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lunedì 27 aprile 2020

Poinciana (Caesalpinia gilliesii) un Arbusto Poco Conosciuto - Coltivazione e Cure

In molti sognano di aver una splendida Delonix regia nel proprio giardino, ma ahimè in Italia se la possono permettere davvero in pochi.
In questo articolo vorrei parlare della Caesalpinia gilliesii, volgarmente conosciuta anche come Poinciana, una parente della più maestosa D. regia, dall'aspetto esotico, ma ben più resistente al freddo italiano.

Storia, Origine e Diffusione :

Poinciana (Caesalpinia gilliesii), chiamata anche Pianta (o Fiore) del Paradiso (da non confondere con la Strelitzia), è il nome volgare di un arbusto ornamentale relativamente raro.
C. gilliesii è una pianta appartenente all'immensa famiglia delle Fabaceae (sinonimo Leguminose), che tra le altre annovera molte specie di grande importanza commerciale come FaveFagioli e Piselli.

Caesalpinia gilliesii è nativa delle aree secche sub-tropicali del Sud America, a cavallo tra Uruguay ed Argentina, ma è naturalizzata anche negli U.S.A., dove cresce spontanea in stati come Texas, Arizona e California.

La specie è rustica ed adattabile, può crescere in zone dismesse ed ai margini delle strade, tuttavia all'infuori delle zone sopracitate è piuttosto rara ed in Italia la si osserva sporadicamente, soprattutto nelle campagne del centro-sud, non troppo lontane dalle coste.

Il nome del genere ("Caesalpinia") fu scelto in onore di Andrea Caesalpinio (1524-1603), botanico e medico fiorentino, mentre l'epiteto della specie ("gilliesii") deriva dal botanico ed esploratore John Wynn Gillespie (1901-1932).

Fioritura Caesalpinia gilliesii

Botanica e Fisiologia :

La Poinciana è un piccolo arbusto alto circa 3 metri (10 ft) e solitamente formato da più tronchi. L'altezza è però fortemente influenzata dalle condizioni di crescita e dalla piovosità; infatti non è inusuale trovare esemplari ben più bassi.

Le foglie sono bipennate, ricordando l'aspetto di quelle delle Felci. Ogni foglia è lunga circa 20 cm (8 in), divisa in 8-12 paia di foglioline secondarie, a loro volta ulteriormente suddivise 7-11 paia di foglioline.

I fiori sono raggruppati in un'infiorescenza "a pannocchia" che spunta dall'apice dei rami, crescendo verso l'alto per una lunghezza totale di 20 cm (8 in). Ogni singolo fiore è formato da 5 petali gialli e da 10 lunghissimi (e vistosi) stami rossi.
La fioritura è tipicamente estiva, abbastanza prolungata ed anche all'interno di una stessa infiorescenza i fiori alla base si schiudono prima di quelli all'apice.

I frutti sono dei baccelli marroni (verdi da immaturi), appiattiti e ricoperti da una peluria rossastra, al cui interno troviamo circa 8 semi.

Nel complesso questo arbusto ha una chioma presente sin dalla base, ma generalmente poco folta. Il comportamento sempreverde è tipico delle piante cresciute in climi simili a quelli dell'areale d'origine; in Italia la Poinciana può essere semi-decidua od, in località in cui vi siano gelate, addirittura totalmente spogliante.


Come Crescere il Fiore del Paradiso ? - Coltivazione, Potatura, Clima, Esposizione e Riproduzione.

Caesalpinia gilliesii  è una specie a suo agio nei climi spiccatamente aridi, quasi desertici, e possiede un apparato radicale profondo che conferisce alla pianta un'elevata resistenza alla siccità.
Sebbene un'irrigazione durante i primi anni possa favorire una fioritura più abbondante, la Poinciana  è in grado di sopravvivere egregiamente anche nei posti più torridi d'Italia, senza alcuna innaffiatura; in altre parole la potrete trattare come se fosse un Fico d'India.

