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mercoledì 27 luglio 2016

Cosa Guardare al Safari Park di Pombia ? Gli Animali della Savana in Piemonte

Vedere dal vivo animali che, normalmente, abbiamo sempre visto nei documentari o sui libri è sempre un'esperienza emozionante. Solitamente, negli Zoo, gli animali sono in gabbia e i visitatori all'esterno, ma all'idea che sta alla base del Safari Park di Pombia è quella di invertire le cose, lasciando gli animali in libertà e le persone "rinchiuse" nelle loro "gabbie di lamiera".
Nelle prossime righe darò una panoramica sulle attrattive, indicherò quali animali sono presenti al Safari Park di Pombia e, facendo una breve recensione, darò la mia opinione.

Giraffe e Zebre piemonte


Ciò di cui voglio raccontare oggi è l'esperienza relativa al Safari Park di Pombia (NO), in Piemonte. Il luogo è situato sulla provinciale che collega Arona a Novara, a due passi dal Lago Maggiore, ed è facilmente raggiungibile anche da Milano, che dista circa 60 km.
Quando arriverete ad una grossa rotonda con all'interno due statue di Leoni, invece di proseguire in linea retta sulla strada Arona-Novara, dovrete girare e sarete praticamente arrivati. Comunque sia le segnaletiche sono ben posizionate e molto visibili.


Vale la pena vedere il Safari Park di Pombia? Che cosa c'è? Il prezzo è proporzionale allo spettacolo offerto?

I biglietti, nel 2016, costano 17 euro per gli adulti e 12 euro per i bambini. L'apertura estiva è dalle ore 10.00 alle 19.00 (chiusura biglietterie alle 17.00).

A mio avviso il costo del biglietto è pienamente ricompensato da ciò che vedrete.

La prima tappa è il vero e proprio Safari Park: con i finestrini ben chiusi e procedendo a passo d'uomo, si procede verso un cancello elettrico. Oltrepassandolo si entra nella prima zona, che è dedicata agli erbivori della Savana Africana. Il percorso si snoda attraverso una strada asfaltata a due corsie, una per le macchine ed un'altra per un trenino che, al costo di 2 euro, fa compiere il tour all'interno del Safari.
La strada ha diversi tornanti ed è abbastanza lunga, permettendo l'osservazione ravvicinata dei grandi erbivori che pascolano del tutto indisturbati e, a volte, invadono la strada asfaltata.

Antilope safari pombia

Zebra safari pombia


Il giorno in cui visitai il Safari, i primi animali che vidi furono delle Antilopi, le cui lunghissime corna e la pelliccia vellutata lasciavano presagire alla bellezza che la Savana può offrire. Nel proseguire, dopo un gruppetto di Impala (Aepyceros melampus) ci imbattemmo in un gruppo di Giraffe (Giraffa camelopardalis), questi animali così particolari ed unici, sono un vero prodigio dell'evoluzione.
L'animale più alto del mondo, visto dal vivo, suscita un intrinseco senso di inferiorità. Le Giraffe possono raggiungere, e a volte superare, i 5-6 metri di altezza e pesare oltre 1000 kg; il loro collo (pur avendo 7 vertebre cervicali, come tutti i Mammiferi) rappresenta quasi metà della loro altezza.
Un'altra cosa che in TV non appare così evidente è la lunghezza delle gambe, di gran lunga più alte di una persona adulta, e il tronco così piccolo. Osservando una Giraffa dal vivo si ha l'idea che sia composta solo da gambe e collo e che sia tanto alta quanto "corta", infatti la parte centrale del loro corpo è sproporzionata ed ha dimensioni simili a quelle di altri erbivori che sono alti 1/3.

Ammotrago zoo safari


Proseguendo si incontrarono le Zebre, le classiche prede che si vedono nei documentari sull'Africa. Delle 4 specie esistenti, la Zebra della steppa (Equus quagga) è quella più comune e, vista da vicina, è molto più piccola di quanto si possa immaginare.
Questo mammifero assomiglia molto ai Cavalli, che tutti noi abbiamo visto dal vivo. Pensiamo dunque che siano simili anche come dimensioni, eppure le Zebre sono visivamente più piccole dei cavalli ed hanno un'altezza compresa tra 1,1 e 1,4 metri.
Stesso discorso lo si potrebbe fare con gli Gnu (Connochaetes taurinus), animali che spesso brancolano i gruppi misti assieme alle Zebre. Gli Gnu, che io credevo fossero grandi come dei bufali, sono più o meno grossi come le Zebre.

