  • Timo Spagnolo (Thymys zygis) : Specie di origine spagnola, sebbene non sia così ricco di olii essenziali, è comunque diffuso ed utilizzato a scopo ornamentale
  • Timo Strisciante (Thymus praecox) : Specie dal portamento particolarmente strisciante e tappezzante, cresce a quote leggermente più elevate di altre specie e molte varietà sono state selezionate per la copiosa ed appariscente fioritura
  • Timo Limone (Thymus x citriodorus) : Caratterizzato da foglie variegate, spesso di color giallo con una fragranza simile a quella del Limone
  • Timo Serpillo o Cedrato (Thymus serpyllum) : Facilmente confondibile con il Timo Comune, si differenza però per l'assenza di peluria fogliare e per gli steli maggiormente lunghi con foglie più distanziate tra loro

Coltivazione, Clima e Cure :


Timo LimoneIl Timo è una pianta Mediterranea, che ama posizioni assolate tipiche dei declivi rocciosi della nostra penisola. La specie è resistente al siccità e, una volta affrancata, non necessita di innaffiature, se non dopo prolungati periodi torridi ed aridi di molte settimane. Nonostante ami il clima Mediterraneo, il Timo resiste al gelo e può sopportare abbassamenti di temperatura fino a -10°/-15°C (14-5° F). La specie gradisce climi con piccole escursioni termiche giornaliere, condizioni molto comuni sui pendii esposti al mare. Il Timo si adatta a diversi terreni, pur preferendo quelli leggermente basici e calcarei. Si accontenta anche di terreni poveri, mentre rifugge da quelli troppo compatti che creano ristagni idrici che, specie in inverno, possono essere letali. La riproduzione del Timo avviene tramite talea o, più semplicemente, seminando.


Raccolta ed Utilizzi :

Le foglie di Timo si possono raccogliere tutto l'anno anche se, solitamente, si rimuovono sia le foglie che l'infiorescenze, prima che i fiori si aprano e dunque, nel periodo primaverile ed estivo. Le foglie possono essere poi consumate così come raccolte o fatte essiccare per successivi utilizzi.
Il Timo viene utilizzato in cucina per aromatizzare piatti a base di pesce, carne e verdura, ma è anche utilizzato per preparare infusi.
Il Timo è anche una pianta officinale, ha elevate proprietà antisettiche e, i suoi infusi, vengono utilizzati sia come calmanti, sia per alleviare la tosse e le principali patologie dell'apparato digerente. In cosmetica è utilizzato per la preparazione di deodoranti, sciampi ed è particolarmente indicato per le pelli grassi.
Tutti questi benefici sono dovuti essenzialmente a due principi attivi: il Timolo (fino al 70%), il Carvacloro (fino al 15%) e, in quantità minore, altri fenoli. La concentrazione relativa di Timolo è più alta se le foglie vengono raccolte in inverno, mentre in estate si ha una maggior produzione degli altri fenoli.

Fiori Thymus vulgaris

Foglie variegate di Timo

Fiori di Timo



giovedì 19 maggio 2016

Aloe saponaria, Come Distinguerla dalle altre Specie di Aloe?

L'Aloe saponaria, nota anche come Aloe maculata, è una delle innumerevoli specie di Aloe.

Ma quali sono i suoi tratti distintivi? Come è possibile distinguere l'Aloe saponaria dalle altre specie di Aloe? Dove può crescere? Come si coltiva?

Fioritura Aloe Saponaria



























L'Aloe saponaria, come del resto tutte le altre specie del genere, appartiene alla famiglia delle Xanthorrhoeaceae (o, secondo altre classificazioni, Aloaceae) ed è originaria dell'Africa meridionale, dove vive nelle zone aride di Sud Africa, Zimbabwe e Botswana.

