Tutti noi abbiamo sentito parlare di "Piante Innestate" oppure letto, magari su qualche rivista di giardinaggio, della "Tecnica dell'Innesto". Eppure solo i più appassionati e curiosi sanno realmente che cosa voglia dire innestare e quali vantaggi offra.
Cosa significa innestare una pianta? Che differenza c'è tra Nesto (o Marza) e Portainnesto (o Portinnesto)? E' sempre necessario innestare le piante da frutto, affinché fruttifichino? Da dove nasce questa tecnica? Qual è la sua utilità? Si può usare con tutti gli alberi?
Come suggerisce la parola, innestare significa genericamente "inserire" qualcosa all'interno di un corpo estraneo. Se parliamo del mondo vegetale, innestare vuol dire "unire" o "collegare" due rami inizialmente divisi, una sorta di trapianto tra piante.
Ancora una volta l'uomo ha semplicemente copiato, ed adattato ai suoi scopi, un meccanismo già presente in natura. L'innesto, infatti, esiste da milioni di anni, garantendo un vantaggio evolutivo alle specie in grado di attuarlo.
Rami di specie affini che vengono a contatto tra loro possono saldarsi l'un l'altro, collegando di fatto le due piante. Ovviamente non è un evento troppo frequente, i rami devono essere intagliati e ben stretti l'uno contro l'altro, però in boschi fitti può capitare.
Pensiamo ad una pianta che viene sradicata, i suoi rami sono ancora vivi, ma destinati a morire. Se cadendo riuscissero a collegarsi ad un'altra pianta e a saldarsi prima che muoiano, essi potrebbero sfruttare le radici di questa seconda pianta per potersi sviluppare.
Anche due piante sane e non sradicate potrebbero trarre dei vantaggi da un innesto naturale, potendo condividere la stessa linfa ed utilizzato le radici di entrambe.
Perché l'Innesto, Specialmente Per le Piante da Frutto, è Così Importante Come Metodo di Propagazione?
I semi si ottengono in seguito all'impollinazione dei fiori, ogni seme è dunque geneticamente diverso da ogni altro. La moltiplicazione di una pianta tramite semina (riproduzione sessuata) genera una pianta figlia che non è un clone della pianta madre ed, anzi, potrebbe anche essere molto diversa. Dal seme di una mela rossa potrebbe nascere una piantina che farà mele gialle, da un Kiwi femmina potrebbe nascere un Kiwi maschio, da un vitigno precoce potrebbe nascerne uno tardivo etc.. (per dettagli clicca qua).
Per queste ragioni, qualora si volesse una pianta con determinate caratteristiche, si dovrà riprodurla per via vegetativa, ovvero asessuata (senza passare dal seme).
Alcune piante si possono riprodurre per Talea, ovvero basta interrare un loro ramo affinché emetta radici e possa sviluppare una nuova pianta interamente derivante da quell'unico ramo (e quindi un suo esatto clone). Tuttavia non tutte le piante hanno rami che radicano con facilità ed alcune non si possono assolutamente moltiplicare tramite talea.
Queste specie si riproducono tramite innesto. Innestare vuol semplicemente dire collegare un ramo di una cultivar selezionata (Nesto o Marza) ad una piantina ottenuta ad esempio per semina (Portainnesto).
Supponiamo di avere un'ottima varietà di Albicocco, che produce frutti grossi e gustosi e di volerla riprodurre, per venderla o regalarla ad amici e parenti. Purtroppo i suoi rami non radicano e non è possibile fare una talea, mentre se la seminassimo potrebbe uscire una pianta che produce frutti piccoli e poco gustosi.
Noi potremmo sfruttare i suoi semi per produrre il Portainnesto e, dopo un paio di anni, innestare su di esso il Nesto (un ramo preso dall'ottima varietà di Albicocco).
