lunedì 1 febbraio 2016

Com'è il Clima della Primavera?

La primavera è per definizione la "stagione pazza", in cui si alternano momenti che ci fanno pensare all'estate, ad altri che ci ricordano come l'inverno sia appena trascorso. 

Quando inizia la primavera? Qual è il Clima della primavera Italiana? Perché ci sono questi forti sbalzi di temperatura? 

La primavera è una delle quattro stagioni delle zone temperate, nonché quella che segna il passaggio tra l'inverno e l'estate. 
La primavera astronomica inizia con l'equinozio di primavera che, nell'emisfero Boreale, è il 20 o il 21 Marzo, a seconda degli anni e finisce con il solstizio d'estate (circa il 21 Giugno).
La primavera meteorologica, ovvero quella utilizzata dai meteorologi, è definita come i 3 mesi che separano la stagione fredda (inverno) dalla stagione calda (estate); essa inizia il 1 Marzo e termina il 31 Maggio.

Fiori di Primavera


Potremmo leggere le seguenti righe accompagnati dalla famosa primavera di Vivaldi (clicca sotto):






Agli equinozi, l'incremento di ore di luce tra un giorno e l'altro è massimo, nel Nord Italia le giornate possono allungarsi quasi 5 minuti al giorno.
In primavera il Sole ritorna a scaldare la Terra, inizia ad essere alto e le ore di Luce tornano ad essere superiori alle ore di Buio. Tuttavia vi è un'inerzia termica, non bastano poche giornate di tiepido Sole a riscaldare l'acqua del Mediterraneo dopo mesi di inverno, o a sciogliere tutta la neve accumulatasi sulle Alpi; le masse d'aria fredda non si sono ancora stabilmente ritirate più a Nord.
Questo è il motivo per cui, sebbene la forza del Sole sia la stessa, durante l'equinozio di primavera fa più freddo rispetto all'equinozio d'autunno. I meteorologi hanno stimato un'inerzia termica media di circa 1 mese rispetto ai Solstizi, ovvero la temperatura dell'emisfero Nord si raffredda all'incirca fino al 21 Gennaio e da lì in poi ricomincia a crescere fino al 21 Luglio.
Le masse d'aria calda provenienti da Sud, cercando di scalzare le masse d'aria fredda, generano forti perturbazioni e rendono il clima primaverile estremamente altalenante e variabile.

Per le ragioni dette sopra la primavera è la stagione in cui, almeno in zone non costiere, vi sono le maggiori escursioni termiche tra giorno e notte, l'aria è fredda, ma il Sole è caldo, di notte può gelare, di giorno possono esserci oltre 20°C.

Come spiegato in questi due post (1 e 2), le masse d'acqua fungono da volano termico, questo è il motivo per cui spesso in primavera le zone costiere registrano temperature massime inferiori rispetto alle zone di pianura interne. Verso fine Aprile non è raro vedere temperature massime più elevate a Bologna rispetto a Palermo, ad esempio nella prima decade dell'Aprile 2011 ci fu un'anomala ondata di caldo che fece raggiungere temperature prossime ai 30°C in molte zone della Pianura Padana, negli stessi giorni, sulle coste della Liguria, a 200 km di distanza, le località più calde raggiunsero a stento i 20°C.

Bulbose nel sottobosco primaverile


In  Italia la primavera è, di solito, più movimentata nel Nord della Penisola, zona in cui sono maggiori gli scontri tra correnti d'aria di diversa natura. In molti capoluoghi del Nord il trimestre primaverile è quello in cui si registrano maggiori accumuli pluviometrici, mentre al Sud è spesso l'autunno la stagione più piovosa.


Di seguito alcuni dati meteo relativi alla primavera, in diversi capoluoghi italiani.

Si può notare che capoluoghi come Firenze (entroterra) e Genova (sul Mare), pur avendo latitudine simile, hanno escursioni termiche ben diverse.