Caesalpinia gilliesiiQuesta pianta ama esposizioni quanto più soleggiate possibili ed è rustica anche per quanto concerne il suolo; può infatti crescere pure su terreni poco fertili e sassosi. Le concimazioni non sono necessarie ed in un terreno "medio" si ha una crescita veloce anche in assenza di fertilizzanti.

Caesalpinia gilliesii è una pianta subtropicale, in natura prospera in aree in cui normalmente non vi sono gelate o sono molto lievi; ciò nonostante non sono zone tropicali ed, in quota, le temperature invernali possono esser più fredde. Per questa ragione la specie ha una discreta (non ottima) tolleranza al freddo e può sopravvivere, perdendo le foglie e con forse qualche danno ai rami più esili, a sporadiche minime nell'ordine dei -10° C (14° F). A temperature inferiori potrebbe perdere la parte aerea e ributtare dalle radici nella stagione successiva, può dunque esser coltivata in molte zone d'Italia.

La potatura non è essenziale, il volume occupato non è mai esagerato; tuttavia si può potare a piacimento. Ad inizio primavera, ma prima della ripresa vegetativa, si può rimuovere ciò che resta dei fiori/frutti della passata stagione, si possono eliminare i rami morti durante l'inverno, accorciare quelli troppo assurgenti e diradare i rami mal-posizionati interni alla chioma.

Che io sappia non esistono cloni selezionati ed il metodo di propagazione più comune è senza dubbio la semina.

Insomma, dopo le più conosciute Mimosa ed Albizia, questa "ex sconosciuta" potrebbe esser un'altra Fabaceae ornamentale da aggiungere alla collezione delle vostre "simil-tropicali".

Frutti Immaturi Caesalpinia gilliesii

Fiori di Poinciana

martedì 21 aprile 2020

A Cosa Serve la Chioma di Una Pianta ? Cosa Determina il Portamento di un Albero ?

Una specie arborea è essenzialmente suddivisibile in due : una parte sotterranea (le radici) ed una parte aerea (tronco/rami e chioma/foglie). Quest'ultima rappresenta la parte emersa, ovvero quella a diretto contatto con l'atmosfera terrestre.

In questo articolo vorrei descrivere le diverse tipologie di chioma e spiegare la relazione che c'è tra morfologia e funzione di una foglia.


PREMESSA :

Le radici hanno il compito di prelevare dal suolo acqua e sali minerali, producendo una linfa povera di zuccheri, nota come linfa grezza, che deve essere trasportata contro gravità sin alla chioma.
Possiamo immaginare la linfa di una pianta come fosse il nostro sangue, anche lei infatti è trasportata all'interno di vasi. Quelli che trasportano la linfa grezza dalle radici alle foglie si chiamano vasi legnosi e sono raggruppati in una sezione piuttosto interna del tronco, lo Xilema (o Legno).

La linfa grezza arriva dunque alle foglie, dove avviene il processo della fotosintesi clorofilliana.

La foglia è formata da diversi strati di cellule:
  • quello nella parte alta (rivolta verso il Sole) è superficiale e forma la Cuticola, una barriera impermeabile che non permette gli scambi gassosi, ma previene la perdita di acqua per disidratazione.
  • sulla lamina inferiore (parte bassa) della foglia sono presenti gli Stomi, ovvero dei "fori" che sono regolati, ovvero possono esser aperti o chiusi. In questo modo la pianta controlla gli scambi gassosi con l'ambiente esterno e, a seconda del fabbisogno idrico, dell'umidità atmosferica, etc., potrà "scegliere" se lasciarli aperti, permettendo così l'entrata dei gas necessari alla fotosintesi, ma anche la perdita di acqua, oppure tenerli chiusi.
  • tra questi due strati (superiore ed inferiore) ci sono le cellule responsabili della fotosintesi.

Con la fotosintesi, che avviene nei cloroplasti contenuti nelle cellule delle foglie, l'Anidride Carbonica (CO2) e l'Acqua (H2O) vengono convertiti, grazie all'energia del Sole, in Ossigeno  (O2) e Glucosio (C6H12O6), questa è una delle tappe cruciali del Ciclo del Carbonio.