Così facendo le radici e la prima parte del tronco non sarebbero dei cloni della nostra varietà, ma la parte sovrastante sì. Se l'innesto ha successo il nesto inizierà a germogliare, a svilupparsi ed a formare una chioma, la quale fiorirà è produrrà albicocche grosse e gustose, esattamente come la pianta da cui è stato prelevato il nesto. Il portinnesto invece sarà geneticamente diverso dalla pianta da cui si è prelevato il seme, ma tanto non dovrà produrre frutti, ma solo alimentare con le sue radici il nesto sovrastante.
Come Si Riconosce una Pianta Innestata?
Piante riprodotte per talea o per semina sono difficilmente distinguibili, mentre piante innestate, almeno da giovani, sono facilmente riconoscibili.
Per la riuscita di un innesto, le cellule del nesto e quelle del portainnesto si devono saldare tra loro. Nella regione di contatto vi è un'elevata proliferazione cellulare che genera un ispessimento, inoltre è osservabile la cicatrice creatasi in corrispondenza degli intagli iniziali.
Nelle piante molto vecchie il punto d'innesto può essere nascosto dalla corteccia, mentre nelle piante giovani anche l'innesto più "delicato" lascia una traccia.
Quali Vantaggi Offrono le Piante Innestate?
In primis è, per molte specie, l'unica tecnica che permette di riprodurle in maniera vegetativa (ottenendo cioè un'identica cultivar o Clone). In secondo luogo le piante innestate fioriscono ed entrano in produzione prima. Questo perché il ramo (nesto) utilizzato è un ramo prelevato da una pianta già in produzione. Esso è dunque "maturo" e, idealmente, già in grado di fiorire/fruttificare. Una pianta nata da seme, invece, deve percorrere le tappe; inizialmente è solo un germoglio, poco dopo un esile tronco, che successivamente inizierà a ramificare. I giovani rami non sono ancora in grado di differenziarsi al fine di produrre gemme a fiore e ci vorranno anni affinché si raggiunga l'età riproduttiva.
Se vogliamo, l'innesto è una sorta di forzatura, si "attacca" un ramo "adulto", preso da una pianta adulta, su un portainnesto "bambino".
In alcuni casi vi è dunque un'enorme sproporzione tra nesto e portainnesto e le radici ancora poco sviluppate non sono in grado di alimentare i frutti che il ramo "adulto" innestato vorrebbe produrre.
Tuttavia, una volta sviluppate le radici, l'innesto potrà iniziare a fruttificare, risparmiando tempo rispetto a quello necessario partendo da seme. Per intenderci una pianta innestata può iniziare a produrre 2-3 anni dopo l'innesto, una da seme ne può richiedere anche 8-10 (questi sono valori medi per una pianta da frutto, l'età di entrata in produzione varia considerevolmente da specie a specie).
Un'altra opportunità è quella di avere, su un'unica pianta, più varietà diverse tra loro. Se prendiamo una pianta nata da seme, la facciamo ramificare ed ogni suo ramo lo innestiamo con un nesto diverso, potremmo avere ad esempio 3 innesti diversi, tutti alimentati da un unico apparato radicale. Potremmo così avere un unico melo che produrrà su una branca Mele "Rosse", su un'altra Mele "Gialle" e sull'ultima Mele "Verdi", insomma una chioma variegata.
Per sfruttare al meglio la tecnica degli innesti multipli, i diversi nesti selezionati dovranno avere vigoria simile, altrimenti uno potrebbe prendere il sopravvento sugli altri, generando una chioma sbilanciata.
Detto questo non è vero che è sempre necessario innestare le piante da frutto, semplicemente, partendo da seme, dovrete aspettare più tempo e sarà un terno al lotto, non saprete mai che frutto farà fin quando non fruttificherà.