Gnu safari pombia


Con un po' di timore passammo in prossimità di due Rinoceronti (credo "Bianchi") che, ai margini della strada, si strofinavano sui tronchi degli alberi. L'impressione che danno questi grossi erbivori è l'esatto opposto rispetto alle Giraffe. I Rinoceronti sembrano fatti solo di busto, con arti tozzi e testa incassata. Potendo superare le 3 tonnellate di peso, sono gli animali terrestri più grandi dopo gli Elefanti.
In Africa esistono due specie di Rinoceronti: i Rinoceronti Bianchi e Neri, entrambi hanno due corna centrali fatte di cheratina (non ossee), la stessa sostanza di cui sono fatte le nostre unghie.
Il Rinoceronte Bianco (Ceratotherium simum) è più grosso rispetto al Rinoceronte Nero (Diceros bicornis), ma ha un temperamento più pacifico, mentre quello nero è aggressivo e carica facilmente le Jeep, nei Safari africani.
Esistono, ma al momento non ci sono al Safari Park di Pombia, anche i Rinoceronti asiatici. Tutte le specie viventi in Asia sono a rischio di estinzione e, diversamente dai "cugini" africani, hanno un unico corno e pieghe della pelle più accentuate.

Sbadiglio Ippopotamo
Rinoceronte safari pombia




























L'Ippopotamo (Hippopotamus amphibius) è un'altra specie erbivora di grandi dimensioni, potendo arrivare a pesare 1500 kg ed oltre. In realtà, sebbene solitamente mangi erba, è stato documentato che, in casi di gravi carestie, può diventare un carnivoro spazzino ed addirittura cannibale.
Solitamente vive in acqua, ma per alimentarsi si sposta sulla terra ferma, spostandosi fino a 10 km nell'entroterra. Gli Ippopotami sono gli erbivori più feroci d'Africa ed uccidono più uomini di quanti non faccia il Leone. Questa aggressività è dovuta alla loro forte territorialità; se qualcuno invade il loro spazio, verrà caricato e, sebbene siano più agili in acqua, corrono più veloce di un uomo.
Oltre alla mole, la cosa che impressiona è l'apertura della bocca che, oltre ad essere enorme, ha un angolo di apertura di 150° e, da spalancata, una distanza di oltre 1 metro tra le due labbra.
Al Safari di Pombia l'Ippopotamo era recintato, non si corre dunque il rischio di essere caricati.
In natura esiste un'altra specie di Ippopotamo (Hexaprotodon liberiensis), che è di dimensioni assai più contenute e vive, invece che nella Savana, nelle foreste tropicali della Guinea e dell'Africa equatoriale occidentale.

Ippopotamo safari pombia

Sbadiglio Ippopotamo



Il secondo, ed ultimo, erbivoro "non libero" del Safari è l'Elefante. In Africa esistono due specie di Elefanti: una prima specie (Loxodonta africana), di dimensioni maggiori, vive nella Savana, mentre la seconda (Loxodonta cyclotis) vive nelle foreste dell'Africa equatoriale.
L'Elefante è l'animale terrestre più grande al Mondo e, un maschio adulto, può pesare anche 5 tonnellate. Sono dotati di una lunga proboscide che funziona sia "da braccio", per afferrare erba, foglie e frutti, sia da "pompa d'acqua", con cui potersi fare una sana doccia.
L'Elefante Africano è più aggressivo e meno addomesticabile dell'Elefante Asiatico (Elephas maximus), vive in grossi gruppi in cui vi è un forte attaccamento tra i membri.
Sono degli ottimi "camminatori" e percorrono molti chilometri in cerca di acqua. La vita media di un elefante si attesta attorno ai 70-75 anni.
In natura, sia gli Elefanti, che gli Ippopotami, sono prede dei Leoni solo in casi di estrema carestia. Questi due erbivori possono tranquillamente uccidere il ré della Savana.

Elefante safari pombia






Fin qua abbiamo parlato di mammiferi, ma il reparto erbivori vedeva al suo interno anche degli Uccelli. Tra questi saltano all'occhio gli Struzzi (Struthio camelus), i più grossi uccelli al mondo. Questi uccelli possono superare i 100 kg di peso e sfiorare i 3 metri di altezza, queste dimensioni non consentono loro di spiccare il volo, ma compensano con una corsa molto veloce (fino a 70 km/h).
Le loro gambe muscolose e slanciate, insieme al collo lungo, me le fa associare a delle "Giraffe a due gambe". Si nutrono di erba e vegetali, ma non disdegnano neppure piccoli vertebrati.
Vi erano anche dei Pellicani, in natura ne esistono 8 diverse specie, quelli presenti credo potessero essere i Pellicani Bianchi comuni (Pelecanus onocrotalus). Questi volatili sono strettamente vincolati all'acqua e vivono in prossimità di laghi, dove si cibano di piccoli pesci e crostacei.