Nelle foglie la linfa grezza si arricchisce di Glucosio (lo zucchero principale, prodotto con la fotosintesi) e diventa linfa elaborata, che viene convogliata nei vasi cribrosi raggruppati in una sezione del tronco nota come Floema (o Libro), più esterna rispetto allo Xilema.
Durante il suo tragitto (chioma ----> radici) la linfa elaborata ridistribuisce Glucosio alle varie cellule della pianta, ritrasformandosi in linfa grezza.

Le foglie possono aver forma diversa, un adattamento al clima che potrete approfondire cliccando qui.

N.B. tra il Floema e lo Xilema è presente uno strato chiamato Cambio, responsabile dell'accrescimento della pianta. Affinché un innesto avvenga, i "Cambi" delle due specie vegetali devono rimanere a stretto contatto per potersi "fondere".

Il tronco (o fusto) ha quindi il compito di sostenere la chioma, ma svolge anche la funzione di collegamento, permettendo lo scambio di sostanze tra le radici e le foglie della chioma.

Piante Varie

Sviluppo della Chioma di una Pianta :

Chiunque di voi si sia trovato davanti ad una pianta da potare od abbia osservato gli arbusti di un bosco o semplicemente le alberature stradali, avrà notato che le diverse specie hanno portamenti distinti: alcune tendono a "scappare" verso l'alto, altre ad allargarsi, alcune emettono rami nella parte bassa, altre concentrano la propria vegetazione all'apice.

Perché ? Come si sviluppano i nuovi rami ?

Per comprendere le differenti modalità di crescita dobbiamo aver chiaro il fenomeno fisiologico della "Dominanza Apicale".
Il concetto è piuttosto semplice, la gemma apicale (quella sulla punta di un ramo) produce l'Auxina, un ormone che inibisce la proliferazione delle gemme sottostanti. In altre parole l'apice vegetativo domina (da qui "dominanza apicale") sulla vegetazione posta al di sotto.
Questa teoria è facilmente dimostrabile; se eliminiamo la gemma apicale (cimatura), le altre gemme saranno più attive e vi sarà una maggior ramificazione.

Bene, la dominanza apicale è più o meno efficiente nelle diverse specie vegetali e determina un diverso Gradiente di Vegetazione, ovvero l'ordine con il quale i germogli si sviluppano all'interno di un ramo.

Gradiente di Vegetazione

Esistono essenzialmente 3 tipologie di gradiente di vegetazione :

Piante a Sviluppo Acrotono : hanno marcata dominanza apicale, i germogli apicali sono più sviluppati degli altri, di conseguenza la vegetazione si concentra verso l'alto (portamento assurgente). Specie Acrotone sono molte piante da frutto come Vite (Vitis vinifera), Melo (Malus domestica), Pesco (Prunus persica) e Pero (Pyrus communis). In linea di massima le specie con spiccata acrotonia tendono ad aver un tronco ramificato solo nella parte alta, come succede nel Pino Domestico (Pinus pinea), facilmente osservabile nelle località di mare.

La potatura ha il compito di limitare lo sviluppo in altezza. In giovani piante da frutto potrebbe esser utile la piegatura dei rami che diventeranno le future branche principali.

Piante a Sviluppo Basitono : esattamente agli antipodi rispetto alla classe precedente troviamo le specie vegetali a portamento arbustivo, spesso formate da più tronchi (elevata emissione di polloni) e con la tendenza all'accrescimento orizzontale più che verticale.
Nelle piante Basitone le gemme apicali hanno minor vigoria rispetto a quelle basali, di conseguenza i germogli più vigorosi saranno quelli posti nella parte bassa del ramo (germogli basali).
Queste specie tendono ad aver forma cespugliosa o comunque aver buona parte della chioma concentrata nella parte bassa della pianta.
Il classico esempio di pianta basitona è l'Olivo (Olea europaea), ma anche il Nocciolo (Corylus avellana) ed il Melograno (Punica granatum).