Un altro vantaggio è la possibilità di utilizzare diversi portainnesti, scegliendo così i più adatti alle nostre condizioni di crescita. Se una specie, ad esempio il Prunus avium (Ciliegio), viene innestata sulla stessa specie, ovvero sia Nesto che Portainnesto sono Prunus avium, si dice che è un Ciliegio innestato su Franco; tuttavia, alcune specie, possono essere innestate anche su specie affini (e non solo identiche). Qualcuno di voi si starà chiedendo : "E quindi?"
Se ci pensate bene questa è un'opportunità enorme, potreste avere una pianta che fa i frutti (o i fiori) che voi più amate, con le radici di un'altra specie.
Supponete di vivere in una zona siccitosa, in cui le piogge estive siano praticamente inesistenti e di voler coltivare una determinata pianta, non troppo resistente alla siccità. Se la vostra pianta (specie A) si può innestare su un'altra (specie B) più resistente alla siccità, avrete la possibilità di avere una pianta con la chioma (rami, foglie, fiori, frutti etc..) della specie A, alimentata da un portainnesto della Specie B, che sviluppa radici profonde, in grado di pescare acqua laddove le radici della specie A non arriverebbero.
In zone a clima Mediterraneo, ad esempio, si usa spesso il Mandorlo come Portainnesto per innestare altre specie fruttifere meno resistenti alla siccità (es. Pesco, Susino, etc..).
Ovviamente le radici (Portainnesto) influenzano anche la chioma (Nesto) e non solo per la ovvia resistenza alla siccità. Le radici prelevano i nutrienti dal terreno, ancorano la pianta al terreno, producono e mettono in circolo ormoni in grado di influenzare la chioma.
Ultimamente sono diventati di moda gli alberi da frutti nani che, date le loro dimensioni, sono coltivabili anche in piccoli giardini, in vaso, oltre a permettere impianti iper-intensivi o semplicemente facilitare la raccolta, senza dover utilizzare scale.
L'effetto nanizzante si ottiene grazie a particolari portainnesti che riducono la vigoria del nesto sovrastante; un esempio nel Ciliegio è il Portainnesto nanizzante "Gisela".
Inoltre la vigoria indotta da un portinnesto è correlata al tempo necessario per l'entrata in produzione di una pianta da frutto. In linea generale, portainnesti molto vigorosi faranno crescere velocemente la chioma, ritardando la messa a frutto, mentre quelli con scarsa vigoria l'anticiperanno.
Diversi portainnesti, e quindi diversi tipi di radici, hanno diversa adattabilità ai terreni. Uno stesso nesto converrà innestarlo sul portainnesto più idoneo al terreno in cui si vorrà poi piantumare.
Nella Vite (Vitis vinifera), il portainnesto 1103 P è tra i migliori per terreni salmastri, altri resistono meglio ai ristagni idrici, altri ancora ai terreni con alte concentrazioni di calcare attivo.
Alcuni sono più indicati per terreni argillosi, altri per terreni freschi e profondi. In fine, ogni portinnesto ha una diversa tolleranza alle varie patologie; in terreni umidi, ad esempio, sarà opportuno sceglierne uno con elevata resistenza ai marciumi radicali.
Come accennato sopra, le radici producono anche alcuni ormoni. La scelta del giusto portainnesto può aumentare o diminuire la resistenza al freddo della chioma su di esso innestata.
Un classico esempio arriva dagli Agrumi, essi sono mediamente poco tolleranti al freddo eppure la soglia di danno da freddo può essere aumentata utilizzando come portainnesto il Poncirus trifoliata. Esso è l'unico agrume deciduo e, in seguito ai primi freddi, è in grado di facilitare l'arresto della crescita della chioma sovrastante, inducendo una dormienza più duratura ed efficace.
Un Cedro od un Pomelo, innestati su franco, dimostrerebbero una minor capacità di acclimatazione al freddo e, di conseguenza, una minor rusticità. Inoltre le radici del Poncirus trifoliata offrono una miglior resistenza a diverse specie di Phytophthora.