Struzzo safari pombia

Pellicani Pombia zoo


Finito il tragitto con gli erbivori ci si accinge ad entrare in quello dei Carnivori. Le due zone sono separate da due grossi cancelli, distanziati da un breve corridoio di sicurezza.
I primi felini che notiamo sono dei bellissimi Leoni (Panthera leo), che si muovono silenziosi tra la vegetazione, mentre un altro gruppo ozia all'ombra di un albero. In natura i Leoni vivono in branco, la caccia è prevalentemente relegata alle femmine e la vita media è di circa 15 anni.
Di vecchiaia morirebbero anche 10 anni dopo ma, allo stato selvaggio, i vecchi leoni vengono spodestati dagli arzilli giovani leoni tramite lotte, spesso letali.
Visti lì, in quel contesto, la cosa che più mi colpì fu la delicatezza con cui si muovono e quanto ben siano mimetizzati con l'erba arsa dal Sole.
Poco più avanti troviamo un gruppetto di Tigri (Panthera tigris), sicuramente un comportamento forzato dato che, diversamente dai Leoni, tendono a non avere vita sociale.
Sapevate che Tigri e Leoni possono accoppiarsi? In natura, avendo due habitat diversi (i Leoni in Africa, le tigri in Asia), non avviene, ma in cattività si sono ottenuti le Ligri (Leone maschio x Tigre femmina) ed i Tigoni (Tigre maschio x Leonessa).
La Ligre, pesando oltre 300 kg, è il felino più grosso al mondo, essendo più pesante dei suoi genitori.

Leone Zoo pombia

Leoni safari pombia

Tigri Zoo Pombia
Tigre Safari Pombia




La sicurezza è garantita, vicino ad ogni felino c'è una Jeep con all'interno un osservatore che, qualora ci fosse qualche problema, potrebbe intervenire tempestivamente.
Dopo i grandi carnivori arriviamo in una zona in cui pascolano degli animali simili a tori, ma con corna di lunghezza spropositata, a forma di semiluna, rivolte verso l'alto. Facendo una breve ricerca ho scoperto che l'animale in questione è il Bue dei Watussi, una particolare razza di Toro (Bos taurus) addomesticata dalle tribù africane. Sebbene docili e mansueti, fa una certa impressione vederseli passare a pochi centimetri dalla macchina.
Nello stesso scompartimento era presente anche un Ghepardo (Acinonyx jubatus), l'animale più veloce al mondo. Probabilmente questa specie, soprattutto se sazia, ci pensa bene prima di attaccare i Buoi dei Watussi.
Prima di concludere il percorso, sulla sinistra, vi è una gabbia con all'interno delle scimmie "dal sedere rosso", credo possano essere dei Macachi.

Bue Watussi Safari Pombia
Leopardo Zoo Pombia

Scimmie Zoo Pombia



Insetto Foglia Secca pombiaUna volta finito il giro è finito tutto? Ovviamente no, in primis è possibile ripetere il "tour Safari" quante volte si vuole e poi vi è ancora molto altro. Ci sono diverse attrattive, di cui solo poche a pagamento. Compreso nel prezzo vi è la Ruota panoramica, la Nave dei Pirati ed altre giostre.
Si è immersi in un parco giochi davvero ben curato in cui ai trenini o ai Go-kart, si intervallano punti ristoro e varie sezioni di Zoo.
Sempre gratuitamente c'è la zona Acquario, in cui sono presenti specie provenienti da tutto il mondo, tra cui spiccano delle vivaci Razze. C'è una zona dedicata agli insetti, alcuni dei quali davvero particolari, come l'Insetto Foglia Secca (Extatosoma tiaratum) che, come suggerisce il nome, si mimetizza perfettamente tra le foglie secche; inoltre ci sono molte specie di Tarantole, Ragni ed altro ancora. Ovviamente non poteva mancare la zona dedicata ai Rettili, in cui si poteva osservare il Coccodrillo delle Everglades (Florida), così come Cobra, Boa, Pitoni ed Iguane.