Piante a Sviluppo Mesotono : una via di mezzo tra le due precedenti. Le piante appartenenti a questa categoria non hanno una preferenza in merito alla vigoria dei diversi germogli ed hanno perciò uno sviluppo più equilibrato e gestibile. Non scappano verso l'alto, ma neppure si allargano a dismisura.  E' il modo di vegetare di molte piante ornamentali (es. Rosa rugosa), ma anche di alcune aromatiche, come il Rosmarino (Salvia rosmarinus). Infine ricordiamoci che molti alberi maestosi, come ad esempio il Cedro del Libano (Cedrus libani), hanno inizialmente uno sviluppo mesotono, per diventare acrotono con l'età.

Quali Sono le Tipologie di Portamento ?

La forma naturale, ovvero quella ottenuta senza alcun intervento di potatura, varia da pianta a pianta e dipende sia dal gradiente di vegetazione, sia dall'angolo con cui i rami sono inseriti sul tronco. I vari tipi di portamento si possono raggruppare in 9 categorie :

Portamento Colonnare - CipressoPortamento Colonnare (o Frastagliato) : i rami hanno un angolo molto stretto (acuto) rispetto al tronco principale; puntando dunque verso l'alto. Avremo piante alte e strette, a forma di "colonna". Esempi classici sono i Cipressi ed il Pioppo Nero (Populus nigra).

Portamento Piramidale - ConiferePortamento Piramidale (o Conico) : i rami hanno un angolo di circa 90° rispetto al tronco (cioè son quasi orizzontali e paralleli al suolo) e decrescono in lunghezza andando verso l'alto. E' il portamento tipico di molte conifere, come il Larice (Larix decidua) e l'Abete (Picea abies), con una forma a "Cono di Gelato Rovesciato".

Portamento Globoso - Celtis australisPortamento Ovoidale - Magnolia soulangeanaPortamento Globoso (o Sferico) : i rami hanno un angolo superiore a 45°, formando una chioma tondeggiante. Un esempio è il Bagolaro (Celtis australis).

Portamento Ovoidale (o Raccolto) : i rami hanno un angolo inferiore a 45° ed hanno un portamento a metà strada tra quello "Globoso" e quello "Colonnare". In questo caso i rami (e la chioma) assumono una forma a "V". Un esempio è la Magnolia (Magnolia soulangeana).

Portamento Ombrelliforme : tipica del Pino Domestico (Pinus pinea), dove il tronco è nudo per un lungo tratto e la chioma è a forma sferoidale appiattita orizzontalmente (forma ad "ombrello").

Portamento Ombrelliforme - Pinus pineaPortamento Piangente (o Decombente) : i rami sono inclinati verso il basso (verso il suolo), dando un aspetto ricadente. La specie più tipica è sicuramente il Salice Piangente (Salix babylonica), ma lo è anche la Betulla Bianca (Betula pendula).

Portamento Piangente - Salix babylonicaPortamento Espanso : chioma disordinata, larga ed irregolare, a cui non è possibile attribuire una forma specifica. Un esempio è la Robinia (Robinia pseudoacacia).

Portamento Rampicante - VitePortamento Prostrato (o Strisciate) : rami e persino tronchi tendono a crescere orizzontalmente, spesso quasi a contatto con il terreno. Esempi sono il Pino Mugo (Pinus mugo) e molte specie di Ginepro.

Portamento Espanso - Robinia pseudoacaciaPortamento Rampicante : i fusti ed i rami non riescono a crescere eretti e devono necessariamente aggrapparsi a qualcosa per potersi reggere. Alcuni esempi sono l'Edera (Hedera helix), le Viti (tante specie) e la Bignonia (Campsis radicans).

Portamento Prostrato - Pinus mugo


mercoledì 8 aprile 2020

Daphniphyllum macropodum, un Arbusto dall'Aspetto Tropicale che Resiste al Gelo

Se abitate in una zona fredda ma state ugualmente cercando una pianta che abbia un aspetto tropicale, il Daphniphyllum macropodum potrebbe esser quel che fa per voi.