Botanica :

Foglie Aloe maculataLa specie è molto eterogenea e piante diverse possono avere foglie di colori che variano dal verde chiaro al rosso tendente al viola. Le foglie dell'Aloe maculata sono succulente, lunghe circa 25-30 cm (10-12 inch) e, diversamente da molte altre Aloe, hanno innumerevoli macchie biancastre, che formano delle striature assai caratteristiche, inoltre presentano un margine seghettato. Le infiorescenze sono raggruppate all'apice degli steli fiorali (a volte anche ramificati a forma di candelabro), che emergono dalla parte centrale dell'Aloe e, potendo raggiungere 70-90 cm (27-35 inch), sono più alti della pianta stessa. Uno dei tratti distintivi dell'Aloe saponaria è la pannocchia fiorale, essa è, infatti, compatta e dalla forma appiattita e non slanciata come di solito avviene in altre Aloe. Il singolo fiore è di colore arancione con, all'estremità, sfumature violacee, ha la classica forma a calice che perfettamente si è evoluta per l'impollinazione da parte dei colibrì. 
L'Aloe maculata è una specie praticamente priva di fusto, raggiunge un'altezza di circa 30 cm (12 inch) ed è dotata di radici vigorose che possono dare origine a nuove piantine, sia nelle immediate vicinanze della piante madre, sia fino ad oltre 1 metro (40 inch) di distanza.


Coltivazione e Cure :

In Italia l'Aloe saponaria è coltivata principalmente a scopo ornamentale e la sua fioritura si protrae dalla primavera, sino all'inizio dell'estate. Essa sembra essere indotta da un periodo fresco, in cui vi siano temperature non superiori ai 15° C (59° F). La specie resiste senza danni fino ad una temperatura minima di circa -7° C (19° F) ma, anche con temperature inferiori, recupera abbastanza bene ed è quindi coltivabile in molte zone del Sud Italia, e nelle zone costiere più riparate del centro-nord, tra cui anche alcune sponde dei grandi laghi del Nord Italia con un microclima molto mite.
Sebbene riesca a crescere tranquillamente in pieno sole, l'esposizione a mezz'ombra, almeno in zone con estati torride, è quella ideale. La specie è molto resistente alla siccità, le foglie succulenti, infatti, non sono altro che foglie modificate per "trattenere" acqua. Le innaffiature devono essere ridotte e, possibilmente, effettuate bagnando solo la terra e non le foglie che, altrimenti, potrebbero andare incontro a marciumi. L'Aloe maculata è poco esigente in quanto a terreno, si accontenta anche di quelli poveri e sassosi, tuttavia predilige quelli sabbiosi, in cui non vi sono ristagni idrici, i quali sono poco tollerati dalla specie. La potatura è un'operazione facoltativa e si limita alla rimozione delle foglie basali più vecchie.
Il metodo di riproduzione più utilizzato è tramite rimozione dei polloni che, dalle radici della pianta madre, generano le piante figlie. Un altro metodo di moltiplicazione è la talea, le foglie prelevate devono essere interrate in un vaso con all'interno terra e sabbia, affinché possa radicare è consigliabile tenere il substrato umido e il vaso in posizione ombreggiata.
L'Aloe maculata è forse un po' meno conosciuta dell'Aloe vera, ma ben più rustica e coltivabile all'aperto in molte più zone d'Italia.

Foglie Aloe saponaria

Steli ed infiorescenze Aloe saponaria

Fiori Aloe maculata

Fiori  Aloe saponaria

lunedì 9 maggio 2016

Tamarillo o Albero del Pomodoro (Cyphomandra betacea), Coltivarlo Partendo da Seme

Il Tamarillo (Cyphomandra betacea), detto anche Albero del Pomodoro, è una pianta da frutto tropicale imparentata con il ben noto pomodoro che tutti noi conosciamo. I frutti del Tamarillo assomigliano a dei pomodori a forma ovale e sono reperibili nei mercati etnici ma, soprattutto sotto Natale, anche nei supermercati più forniti. 

Come si deve coltivare il Tamarillo? Come piantare i suoi semi? Dopo quanto tempo inizierà la fruttificazione dell'Albero dei Pomodori? In che clima è possibile coltivarlo? Come si mangia il Tamarillo?


Fiori tamarillo



Origine e Diffusione :

Il Tamarillo è nativo delle zone tropicali del Sud America, dove cresce sulle Ande dell'Ecuador, Perù, Colombia, Bolivia, Cile, fino a spingersi al limite settentrionale dell'Argentina.
Oggi, oltre ad essere diffuso nelle sue zone di origine, è comune anche in molte zone tropicali (o anche subtropicali) di Africa ed Asia. Ovviamente più ci si allontana dall'equatore, più l'altitudine a cui viene coltivato si abbassa, fino ad arrivare alle pianure nelle zone subtropicali.
Questa specie è coltivata anche in Nuova Zelanda, un'isola che, sebbene non tropicale, gode di un clima oceanico che, sotto certi aspetti, ha temperature simili a zone di montagna tropicali.
L'Albero del Pomodoro, in Italia, è ancora poco diffuso, sebbene potrebbe crescere agevolmente sulle coste Siciliane e Calabresi o laddove le gelate siano eventi molto rari.
La coltivazione del Tamarillo si è dimostrata praticabile anche sulla mite fascia costiera della Liguria, regione in cui la specie cresce e fruttifica abbondantemente.