Coccodrillo zoo pombia

Serpente zoo pombia

Geco Zoo Pombia




Sebbene sembri già tanto, non è tutto; infatti una delle sezioni che più ho apprezzato è stata quella dei Rapaci. Verso le 13 (ma probabilmente ci sono più spettacoli al giorno) ci fu una dimostrazione. Purtroppo quel giorno il vento soffiava forte e, per motivi di sicurezza, Falchi, Aquile ed altri rapaci di alto volo, non potettero esibirsi.
Ciò nonostante lo spettacolo offerto dagli Avvoltoi, dai Gufi e da altri uccelli di cui ora non ricordo il nome, fu avvincente. Gli Avvoltoi sono veramente enormi, con un'apertura alare notevole che permette loro di coprire grosse distanze con un sol battito di ali.
C'erano due falconieri ai due lati dell'arena, offrendo alternativamente della carne, l'avvoltoio volava da parte a parte afferrando il cibo. Uno spettacolo simile fu offerto dal Gufo; ciò che più sorprende di questo animale, oltre all'angolo di movimento del collo, è la silenziosità del suo volo; un particolare piumaggio permette loro un volo impercettibile, indispensabile per catturare le sue prede nella quiete notturna.
Un'altra dimostrazione fu offerta da un volatile spazzino. I due addetti nascosero del cibo nel terreno e lo misero sotto delle pietre voluminose, l'uccello fiutando trovò la loro posizione e con i possenti artigli alzò le pietre (probabilmente più pesanti di lui), mangiando il cibo sotto di esse nascosto. Il rammarico è stato quello di poter osservare Falchi ed Aquile solo nelle loro gabbie.
Carino, anche se meno di quello appena descritto, fu lo spettacolo dei Cavalli che, sotto note spagnole, trottavano a tempo di musica.


Gufo Zoo Pombia

Aquila Zoo Pombia



In ultimo vorrei menzionare i Lemuri (Lemur catta); la gabbia in cui sono presenti è accessibile al pubblico, siamo quindi noi ad entrare in gabbia e questo permette una visione ravvicinata. I Lemuri sono dei primati di piccola taglia, endemici dell'isola del Madagascar, hanno una particolare coda, lunga e colorata ad anelli bianco e neri, alternati. In natura vive in branchi composti da 20-30 individui, si nutrono prevalentemente di frutta e semi, ma talvolta anche di insetti. Allo Zoo di Pombia, l'incontro ravvicinato, permette di osservare la loro naturalezza nell'arrampicarsi e nell'usare la lunga coda come fosse l'asta degli equilibristi.

Lemuri Zoo Pombia



Se si vuole vedere per bene tutto ciò che il Safari di Pombia offre, ci vuole una giornata intera e i 17 euro richiesti, valgono pienamente ciò che viene offerto.
Quindi per la prossima gita, fateci un pensierino.

Giraffa Safari Pombia

martedì 19 luglio 2016

Albizia julibrissin, un'Acacia dai Fiori Rosa che Adorna Parchi e Strade

L'Albizia, sebbene a molti potrebbe non suonare familiare, è un genere di piante piuttosto diffuso in Italia. Tra le diverse specie, l'Albizia julibrissin (detta anche Acacia di Costantinopoli o Acacia di Persia) è quella più comune nel Nord Italia, tanto è vero che la ritroviamo in molti parcheggi, ai lati delle strade, nei parchi o nei giardini privati, dove regala abbondanti fioriture per buona parte dell'estate.

Come si deve coltivare l'Albizia julibrissin? Qual è il suo clima ideale? Quali cure necessita per ottenere abbondanti fioriture?

Fioritura Acacia di Persia


Origine e Diffusione :

Albizia julibrissin è una specie le cui origini sono da ricercarsi nel continente Asiatico, si pensa infatti che sia nativa dell'Iran e dell'Asia subtropicale.
Il nome del genere, "Albizia", fu attribuito da Antonio Durazzini in memoria di Filippo degli Albizzi, un gentiluomo fiorentino che, nel 1749, importò l'Albizia julibrissin da Costantinopoli e la diffuse nei parchi e nei bei giardini della Toscana. L'appellativo "julibrissin" deriva invece dall'italianizzazione della parola "Gul-i-Abrisham" che, in lingua Turca, significa Fiore di Seta o semplicemente Fiocco. Ai nostri giorni la specie è presente in Italia ed in tutta l'Europa che si affaccia sul Mediterraneo, oltre che negli Stati Uniti ed ovviamente nell'areale d'origine.