Esso è un arbusto esotico che, pur ricordando la lussureggiante vegetazione tipica delle piante tropicali (foglie grandi, etc.), ha un'elevata resistenza al freddo e può tranquillamente esser coltivato in tutta Italia.
Una pianta molto ornamentale di facile coltivazione, ma ancora così inspiegabilmente rara, sia nei giardini privati, sia nel vivai.

Daphniphyllum macropodum

Origine, Diffusione e Biologia :

Daphniphyllum macropodum è un albero sempreverde di modeste dimensioni, appartenente alle Daphniphyllaceae, una piccola famiglia composta da un unico genere con circa 30 specie, diffuse prevalentemente nel Sud-Est Asiatico.

D. macropodum è una pianta nativa dell'estremo oriento ed allo stato selvatico cresce tra il Sud della Cina, la Korea ed il Giappone. Il suo habitat naturale è rappresentato dalla foresta umida, dove prospera ai margini dei fiumi e sui pendii, in ambienti relativamente ombrosi, fino ad un'altitudine massima di 1900 m (6200 ft).

Daphniphyllum macropodum si sviluppa sotto forma di arbusto o piccolo albero, raggiungendo da adulto un'altezza media di circa 5 metri (16 ft), sebbene in natura e nelle migliori condizioni di crescita ci possano esser esemplari alti il doppio.
La corteccia dei giovani rami è rossastra, diventando successivamente verde, marrone ed, infine, grigia.

Giovani Foglie Daphniphyllum macropodumLe foglie sono, a mio avviso, il punto forte, nonché un tratto caratteristico di questa pianta. Esse sono attaccate al ramo tramite un picciolo piuttosto lungo color rosso-rosa, hanno forma ovale, sono lisce, lunghe anche oltre 25 cm (10 in) e larghe circa 7 cm (3 in).
Foglie in Estate Daphniphyllum macropodumIl loro colore viaria a seconda dell'età, foglie adulte sono color verde molto scuro, mentre quelle più giovani son verde chiaro/gialle, creando un contrasto visivo davvero ornamentale. Un'altra differenza tra le "nuove" e le "vecchie" foglie è che queste ultime sono penduli, mentre le prime crescono erette.
Peculiare è anche la disposizione a spirale delle foglie lungo i rami, i quali hanno internodi lunghi (quasi privi di foglie) e parte terminale in cui si concentrano tutte (o quasi) le foglie.

I fiori emanano un odore pungente e sono raggruppati in un'infiorescenza che spunta dalle gemme situate all'ascella fogliare dei rami dell'anno precedente. Esistono due fiori di sesso opposto, portati da piante maschili o femminili.
Entrambi i fiori sono di piccole dimensione, privi di petali e sepali; i fiori maschili son color rosa-porpora, numerosi e raggruppati strettamente all'interno dell'infiorescenza, mentre i fiori femminili sono biancastri, più distanziati, formando un grappolo poco denso.
La fioritura avviene nel periodo tardo primaverile (maggio) e se i fiori femminili vengono impollinati si formano i frutti, ovvero delle piccole drupe color blu-viola scuro, che maturano in autunno.

Il portamento è abbastanza tondeggiante, con rami che partono sin dalla parte bassa del tronco e foglie ricadenti. Piante coltivate all'ombra tendono a diventare più alte, mentre piante coltivate in pieno Sole tendono a rimanere più compatte e con una chioma più folta.
Nel complesso (tra portamento, chioma e foglie) il D. macropodum mi ricorda una via di mezzo tra il Rododendro ed il Nespolo Giapponese.