La scelta del giusto portainnesto potrebbe fare la differenza tra il successo e l'insuccesso, spostando (leggermente) la soglia limite di coltivazione.
I portainnesti si ottengono per semina oppure tramite la tecnica della micro-propagazione in vitro, un metodo eseguibile solo in laboratorio. In quest'ultimo caso poche cellule prelevate da una gemma del portainnesto vengono cresciute e moltiplicate in vitro e poi fatte radicare.
Quali Svantaggi Hanno le Piante Innestate?
Dopo aver visto i tanti vantaggi, diamo un'occhiata ai (pochi) svantaggi. In primo luogo innestare è più complicato che seminare, bisogna avere gli attrezzi giusti, prelevare le marze ed innestarle nel periodo dell'anno adatto, nonché un po' di esperienza. Inoltre, in alcune specie, gli innesti faticano ad attecchire e solo una piccola percentuale ha successo.
Per chi invece si limitasse a comprare (non a propagare) piante innestate, il primo svantaggio non lo riguarda. Tuttavia c'è un secondo (e forse più grosso) svantaggio: una pianta innestata è, di fatto, composta da due piante diverse, un Portainnesto (radici e prima parte del tronco) ed un Nesto (chioma).
I portainnesti posseggono delle proprie gemme, le loro radici possono emettere polloni (rami prodotti dalle radici), quindi tutti i rami prodotti dal portainnesto devono essere rimossi, altrimenti si rischierebbe che, accanto alla chioma prodotta dal Nesto, se ne facesse una prodotta dal Portainnesto. Questo problema diventa importante in specie con elevata tendenza a pollonare.
Ricordatevi che ogni getto cresciuto sotto il punto di innesto non sarà la cultivar che voi avete comprato.
Un problema molto affine è quando una pianta da frutto "rigetta", dopo essere stata seriamente danneggiata dal freddo. Abbiamo visto che, specie con una buona pacciamatura, le radici rimangono più protette e al caldo, rispetto alla chioma esposta alle intemperie.
Supponiamo di avere un Olivo (Olea europaea) che fa Olive giganti e buonissime e di innestare una sua marza su portainnesto ricavato dal seme di un'Oliva (e quindi potenzialmente di pessima qualità).
Se viene un'ondata di gelo molto intensa, la parte aerea può venire seriamente danneggiata o morire del tutto. Tuttavia le radici, essendo al calduccio sotto la neve, riescono a sopravvivere.
Quando arrivano i primi tepori primaverili, le piante iniziano a muoversi; la chioma del nostro Olivo (dai frutti buoni e giganti) è morta e non può germogliare, ma le radici sottostanti sono ancora vive ed iniziano ad emettere polloni.
Questi rami derivano quindi dal portainnesto e, nel giro di qualche anno, andranno a ricomporre la chioma. Questa nuova chioma deriverà però dal portainnesto (il nostro nesto iniziale è morto qualche inverno prima) e produrrà Olive diverse da quelle grosse e gustose che volevamo. Ora questo Olivo è geneticamente identico, sia le sue radici, che la sua "nuova" chioma, risalgono a quell'Olivo fatto da seme, inizialmente utilizzato come portainnesto.
Se vi è possibilità, laddove vi sia il rischio che l'intera chioma muoia, è meglio propagare le cultivar da talea, in quest'ultimo caso anche eventuali polloni formeranno una chioma identica alla cultivar da voi selezionata.
Si Possono Innestare Vecchie Piante da Frutto?
Ovviamente sì, il portainnesto può essere anche un grosso ramo di un vecchio albero, su cui vogliamo innestare una varietà di nostro piacere. Ogni ramo è potenzialmente innestabile, la distinzione Nesto-Portainnesto è puramente teorica, potremmo innestare una marza su un nesto preesistente, che a sua volta è innestato su un portainnesto.