Città
Mese
Temp. Min. Media
Temp. Max. Media
Pioggia (mm)

Torino
Marzo
2,7°C (36,9°F)
13,4°C (56,1°F)
72,5
Aprile
5,7°C (42,3°F)
16,6°C (61,9°F)
113,3
Maggio
10,4°C (50,7°F)
20,7°C (69,3°F)
145,3

       Genova
Marzo
8,2°C (46,8°F)
14,6°C (58,3°F)
81,7
Aprile
10,5°C (50,9°F)
16,8°C (62,2°F)
88,0
Maggio
14,2°C (57,6°F)
20,5°C (68,9°F)
72,4

Bologna
Marzo
4,1°C (39,4°F)
14,2°C (57,6°F)
54,2
Aprile
7,4°C (45,3°F)
17,7°C (63,9°F)
74,2
Maggio
12,0°C (53,6°F)
23,0°C (73,4°F)
58,0

Roma
Marzo
5,2°C (41,4°F)
15,2°C (59,4°F)
57,8
Aprile
7,5°C (45,5°F)
17,7°C (63,9°F)
80,5
Maggio
11,6°C (52,9°F)
22,8°C (73,0°F)
52,8

Palermo
Marzo
9,6°C (49,3°F)
16,4°C (61,5°F)
78,2
Aprile
11,4°C (52,5°F)
18,7°C (65,7°F)
65,1
Maggio
15,3°C (59,5°F)
23,3°C (73,9°F)
36,2

Ancona
Marzo
3,6°C (38,5°F)
13,6°C (56,5°F)
56,8
Aprile
6,4°C (43,5°F)
16,9°C (62,4°F)
58,8
Maggio
10,9°C (51,6°F)
21,7°C (71,1°F)
54,0

L’aquila
Marzo
1,7°C (35,1°F)
12,3°C (54,1°F)
51,2
Aprile
5,0°C (41,0°F)
16,3°C (61,3°F)
56,6
Maggio
8,8°C (47,8°F)
20,9°C (69,6°F)
51,0

Firenze
Marzo
4,9°C (40,8°F)
15,7°C (60,3°F)
63,5
Aprile
7,5°C (45,5°F)
18,5°C (65,3°F)
86,4
Maggio
11,6°C (52,9°F)
23,7°C (74,7°F)
70,0


La primavera è anche la stagione del risveglio, nonché una delle migliori per lo sviluppo di molte piante, il gelo invernale non c'è più, la torrida estate non c'è ancora.
Tra le prime specie a fiorire ci sono le Bulbose (BucaneviPrimuleNarcisi, etc.), molte di esse fioriscono nel sottobosco, in un periodo in cui gli alberi sovrastanti sono ancora spogli. In questo modo possono sfruttare la luce solare che, in questo periodo, non essendo filtrata dalle foglie, giunge sino al suolo.

Il Verde è il colore simbolo della primavera, le foglie, appena emesse dalle gemme, sono tenere e di un verde particolarmente chiaro. Il risveglio è repentino, nel giro di qualche settimana, tutte le piante "ritornano alla vita", quasi all'unisono.

La primavera è più precoce al Sud Italia e al piano. Alberi che crescono a 1.000 metri sulle Alpi possono avere un ritardo fenologico anche di un mese o più, rispetto alla stessa specie coltivata a 300 metri sugli Appennini del Sud Italia.

E per concludere la Primavera di Botticelli (1482, Uffizi di Firenze) e qualche altro dipinto.


Primavera Botticelli









Campi in Primavera Monet

Primavera Bellusci

Albicocchi in Fiore Van Gogh

Arcimboldo Primavera

sabato 23 gennaio 2016

Rambutan (Nephelium lappaceum), un Frutto a Forma di Riccio

Nel periodo Natalizio i supermercati si riempono di frutti tropicali dalle forme strane e dai colori sgargianti. Tra questi, il frutto del Rambutan (Nephelium lappaceum), spicca per la presenza di peli rossi o giallognoli che emergono dalla buccia rossa, dando al frutto un aspetto simile ad un riccio.

Ma come si mangia il Rambutan? Qual è il suo gusto? Dove è possibile crescere il Nephelium lappaceum? Come coltivare il Rambutan?

