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giovedì 20 giugno 2019

Come Coltivare la Palma delle Canarie (Phoenix canariensis) ? - Crescita e Cure

Se vi steste chiedendo quale sia la Palma più diffusa in Italia, fino a qualche anno fa non avrei esitato a rispondervi : nelle zone fredde del Nord Italia la Trachycarpus fortunei, mentre nelle zone più miti o costiere del Centro-Sud la Palma delle Canarie (Phoenix canariensis).

Purtroppo, negli ultimi anni le P. canariensis sono state decimate dal Punteruolo Rosso (Rhynchophorus ferrugineus), un coleottero di origine asiatica, le cui larve si nutrono scavando  profonde gallerie all'interno del tronco delle Palme, portandole al disseccamento e successiva morte.

Sebbene è verosimile che ancora oggi la Palma delle Canarie sia la più comune nelle zone costiere d'Italia, molti esemplari morti sono stati sostituiti da Palme più resistenti a questa malattia, come ad esempio la Washingtonia filifera.

Oggi vorrei descrivere la Palma delle Canarie, fornendo utili informazioni sulla sua cura, coltivazione e resistenza all'ambiente.

Palme delle Canarie Nel Loro Habitat

Cos'è e Come si Combatte il Punteruolo Rosso delle Palme ?

Rhynchophorus ferrugineus è un insetto patogeno che attacca preferibilmente le palme, portandole ad un lento, ma inesorabile declino.
Sebbene siano molte le specie di palma colpite, la P. canariensis è particolarmente suscettibile e la percentuale di sopravvivenza è decisamente inferiore rispetto a quella di altre specie; si stima infatti che oltre il 90% delle Palme uccise dal Punteruolo Rosso, siano Palme delle Canarie.
Nonostante siano stati riscontrati danni anche sulle Palme da Cocco (Cocos nucifera) e Palme da Olio (Elaeis guineensis), le palme più sensibili al Punteruolo sono le specie appartenenti al genere Phoenix.

L'insetto "killer" giunse in Europa dalla Malesia e fu rinvenuto per la prima volta in Spagna a metà degli anni '90, mentre in Italia fu osservato per la prima volta in Sicilia, nel 2004. 
Questo Artropode cresce veloce, è prolifico (ogni femmina depone in media 2-300 uova) e l'adulto ha elevata motilità, spostandosi agevolmente anche tra palme lontane oltre 1 km (0.6 miles) l'una dall'altra.
L'adulto depone le uova all'interno delle ferite sulle foglie, o comunque nella parte superiore del tronco; le larve entrano così all'interno della palma, cibandosi dei tessuti interni della stessa e producendo lunghe gallerie, un po' come farebbe una talpa nel terreno.

Purtroppo è difficile individuare l'infezione durante gli stadi iniziali, anche perché l'alta chioma non è facilmente accessibile ed ispezionabile, e quando si manifestano i primi sintomi è spesso troppo tardi per salvarla.

Palma Uccisa dal Punteruolo RossoAd oggi non esiste un rimedio efficace al 100% contro il Punteruolo Rosso e la prevenzione rimane l'arma migliore. Ad esempio è importante rimuovere solo foglie secche (morte), con attrezzi che facciano un taglio netto e, qualora si dovessero tagliare foglie ancora verdi, farlo esclusivamente nel periodo invernale (non oltre Marzo), in modo da permettere la cicatrizzazione (cioè l'ostruzione dei "fori d'ingresso"), prima che il Punteruolo ritorni attivo. Un altro consiglio è di non potare le foglie alla base, ma di lasciare il picciolo, rimuovendolo solo quando secco (più il taglio è vicino al tronco, più il tragitto che devono compier le larve per arrivar al tronco sarà breve).
In fine disinfettare con insetticidi dopo aver potato e, qualora ci fossero tagli grossolani o buchi, utilizzare del mastice sulle ferite.

I comuni insetticidi hanno efficienza limitata, inoltre difficilmente riescono a penetrare nelle contorte gallerie ed è più utile rimuovere le larve manualmente (usando fumi, fil di ferro, etc.) o disorientare i maschi con particolari feromoni.
Per la lotta biologica si trovano in commercio esemplari modificati di Steinernema carpocapsae, un nematode (verme) che solitamente vive sottoterra, ma che in questo caso è in grado di sopravvivere per alcune settimane anche all'aperto, divorando le larve del Punteruolo.

Purtroppo in Italia non esistono predatori naturali del R. ferrugineus, ma lo studio sugli antagonisti naturali nell'areale d'origine potrebbe in un futuro portare all'introduzione degli stessi sul nostro territorio, permettendo (forse) l'instaurarsi di quell'equilibrio preda/predatore ormai consolidato nei paesi d'origine.