Il vantaggio di innestare piante adulte è quello di poter sfruttare radici già ben sviluppate ed in grado di alimentare e nutrire al meglio la nuova marza.
Come suggerisce la parola, innestare significa genericamente "inserire" qualcosa all'interno di un corpo estraneo. Se parliamo del mondo vegetale, innestare vuol dire "unire" o "collegare" due rami inizialmente divisi, una sorta di trapianto tra piante.
Ancora una volta l'uomo ha semplicemente copiato, ed adattato ai suoi scopi, un meccanismo già presente in natura. L'innesto, infatti, esiste da milioni di anni, garantendo un vantaggio evolutivo alle specie in grado di attuarlo.
Rami di specie affini che vengono a contatto tra loro possono saldarsi l'un l'altro, collegando di fatto le due piante. Ovviamente non è un evento troppo frequente, i rami devono essere intagliati e ben stretti l'uno contro l'altro, però in boschi fitti può capitare.
Pensiamo ad una pianta che viene sradicata, i suoi rami sono ancora vivi, ma destinati a morire. Se cadendo riuscissero a collegarsi ad un'altra pianta e a saldarsi prima che muoiano, essi potrebbero sfruttare le radici di questa seconda pianta per potersi sviluppare.
Anche due piante sane e non sradicate potrebbero trarre dei vantaggi da un innesto naturale, potendo condividere la stessa linfa ed utilizzato le radici di entrambe.
Perché l'Innesto, Specialmente Per le Piante da Frutto, è Così Importante Come Metodo di Propagazione?
I semi si ottengono in seguito all'impollinazione dei fiori, ogni seme è dunque geneticamente diverso da ogni altro. La moltiplicazione di una pianta tramite semina (riproduzione sessuata) genera una pianta figlia che non è un clone della pianta madre ed, anzi, potrebbe anche essere molto diversa. Dal seme di una mela rossa potrebbe nascere una piantina che farà mele gialle, da un Kiwi femmina potrebbe nascere un Kiwi maschio, da un vitigno precoce potrebbe nascerne uno tardivo etc.. (per dettagli clicca qua).
Per queste ragioni, qualora si volesse una pianta con determinate caratteristiche, si dovrà riprodurla per via vegetativa, ovvero asessuata (senza passare dal seme).
Alcune piante si possono riprodurre per Talea, ovvero basta interrare un loro ramo affinché emetta radici e possa sviluppare una nuova pianta interamente derivante da quell'unico ramo (e quindi un suo esatto clone). Tuttavia non tutte le piante hanno rami che radicano con facilità ed alcune non si possono assolutamente moltiplicare tramite talea.
Queste specie si riproducono tramite innesto. Innestare vuol semplicemente dire collegare un ramo di una cultivar selezionata (Nesto o Marza) ad una piantina ottenuta ad esempio per semina (Portainnesto).
Supponiamo di avere un'ottima varietà di Albicocco, che produce frutti grossi e gustosi e di volerla riprodurre, per venderla o regalarla ad amici e parenti. Purtroppo i suoi rami non radicano e non è possibile fare una talea, mentre se la seminassimo potrebbe uscire una pianta che produce frutti piccoli e poco gustosi.
Noi potremmo sfruttare i suoi semi per produrre il Portainnesto e, dopo un paio di anni, innestare su di esso il Nesto (un ramo preso dall'ottima varietà di Albicocco).
Così facendo le radici e la prima parte del tronco non sarebbero dei cloni della nostra varietà, ma la parte sovrastante sì. Se l'innesto ha successo il nesto inizierà a germogliare, a svilupparsi ed a formare una chioma, la quale fiorirà è produrrà albicocche grosse e gustose, esattamente come la pianta da cui è stato prelevato il nesto. Il portinnesto invece sarà geneticamente diverso dalla pianta da cui si è prelevato il seme, ma tanto non dovrà produrre frutti, ma solo alimentare con le sue radici il nesto sovrastante.