Frutto Rambutan




Affinché si possa apprezzare il sapore del Rambutan è essenziale che il frutto sia al giusto grado di maturazione. Il colore della buccia deve essere rosso, quando vira al marrone i frutti iniziano ad essere troppo maturi.
Alcuni frutti, come le Banane, possono essere gustosi anche se troppo maturi; purtroppo il Rambutan non è tra questi e, poco dopo la maturazione ottimale, inizia ad avere un gusto nauseante, che ricorda quello del pesce andato a male.
Viceversa, un Rambutan maturo al punto giusto, ha una polpa soffice, liscia quasi come fosse fatta di gelatina e un gusto intenso, ma delicato, fresco e dolce. Per mangiare il Rambutan sarà sufficiente rimuovere la buccia con un'incisione, estrarre la polpa e consumarla ricordandosi che all'interno vi è un seme.
Il gusto del Rambutan potrebbe ricordare quello del "cugino" Litchi, sebbene quest'ultimo abbia una polpa dal sapore più acidulo.


Origine e Diffusione:

Albero RambutanIl Rambutan è il frutto della specie Nephelium lappaceum, appartenente alla famiglia delle Sapindaceae ed originaria del Sud-Est asiatico.
L'albero del Rambutan è tuttora particolarmente diffuso e coltivato in Indonesia, Malesia, Thailandia, ma è stato introdotto anche in altre zone tropicali del Mondo, come nel Centro-Sud America (Costa Rica, Ecuador, Colombia), nell'Africa Orientale (Tanzania, Madagascar), India e Sri Lanka. Oggigiorno la Thailandia detiene il record mondiale per quanto riguarda la produzione annua, che si aggira attorno alle 600.000 tonnellate, seguita dall'Indonesia che ne produce circa la metà. Il nome Rambutan deriva dalla parola Rambut che, in lingua Malese, significa capello, un chiaro riferimento alle escrescenze pelose presenti sulla buccia esterna del frutto. In Vietnam è invece denominato "Chom Chom" (capelli disordinati), a marcare la somiglianza tra capelli che spuntano da un cranio e i soffici filamenti che fuoriescono dalla buccia.


Botanica e Fisiologia:

Nephelium lappaceum flowers
Il Rambutan (Nephelium lappaceum) è una pianta sempreverde che, come il  Mangostano e il Durian, vive in zone strettamente tropicali. Non è quindi possibile coltivarlo in Italia e neppure nelle aree più miti del Mediterraneo; la sua coltura è risultata impraticabile anche in zone subtropicali come il Sud della Florida.
Questa specie si sviluppa sotto forma di albero di medie dimensioni, potendo raggiungere un'altezza di circa 15 m (49 ft). Il tronco, solitamente unico, è leggermente rugoso e di colore grigio-rossastro, mentre la chioma è espansa, con un portamento quasi ricadente, e particolarmente densa.
Le foglie del Rambutan sono alternate, pennate, lunghe fino a 30 cm (12 inch) e possono ricordare vagamente quelle del Noce. Le infiorescenze, a forma di grappoli eretti, si formano all'apice dei rami e sono composte da innumerevoli piccoli fiori di color giallo-verdino.
La sessualità del Nephelium lappaceum, è piuttosto complessa, esistono infatti piante maschili (i cui fiori possono solo impollinare), piante femminili (i cui fiori possono solo essere impollinati), e piante ermafroditi (che hanno prevalentemente fiori femminili, ma anche una piccola percentuale di fiori maschili).
Il frutto del Rambutan è grosso come una piccola albicocca, ha una forma ovale e, a maturazione, è di color rosso con sfumature gialle. La buccia non è troppo aderente al frutto e, come detto in precedenza, è ricoperta da vistose estroflessioni filamentose che conferiscono, al frutto, un aspetto simile ad un riccio di mare. La polpa è di color bianco, con all'interno un unico seme delle dimensioni di una grossa nocciolina. Il gusto del Rambutan è squisito, coinvolgente e privo sia di acidità che di amarezza. Il frutto, oltre ad avere un'elevata concentrazione di Vitamina C, contiene alte quantità di Flavonoidi e Acido Gallico, entrambi antiossidanti naturali che proteggono il nostro corpo.