Storia, Origine, Curiosità ed Utilizzi :

Come facile intuire dal nome, la Phoenix canariensis è nativa delle Isole Canarie, dove cresce tutt'oggi allo stato selvatico in tutte le sette isole maggiori dell'arcipelago, sebbene la popolazione più numerosa si trovi a La Gomera, una delle isole meno turistiche (e più belle).

La sua presenza si riscontra dal livello del mare sino a circa 600 metri (1968 ft) di altitudine. La Palma delle Canarie prospera nelle zone umide, situate appena al di sotto della foresta di nuvole, un'area in cui i venti dominanti (Alisei) generano la costante  presenza di nebbia.
La specie cresce anche in un habitat ben diverso, arido e semi-desertico, tipico di molte aree costiere o pianeggianti. In questo caso la loro crescita è spesso indice della presenza di falde acquifere sotterranee. 

Le diverse popolazioni di P. canariensis sono sparpagliate qua e là sulle varie isole, anche in funzione della disponibilità idrica sotterranea e gli esemplari di una stessa popolazione crescono ben distanziati tra di loro, non formando mai fitte foreste.
In linea di massima il numero di esemplari per popolazione è direttamente proporzionale alla presenza d'acqua. In isole piatte e desertiche, come Fuerteventura, è comune trovare esemplari che crescono totalmente isolati.


Nelle zone d'origine queste palme vengono anche utilizzate per produrre il prelibato Miele di Palma. Per produrlo si esegue un foro nel tronco di una palma (adulta), prelevando circa 10 litri di linfa, la quale viene bollita e concentrata, ottenendo un volume finale di miele pari al 10% di quello iniziale. Questa procedura debilita la pianta e, di norma, si lasciano trascorrere anche 5 anni prima di ripetere l'operazione sulla stessa palma.

Ancorché nativa di una zona sub-tropicale, la Palma delle Canarie si è dimostrata resistente al freddo e si è perfettamente adattata al clima Mediterraneo.
Oggigiorno è infatti diffusa a livello ornamentale in tutto il bacino Mediterraneo, dalla Spagna, sino alla Grecia ed al Nord Africa, ma anche in California, Arizona, Texas e nel Sud dell'Australia.

Palme delle Canarie in Calabria

Come Riconoscere la Palma delle Canarie ? - Botanica e Fisiologia

Phoenix canariensis è il nome scientifico della Palma delle Canarie che, come tutte le altre palme, appartiene alla famiglia delle Arecaceae (ex Palmaceae).
Il genere Phoenix comprende circa 15 specie, distribuite tra Nord Africa ed Asia, a parte la Phoenix theophrasti, nativa dell'isola di Creta.

FiorituraLe due palme più conosciute (e comuni) del genere Phoenix sono senz'ombra di dubbio la Palma delle Canarie (P. canariensis ) e la Palma da Dattero (P. dactylifera).
Sebbene le due palme abbiano notevoli somiglianze, all'occhio esperto non passano inosservate le pur piccole differenze.
La Palma delle Canarie si riconosce, rispetto alla Palma da Dattero, poiché possiede un tronco più massiccio e largo, foglie più larghe, appiattite e di un color verde più scuro, nonché una chioma ben più densa, con circa 70-100 foglie, contro le 30-50 foglie della P. dactylifera.

La Phoenix canariensis cresce come palma solitaria, su un unico tronco (altra differenza rispetto alla P. dactylifera, che all'occorrenza può emettere polloni basali) dal diametro che può sfiorare il metro (3.3 ft) e raggiungere un'altezza di circa 20 metri (66 ft), anche se esemplari molto vecchi e cresciuti nelle condizioni ideali possono superare i 30 metri (98 ft).
La crescita del tronco in larghezza precede quella in altezza, per questo motivo giovani esemplari hanno un aspetto decisamente tozzo, avendo già un fusto del diametro di una palma adulta, ma un'altezza che a stento raggiunge quella di un'automobile. Purtroppo questo aspetto della fase giovanile, che ad alcuni potrà sembrar un difetto, è tipico di molte palme a fusto largo.

FioriLe foglie sono pennate, lunghe sino a 6 metri (20 ft) e composte da un centinaio di coppie di foglioline disposte a 90° rispetto al rachide centrale.
Partendo da seme, in condizioni di crescita ideali, ci vuole circa un anno affinché le foglie assumano la classica forma "pennata" ed almeno 5 anni prima che esse possano aver le dimensioni delle foglie di una pianta "adulta". 

Frutti Maturi Phoenix canariensisLa chioma è densa, espansa e dalla forma tondeggiante. In zone pedonali, giovani piante ancora troppo basse, hanno spesso le foglie raccolte tra loro (legate con una corda) per indirizzarle verticalmente, in modo da non ingombrare il passaggio.