Pianta di Albizia julibrissin



Botanica e Sviluppo :

Albizia julibrissin appartiene alla famiglia delle Fabaceae (Leguminose), è una specie decidua che si sviluppa sotto forma di albero di medie dimensioni, potendo raggiungere un'altezza di 15 m (49 ft). 
Pur avendo un discreto sviluppo la specie è poco longeva, addirittura meno della Betulla, e raramente supera i 40-50 anni di età. La crescita, forse per compensare questa carenza, è abbastanza rapida e vigorosa e fa assumere alla pianta una forma tondeggiante e un poco tozza, la chioma dell'Acacia di Persia è, infatti, a forma di ombrello.
Le foglie di questa specie, sebbene più grosse e caduche, sono molto simili a quelle della Mimosa, essendo composte da file di piccole foglie a loro volta divise in altre foglioline.
La parte più ornamentale, nonché quella forse più caratteristica, è il fiore. I fiori dell'Albizia julibrissin sono raggruppati in corimbi che sbocciano da boccioli situati all'apice della nuova vegetazione ed emanano un fragranza delicata. Gli stami sono molto più lunghi dei petali, dando così al fiore un aspetto "a ciuffo", mentre il loro colore bianco, lilla, con sfumature violacee li rende appariscenti.
La fioritura dell'Albizia è scalare e si protrae per un periodo piuttosto lungo che, indicativamente, va da fine Maggio ad Agosto, anche se l'epoca e  la durata possono cambiare in funzione del clima. Talvolta, se la stagione calda si protrae anche nella prima parte dell'autunno, si può avere una seconda (e meno abbondante) fioritura. Quando questo si verifica la pianta avrà i frutti derivanti dalla prima fioritura e questi fiori, contemporaneamente. I frutti dell'Acacia di Costantinopoli, come tipico delle leguminose, sono dei baccelli lunghi e sottili con all'interno diversi semi di piccole dimensioni.

Foglie di Albizia julibrissin

Fiori Acacia Costantinopoli







Coltivazione, Clima e Cure :

L'Albizia julibrissin è una pianta adatta al clima italiano, gradisce estati calde e lunghe ed ha una buona resistenza al freddo, sebbene inferiore a quella di molte altre specie decidue. Benché ci siano delle differenze tra le Cultivars, si può affermare che l'Albizia può crescere fino ad una zona USDA 6 e quindi resistere, indicativamente, fino a temperature minime di -15° C (5° F).
L'Albizia, sebbene non ami suoli troppo acidi, è una pianta poco esigente e può crescere su un'ampia gamma di terreni, compresi quelli salmastri, che frequentemente si ritrovano lungo i margini delle coste; inoltre, una volta affrancata, è alquanto resistente alla siccità.
La notevole resistenza alla salsedine, così come all'inquinamento atmosferico, rende la sua piantumazione particolarmente indicata per zone ai margini di strade affollate, inquinate o in prossimità del mare, dove altre specie avrebbero una crescita stentata.
L'Acacia di Costantinopoli cresce sia in posizioni totalmente assolate, che a mezz'ombra, mentre sono da evitare le zone eccessivamente ventose, in quanto le ampie foglie e la forma ad ombrello della chioma potrebbero indurre danni di tipo meccanico ai fragili rami.
Questa specie mal si adatta alla coltivazione in vaso, situazione che ne compromette lo sviluppo, anticipando lo stato senile delle pianta.
La potatura si effettua in inverno, a foglie cadute, ma, da adulta, non è assolutamente indispensabile, se non per ringiovanirla con tagli di ritorno.
L'Albizia julibrissin si riproduce prevalentemente tramite innesto; è possibile anche tramite talea, sebbene, con questa specie, la percentuale di attecchimento non sia alta.
La semina, sebbene non garantisca le caratteristiche della Cultivars (leggi qua il perché), è una tecnica molto proficua, non per caso la specie è quasi infestante in alcune zone degli Stati Uniti.
L'Acizzia jamatonica, una Psilla asiatica, è stata segnalata per la prima volta in Piemonte nel 2001 e da lì si è diffusa in tutto il Nord Italia e persino in Svizzera, Francia e Slovenia.
Questo insetto parassita l'Albizia julibrissin, succhiandone la linfa grezza (quella ricca di Glucosio) e producendo una melata biancastra che, oltre ad imbrattare tutto ciò che è al di sotto della chioma, facilita l'insorgere della fumaggine.
La sottrazione di linfa grezza causa anche il deperimento della pianta, la comparsa di foglie gialle e, nei casi più gravi, l'anticipata caduta delle foglie. Questo patogeno, nel suo areale di origine, non è particolarmente nocivo ma, in Italia, non avendo i suoi naturali antagonisti, è diventato il principale pericolo per questa specie.