Nephelium lappaceum frutti




Coltivazione, Clima e Cure :

Il Rambutan (Nephelium lappaceum) è una pianta adattata per un clima tropicale umido e può crescere, e produrre in maniera proficua, solo tra il 15°N e il 15°S.
La temperatura media annuale dovrebbe essere superiore ai 25° C (77° F), mentre temperature sotto i 10°C (50° F) portano al deperimento e alla morte dell'intera pianta nel giro di poco tempo.
Il Rambutan si adatta bene sia al pieno sole, sia alla mezz'ombra e necessita circa 1500 mm di acqua all'anno che devono essere ben distribuiti, con una stagione secca breve e non troppo intensa. Il terreno ideale è profondo, leggermente acido, fertile, ricco di sostanza organica e soprattutto ben drenante.
Le piante utilizzate negli impianti commerciali vengono riprodotte tramite innesto o talea e questo, oltre a garantire il sesso della pianta e le qualità dei suoi frutti, velocizza la messa in produzione. Il Rambutan si può produrre anche da seme, ma non fiorirà prima di 5-6 anni e, qualora fosse una pianta femminile, potrebbe produrre frutti più acidi.


Fenologia e Produzione :

Il Rambutan, in zone prive di una stagione secca, può produrre anche due volte l'anno: con una prima produzione, a cavallo tra fine autunno ed inizio inverno, ed una seconda, di solito meno cospicua, tra fine primavera ed inizio estate. In zone in cui vi è una stagione secca, come in Costa Rica, la fioritura è indotta dal ritorno delle piogge ed i frutti si sviluppano entro la fine della stagione delle piogge, in genere tra Agosto e Settembre; qui vi è quindi un'unica produzione annuale. Sebbene esistano cultivars autofertili, l'impollinazione incrociata è consigliabile ed anzi, per migliorare la produzione, si ricorre spesso all'impollinazione manuale. Se l'impollinazione viene lasciata solo a carico degli insetti pronubi solo una piccola percentuale (meno del 2%) di fiori si svilupperà in frutto.

Fiori di Rambutan

Foglie Rambutan

Rambutan Fruits





sabato 16 gennaio 2016

Edera (Hedera helix) alla Conquista delle Zone Ombrose, Come si Coltiva?

Tra le piante infestanti, l'Edera Comune (Hedera helix) è senz'altro quella che riesce a prosperare in zone dove nessun'altra pianta potrebbe sopravvivere. L'Edera cresce indisturbata, arrampicandosi sui rami di grosse piante all'interno di fitti boschi, così come sui muri interni di vecchi ruderi, dove regna un'ombra, che assomiglia quasi più al buio notturno. 
Laddove la luce del sole non arriva, l'Edera, non trovando competitori, cresce indisturbata, donando all'ambiente un fascino fiabesco ed incantato.

Edera comune




Qual è la Provenienza dell'Edera (Hedera helix) ?

L'Edera appartiene alle Araliaceae, una famiglia che annovera al suo interno diverse specie che si espandono dalle zone tropicali sino alle zone temperate fredde.
Hedera helix è il nome scientifico dell'Edera Comune; la parola ("helix" = elica) suggerisce la sua propensione ad arrampicarsi  a spirale, formando una sorta di elica attorno al tronco su cui si "arrotola".
Questa specie è di origine Europea ed è diffusa dal Sud della Scandinavia sino alla Grecia. Secondo alcuni studiosi, le specie Hedera hibernica (Spagna) e Hedera canariensis (Isole Canarie e Nord Africa), sarebbero in realtà delle sottospecie di Hedera helix.