L'apparato radicale, come tipico delle monocotiledoni, è fascicolato, ma estremamente robusto ed espanso, in grado di spingersi in profondità per attingere le riserve d'acqua sotterranee. In piante coltivate in vaso, anche di giovane età, l'apparato radicale si presenta come un groviglio di molte radici tutte più o meno dello stesso diametro (manca un fittone).
Insomma radici espanse, profonde e più robuste della maggior parte delle altre specie di palma.

La Palma delle Canarie è una specie dioica, esistono perciò piante "maschio" e piante "femmina", ognuna delle quali produrrà fiori esclusivamente del sesso di appartenenza. Le infiorescenze (di entrambi i sessi) spuntano tra le foglie, son lunghe circa 1 metro (3.3 ft) e, diversamente da quelle della Brahea armata, non sono troppo appariscenti.
I fiori sono piccoli, color giallo crema-bianchi e quelli femminili, se fecondati, danno origine a drupe di color marrone, contenenti un unico seme.
Questi frutti, raccolti in grappoli, sono ben visibili e ricordano molto i datteri, benché siano più piccoli, con minor quantità di polpa. Sebbene abbiano scarse qualità organolettiche, i frutti della Phoenix canariensis sono commestibili.

Nei luoghi d'origine la fioritura può avvenire più o meno tutto l'anno, con un picco durante i mesi più caldi. In Italia, la P. canariensis fiorisce prevalentemente durante la bella stagione, in maniera molto scalare e con differenze sostanziali da pianta a pianta, mentre i frutti maturano da Agosto in poi.

Grappolo di Frutti Palma delle Canarie

Foglie e Chioma Phoenix canariensis

Come Crescere la Palma delle Canarie ? - Coltivazione, Clima, Esposizione, Potatura

P. canariensis è una palma rustica e molto adattabile, può essere perciò coltivata in ambienti molto diversi tra di loro, sia come tipo di suolo, sia come temperatura e quantità di pioggia.
Forse è proprio questa facilità di coltivazione che l'ha resa così diffusa e, prima dell'avvento del Punteruolo Rosso, prosperava senza la benché minima cura.

La Palma delle Canarie ha una buona resistenza al freddo e, da adulta, può sopportare la neve ed il gelo, sino a temperature minime di circa -10° C (14° F), forse un paio di gradi in meno con danni. Tuttavia, in zone in cui le gelate invernali siano frequenti e moderate, conviene coprirla per i primi anni dall'impianto.
Tra le Palme a foglie pennate è una delle meglio tolleranti alle basse temperature ed è battuta solo dalla Butia capitata e dalla Jubaea chilensis.


Quando sceglierete dove piantare la vostra Canariensis ricordatevi che è una palma di grosse dimensioni, che ha bisogno di molto spazio per svilupparsi e, considerando una lunghezza media delle foglie di 5 metri (16 ft), avrà bisogno circa 30 metri quadrati (325 feet square) di terreno e, se non si vuole che le foglie si tocchino, una distanza di almeno 10 metri (33 ft) tra una palma e l'altra.

La crescita è lenta e, nei primi anni, può essere quasi estenuante. Questa sua innata lentezza permette di coltivarla in vaso per anni, rinvasando ad ogni primavera. Detto questo, se cresciuta in vaso non si svilupperà mai al meglio e, anche se coltivata in vasi molto grandi, avrà una velocità di crescita inferiore rispetto ad una palma piantata in piena terra.
Giusto per aver dei numeri sulla velocità di crescita, si può affermare che una palma ormai affrancata cresca di circa 20-30 cm (8-12 inch) ogni anno ed una palma alta 10 metri (33 ft) avrà in media un'età di circa 60 anni.

Tronco Giovane Piantina Phoenix canariensisQuesta palma mostra grande versatilità anche in merito all'esposizione alla luce; essa infatti, pur crescendo al meglio (e senza bruciature) in pieno Sole, si adatta anche alla mezz'ombra e persino a posizioni ombreggiate, purché luminose. 

Phoenix canariensis può crescere su praticamente tutti i tipi di terreno, da quelli poveri e sabbiosi, sino a quelli compatti ed argillosi. Di solito le specie di palme che tollerano terreni aridi, soffrono i ristagni idrici e l'umidità del suolo, mentre quelle che vivono in suoli perennemente bagnati non resistono alla siccità; la Palma delle Canarie, invece, può vivere sia in suoli riarsi dal Sole, sia in terreni zuppi d'acqua

Le concimazioni sono per lo più superflue e, di norma, anche i suoli poveri son più che sufficienti per il loro sostentamento. Basta osservare queste palme lungo i viali alberati od allo stato naturale dove, pur non ricevendo alcuna fertilizzazione, crescono sanissime.
Ricordatevi che è meglio non concimare, rispetto a concimare troppo

Le potature non sono necessarie, servono semmai a rimuovere le vecchie foglie ormai seccate. Se si volesse un aspetto più ordinato si potrebbero potare quelle foglie che scendono sotto la teorica linea parallela all'orizzonte, in tal modo la chioma vista davanti avrebbe un angolo di 180° (semicerchio), simile ad un ventaglio aperto.
Detto questo personalmente adoro anche il portamento "naturale", come quello che potete notare nelle Phoenix canariensis selvatiche che crescono a La Gomera (prima foto dell'articolo).