Come Si Riconosce una Pianta Innestata?
Piante riprodotte per talea o per semina sono difficilmente distinguibili, mentre piante innestate, almeno da giovani, sono facilmente riconoscibili.
Per la riuscita di un innesto, le cellule del nesto e quelle del portainnesto si devono saldare tra loro. Nella regione di contatto vi è un'elevata proliferazione cellulare che genera un ispessimento, inoltre è osservabile la cicatrice creatasi in corrispondenza degli intagli iniziali.
Nelle piante molto vecchie il punto d'innesto può essere nascosto dalla corteccia, mentre nelle piante giovani anche l'innesto più "delicato" lascia una traccia.
In primis è, per molte specie, l'unica tecnica che permette di riprodurle in maniera vegetativa (ottenendo cioè un'identica cultivar o Clone). In secondo luogo le piante innestate fioriscono ed entrano in produzione prima. Questo perché il ramo (nesto) utilizzato è un ramo prelevato da una pianta già in produzione. Esso è dunque "maturo" e, idealmente, già in grado di fiorire/fruttificare. Una pianta nata da seme, invece, deve percorrere le tappe; inizialmente è solo un germoglio, poco dopo un esile tronco, che successivamente inizierà a ramificare. I giovani rami non sono ancora in grado di differenziarsi al fine di produrre gemme a fiore e ci vorranno anni affinché si raggiunga l'età riproduttiva.
Se vogliamo, l'innesto è una sorta di forzatura, si "attacca" un ramo "adulto", preso da una pianta adulta, su un portainnesto "bambino".
In alcuni casi vi è dunque un'enorme sproporzione tra nesto e portainnesto e le radici ancora poco sviluppate non sono in grado di alimentare i frutti che il ramo "adulto" innestato vorrebbe produrre.
Tuttavia, una volta sviluppate le radici, l'innesto potrà iniziare a fruttificare, risparmiando tempo rispetto a quello necessario partendo da seme. Per intenderci una pianta innestata può iniziare a produrre 2-3 anni dopo l'innesto, una da seme ne può richiedere anche 8-10 (questi sono valori medi per una pianta da frutto, l'età di entrata in produzione varia considerevolmente da specie a specie).
Un'altra opportunità è quella di avere, su un'unica pianta, più varietà diverse tra loro. Se prendiamo una pianta nata da seme, la facciamo ramificare ed ogni suo ramo lo innestiamo con un nesto diverso, potremmo avere ad esempio 3 innesti diversi, tutti alimentati da un unico apparato radicale. Potremmo così avere un unico melo che produrrà su una branca Mele "Rosse", su un'altra Mele "Gialle" e sull'ultima Mele "Verdi", insomma una chioma variegata.
Per sfruttare al meglio la tecnica degli innesti multipli, i diversi nesti selezionati dovranno avere vigoria simile, altrimenti uno potrebbe prendere il sopravvento sugli altri, generando una chioma sbilanciata.
Detto questo non è vero che è sempre necessario innestare le piante da frutto, semplicemente, partendo da seme, dovrete aspettare più tempo e sarà un terno al lotto, non saprete mai che frutto farà fin quando non fruttificherà.
Un altro vantaggio è la possibilità di utilizzare diversi portainnesti, scegliendo così i più adatti alle nostre condizioni di crescita. Se una specie, ad esempio il Prunus avium (Ciliegio), viene innestata sulla stessa specie, ovvero sia Nesto che Portainnesto sono Prunus avium, si dice che è un Ciliegio innestato su Franco; tuttavia, alcune specie, possono essere innestate anche su specie affini (e non solo identiche). Qualcuno di voi si starà chiedendo : "E quindi?"
Se ci pensate bene questa è un'opportunità enorme, potreste avere una pianta che fa i frutti (o i fiori) che voi più amate, con le radici di un'altra specie.