Frutti immaturi Albizia julibrissin


Albizia julibrissin leaves

Chioma di Albizia julibrissin

Fiori di Albizia julibrissin

Albizia julibrissin flowers

martedì 5 luglio 2016

Dove Cresce la Pianta del Cacao (Theobroma cacao) ?

Tutti noi abbiamo mangiato il Cioccolato ed è ormai diventato l'ingrediente principe dell'industria dolciaria, ma vi siete mai chiesti da dove provenga il Cacao, l'elemento base per la sua produzione? E se si possa coltivare in Italia? 

La Polvere di Cacao, così come la Pasta ed il Burro di Cacao, si ottiene dai semi della specie Theobroma cacao, comunemente chiamata "Albero del Cacao", una pianta che cresce nelle foreste tropicali e di cui parlerò profusamente in questo articolo.

Theobroma cacao



Origine e Generalità :

Statua Maya con Frutto del CacaoLa Pianta del Cacao (Theobroma cacao), il cui nome scientifico tradotto significa "Cibo degli Dei", trae le sue origini nel Sud-America, è infatti nativa dell'Amazzonia e delle foreste pluviali adiacenti al fiume Orinoco.
L'utilizzo di questa specie, a fini alimentari, era noto già in tempi antichissimi; ci sono infatti testimonianze archeologiche che associano la coltivazione della Theobroma cacao al Popolo Maya.
Nella penisola dello Yucatan, ed in zone limitrofe, furono ritrovati antichi piatti e bicchieri su cui, le analisi molecolari, riscontrarono tracce di Cacao, facendo ipotizzare il suo utilizzo già diversi secoli prima di Cristo.
A quei tempi il "cioccolato" era considerato una prelibatezza riservata solo ai ceti alti della società, le virgolette alla parola sono obbligatorie, infatti il "cioccolato" da loro consumato doveva essere molto diverso rispetto a quello a cui siamo abituati.
Si ritiene che, inizialmente, il cioccolato non fosse ricavato come oggigiorno, ma fosse semplicemente un infuso, in acqua calda, della polpa del frutto (contenente i semi), con l'aggiunta di altre spezie come Pepe e Peperoncino.
Il Popolo Azteco diffuse ulteriormente la coltivazione del Cacao ed, alle bevande ottenute con questa essenza, dette un valore cerimoniale e religioso, associando il Cacao alla Dea della Fertilità.
Gli Aztechi riconobbero le qualità del Cioccolato nel diminuire la fatica e nell'apportare molte calorie. Per diminuire l'amarezza, alla bevanda venne aggiunta la Vaniglia e si raffinarono le tecniche produttive. I Semi di Cacao acquistarono così tanto valore da divenire una moneta di scambio con cui acquistare gli schiavi o altri beni.
Fu Cristoforo Colombo che, nel 1500, importò i semi di Cacao in Europa; inizialmente, il cioccolato, non fu ben accettato. Solo successivamente, con la rimozione delle spezie "piccanti" e l'aggiunta di Miele, si ottenne una bevanda che iniziò ad essere apprezzata dai nobili dell'epoca.
Ai nostri giorni la Pianta del Cacao è coltivata in tutte le zone tropicali umide del Mondo, dall'Asia-Oceania (Papua Nuova Guinea, Indonesia, Malesia), alle Americhe (Brasile, Ecuador), tuttavia la maggiore produzione a livello mondiale (circa 70%) è concentrata nella costa Ovest dell'Africa (Nigeria, Cameroon, Costa d'Avorio, Ghana).


Botanica e Fisiologia :