Grazie anche all'imponente apparato radicale, la Palma delle Canarie ha un'ottima resistenza alla carenza idrica e prospera senza irrigazioni anche nelle zone meno piovose d'Italia.
Innaffiare può essere utile a velocizzare la crescita durante i primi anni, ma nel complesso è una pianta che richiede davvero poca acqua.

Una palma che cresce al Sole, come all'ombra, in un terreno arido, così come in uno saturo d'acqua, in un clima tropicale (es. Hawaii), come nel Nord Italia (es. Lago Maggiore); insomma, fin qua sembrerebbe una pianta indistruttibile, ma purtroppo non è esente da malattie, tra cui le più pericolose sono la Fusariosi, causata dal fungo Fusarium oxysporum canariensis ed il già discusso Punteruolo Rosso.


Come Riprodurre la Phoenix canariensis ?

Non esistono metodi di propagazione vegetativa, in quanto la specie non emette polloni e le palme (come tutte le monocotiledoni) non si possono innestare.
L'unico metodo di moltiplicazione avviene tramite semina, che genera individui diversi rispetto alla pianta-madre, non permettendo la riproduzione di cloni con caratteristiche peculiari e scoraggiando di fatto la selezione di cultivars di pregio (leggi qua per dettagli).

I semi non hanno bisogno di un periodo freddo e possono esser piantati appena raccolti da frutti maturi; se le temperature saranno alte, le piante germoglieranno nel giro di 2-3 mesi. Per facilitare il germogliamento può esser utile lasciar i semi immersi in acqua a temperatura ambiente per una notte, nonché mantenere umido il terriccio.
Purtroppo la crescita iniziale vi farà venir il latte alle ginocchia, ma la soddisfazione di aver una Palma fatta da seme vi ripagherà del tempo aspettato. 
Alternativamente potete comprare una Palma delle Canarie coltivata in vaso già da qualche anno, ma se vorrete una palma grande subito dovrete esser disposti a spendere un po' di soldi.

Giusto a titolo esemplificativo, nelle foto che seguono sono mostrate Palme delle Canarie con un'età rispettivamente di 1-2 anni, di 6-8 anni, di 20-22 anni e di oltre 50-60 anni.

Palma delle Canarie di 1 Anno
Palma delle Canarie di 7 Anni

Palma delle Canarie di 20 Anni

Palma delle Canarie di Oltre 50 Anni

Alla prossima vacanza, mentre passeggiate sul lungomare, alzate la testa; senz'altro noterete la palma di cui abbiamo profusamente discusso sin qua.
Se abitate nel Centro-Sud Italia probabilmente avrete già una certa famigliarità con questa palma, ma sappiate che si può coltivare con successo anche nei microclimi più favorevoli del Nord Italia ed, anzi, spero che questo articolo vi invogli a tentar la sua coltivazione anche nei giardini riparati, sopra la linea del fiume Po.

Vi lascio con paio di foto del tipico paesaggio che troverete nell'entroterra delle isole più occidentali delle Canarie.
Qui siamo a La Gomera, l'isola che vanta le popolazioni più numerose di questa specie, potete infatti osservare le Phoenix canariensis che crescono sane ed indisturbate sugli aridi e scoscesi declivi, insieme a splendidi esemplari di Agave americana, ormai naturalizzata, ed ad altre specie xerofile.

Wild Phoenix canariensis

Palme delle Canarie a La Gomera

mercoledì 12 giugno 2019

Albero dei Tulipani (Liriodendron tulipifera) - Fioritura e Coltivazione

Capita talvolta che una pianta arborea prenda parte del proprio nome da una specie ben diversa; avevamo già visto il Corbezzolo che, per via dei suoi frutti rossi simili a fragole, è conosciuto anche come Albero delle Fragole.

Oggi vorrei parlare del Liriodendro (Liriodendron tulipifera), comunemente chiamato Albero dei Tulipani, utilizzato a scopo ornamentale, per abbellire parchi, ma anche per la creazione di viali alberati. 

Nelle prossime righe impareremo a riconoscere questa pianta, a capire quale sia il periodo migliore per poter osservare i suoi fiori e come coltivarla al meglio.

Liriodendron tulipifera

Fiore Albero dei Tulipani

Storia, Origine e Generalità 

Albero dei Tulipani è il nome volgare del Liriodendro (sinomimo Tulipifero), questo perché i suoi fiori, di cui parleremo a breve, ricordano i più famosi Tulipani.