Com'è e che gusto ha il frutto del Tamarillo? :

Frutto Tamarillo Aperto
Il frutto dell'Albero del Pomodoro pesa circa 40-50 gr, è di forma ovale ed, esternamente, è ricoperto da una buccia liscia. A maturazione il suo colore è, solitamente, rosso intenso, quasi amaranto, la consistenza è simile a quella di un pomodoro. La polpa del frutto è morbida e contiene numerosi semi di piccole dimensioni, che non danno troppo fastidio durante la masticazione. Il sapore è particolare, asprigno ed intenso, e può ricordare quello di un pomodoro parzialmente acerbo, sebbene sia molto più aromatico. Il tamarillo si può mangiare come ortaggio, oppure utilizzarlo per preparare confetture, tuttavia c'è a chi piace così tal quale. Un modo pratico per mangiarlo è quello di tagliarlo a metà e, con un cucchiaino, estrarre la delicata polpa.


Botanica e Fisiologia :

Cyphomandra betaceaIl Tamarillo (Cyphomandra betacea) appartiene alla famiglia delle Solanaceae, la stessa dei Pomodori e delle Melanzane. Per questo motivo, oltre che per la somiglianza del frutto, è anche chiamato Albero del Pomodoro. La specie si sviluppa sotto forma di piccolo albero, che in media raggiunge un'altezza di 2-3 metri (6,5-9 ft), il tronco adulto è di colore grigio e di consistenza semi-legnosa.
Foglie di TamarilloCyphomandra betacea è una pianta assai poco longeva; vive, infatti, solo 10 anni o poco più. Di conseguenza, la sua fioritura (e fruttificazione) è molto precoce e, nelle condizioni di crescita ideali, può avvenire già al secondo anno di vita. Le foglie del Tamarillo sono alterne, di grosse dimensioni, a forma di cuore e dotate di un picciolo particolarmente robusto. Il loro colore è verde inteso, anche se, nella fase giovanile, possono avere diverse sfumature di rosso ed una peluria nella zona superficiale. Un'altra peculiarità di queste foglie è l'odore che emanano, basta strofinarle leggermente per aver le mani impregnate di quest'essenza molto (forse troppo) aromatica. I fiori sbocciano all'apice, o all'ascella fogliare, dei nuovi rami e sono raggruppati in corimbi, ognuno dei quali può contenerne fino a dieci; il singolo fiore è ermafrodita, di colore bianco rosato ed ha un diametro di circa 1,5 cm (0,6 inch). L'albero del pomodoro è una pianta generalmente autofertile, si può dunque avere una buona produzione anche con un unico esemplare. La fioritura è leggermente scalare, così come la maturazione dei frutti che avviene circa 6-8 mesi dopo l'impollinazione.
Il frutto del Tamarillo, lungo circa 6-8 cm (2,4-3 inch) e largo la metà, è ricco di Vitamine, tra cui la Vitamina C ed E, oltre al beta-carotene, un precursore della Vitamina A.


Coltivazione, Clima e Cure :

Fiori Albero del PomodoroIl Tamarillo (Cyphomandra betacea) è una pianta tropicale, tuttavia, crescendo sulle Ande a quote superiori ai 1000 m, si è evoluto per adattarsi a questo clima, di conseguenza ha una buona tolleranza al freddo.
Quindi per la coltivazione, a livello pratico, l'Albero del Pomodoro è da considerarsi una pianta subtropicale, più che una strettamente tropicale come Rambutan e Durian.
L'Albero del Pomodoro si propaga molto bene tramite semina o, più raramente, tramite talea. I semi, come tipico delle Solanaceae, germinano piuttosto velocemente, basta solo tenere il terreno umido ed avere temperature medie superiori ai 20°C (32°F). La crescita della pianta è rapidissima e, dopo un anno, può già abbondantemente superare il metro di altezza. La potatura del Tamarillo è consigliabile effettuarla nel periodo meno caldo dell'anno e può essere anche piuttosto severa, infatti, l'elevata vigoria e la produzione di fiori all'apice dei nuovi rami, non pregiudica la produzione dei frutti.