Supponete di vivere in una zona siccitosa, in cui le piogge estive siano praticamente inesistenti e di voler coltivare una determinata pianta, non troppo resistente alla siccità. Se la vostra pianta (specie A) si può innestare su un'altra (specie B) più resistente alla siccità, avrete la possibilità di avere una pianta con la chioma (rami, foglie, fiori, frutti etc..) della specie A, alimentata da un portainnesto della Specie B, che sviluppa radici profonde, in grado di pescare acqua laddove le radici della specie A non arriverebbero.
In zone a clima Mediterraneo, ad esempio, si usa spesso il Mandorlo come Portainnesto per innestare altre specie fruttifere meno resistenti alla siccità (es. Pesco, Susino, etc..).
Ovviamente le radici (Portainnesto) influenzano anche la chioma (Nesto) e non solo per la ovvia resistenza alla siccità. Le radici prelevano i nutrienti dal terreno, ancorano la pianta al terreno, producono e mettono in circolo ormoni in grado di influenzare la chioma.
Ultimamente sono diventati di moda gli alberi da frutti nani che, date le loro dimensioni, sono coltivabili anche in piccoli giardini, in vaso, oltre a permettere impianti iper-intensivi o semplicemente facilitare la raccolta, senza dover utilizzare scale.
L'effetto nanizzante si ottiene grazie a particolari portainnesti che riducono la vigoria del nesto sovrastante; un esempio nel Ciliegio è il Portainnesto nanizzante "Gisela".
Inoltre la vigoria indotta da un portinnesto è correlata al tempo necessario per l'entrata in produzione di una pianta da frutto. In linea generale, portainnesti molto vigorosi faranno crescere velocemente la chioma, ritardando la messa a frutto, mentre quelli con scarsa vigoria l'anticiperanno.
Diversi portainnesti, e quindi diversi tipi di radici, hanno diversa adattabilità ai terreni. Uno stesso nesto converrà innestarlo sul portainnesto più idoneo al terreno in cui si vorrà poi piantumare.
Nella Vite (Vitis vinifera), il portainnesto 1103 P è tra i migliori per terreni salmastri, altri resistono meglio ai ristagni idrici, altri ancora ai terreni con alte concentrazioni di calcare attivo.
Alcuni sono più indicati per terreni argillosi, altri per terreni freschi e profondi. In fine, ogni portinnesto ha una diversa tolleranza alle varie patologie; in terreni umidi, ad esempio, sarà opportuno sceglierne uno con elevata resistenza ai marciumi radicali.
Come accennato sopra, le radici producono anche alcuni ormoni. La scelta del giusto portainnesto può aumentare o diminuire la resistenza al freddo della chioma su di esso innestata.
Un classico esempio arriva dagli Agrumi, essi sono mediamente poco tolleranti al freddo eppure la soglia di danno da freddo può essere aumentata utilizzando come portainnesto il Poncirus trifoliata. Esso è l'unico agrume deciduo e, in seguito ai primi freddi, è in grado di facilitare l'arresto della crescita della chioma sovrastante, inducendo una dormienza più duratura ed efficace.
Un Cedro od un Pomelo, innestati su franco, dimostrerebbero una minor capacità di acclimatazione al freddo e, di conseguenza, una minor rusticità. Inoltre le radici del Poncirus trifoliata offrono una miglior resistenza a diverse specie di Phytophthora.
La scelta del giusto portainnesto potrebbe fare la differenza tra il successo e l'insuccesso, spostando (leggermente) la soglia limite di coltivazione.
I portainnesti si ottengono per semina oppure tramite la tecnica della micro-propagazione in vitro, un metodo eseguibile solo in laboratorio. In quest'ultimo caso poche cellule prelevate da una gemma del portainnesto vengono cresciute e moltiplicate in vitro e poi fatte radicare.
Quali Svantaggi Hanno le Piante Innestate?