Liriodendron tulipifera è una specie arborea nativa dell'America Nord Orientale ed appartiene alla famiglia delle Magnoliaceae, una delle più primitive tra le Angiosperme.
Il genere Liriodendron è formato anche da un'altra specie, Liriodendron chinense, nativa dell'Asia ed assai più rara, ma piuttosto simile al L. tulipifera, sebbene differisca per aver foglie più grandi, fiori leggermente diversi (privi delle tonalità arancioni) ed una rusticità inferiore.

Il "classico" Albero dei Tulipani è una delle specie più belle che cresce nelle foreste di latifoglie degli Stati Uniti orientali, come quelle presenti, ad esempio, sui monti Appalachi.
La prima testimonianza scritta della sua presenza in Europa risale al 1688, ma è verosimile che la specie fosse presente sul vecchio continente già da molti anni.
Oggigiorno, oltre al suoi habitat originario, il Liriodendro è diffuso in tutta Europa, dal Mediterraneo, sino alla Scandinavia e nel resto del Nord America

La coltivazione del Liriodendro, oltre che a fini ornamentali o per alberature stradali, è comune anche ricavare legno dalle ottime caratteristiche. Esso, infatti, è molto lavorabile, resistente alle verniciature e particolarmente indicato per costruire strumenti musicali (es .pianoforte) o per fini lavori di falegnameria.
Gli indiani d'America utilizzavano il legno di Liriodendro per costruire canoe capienti e resistenti.


Com'è Fatto l'Albero dei Tulipani ? - Botanica e Fisiologia

Liriodendron tulipifera è una specie decidua che si sviluppa sotto forma di albero ad alto fusto di medie grandezze, raggiungendo un'altezza massima di circa 30 metri (98 ft), sebbene esemplari cresciuti indisturbati nel loro habitat ideale possano sfiorare, e talvolta superare, i 40 metri (131 ft).

Bocciolo LiriodendroIl tronco è slanciato, lungo e diritto e da esso dipartono numerosi rami :  quelli più verso l'alto (i più giovani) crescono meno orizzontali, mentre quelli più bassi/vecchi (e lunghi) tendono ad "arcuarsi", fino a diventar quasi penduli, con l'estremità più esile che quasi tocca terra (in assenza di potature).
La corteccia è color bianco-grigio, liscia da giovane, più fessurata con l'avanzare dell'età.

Fioritura Albero dei TulipaniIl portamento del Liriodendro potrebbe ricordare quello del Platano, sebbene abbia di norma uno sviluppo leggermente più limitato.

L'apparato radicale è fittonante e profondo, ciò nonostante dal fittone principale si sviluppano anche radici laterali e sarebbe meglio non piantarlo in prossimità di tubature o piastrelle da giardino.

Le foglie, delle dimensioni di una mano, sono semplici e provviste di un lungo picciolo (in media 12 cm, 5 inch). Esse hanno una peculiare forma tetra-lobata (4 lobi), che le rende distinguibili dalla maggior parte delle altre specie.
Nel tardo autunno queste foglie caduche assumono tinte tipicamente autunnali (giallo-oro), molto decorative, sebbene questa veste non duri così a lungo come in molte specie di Acero Giapponese.

In esemplari piantati isolati la chioma è espansa e tondeggiante, mentre laddove non vi sia spazio per uno sviluppo laterale, tende ad assumere una forma colonnare.


Ma arriviamo all'organo che ha dato il nome a questa pianta: il fiore. Esso è ermafrodita ed ha un diametro sino ad 8 cm (3 in). Il fiore del Liriodendro presenta molti caratteri primitivi, possiede 3 sepali verdi; 6 petali color crema, punteggiati di verdi e con sfumature di arancione alla base, che quasi "racchiudono" gli organi sessuali. La parte centrale del fiore è formata da numerosi stami (parte maschile), che avvolgono numerosi ovari (parte femminili) disposti a spirale.
I fiori emanano una leggera(issima) fragranza, sono solitari e sbocciano da gemme situate all'apice della nuova vegetazione.
Questi fiori, dall'aspetto di Tulipano (ed anche di Ninfea), sono stupendi, ma non troppo appariscenti, poiché le loro sfumature verdognole li mimetizzano col fogliame della pianta stessa.

L'Albero dei Tulipani, nel Nord Italia, fiorisce nel periodo tardo primaverile (nei mesi di Maggio e Giugno), con una fioritura scalare (circa due mesi), ma mai particolarmente abbondante.

Sul finir dell'estate maturano i frutti, a forma di pigna e contenenti numerosi semi "alati".