Nuove e Vecchie Foglie Daphniphyllum macropodum

Come Crescere il Daphniphyllum macropodum - Coltivazione, Clima, Esposizione, Riproduzione e Cure

Sebbene l'aspetto esotico lo possa far sembrare delicato, il D. macropodum è una specie rustica e di facile coltivazione, con buona resistenza alle malattie.
La specie ha un'elevata resistenza al gelo invernale, può tranquillamente sopravvivere almeno fino a temperature -20° C (-4° F) e si può dunque coltivare agevolmente in tutto il Nord Italia, anche nei microclimi più freddi.

Frutti Immaturi Daphniphyllum macropodumQuesta pianta tollera un'ampia gamma di terreni, potendo crescere sia nei suoli acidi (pH < 7) che alcalini (pH > 7); tuttavia ricordiamoci che è un arbusto boschivo, che in natura cresce su suoli fertili, ricchi di humus, umidi e drenanti. Dunque, avendo la possibilità di scelta, meglio piantarli in suoli freschi e limosi, come quelli utilizzati per la coltivazione delle Acidofile.

Daphniphyllum macropodum cresce al meglio con esposizioni a mezz'ombra, ma può tollerare anche il pieno Sole, mentre è da evitare l'ombra fitta totale. Sicuramente è meglio riservare le posizioni soleggiate del vostro giardino ad altre piante, relegando quest'arbusto ornamentale in un angolo riparato, anche se piuttosto ombreggiato, come sotto le fronde di alberi ad alto fusto.
Tra l'altro un'esposizione non troppo soleggiata aiuterà a mantenere il suolo umido ed a ridurre le irrigazioni, dato che questa pianta è piuttosto avida di acqua e, soprattutto nel Sud Italia, sarà indispensabile innaffiare durante l'estate.
La resistenza alla siccità aumenta con l'età, ma nel complesso è una pianta con un apparato radicale non troppo sviluppato e delicato, motivo per cui soffre i trapianti.

Sebbene regga potature anche energiche, il Daphniphyllum macropodum  si sviluppa armoniosamente anche senza potare; semmai potrebbe esser utile tagliare i rami basali ed eventuali polloni, per aver una forma più ad albero, rispetto ad arbustiva, ma qui son questioni di gusti.

La specie viene propagata sia per semina che per talea, sebbene quest'ultima tecnica non sia particolarmente efficiente e la radicazione dei rami sia lenta.
Dato che non son state selezionate varietà di pregio, seminare può esser un ottima alternativa alla riproduzione vegetativa.

Le grosse foglie temono i forti venti, ma essendo penduli limitano i danni meccanici indotti dalla neve.

Bene, ora conoscete una pianta nuova, inusuale, ma altrettanto ornamentale, simil-tropicale e di indubbio interesse per gli amanti del giardinaggio. Non vi resta che trovare un angolo del giardino (o del balcone se la vorrete coltivare in vaso) ed un vivaio che la venda.

Fogliame Daphniphyllum macropodum

Portamento Daphniphyllum macropodum

giovedì 2 aprile 2020

Terebinto (P. terebinthus) e Lentisco (P. lentiscus) - Differenze ed Analogie

La macchia Mediterranea rappresenta gran parte del territorio Italiano in prossimità delle coste e, nel centro Sud, anche dell'entroterra.
A questo clima, dagli inverni miti ed umidi e dalle estati calde ed aride, si sono perfettamente adattate due piante, il Terebinto (Pistacia terebinthus) ed il Lentisco (Pistacia lentiscus), spesso confuse l'una per l'altra.


In questo articolo descriverò sia il Terebinto (sinonimo  Spaccasassi) che il Lentisco (sinonimi Lentischio, Sondro), ponendo l'attenzione su quelle che sono le differenze che ne permettono il riconoscimento; inoltre vorrei fornire anche qualche suggerimento utile a chi si accingesse a coltivarli a scopo ornamentale.

Pistacia terebinthus

Pistacia lentiscus

Origine, Distribuzione ed Inquadramento Botanico :

P. terebinthus e P. lentiscus appartengono alla famiglia delle Anacardiaceae (come il Mango e l'Albero del Pepe Rosa) ed al genere Pistacia, a cui appartiene una terza specie, Pistacia vera, comunemente chiamata Pianta del Pistacchio, di notevole importanza commerciale, ma che tratteremo separatamente in un articolo ad hoc.