Polpa e Semi di Cacao
La Pianta del Cacao (Theobroma cacao), appartenente alla famiglia delle Sterculiaceae (o Malvaceae, secondo la classificazione APG), è una specie sempreverde che si sviluppa sotto forma di piccolo albero, raggiungendo un'altezza massima di circa 5-6 m (16-20 ft).
Le foglie sono a forma ovale, lunghe sino a 40 cm (16 in) e, una volta sviluppatesi, sono generalmente verdi, hanno un picciolo "articolato" che permette loro di orientarsi perfettamente, al fine di ottenere la giusta luminosità per un'ottimale attività fotosintetica. Le giovani foglie hanno tonalità rossastre, una consistenza tenera e sono più soggette ad infezioni fungine.
I fiori dell'Albero del Cacao sono molto numerosi e riuniti in mazzetti che sbocciano dalla cicatrice lasciata alla caduta delle foglie sui rami di oltre 2-3 anni e, a volte, addirittura sul tronco principale; questa peculiare fioritura (e quindi fruttificazione) sulle branche principali, atta a sorreggere frutti pesanti, l'avevamo già osservata parlando del Durian. I fiori hanno un diametro di circa 1 cm (0.4 in), con un calice rosa e cinque petali; la conformazione del fiore rende difficile l'impollinazione per la maggior parte degli insetti, solo alcuni moscerini sono così piccoli da poterli impollinare. Questo è forse uno dei motivi per cui solo una piccola percentuale (raramente superiore al 5%, spesso attorno all'1%) dei fiori si sviluppa in frutto.
Nuove Foglie CacaoMolte cultivars sono autosterili, è quindi necessaria la presenza di più piante e di insetti impollinatori al fine di ottenere frutti.
Nelle zone di origine la fioritura del Cacao è pressoché continua durante tutto l'anno ed è influenzata dalla temperatura e dall'umidità.
Fioritura Pianta del CacaoIn zone in cui vi sia una breve stagione secca, la produzione di fiori coincide con la ripresa delle piogge, suggerendo una correlazione tra disponibilità di acqua ed induzione a fiore. La fioritura nel periodo più piovoso dell'anno è un evento non comune; buona parte delle specie fruttifere tropicali preferisce fiorire in un momento più secco per evitare marciumi ed attacchi fungini.
I frutti del Cacao richiedono circa 5-6 mesi, a partire dalla fioritura, per giungere a maturazione. Durante questo periodo la crescita non è omogenea; appena dopo la fecondazione (primi 40 giorni) la crescita è lenta, segue poi una fase di crescita rapita. La fase di sviluppo (accrescimento) dura in tutto circa 80-100 giorni, a questa segue la fase di maturazione, in cui si ha un notevole incremento dell'attività metabolica e l'accumulo di grassi all'interno dei semi.
Il frutto del Theobroma cacao mostra un'ampia varietà di colori, dimensioni e forme ma, in linea generale, i frutti del Cacao sono dei grossi baccelli (anche se botanicamente sarebbero delle Drupe) a forma di cedro di allungato, che possono arrivare a pesare 500 gr (1,1 lb), occasionalmente di più. I frutti immaturi hanno un colore verde o giallo, mentre a maturazione virano ad un rossastro, più o meno intenso a seconda della varietà. Ogni frutto contiene in media 30-40 semi, che sono immersi in una polpa morbida, gelatinosa e ricca di zuccheri, dalla quale si ricavano bevande e confetture, ma è anche consumata al naturale dai popoli locali.
I semi del Cacao sono la parte più preziosa dell'intera pianta; sono a forma di mandorla e contengono al loro interno grassi, zuccheri, teobromina e, in piccole dosi, caffeina. Dopo la tostatura, vengono "sbriciolati" ed utilizzati per preparare il Cioccolato ed i suoi derivati.
La Teobromina è un composto chimico naturale che ha un effetto euforizzante, nonché blandamente diuretico e vasodilatatore; negli uomini viene metabolizzato velocemente, motivo per cui la sua tossicità è del tutto trascurabile. In altri animali (es. Cani) la teobromina è smaltita molto lentamente, rendendola tossica e potenzialmente letale.

Frutticini Cacao


Coltivazione, Clima ed Esposizione :