Foglie e Fiori Liriodendron tulipifera
Come Coltivare il Liriodendro ? - Crescita, Clima, Esposizione, Potature, Riproduzione

Il Tulipifero è una specie rustica e particolarmente resistente al freddo. In Italia può essere piantato con successo (e poche cure) praticamente ovunque, tuttavia è forse più adatto al clima del settentrione.
Questa pianta è resistente a quasi tutte le malattie e non ha bisogno di trattamenti. Può capitare che si manifestino attacchi di afidi, ma in un ambiente equilibrato non arrecano mai danni rilevanti.

L'esposizione ideale è in pieno Sole, ma si può sviluppare anche con qualche ora di ombreggiatura al giorno; in questo caso la vegetazione (e la fioritura) sarà più fitta in corrispondenza del lato "assolato". All'ombra totale la crescita risulta stentata e la fioritura altamente compromessa.

In natura il Liriodendro cresce ai margini di fiumi e ruscelli, gradisce perciò un terreno umido, leggero, fresco e fertile, tendenzialmente a pH acido
Sebbene queste caratteristiche siano molto lontane da quelle presenti nella maggior parte del Sud Italia, la sua coltivazione è comunque possibile anche lì. Basterà prendere qualche accorgimento, in special modo si dovrà prestare attenzione all'irrigazione estiva, dato che fin quando non avrà radici bene sviluppate la specie sarà abbastanza sensibile alla siccità.
Una volta adulta, la pianta troverà l'umidità in profondità e, crescendo magari più lentamente, potrà svilupparsi anche nel Salento o nel Sud della Sicilia, accontentandosi delle sporadiche piogge.
Il primo sintomo di carenza idrica è l'ingiallimento estivo delle foglie. Per prevenire dare acqua almeno una volta alla settimana per i primi anni dall'impianto, successivamente non sarà più necessario.

Tronco e Rami LiriodendroLe concimazioni con stallatico possono velocizzare la crescita iniziale, ma non ricoprono particolare importanza nelle piante adulte ed affrancate.

L'Albero dei Tulipani si sviluppa perfettamente senza interventi di potatura, i quali hanno scopo esclusivamente contenitivo e son evitabili qualora la pianta avesse spazio a disposizione. Ricordatevi comunque che questa pianta è vigorosa ed imponente e non è sicuramente adatta per esser piantata in piccoli giardinetti, ne tanto meno può esser coltivata a lungo in vaso, poiché anche grandi vasi sarebbero troppo piccoli per permettere uno sviluppo armonico delle sue possenti radici, che quindi non potrebbero nutrire in modo adeguato la voluminosa parte aerea.

Il Liriodendro si propaga essenzialmente tramite semina. I semi, prelevati in autunno, devono "sentire" un periodo freddo (vernalizzazione) ed è quindi consigliabile piantarli in un vaso con terriccio per acidofile, da tenere all'aperto per tutto l'inverno.
In primavera bisognerà posizionare il vaso in un luogo luminoso, ma non esposto ai raggi diretti del Sole e mantenere umido il terreno, condizioni che devono esser mantenute per il primo anno dal germogliamento.
Dopo un paio d'anni si potrà piantare la nuova piantina in pieno campo. La crescita iniziale (2-3 anni) potrà esser limitata, ma non appena la pianta si sarà assestata inizierà a crescere anche di 1 metro (3.3 ft) a stagione. Purtroppo si dovrà attendere una quindicina d'anni per aver la prima fioritura, in compenso la pianta fiorirà per secoli, dato che la sua longevità è stimata in circa 500 anni.

La riproduzione per via vegetativa è più rara, anche perché sono poche le cultivars selezionate. Tra di esse la moltiplicazione per talea è quella più comune e va effettuata prelevando giovani rametti, da interrare in un mix di sabbia/torba, con ormoni radicanti.

Ora provate, tra Aprile e Giugno, ad osservare gli alberi stradali o quelli presenti nei parchi delle vostre città, sicuramente troverete qualche esemplare di Albero dei Tulipani con i suoi inconfondibili fiori.

Alberi dei Tulipani Adulti

Chioma Liriodendro Affacciata sul Lago Maggiore

mercoledì 5 giugno 2019

Come Coltivare il Chinotto (Citrus myrtifolia), un Agrume dall'Alto Valore Ornamentale.

Gli Agrumi, conosciuti ed apprezzati in tutto il Mondo, sono uno dei simboli della nostra Sicilia ed, in generale, di tutto il Sud Italia.
Esistono decine e decine di Agrumi differenti, ma in pochi sanno che tutti discendono dagli incroci di 3 sole specie : il Pomelo (Citrus maxima), il Mandarino (Citrus reticulata) ed il Cedro (Citrus medica).

Oggi vorrei parlare del Chinotto (Citrus myrtifolia), un Agrume forse un po' meno conosciuto dell'Arancio, ma di grande importanza commerciale, dato che dai suoi frutti si ricava la bevanda omonima. 