Si pensa che Terebinto e Lentisco siano piante native della Grecia ma, ad oggi, sono naturalizzate lungo quasi tutte le coste del Mediterraneo, sviluppandosi al meglio nella fascia fitoclimatica del Lauretum.
Il loro habitat naturale è molto simile e spesso sovrapposto, infatti entrambe le specie prosperano in aree miti e con spiccata aridità estiva, crescendo su terreni calcarei in prossimità della costa sino alla bassa montagna, purché in posizioni ben esposte al Sole.
Allo stato selvatico le 2 specie, ad esclusione della Liguria, sono rare nel Nord Italia, sebbene a macchia di leopardo possano esser presenti anche altrove (es. Colli Euganei). Sulla fascia Adriatica solitamente non si spingono più a Nord delle Marche
Se vogliamo trovare una differenza potremmo dire che il Terebinto si spinge più in alto e, nel Sud Italia, può crescere anche a 1000 m (3330 ft), mentre il Lentisco difficilmente lo si ritrova sopra i 600 m (2000 ft) di quota.

P. terebinthus e P. lentiscus sono piante termofili spontanee delle campagne Sarde, Siciliane ed in generale del Sud Italia ed in passato, data la loro abbondanza, venivano utilizzate (soprattutto il Terebinto) come porta-innesti per innestare piante di Pistacchio.
In epoche remote i frutti del Terebinto venivano raccolti ed utilizzati per aromatizzare le carni, mentre da quelli del P. lentiscus si ricavava l'Olio di lentisco, considerato l'Olio dei "poveri" ed usato dal popolo fino a non molti decenni fa.
Dalla corteccia di queste due piante si estrae anche una resina utilizzata come mastice.

Oggigiorno queste due piante vengono impiegate, a livello amatoriale, per decorare giardini mediterranei rocciosi e, in special mondo il Lentisco, per creare siepi divisorie.

Frutti Terebinto
Frutti Lentisco

Botanica e Fisiologia - Analogie e Differenze

  • Portamento : il Terebinto ha uno sviluppo maggiore, può raggiungere i 6 metri di altezza (20 ft) e ha una forma più "ad albero". Il Lentisco raramente supera i 3 metri (10 ft) ed ha un portamento prettamente arbustivo, talvolta quasi tappezzante, con vegetazione fitta e ramificazioni sin dalla parte bassa.
  • Comportamento : il Terebinto è una specie decidua, dunque perde le foglie nei mesi più freddi dell'anno. Il Lentisco è una pianta sempreverde.
  • Foglie : in ambedue le specie sono coriacee, verde lucido ed abbastanza simili. Quelle del Terebinto sono imparipennate, formate da un numero dispari (da 5 ad 11) di foglioline, disposte ad 2 a 2, tranne l'ultima che è terminale e perpendicolare rispetto alle altre. Le foglie del Lentisco sono più piccole, paripennate, ovvero formate da un numero pari di foglioline (da 6 a 12), per cui vi è una copia di foglioline terminali e non una singola. Quest'ultima caratteristica rende facile il riconoscimento dell'esatta specie.
  • Rami : in entrambe le specie i rami son ricoperti da una corteccia rossastra che con gli anni tende a diventare bruno-marrone. I rami del Terebinto hanno un maggior diametro, formano una chioma meno folta e, con l'età, tendono a fessurarsi
  • Fiori : sia Pistacia terebinthus che Pistacia lentiscus sono specie dioiche, ovvero i fiori maschili e femminili sbocciano da due piante di sesso diverso. I fiori sono simili, piccoli, rossastri, raggruppati in un'infiorescenza a forma di pannocchia. I grappoli fiorali vengono emessi dalle gemme situate all'ascella fogliare dei rami formati l'anno precedente.
  • Fioritura : avviene nel periodo primaverile, il Lentisco fiorisce un po' prima, tra Marzo e Maggio, mentre il Terebinto tra i mesi di Aprile e Giugno.
  • Frutti : in entrambi i casi sono delle piccole drupe; quelle del Terebinto sono grandi fino a 8 mm (0.3 in), color bianco-rosato da immature e rosse scure a maturità, quelle del Lentisco son più piccole, circa 5 mm (0.2 in), più ravvicinate all'interno del grappolo, inizialmente rosa/rosse ma a maturità diventano nere, ricordando le bacche del Ribes Nero. I frutti di queste due piante sono molto ornamentali e rimangono sulla pianta per un periodo molto lungo (diversi mesi).
  • Radici : quelle del Terebinto sono più grosse, vigorose e penetrano molto in profondità. Questa pianta è infatti conosciuta anche come Spaccasassi, poiché il suo apparato radicale è capace di penetrare nelle fessure createsi tra le rocce ed, espandendosi, è in grado di romperle.
Nuova Vegetazione Terebinto