Com'è Fatta l'Edera ? - Botanica e Fisiologia :

L'Edera è una pianta rampicante oppure, in assenza di appigli, strisciante, diventando quasi tappezzante. I fusti, inizialmente erbacei, diventano legnosi con il trascorrere degli anni e possono superare i 25 metri (82 ft) di lunghezza. I fusti dell'edera sono villosi e ricoperti da radici avventizie, che hanno il compito di ancorare l'intera pianta ai tronchi degli alberi o a qualsiasi altro oggetto su cui si possano arrampicare o aggrappare.
Fiori edera
Hedera helix è una specie sempreverde dotata di foglie dalla forma lobata, di color verde scuro con venature biancastre ed attaccate al fusto tramite un lungo picciolo. Le foglie dell'Edera possono essere diverse anche se della stessa pianta (ad es. trilobate o pentalobate, più o meno scure etc..), questo fenomeno è noto come Eterofillia, inoltre alcune varietà sono state selezionate per l'aver foglie variegate.
Frutti ederaLe infiorescenze sbocciano, in autunno, sull'apice dei fusti e sono costituite da numerosi fiori di color giallo-verdastro, molto ricchi di nettare.
I frutti dell'Edera sono bacche di color blu scuro, riunite in grappoli. Sono tossici e maturano tra l'inverno e la primavera, a seconda delle condizioni ambientali.
La riproduzione dell'Edera è assai semplice, le talee radicano facilmente, inoltre le radici aeree (radici avventizie) presenti sui fusti, possono, se a contatto con la terra, generare vere e proprie radici. Data l'efficacia di queste tecniche, la moltiplicazione per seme è assai meno usata.


Come Coltivare l'Edera ? - Esposizione e Clima:

L'Edera Comune (Hedera helix) è una pianta molto rustica ed adattabile, può resistere a forti geli con temperature inferiori a -20°C (-4° F), così come al caldo estivo. L'esposizione ideale è ombreggiata, ma può crescere anche in zone più assolate, ama terreni ricchi di humus, pur crescendo su praticamente tutti i terreni, a patto che siano ben drenanti e non troppo secchi.
Edera comuneUn'eccessiva esposizione al sole, specie in zone torride, può bruciare le foglie e rallentare notevolmente la velocità di crescita.
Una pianta affrancata non necessita, di norma, irrigazioni e sono sufficienti i temporali estivi per apportare l'acqua necessaria, ancor più che, di solito, godono di una naturale pacciamatura, offerta dal sottobosco ricco di foglie secche ed altri detriti vegetali.





Proprietà Terapeutiche :

In pochi sanno che l'edera possiede proprietà officinali e terapeutiche, ed è considerata un'erba amara aromatica. Estratti di edera sono diffusi ad uso erboristico e cosmetico, si pensa, infatti, che abbiano una notevole efficacia nel combattere gli inestetismi della pelle come l'invecchiamento e la cellulite.
Inoltre è utilizzata anche per combattere i sintomi influenzali come tosse e catarro, questo grazie all'azione di particolari molecole contenute nelle foglie, chiamate Saponine.

Hedera helix leaves

Edera strisciante

Edera sul muro rudere





Edera sugli alberi del bosco



Disegno edera





lunedì 11 gennaio 2016

Che Cos'è l'Evoluzione? e la Selezione Naturale?

Fin da bambini ci è stato detto che l'Homo sapiens si è evoluto dalle scimmie, che gli adattamenti all'ambiente sono il frutto dell'evoluzione e che una specie o evolve o si estingue. 

"Ma cosa vuol dire evoluzione? Che relazione c'è tra evoluzione, adattamento e selezione naturale? Come funziona l'evoluzione?"

Che le specie esistenti siano adattate all'ambiente in cui vivono pare evidente anche agli occhi dei più distratti. Basta infatti osservare un orso polare per notare che, per non sprofondare nella neve, ha un'ampia superficie delle zampe, superiore a quella degli orsi bruni; oppure i grandi mammiferi marini che, vivendo in acqua, hanno sviluppato grandi polmoni che permettessero loro lunghe immersioni; o ancora la forma a "calice stretto" di alcuni fiori allo scopo di attirare, ad esempio, i colibrì, a loro volta dotati di un becco lungo ed appuntito.


Evoluzione dell'uomo

























D'evoluzione avevamo già accennato qualcosa qua, ma quali sono i meccanismi che la governano?