Il Tamarillo si può coltivare anche in zone temperate calde, come lo sono le coste più riparate dell'Italia, la pianta adulta, infatti, può reggere effimere gelate nell'ordine di -2/-3°C (28-26°F), ciò nonostante le giovani piante soffrono già a temperature prossime agli zero gradi centigradi (32°F) e possono morire interamente anche con brevi esposizioni al gelo. Quindi, per chi volesse coltivarlo in Italia, suggerirei di mettere in piena terra il Tamarillo, solo dopo averlo coltivato per i primi due anni in vaso, al riparo dalla intemperie invernali.
Cyphomandra betacea flowersNella scelta della dimora è bene considerare che la specie sviluppa numerose foglie di grosse dimensioni, ed è dunque sensibile al vento. In zone ventose e non riparate, questo può diventare un grosso problema e portare alla rottura di interi rami o, in casi estremi, addirittura allo sradicamento della pianta. In zone prettamente tropicali e pianeggianti, il Tamarillo potrebbe avere una produzione scarsa (o nulla), l'induzione a fiore sembra infatti essere stimolata da temperature (specie notturne) fresche che, ai tropici, si possono avere solo in montagna. In Italia, ed in generale nelle zone subtropicali, la fioritura è tardo primaverile ed estiva, mentre la maturazione dei frutti avviene nel tardo autunno ed inverno; a livello organolettico i migliori frutti sono prodotti in zone subtropicali con giornate calde e nottate fresche. Nelle zone tropicali più vicine all'equatore non si ha una vera stagionalità, si possono avere fiori contemporaneamente a frutti maturi e, dunque, si hanno produzioni in più periodi dell'anno.

Il Tamarillo, essendo una pianta di Montagna, non ama temperature troppo elevate, infatti, prolungati periodi con oltre 30°C (86°F) possono causare la cascola dei frutti e, oltre i 35°C (95°F), il deperimento della pianta. L'Albero del Pomodoro ha un apparato radicale superficiale e foglie molto grandi da cui "perde" acqua, questo, oltre a renderlo più soggetto ai danni da vento, lo rende particolarmente avido di acqua. Le irrigazioni devono essere molto frequenti, ma mai troppo abbondanti, la specie è assai sensibile ai ristagni d'acqua; per ovviare a questo problema potrebbe essere utile scegliere un'esposizione su un declivio o utilizzare una buona pacciamatura.
Per quanto detto sopra si intuisce che, con l'estate Mediterranea, è consigliabile un'esposizione a mezz'ombra, magari fatta da alberi decidui, così da poter godere del Sole nei freddi mesi invernali.
Il terreno ideale è ricco di sostanza organica e ben drenante, meglio evitare quelli eccessivamente pesanti ed argillosi. Il Tamarillo è una specie abbastanza rustica, talvolta può essere attaccata dagli Afidi, ma raramente compromette seriamente la salute dalla pianta.


Varietà :

Esistono numerose Cultivars di Tamarillo tra cui le più famose sono:


  • Ruby Red : Diffusa in Nuova Zelanda, ha un frutto largo, di colore rosso scuro ed è ottima per preparazioni culinarie, l'acidità viene ridotta se lasciato maturare 2-3 settimane dopo la raccolta.
  • Oratia Red : Frutto di grosse dimensioni dal sapore particolarmente acido
  • Ecuadorian Orange : Frutto delle dimensioni di un uovo, il colore esterno è arancione e il sapore è meno acido di Oratia e Ruby Red
  • Goldmine : Nuova selezione di origine Neozelandese, di color oro ed dalle ottime qualità organolettiche
  • Rothamer : Varietà di origine Californiana caratterizzata dall'elevata pezzatura dei frutti, che sono di colore rosso con polpa giallo oro e dal sapore dolce. La pianta è molto vigorosa e la produzione più abbondante delle altre varietà

Fiori e Frutticini Cyphomandra betacea


Young Cyphomandra betacea

Frutticino Tamarillo

























Frutti Immaturi Tamarillo

Frutti Maturi Tamarillo

Coltivazione Tamarillo