Foglie Terebinto

Nuova Vegetazione Lentisco

Foglie Lentisco

Come Coltivare il Lentisco ed il Terebinto ? - Crescita, Clima, Esposizione, Potatura e Cure

Terebinto e Lentisco sono due piante selvatiche e rustiche, che amano i climi caldi, gradiscono esposizioni quanto più soleggiate possibili e sono resistenti alle malattie.


Hanno un'ottima resistenza alla siccità ed alberi adulti possono prosperare senza la ben che minima irrigazione anche nelle aree più torride d'Italia, resistendo sotto il Sole cocente per mesi senza essere bagnati.
Questi due arbusti resistono a gelate di media entità, tuttavia il P. lentiscus è più sensibile al freddo rispetto al P. terebinthus. Indicativamente si potrebbe dire che i -9° C (16° F) rappresentino una temperatura soglia per il Lentisco, mentre per il Terebinto la soglia di danno potrebbe esser -12° C (10° F). Non è da escludersi che in pieno riposo vegetativo possano reggere brevi picchi anche a temperature inferiori, magari con qualche danno; per contro non subiscono scottature neppure se esposti a venti caldi oltre i 35° C (95° F).
Con gli opportuni accorgimenti se ne potrebbe provare la coltivazione anche nel Nord Italia, ad esclusione delle zone di montagna o delle aree di pianura più fredde.

Nuovi Rami TerebintoIl Lentisco, più del Terebinto, ben si presta ad esser coltivato anche come siepe, dato che ha fogliame sempreverde e, soprattutto, una vigoria eccezionale, che rende la chioma più densa ad ogni potatura, tra l'altro molto ben tollerata. Ad ogni modo, anche se non potate, queste due piante assumono un portamento naturale elegante e relativamente compatto.

Giovani Rami LentiscoIl terreno ideale è calcareo, anche povero e sassoso, purché ben drenante. Queste piante si sono evolute per crescere su suoli con poca materia organica ed humus, in cui prosperano solo erbe, cespugli/arbusti e piccoli alberi; per questo motivo le concimazioni non hanno una reale utilità per il loro sviluppo.

Lentisco e Terebinto possono esser piantati sia come piante isolate, sia a formare siepi; tuttavia è nel primo caso che assumono la miglior forma a livello ornamentale. Se vi state chiedendo quale sia il miglior posto per piantarli, sappiate che entrambe le specie amano un'esposizione Sud,  con molte ore di luce diretta al giorno e tollerano bene anche aree soggette a forti raffiche di vento, persino salmastro.

Si possono riprodurre facilmente sia per semina (in autunno), che per talea; in quest'ultimo caso si dovrà tagliare un rametto del diametro di un dito ed interrarlo per metà, avendo cura di rimuovere le foglioline per evitare la disidratazione dei tessuti.

La prossima estate, mentre camminerete nelle macchia mediterranea che circonda molte località turistiche della Sardegna (e non solo), guardatevi attorno, probabilmente sarete circondati sia da Terebinti che da Lentischi.

Portamento P. terebinthus
Portamento P. lentiscus