Tutti gli organismi evolvono ("cambiano") nel corso di migliaia, a volte milioni di anni. L'evoluzione è, infatti, un processo lento e continuo che, in alcuni casi, può portare alla formazione di nuove specie (fenomeno della speciazione).

Fino a metà '800 non si aveva una spiegazione scientifica dell'evoluzione, la si conosceva, ma si ignorava la causa che la generasse. 
Nel 1859 il naturalista inglese Charles Darwin, pubblicò "L'origine delle specie", un trattato che rivoluzionò totalmente il concetto di evoluzione, dando una spiegazione scientifica documentata.

Il concetto di evoluzione è molto semplice :

Ogni individuo di una certa specie è simile, ma non identico, ad un altro individuo. Così come tra gli uomini esistono quelli alti, bassi, con occhi chiari o scuri etc., così, in tutte le specie, ci sono delle differenze dovute ai diversi geni.
Una popolazione di un'unica specie sarà quindi composta da individui con diverse caratteristiche.
Prendiamo le Gazzelle della Savana, esse devono saper correre veloce per poter sfuggire ai loro predatori. Le Gazzelle che avranno i geni del "correre veloce" saranno più adatte all'ambiente, rispetto a quelle che possiedono i geni del "correre lente". In altre parole le prime sono più adatte all'ambiente "Savana", ed avranno maggiori possibilità di sopravvivere e, dunque, di riprodursi e trasmettere i loro geni. Ad ogni generazione la popolazione evolverà un pochino verso gazzelle "più veloci", nel corso di migliaia di anni la popolazione di gazzelle potrà essere più veloce (e dunque più adatta), rispetto a quella di partenza.
Questo è un esempio di selezione naturale, gli individui con i "geni migliori" prenderanno il sopravvento sugli altri.

Il termine "geni migliori" è però inesatto, si deve infatti parlare di "geni più adatti" e questo è sempre riferito ad un ambiente specifico e alla pressione evolutiva che esso esercita.
I geni del "correre veloce" non sarebbero selezionati in una popolazione di mucche Svizzere, semplicemente perché, non essendoci pressione evolutiva (non essendoci predatori), questi geni non sarebbero né più adatti, né meno adatti, rispetto ai geni del "correre lenti".

Se però cambia l'ambiente in cui si trova una popolazione, e quindi il tipo di pressione evolutiva, i geni "più adatti" potrebbero diventare i geni "meno adatti" e viceversa.

Un classico esempio di questo concetto è venuto alla luce in Inghilterra, durante la rivoluzione industriale.

In Inghilterra, prima della rivoluzione industriale, c'era una popolazione di Falene (Biston betularia) formata, prevalentemente, da individui dal colore bianco-grigio, che aiutava loro a mimetizzarsi nelle foreste di Betulle e altre specie dal legno chiaro e, dunque, a sfuggire ai predatori.
Un esiguo numero di individui erano di colore scuro, questo carattere era dovuto ad una mutazione genica che ha trasformato i geni "color chiaro" in geni "color scuro". Il numero era esiguo perché gli individui scuri, mimetizzandosi male, erano predati più facilmente e dunque, i loro geni erano trasmessi meno frequentemente. In altre parole i geni "color chiaro" erano adatti all'ambiente, mentre i geni "color scuro" erano inadatti.

Con l'avvento della rivoluzione industriale aumentò anche l'inquinamento, il carbone utilizzato per produrre energia liberava nell'aria particelle di colore scuro che, trasportate dal vento, si depositavo anche a molti chilometri di distanza. I tronchi degli alberi, i muri delle città e le travi dei tetti divennero scuri a causa della patina di carbone che su di essi si posava.
In breve tempo i geni che erano inadatti (geni "color scuro") divennero più adatti e, viceversa, i geni più adatti (geni "color chiaro") divennero i meno adatti.
Ora le falene scure avevano un vantaggio evolutivo, potevano mimetizzarsi meglio, essere predate meno e, quindi, riprodursi di più e spargere i geni "color scuro" ad un numero maggiore di prole.
In breve tempo la popolazione di falene divenne composta prevalentemente da individui scuri e pochi chiari.