Nelle prossime righe fornirò utili informazioni sulla coltivazione e le cure del Chinotto, volte sia all'ottenimento di una buona crescita della pianta, sia alla produzione di frutti.
Il Chinotto, se sano e cresciuto nel clima giusto, ha davvero un bell'aspetto e può esser tranquillamente utilizzato come pianta ornamentale; inoltre, date le dimensioni contenute, si possono aver ottimi risultati anche nel Nord Italia, coltivandolo in vaso e riparandolo dal freddo invernale.

Fiori e Frutti Chinotto

Da Dove Arriva il Chinotto ? - Origine e Storia

L'origine del Citrus myrtifolia è tutt'oggi incerta, secondo alcuni sarebbe stato importato dalla Cina intorno al '600, secondo altri la specie sarebbe nativa del Mediterraneo.
Si suppone che il Chinotto attuale derivi da una mutazione gemmaria dell'Arancio Amaro (Citrus aurantium).

La coltivazione del Chinotto è prevalentemente concentrata in Italia e, oltre a Sicilia e Calabria, notoriamente vocate alla coltivazione degli Agrumi, è diffuso anche in Liguria e nelle zone più miti della Toscana.

Proprio la provincia di Savona, nella Riviera Ligure, era il simbolo del Chinotto. Qui, sin alla prima metà del '900, la specie era comune e diffusa ovunque e l'omonima bevanda era venduta e servita in tutti i bar/ristoranti locali.
Purtroppo la complessa lavorazione dei frutti per la produzione artigianale del "Chinotto" è troppo lunga e commercialmente non competitiva. Per queste ragioni, oggi la pianta del Chinotto "Ligure" è relegata a giardini privati od orti botanici, sebbene negli ultimi anni sia diventata presidio della fondazione Slow Food.

All'infuori dell'Italia il Chinotto è semi-sconosciuto e viene coltivato marginalmente solo in Francia, lungo la Costa Azzurra ed in Corsica.


Com'è La Pianta del Chinotto ? - Botanica e Fisiologia

Il Chinotto, il cui nome scientifico è Citrus myrtifolia, è un Agrume e come tale appartiene alla famiglia delle Rutaceae.
Questa specie si sviluppa sotto forma di arbusto di piccole dimensioni, raggiungendo un'altezza massima di circa 3 metri (10 ft). Il portamento è elegante e compatto, con ramificazioni corte ed una chioma piuttosto densa.
Le foglie, diversamente da molti altri Agrumi, sono di piccole dimensioni, appuntite, coriacee e di color verde scuro. Il loro aspetto, come suggerisce l'epiteto "myrtifolia", ricorda molto quello delle foglie di Mirto.
La maggior parte degli Agrumi sviluppa spine più o meno grosse, e più o meno abbondanti; il Chinotto è l'unico Agrume i cui rami sono totalmente privi delle fastidiose spine.
Il tronco è piuttosto snello ed esile e da esso dipartono numerosi rami, con internodi (spazio tra foglia e foglia) decisamente corti. Talvolta i rami di oltre un anno sono parzialmente nudi, con presenza di foglie concentrate all'apice vegetativo (l'estremità).

Frutto in Maturazione Citrus myrtifoliaI fiori del Chinotto sono bianchi, piccoli e raggruppati all'estremità dei rami o, più raramente, solitari lungo i rami. Il fiore di questa specie è una classica zagara (termine usato per definire i fiori degli Agrumi), con petali carnosi e spessi ed emano un intenso (e gradevole) profumo.
Frutto Maturo ChinottoIl Chinotto ha una prima fioritura, che è anche quella più abbondante, tra Aprile e Giugno, in funzione delle condizioni climatiche; tuttavia la specie è rifiorente e può fiorire a più riprese, talvolta anche con solo pochi fiori, sin a metà autunno (anche Novembre in zone calde della Sicilia).

I frutti del Chinotto son tra i più piccoli della categoria degli Agrumi e non son più grandi di un'Albicocca. La loro forma è tondeggiante, ma schiacciata ai poli ed, a maturità, virano a color arancione. I Chinotti impiegano anche oltre un anno per maturare e, data la fioritura scalare, si possono trovare sulla stessa pianta frutti a diversi stadi fenologici; inoltre i frutti possono rimanere attaccati a lungo (fino a 2 anni dal fiore) sulla pianta senza marcire.
Per tutte queste ragioni non è difficile trovare su un'unica pianta : fiori, frutticini appena allegati, frutti verdi ed immaturi insieme ad altri arancioni e maturi, rendendo il tutto molto ornamentale.

Questi frutti hanno un sapore amaro/aspro, contengono più semi e son tutto fuorché indicati per il consumo fresco; ciò nonostante, in ambito culinario, trovano impiego nella preparazione di confetture e marmellate, nonché nella produzione dell'omonima bevanda, ottenuta con estratto di chinotto aggiunto ad una ben più una lunga lista di ingredienti (tra cui zuccheri, correttori di acidità, acqua ed aromi non meglio specificati).