L'Albero del Cacao (Theobroma cacao) è, come il Rambutan, una specie prettamente tropicale che cresce, prospera e fruttifica solo in zone in cui vi siano minime escursioni termiche annue ed elevata umidità. Per questo motivo la sua coltivazione è relegata alle zone comprese tra il 15°N e il 15°S, dove vi siano abbondanti piogge (superiori ai 1500 mm/anno), ben distribuite sui 12 mesi.
Maturazione Frutti Theobroma cacaoPer questi motivi il Cacao, diversamente da altre specie subtropicali come il Tamarillo, non è coltivabile in Italia e neppure nelle regioni più miti del bacino Mediterraneo.
La crescita ideale del Cacao si ha con temperature massime intorno ai 28-30° C (82-86° F) e minime di 18-20° C (64-68° F), è sconsigliabile coltivarlo laddove le medie delle minime del mese più freddo non siano superiori ai 15° C (59° F); la Pianta del Cacao muore con temperature inferiori ai 10° C (50° F). Questa specie è molto sensibile agli abbassamenti termici, infatti la formazione dei fiori è fortemente inibita con medie giornaliere inferiori ai 22° C (72° F) e avviene in maniera ottimale solo con medie di 25° C (77° F), inoltre le basse temperature riducono sensibilmente la crescita in larghezza del tronco e, infine, facilitano gli attacchi da parte di Phytophthora palmivora, uno dei patogeni più pericolosi per la specie.
Le esigenze termiche del Theobroma cacao non sono limitanti solo verso il basso, è noto che prolungate temperature superiori ai 32° C (90° F) siano deleterie; possono infatti bruciare le gemme o indurre un'eccessiva emissione di nuovi germogli che debilitano la pianta e, in qualche caso, possono portarla alla morte.
Le nuove foglie, inoltre, sono più tenere di quelle vecchie e facilmente attaccabili da funghi come Moniliophthora perniciosa; i frequenti flussi vegetativi indotti dall'eccessivo caldo aumentano, di conseguenza, anche la frequenza degli attacchi fungini.
Theobroma cacao è una specie che, in natura, cresce nel sottobosco della foresta Amazzonica dove, oltre alla copertura offerta dalle chiome delle piante più alte, vi sono cieli spesso nuvolosi. La pianta del Cacao, infatti, predilige esposizioni piuttosto ombreggiate che, negli impianti commerciali, sono ottenute con l'ombra prodotta da altre specie fruttifere come ad esempio le Palme da Cocco, Palme da Olio o specie di Leguminose arboree. Se per le piante adulte la mezz'ombra è consigliabile, per le giovani piante è essenziale, senza un'adeguata copertura morirebbero bruciate dal Sole tropicale.
Frutti di Cacao maturiLa Pianta del Cacao, pur avendo un apparato radicale particolarmente sensibile sia ai ristagni idrici che alla bassa concentrazione di ossigeno del suolo, può crescere su un'ampia gamma di terreni, tuttavia preferisce quelli profondi, permeabili, ma con buona capacità di mantenersi umidi e ricchi.
Questa specie, in natura, cresce in zone dove nel terreno vi è uno strato permanentemente umido, composto da foglie, rami, frutti e detriti a diversi stadi di decomposizione. Questo strato ricco di materia organica è l'ideale per il Cacao ma, in zone coltivate, è difficilmente ottenibile, sia per l'esposizione spesso troppo soleggiata, sia per l'assenza della biodiversità che caratterizza le fitte foreste pluviali.


Specie e Varietà di Cacao :

Delle 22 specie appartenenti al genere Theobroma, solo Theobroma cacao è coltivata su larga scala ed i suoi semi consumati ovunque, tuttavia anche altre specie ricoprono una certa importanza alimentare, anche se solo a livello locale; tra queste T. bicolor, T. grandiflorum sono  le due più coltivate.
Anche all'interno della T. cacao esistono innumerevoli varietà che possono essere suddivise in tre gruppi:

  • Criollo (Cacao Nobile) : Varietà di Cacao molto diffusa in Messico (probabilmente sin dai tempi dei Maya) e nell'America equatoriale. E' una pianta non troppo produttiva e delicata; il suo scarso raccolto è però di ottima qualità. I suoi semi sono bianchi, poco amari e racchiusi in un frutto color porpora con striature longitudinali gialle.
  • Forastero (Cacao di Consumo) :  Rispetto a Criollo, questo gruppo contiene al suo interno piante più rustiche che ben meglio si adattano a zone diverse rispetto a quelle native del Cacao. E' infatti coltivato nell'Africa occidentale e, grazie alla sua produttività, rappresenta circa 8/10 del Cacao utilizzato per la produzione di Cioccolato. Le diverse varietà di questo gruppo mostrano differenze più marcate anche se, solitamente, i semi sono violacei e dal sapore intenso ed amaro.
  • Trinitario : E', in realtà, un ibrido tra Criollo e Forastero. Ottenuto nella zona Amazzonica in prossimità dell'estuario, è una via di mezzo tra i due gruppi esposti sopra. Produce una discreta quantità di frutti (inferiore a Forastero), i cui semi hanno un sapore pregiato (seppure inferiore a Criollo). Diffuso nell'America meridionale, ma anche in diverse zone del Sud-Est asiatico. 

Metodi di Riproduzione :

Il Cacao, a livello commerciale, si riproduce per innesto. Per millenni, e tuttora  a livello amatoriale o locale, si è riprodotto per semina.
Tuttavia i semi del Cacao sono molto delicati, hanno bisogno di un'elevata umidità per germinare e, se esposti all'aria, si disidratano in pochi giorni. La vitalità dei semi di Cacao è dunque molto ridotta e non paragonabile ai semi di molti ortaggi che sono conservabili da un anno all'altro.

Allegagione Cacao

Fiore di Cacao
Frutti di Cacao