Dopo aver visto i tanti vantaggi, diamo un'occhiata ai (pochi) svantaggi. In primo luogo innestare è più complicato che seminare, bisogna avere gli attrezzi giusti, prelevare le marze ed innestarle nel periodo dell'anno adatto, nonché un po' di esperienza. Inoltre, in alcune specie, gli innesti faticano ad attecchire e solo una piccola percentuale ha successo.
Per chi invece si limitasse a comprare (non a propagare) piante innestate, il primo svantaggio non lo riguarda. Tuttavia c'è un secondo (e forse più grosso) svantaggio: una pianta innestata è, di fatto, composta da due piante diverse, un Portainnesto (radici e prima parte del tronco) ed un Nesto (chioma).
I portainnesti posseggono delle proprie gemme, le loro radici possono emettere polloni (rami prodotti dalle radici), quindi tutti i rami prodotti dal portainnesto devono essere rimossi, altrimenti si rischierebbe che, accanto alla chioma prodotta dal Nesto, se ne facesse una prodotta dal Portainnesto. Questo problema diventa importante in specie con elevata tendenza a pollonare.
Ricordatevi che ogni getto cresciuto sotto il punto di innesto non sarà la cultivar che voi avete comprato.
Un problema molto affine è quando una pianta da frutto "rigetta", dopo essere stata seriamente danneggiata dal freddo. Abbiamo visto che, specie con una buona pacciamatura, le radici rimangono più protette e al caldo, rispetto alla chioma esposta alle intemperie.
Supponiamo di avere un Olivo (Olea europaea) che fa Olive giganti e buonissime e di innestare una sua marza su portainnesto ricavato dal seme di un'Oliva (e quindi potenzialmente di pessima qualità).
Se viene un'ondata di gelo molto intensa, la parte aerea può venire seriamente danneggiata o morire del tutto. Tuttavia le radici, essendo al calduccio sotto la neve, riescono a sopravvivere.
Quando arrivano i primi tepori primaverili, le piante iniziano a muoversi; la chioma del nostro Olivo (dai frutti buoni e giganti) è morta e non può germogliare, ma le radici sottostanti sono ancora vive ed iniziano ad emettere polloni.
Questi rami derivano quindi dal portainnesto e, nel giro di qualche anno, andranno a ricomporre la chioma. Questa nuova chioma deriverà però dal portainnesto (il nostro nesto iniziale è morto qualche inverno prima) e produrrà Olive diverse da quelle grosse e gustose che volevamo. Ora questo Olivo è geneticamente identico, sia le sue radici, che la sua "nuova" chioma, risalgono a quell'Olivo fatto da seme, inizialmente utilizzato come portainnesto.
Se vi è possibilità, laddove vi sia il rischio che l'intera chioma muoia, è meglio propagare le cultivar da talea, in quest'ultimo caso anche eventuali polloni formeranno una chioma identica alla cultivar da voi selezionata.
Si Possono Innestare Vecchie Piante da Frutto?
Ovviamente sì, il portainnesto può essere anche un grosso ramo di un vecchio albero, su cui vogliamo innestare una varietà di nostro piacere. Ogni ramo è potenzialmente innestabile, la distinzione Nesto-Portainnesto è puramente teorica, potremmo innestare una marza su un nesto preesistente, che a sua volta è innestato su un portainnesto.
Il vantaggio di innestare piante adulte è quello di poter sfruttare radici già ben sviluppate ed in grado di alimentare e nutrire al meglio la nuova marza.
Una curiosità: i semi della marza daranno origine alla spessa specie? Es. supponiamo di innestare un pesco a un mandorlo. I semi della pesca che coglierò saranno fertili e daranno vita a peschi? Grazie!
RispondiEliminaEsattamente, daranno origine ad una Pesca. Tuttavia non della stessa varietà innesta, ma una nuova (magari dal seme di una pesca gialla ne uscirà una piantina che farà pesche bianche).
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