E' importante menzionare che l'ambiente non provoca cambiamenti "adatti", semplicemente li seleziona fra tutti i cambiamenti (mutazione genica = mutazioni nel DNA) casuali che si verificano.

Biston betularia e selezione naturale























Da cosa dipende la Velocità di Evoluzione ?


  • Dalla velocità con cui si verificano le mutazioni geniche: questa è proporzionale alla grandezza della popolazione (se una popolazione è formata da 2 individui è meno probabile che, in almeno un individuo, si verifichi una mutazione genica, rispetto ad una popolazione formata da 1.000.000 di individui) e alla velocità del ciclo vitale della specie (a parità di numero di individui sono più frequenti le mutazioni in batteri il cui ciclo vitale è di 30 minuti, rispetto all'uomo che vive in media 80 anni). Inoltre la velocità con cui si formano le mutazioni (sia vantaggiose che non) può essere influenzata dall'ambiente, se un individuo vive in una zona radioattiva, avrà un tasso di mutazione genica superiore ad uno che vive in un ambiente sano. 
  • Dalla pressione evolutiva: la velocità di cambiamento genetico sul singolo individuo influenza solo in parte la velocità d'evoluzione. Infatti se l'ambiente "non seleziona" i cambiamenti, essi non potranno propagarsi. Ad es. una popolazione che vive da milioni di anni in uno stesso habitat, sarà ormai molto adattata a questo habitat ed i cambiamenti avranno, per lo più, effetti negativi, quindi gli individui di questa popolazione evolveranno più lentamente, rispetto a quelli che hanno appena colonizzato una nuova (e diversa) area geografica. In altre parole più si è adattati ad un ambiente e più la velocità di evoluzione rallenta. Una maggiore pressione evolutiva si ha anche in un ambiente "più ostile". Se prendiamo una popolazione e la dividiamo a metà ed una parte la mettiamo su un isola priva di predatori e, l'altra metà, su un isola con molti predatori, quest'ultima sotto-popolazione evolverà più velocemente, in quanto sarà soggetta a maggiore pressione selettiva. Alcuni fossili viventi, cioè organismi molto simili a com'erano milioni di anni fa, sono tali perché hanno vissuto in ambienti con bassa pressione evolutiva. 


Vi siete mai chiesti che cosa sono le resistenze agli antibiotici?

La risposta è strettamente legata al concetto di evoluzione.

Gli antibiotici uccidono i batteri, potremmo dunque paragonarli ai "predatori" dei batteri.
Una popolazione di batteri è molto numerosa e, di solito, il loro ciclo vitale è molto breve (alcune specie anche 20 minuti); ci sono dunque tutti i presupposti affinché la velocità di mutazione sia molto elevata. Sui grandi numeri è più facile che un batterio acquisisca una mutazione, che trasformi il gene della "sensibilità all'antibiotico x" in gene della "resistenza all'antibiotico x".
Finché non usiamo l'antibiotico x, questo batterio non sarà "avvantaggiato" e, quindi, non prevarrà sugli altri che hanno il gene della "sensibilità all'antibiotico x".

Se però usiamo l'antibiotico x, sottoponiamo la popolazione batterica, ad una pressione evolutiva. In questo caso, la stragrande maggioranza della popolazione (quella col gene della "sensibilità all'antibiotico x"), morirà e gli unici a sopravvivere saranno quelli con il gene della "resistenza all'antibiotico x". 
Questi ultimi potranno tranquillamente crescere in presenza dell'antibiotico x e, riproducendosi, ricostituiranno la popolazione batterica. Questa nuova popolazione sarà composta da individui  con il gene della  "resistenza all'antibiotico x" e, dunque, per debellare una loro infezione, si dovrà utilizzare un altro antibiotico (se c'è!!).

Per questo motivo è importante non fare abuso di antibiotici. La resistenza agli antibiotici, e quindi la necessità di scoprirne o idearne di nuovi, è un tema particolarmente sentito dalla comunità scientifica. 


Evoluzione animale