Boccioli Chinotto

Dove Può Crescere il Chinotto ? - Coltivazione, Esposizione, Clima, Potatura, Riproduzione e Cure

Citrus myrtifolia è un Agrume e, come la maggior parte di essi, ha una scarsa resistenza al freddo invernale. In letteratura (ed in generale su internet) si trovano pareri discordanti in merito all'effettiva rusticità del Chinotto, c'è chi sostiene sia sensibile al gelo al pari di un Limone e chi lo annovera addirittura tra i "Cold-Hardy Citrus".
Probabilmente la verità è a metà strada tra queste due ipotesi e, anche sapendo che la specie è parente dell'Arancio Amaro, notoriamente resistente al freddo, sarebbe ragionevole pensare che il Chinotto possa resistere a sporadici abbassamenti di temperatura sino a -6° C (21° F), forse un grado in meno, con danni fogliari; insomma una Agrume di "media" resistenza.
Ovviamente i danni da freddo non dipendono esclusivamente dalla temperatura minima toccata, ma anche dalla durata del gelo, dalle temperature massime; un intero inverno con minime a -5° C (23° F) fa molti più danni di un'occasionale punta di -7° C (19.5° F) di un paio d'ore.


Il Chinotto è una pianta a crescita decisamente lenta, direi quasi un "Agrume-nano", dato che impiegherà molti anni a raggiungere le modeste dimensioni "adulte" e, con opportune potature, si può tenere davvero piccolo. Giusto per intenderci, la crescita annua di rado supera i 10 cm (4 inch) e, in vaso, è ancora inferiore.

Dato lo sviluppo limitato, il Chinotto ben si presta ad esser coltivato in vaso ed è dunque un'ottima scelta per chi volesse un Agrume pur vivendo in zone fredde del Nord Italia.

Il terreno ideale è ben drenante, ricco di sostanza organica e fertile. Se innestato su Poncirus trifoliata, aumenta la resistenza all'umidità del suolo; tuttavia sono sconsigliabili quelli eccessivamente argillosi e pesanti.
Il Chinotto è abbastanza esigente in quanto al terreno e la crescita, soprattutto in suoli poveri o se coltivato in vaso, è avvantaggiata da una buona concimazione con uno dei tanti concimi specifici per Agrumi che si trovano in vendita.

Chioma con Frutti ChinottoCome detto in precedenza, il Chinotto possiede foglie molto piccole e ravvicinate, il che limita la perdita d'acqua per evaporazione. E' dunque ipotizzabile che questa specie abbia una resistenza alla siccità superiore agli altri Agrumi; tuttavia, in zone aride ed assolate, è buona norma irrigarli come tutti gli altri Agrumi, soprattutto durante i primi anni dall'impianto.

Le potature non ricoprono particolare importanza, anche perché la crescita non particolarmente vigorosa non dà problemi di spazio. Se si volesse comunque potare conviene farlo a fine inverno, quando sia passato il rischio gelate, ma le temperature siano ancora basse per il risveglio vegetativo.
La potatura sarà limitata alla rimozione del rami morti e di quelli che si incrociano, ricordandosi di utilizzare attrezzi puliti e sterilizzati (ad esempio con alcool o fuoco).

Il Chinotto gradisce esposizioni in pieno Sole, ma può aver un discreto sviluppo anche a mezz'ombra, mentre all'ombra la crescita risulterà stentata, i rami lunghi ed esili e la fioritura/fruttificazione assente.

La malattia più temibile è il Mal Secco, causato dal fungo patogeno Phoma tracheiphyla. La comparsa può essere fulminea e, se parte dalle radici, porta la pianta a morte certa. Alcuni portainnesti (es. P. trifoliata) sono più resistenti e di conseguenza il Mal Secco si può manifestare solo sul nesto, con effetti meno letali rispetto all'attacco radicale. Altri patogeni sono le cocciniglie ed il ragnetto rosso, ma di solito son meno impattanti rispetto al Mal Secco e si possono efficacemente eliminare trattando con agenti chimici o prevenire utilizzando il Verderame.

Il Chinotto ha una scarsa longevità e, di norma, non vive può di 50-60 anni.

Il Chinotto viene essenzialmente propagato tramite innesto, utilizzando l'Arancio Amaro o l'Arancio Trifogliato; quest'ultimo portainnesto è sicuramente preferibile per la coltivazione in vaso (ha effetto nanizzante), oltre ad esser ben più rustico, resistendo meglio ai patogeni, al gelo ed all'umidità del suolo.

Insomma, un Agrume un po' particolare e decisamente più bello di molti suoi parenti, che saprà ricompensarvi se avrà un posticino nel vostro giardino.

Frutti Maturi ed Immaturi Chinotto

Fiore Citrus myrtifolia

Pianta Adulta Citrus myrtifolia